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Oš
città kirghiza Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Oš (in kirghiso Ош?, Oş) è un'antica città del Kirghizistan della Valle di Fergana la cui origine risale probabilmente a 3000 anni fa[2]. La sua popolazione è formata da 3 comunità principali: Kirghisi, Uzbeki e Tagiki.
Oš è la seconda più grande città del Kirghizistan e spesso è anche appellata come la "capitale del sud" ed è sede del Teatro Babur. È sede amministrativa della Regione di Oš dal 1939, ma la città stessa è autonoma e non fa parte della provincia.
Poco distante dalla città si trova l'altura chiamata Trono di Sulaymān dalla quale si gode un ottimo panorama sulla città.
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Geografia fisica
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Clima
Sotto la classificazione climatica di Köppen, Oš presenta un clima continentale, caratterizzato da estati calde e secche e da inverni rigidi. La città riceve in media circa 400 millimetri di precipitazioni annue, la maggior parte delle quali cade al di fuori dei mesi estivi. Le estati sono calde, con temperature massime che superano abitualmente i 30 °C. Gli inverni risultano freddi, con valori termici medi spesso inferiori allo zero per una parte significativa della stagione. La primavera e l'autunno costituiscono stagioni di transizione, durante le quali le temperature tendono a salire nel corso della primavera e a diminuire progressivamente durante l'autunno.[3]
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Origini del nome
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Prospettiva
Gli scienziati stanno ancora discutendo sull'etimologia del nome della città e non possono arrivare a un'unica soluzione che si adatti a tutti loro.
Una teoria vuole che il nome della città di Oš tragga origine dal fiume Vachš, divinizzato localmente sotto forma di una dea dell’acqua omonima, venerata in associazione con Ātar, il fuoco sacro, all'interno di un tempio zoroastriano del fuoco situato nella Grotta dell'Aquila, presso l'antico monte sacro Sulaiman-Too. Il fiume Vachš, noto anche con i nomi di Surkhob o Kyzyl-Suu (dal turco "acqua rossa"), è un affluente dell'Amu Darya. Il suo corso si sviluppa al di fuori e a sud della valle di Fergana, prendendo origine sul versante occidentale del passo Taunmurun (3536 m), situato a est del villaggio di Sary Taš,[4][5] per poi dirigersi a sud-ovest fino a confluire con il fiume Panj presso Takht-i Sangin, dando così origine all'Amu Darya. L'antico nome dell'Amu Darya, Oxus, come il toponimo Oš, è linguisticamente affine al nome Vakhš, suggerendo che l'odierno fiume Vachš (o Kyzyl-Suu) fosse anticamente considerato il corso superiore dell'Amu Darya.[6][7]
Un'altra teoria, invece, si basa sulle leggende che collegano le origini di Oš al profeta Salomone. Secondo questa tradizione, mentre il re guidava il suo esercito con un paio di buoi che trainavano un aratro, giunti alla montagna prominente, Salomone esclamò "Hosh!" (ossia "abbastanza"), dando così il nome alla città.
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Storia
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Origini e leggende
La città di Oš è una delle più antiche al mondo. La storia scritta della città risale a più di mille anni fa, ma i reperti archeologici attestano una presenza umana sul territorio fin da tremila anni fa.
Le sue origini sono legate all'insediamento di antichi agricoltori dell'età del bronzo, come dimostrano i reperti rinvenuti sul versante meridionale della montagna di Sulaymān, luogo considerato sacro sin dall'antichità e custode di testimonianze di antichi culti islamici. Negli anni cinquanta del XX secolo, l'archeologo Yuri Alexandrovich Zadneprovsky e i suoi collaboratori scoprirono i resti di un antico insediamento in questa zona, confermando l'esistenza di insediamenti nell'attuale territorio di Oš risalenti a più di tremila anni fa.[8] Nel 2000, infatti, fu celebrato il 3000º anniversario della città, dando origine alla tradizione di festeggiare la "Giornata della città" il 5 ottobre.[9]
Numerose leggende collegano la fondazione di Oš a figure storiche e mitologiche, quali Alessandro Magno e il profeta Salomone. Sebbene tali racconti non spieghino né l'effettiva origine della città né l'etimologia del suo nome, essi testimoniano l'antichità delle attività agricole degli abitanti di queste terre.[senza fonte]
Sviluppo della città nel medioevo
Lo sviluppo di Oš è stato favorito dalla sua posizione geografica, situata in una valle fertile ai piedi delle montagne del Pamir e del Pamir-Alaj. La città si trovava inoltre su un importante crocevia commerciale: una delle rotte carovaniere dell'antichità e del medioevo, che collegava India e Cina all'Europa, attraversava il suo territorio. In particolare, uno dei rami della Via della seta, arteria commerciale di primaria importanza tra Oriente e Occidente, passava per Oš.
Al tempo, la città era rinomata per i suoi bazar e caravanserragli, con il bazar principale situato sulla riva sinistra del fiume Ak-Buura, un classico esempio di mercato coperto orientale. Per oltre due millenni, questo bazar ha mantenuto la sua vivace attività nello stesso luogo, evolvendosi negli edifici e ampliandone i confini.
Nei tempi antichi, inoltre, Oš fu uno dei principali centri religiosi musulmani dell’Asia centrale, grazie al Sacro Monte Sulaiman-Too, il quale, secondo leggende e tradizioni popolari, possiede poteri straordinari, tra cui la capacità di guarire qualsiasi malattia.
All'inizio del XIII secolo, la città di Oš fu investita dalle campagne militari delle truppe di Gengis Khan e, secondo alcune fonti, subì una distruzione significativa.[10] Tuttavia, non sembra che la città sia stata completamente rasa al suolo, poiché il suo nome continua a comparire sporadicamente nelle fonti storiche successive.[11] La storia di Oš durante il periodo del dominio mongolo nella valle di Fergana rimane comunque in gran parte sconosciuta: le informazioni disponibili sono frammentarie, discontinue e spesso di difficile interpretazione.[11]
Alla fine del XIV secolo, Oš entrò a far parte del dominio di Tamerlano e successivamente passò sotto il controllo del Moghulistan.[12][13] Ẓahīr ud-Dīn Muḥammad Bābur, fondatore della dinastia Moghul, menziona Oš nella sua opera Baburnama, così come una piccola struttura situata sulla cima del monte Sulayman:
(inglese)
«There are many sayings about the excellence of Osh. On the southeastern side of the Osh fortress is a well-proportioned mountain called Bara-Koh, where, on its summit, Sultan Mahmud Khan built a pavilion. Farther down, on a spur of the same mountain, I had a porticoed pavilion built in 902 (1496-97)»
(italiano)
«Esistono molti detti sulla bellezza di Oš. Sul lato sud-orientale della fortezza di Oš si trova una montagna ben proporzionata chiamata Bara-Koh, sulla cui sommità il sultano Mahmud Khan costruì un padiglione. Più in basso, su uno sperone della stessa montagna, feci costruire un padiglione porticato nell'anno 902 (1496-97).»
«Esistono molti detti sulla bellezza di Oš. Sul lato sud-orientale della fortezza di Oš si trova una montagna ben proporzionata chiamata Bara-Koh, sulla cui sommità il sultano Mahmud Khan costruì un padiglione. Più in basso, su uno sperone della stessa montagna, feci costruire un padiglione porticato nell'anno 902 (1496-97).»
Età moderna
Nel XVII secolo, la città fu soggetta a invasioni e saccheggi da parte dei calmucchi.
Nel 1762, per espandere il proprio dominio nella fertile valle di Fergana e per sfruttarne la posizione strategica lungo le antiche rotte commerciali della Via della Seta, Oš e le aree circostanti furono conquistate dal khan di Kokand, Irdana Biy. In seguito, insieme ai villaggi circostanti, Oš fu incorporata nel sistema amministrativo del khanato come beilik subordinato alla provincia centrale (vilayet), e nella seconda metà del XIX secolo divenne il centro amministrativo del vilayet di Oš.
Dall'annessione russa al periodo sovietico
Nel XIX secolo, la città di Oš fu occupata e annessa all'Impero russo nel 1876, quando la Russia sconfisse i khanati dell'Asia centrale nel contesto del cosiddetto "Grande gioco", la competizione tra l'Impero britannico e quello russo per il controllo della regione. L'inclusione definitiva nell'Impero russo fu completata entro la metà degli anni 1880, grazie in particolare all'azione del generale von Kaufman e del generale Skobelev.[senza fonte]
Dal 1876, Oš divenne una città di contea e, a partire dal 1939, assunse il ruolo di capoluogo della Regione di Oš.
Durante il periodo del dominio sovietico, a partire dagli anni sessanta del XX secolo, il processo di industrializzazione si intensificò notevolmente sia a Oš sia in altre città del sud della Repubblica Socialista Sovietica Kirghisa. Oš si affermò come un importante centro industriale, ospitando numerosi stabilimenti produttivi, tra cui mulini per la lavorazione del cotone e della seta, impianti per la sgranatura del cotone, fabbriche tessili e calzaturifici, industrie alimentari, officine meccaniche per la produzione di macchinari e per la lavorazione dei metalli, nonché fabbriche di mattoni e impianti per la realizzazione di elementi prefabbricati in cemento armato (ZHBI).
Con l'espansione del settore industriale e dell'apparato amministrativo, le autorità sovietiche incentivarono il trasferimento della popolazione kirghisa dalle aree rurali, tradizionalmente a maggioranza kirghisa, verso i centri urbani come Oš, al fine di soddisfare la crescente domanda di manodopera e di personale qualificato per la pubblica amministrazione. Situata nella Valle di Fergana, un'area storicamente caratterizzata dalla convivenza di diverse comunità etniche, Oš contava una numerosa e storicamente radicata comunità uzbeka.[15] L'afflusso di nuovi abitanti kirghisi contribuì a modificare gli equilibri demografici e sociali della città, alimentando tensioni latenti tra le comunità kirghisa e uzbeka, che si sarebbero manifestate con maggiore evidenza nei decenni successivi.[15]
Scontri etnici del 1990
Nel 1990, poco prima della fine del potere sovietico in Asia Centrale, Oš e le aree circostanti furono teatro di sanguinosi scontri etnici tra kirghisi e uzbechi. I disordini causarono circa 1 200 vittime, tra cui oltre 300 morti e 462 feriti gravi.[15] Le violenze scoppiarono in seguito a dispute relative alla distribuzione delle risorse fondiarie nella città e nei suoi dintorni.[16]
Amministrazione contemporanea
L'11 giugno 2003, Oš ha ottenuto lo status di città di importanza repubblicana.[senza fonte]
Scontri etnici e crisi politica del 2010
Nel 2010, in seguito a rivolte scoppiate a Biškek e in altre principali città del Kirghizistan, il presidente Kurmanbek Salieviç Bakiev si rifugiò nella città per sfuggire ai manifestanti che denunciavano il suo governo e la gestione della crisi economica nazionale. Il 13 maggio 2010, i sostenitori di Bakiev occuparono gli edifici governativi di Oš e presero il controllo dell'aeroporto, impedendo l'atterraggio ai funzionari del governo provvisorio.[17] I manifestanti chiesero il ritorno di Bakiev e costrinsero il governatore regionale a fuggire. L'ex governatore della regione di Oš, Mamasadyk Bakirov, fu reinsediato.
Il 10 giugno 2010, nuovi disordini esplosero a Oš, causando almeno 81 morti e centinaia di feriti.[18] Secondo fonti internazionali, "un'esplosione di violenza, distruzione e saccheggi nel sud del Kirghizistan, tra l'11 e il 14 giugno 2010, ha provocato la morte di decine di cittadini kirghisi e uzbechi. Sono stati distrutti oltre 2 000 edifici, in gran parte abitazioni private, acuendo le tensioni tra le comunità etniche kirghisa e uzbeca".[19]
Secondo i media locali, gruppi di giovani armati di bastoni e pietre distrussero vetrine di negozi e incendiarono automobili nel centro della città. Numerosi edifici e abitazioni furono dati alle fiamme in diverse zone urbane. Le forze di polizia locali non furono in grado di ristabilire l'ordine, il che portò alla proclamazione dello stato di emergenza e alla mobilitazione dell'esercito.[20]
I servizi segreti kirghisi affermarono che l'ex presidente Kurmanbek Bakiev, da poco deposto, fosse il responsabile dell'innesco delle violenze del 2010. Secondo tali accuse, Bakiev avrebbe stretto un accordo con gruppi stranieri legati al narcotraffico e al jihadismo, con l'intento di prendere il controllo del sud del Kirghizistan e instaurare uno Stato basato sulla shari'a, in cambio della restituzione del potere a Biškek alla sua famiglia.[21] Tuttavia, fino ad oggi non sono state presentate prove concrete né all'opinione pubblica né ai media.
Secondo diverse fonti, fino a 100 000 uzbechi etnici si rifugiarono in Uzbekistan. Numerosi campi profughi furono allestiti nelle regioni di Andijan, Fergana e Namangan per accogliere i cittadini uzbechi del Kirghizistan che cercavano sicurezza oltreconfine.
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Monumenti e luoghi d'interesse
- Museo storico e archeologico nazionale " Sulaiman-Too»
- Museo della cultura spirituale
- Bazar centrale
- Fiume Ak-Buura
- Piazza centrale e Monumento a V. I. Lenin
- Parco della cultura e del tempo libero T. Satylganov
Infrastrutture e trasporti
Oš costituisce il principale nodo di comunicazione del sud del Kirghizistan ed è collegata al resto del Paese e alla capitale Biškek attraverso la strada europea E010, oggetto negli ultimi anni di importanti lavori di ricostruzione e di ammodernamento, compresi interventi su tunnel e tratti montani.
A nord del centro urbano si trova l'aeroporto internazionale di Oš, che serve rotte nazionali e internazionali ed è interessato da progetti di ampliamento e modernizzazione, tra cui la costruzione di un nuovo terminal.[22][23]
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Amministrazione
Gemellaggi
Note
Altri progetti
Collegamenti esterni
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