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Prospettiva

Paranthrene tabaniformis

specie di animali della famiglia Sesiidae Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Paranthrene tabaniformis
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Il tarlo vespa del pioppo (Paranthrene tabaniformis (Rottemburg, 1775)) è un lepidottero appartenente alla famiglia Sesiidae, diffuso in Eurasia, Nordafrica e America Settentrionale[1][2][3].

Fatti in breve Come leggere il tassoboxTarlo vespa del pioppo, Stato di conservazione ...

È definito "vespa" perché allo stadio di adulto assomiglia agli Imenotteri vespoidei[2][3].

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Descrizione

Adulto

Allo stadio di adulto, il tarlo vespa ha l'aspetto di una farfalla[3], con un'apertura alare di 20-35 millimetri[1][2][3]. Il colore del corpo è nero[2][3]. Sul torace si innestano le ali[2]; quelle anteriori sono ricoperte da squame che danno loro una colorazione brunastra[1][2][3], mentre le ali posteriori sono trasparenti[2][3]. L'addome presenta delle fasce circolari gialle[1][2][3] e dei peli scuri sulla porzione distale[3].

Larva

Allo stato di larva, il tarlo vespa è eruciforme[2] ed ha una lunghezza di 25-35 millimetri[3]. Il corpo è di colore bianco; il capo è bruno e la placca prototoracica è gialla[2][3]. Dall'addome, in corrispondenza dell'ultimo tergite, fuoriescono due piccole spine[2].

Pupa

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Biologia

Riepilogo
Prospettiva

Il ciclo vitale del tarlo vespa dura circa un anno solare[1]. Tra maggio e luglio si ha lo sfarfallamento degli adulti[1][2][3], con maggiore intensità nella seconda metà di giugno[3]. Durante questa fase, si notano i residui lasciati dalle crisalidi in corrispondenza dei fori di uscita dalla corteccia[3] di rami e germogli, dove esse hanno svernato sotto forma di larve.
Durante lo sfarfallamento, si ha l'accoppiamento degli adulti[3]; in seguito, le femmine depongono le uova sui rami delle piante giovani[2][3]; in particolare, l'ovideposizione avviene in corrispondenza dei germogli, dell'attaccatura delle foglie e delle screpolature della corteccia, ed è più frequente su rami e germogli lesionati[2][3]. Una[3] o due[1] settimane dopo la deposizione delle uova, nascono le larve, che cominciano a scavare piccole gallerie sotto la corteccia[3]; in seguito, esse raggiungono il midollo della pianta, e scavano anche qui delle gallerie, della lunghezza di 12-14 centimetri[1][2]. All'arrivo della stagione fredda, le larve costruiscono delle celle all'interno del midollo, dove si ibernano per trascorrere l'inverno[1][2][3]. All'inizio della primavera successiva, esse si risvegliano, e completano lo sviluppo a maggio[1][2]. A questo punto, ognuna di esse scava un foro di uscita nella corteccia; subito dopo avviene la trasformazione in crisalide[1][2].

Alimentazione

Il tarlo vespa è un insetto fitofago[3] e vive a spese del pioppo[1][2][3], di cui è considerato uno dei peggiori parassiti[3]; lo si può trovare anche sul salice[1][3] e sulla betulla[1].

Antagonisti

Il tarlo vespa ha vari antagonisti naturali:

Danni

Il danno causato dal tarlo vespa è legato all'azione delle larve[3]: le gallerie che queste scavano determinano dei rigonfiamenti del tessuto della piante, in corrispondenza dei punti di ingresso delle larve nella corteccia[2][3]; tali deformazioni sono ben visibili dall'esterno, in particolare nelle piante dell'età di un anno[1][2]. Come danno indiretto ulteriore, le gallerie indeboliscono la pianta e la rendono più vulnerabile agli attacchi di alcuni agenti patogeni, come la Carie ed il Cancro della corteccia, che sono agevolati dalle lesioni create dalle larve[3]. Infestazioni anche piccole creano un grosso danno economico, in quanto i giovani pioppi attaccati sono resi inutilizzabili a fini commerciali[2]. Il periodo di dannosità dura un intero anno (da maggio a maggio)[2].

Metodi di lotta

Per scegliere il momento giusto per intervenire, è opportuno individuare il momento di massimo sfarfallamento. La popolazione degli adulti può essere censita tramite due metodi:

  • Trappole con feromone sessuale[3]: vengono allestite a metà maggio e pertono di stabilire quali sono i momenti in cui la presenza è maggiore. Per le piante in vivaio esiste una soglia di allarme di 10-15 adulti catturati in una settimana; se tale soglia è superata, si interviene 15-20 giorni dopo il superamento della soglia, affinché il trattamento non sia troppo precoce.
  • Campionamento delle larve[3]: si rileva qual è il momento di prima comparsa delle larve, subito sotto la corteccia; l'intervento si effettua in tale momento.

Lotta chimica

La lotta di tipo chimico viene effettuata con una serie di trattamenti di numero variabile (da due a quattro)[2][3]; questi trattamenti sono distanziati circa 15 giorni l'uno dall'altro[2][3]. Una tecnica opportuna è l'utilizzo di insetticidi incapsulati che, rilasciando il principio attivo più lentamente, permettono di distanziare maggiormente i trattamenti, mantenendo comunque una protezione delle piante pressoché costante[3]. Tra le sostanze utilizzate, ci sono fosforganici (Fenitrotion, Fentoate)[2]. Se l'attacco non è diffuso, oppure avviene fuori dal vivaio, si possono uccidere le larve in maniera diretta, inserendo nelle gallerie dei fuscelli antitarlo oppure dei mastici cui sono stati addizionati degli insetticidi[1][3]. Per impedire preventivamente la deposizione delle uova, si utilizza del gammesano, con cui si irrorano le piante nel periodo dello sfarfallamento[1]. In ogni caso, bisogna distruggere le piante colpite[1][2].

Lotta biologica

La lotta di tipo biologico, ancora in fase sperimentale, ha dato risultati promettenti[3]; essa si basa sull'utilizzo del fungo Beauveria bassiana[3] oppure di Nematodi appartenenti al genere Neoaplectana[3]; questi ultimi si sono rilevati particolarmente efficaci[3].

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Distribuzione e habitat

Vive in Europa, in Nord Africa ed in Asia; in Italia è comunemente diffuso[1].

Tassonomia

Sottospecie

Sinonimi

Galleria d'immagini

Note

Bibliografia

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

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