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Piccola Scala

teatro di Milano, non più esistente Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

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La Piccola Scala fu un teatro d'opera di Milano, eretto alla metà del XX secolo in via Filodrammatici a fianco all'omonimo teatro maggiore. La sala, progettata da Piero Portaluppi e Marcello Zavellani Rossi,[1] fu inaugurata il 26 dicembre 1955 e rimase attiva per quasi trent'anni. Poco dopo l'intitolazione ad Arturo Toscanini, avvenuta il 16 gennaio 1982, la programmazione regolare di opere e concerti fu infatti inaspettatamente sospesa, nell'ottobre 1983, a seguito della modifica delle norme sulla sicurezza dei locali di pubblico spettacolo.[2]

Dati rapidi Ubicazione, Stato ...
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Storia

Riepilogo
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In occasione dei lavori di ricostruzione del Teatro alla Scala a seguito del bombardamento della notte tra il 15 e il 16 agosto 1943, per volontà dell'allora sovrintendente Antonio Ghiringhelli fu allestita all'interno del complesso teatrale una seconda sala, avente una capienza minore rispetto a quella storica e pertanto denominata "Piccola Scala".[2]

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Carmen Lavani ne Il convitato di pietra di Giuseppe Gazzaniga, 1973-1974, foto di scena

L'accesso alla nuova sala, collocata al primo piano della costruzione e sviluppata perpendicolarmente a quella del teatro piermariniano, era da via Filodrammatici.[N 1][3] Nella stessa area era sorta nell'Ottocento la prima sede della scuola di ballo, fabbrica successivamente inglobata nell'edificio originariamente destinato ad ospitare ricevimenti e balli privati organizzati dalla famiglia arciducale durante le serate di spettacolo (il Casino Reale) e più tardi riconvertito a locali di servizio per gli artisti e per la direzione del teatro.[4]

Questo teatro "minore", inaugurato il 26 dicembre 1955[5][N 2] e idoneo ad ospitare circa seicento spettatori, fu dedicato al repertorio più antico (barocco e tardo settecentesco) e, più in generale, a tutte quelle opere che richiedevano meno spazio e impegnavano un organico ridotto.[2][6]

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Strehler-Carpi, La storia della bambola abbandonata, 1976-1977, locandina

Tra i molti allestimenti si possono citare: Il matrimonio segreto di Domenico Cimarosa che inaugurò la sala (direttore Nino Sanzogno, regia di Giorgio Strehler con Eugenia Ratti, Graziella Sciutti, Giulietta Simionato, Franco Calabrese e Luigi Alva),[N 3][7] Così fan tutte di Mozart, nel 1956, direttore Guido Cantelli (che ne curò anche la regia) con Elisabeth Schwarzkopf,[2] Il ritorno d'Ulisse in patria di Claudio Monteverdi, nel 1972, diretto da Nikolaus Harnoncourt e con la regia di Jean-Pierre Ponnelle,[8] Ariodante di Georg Friedrich Händel, nel 1981, scene e costumi di Pier Luigi Pizzi[9] e molte altre opere di compositori anche contemporanei come Mauricio Kagel, Giorgio Federico Ghedini (L'ipocrita felice, 1956),[10] Luciano Chailly (Una domanda di matrimonio, 1957),[11] Riccardo Malipiero (La donna è mobile, 1957, e Sette canzoni, 1960),[12] Virgilio Mortari (La scuola delle mogli, 1959),[13] Nino Rota (La notte di un nevrastenico, 1960),[14] Sylvano Bussotti (Le Racine, 1980)[15].

Alla Piccola Scala fece il proprio debutto scaligero Claudio Abbado dirigendo nel 1960 un concerto di musiche di Scarlatti e, cinque anni più tardi, la prima opera, Atomtod di Giacomo Manzoni.[16][17] Sul palcoscenico della Piccola Scala si esibì anche Milva, protagonista della prima assoluta del Diario dell'assassinata di Gino Negri con la direzione di Donato Renzetti e la regia di Filippo Crivelli.[18]

Nella Piccola Scala si poteva inoltre assistere, oltre che a opere, operette e a concerti di musica da camera, a spettacoli di prosa (spesso allestiti in collaborazione con il Piccolo Teatro), danza,[19] marionette (organizzati, in particolare, dalla Famiglia Colla),[20] a conferenze[21] ed a proiezioni cinematografiche (vi fu proiettato, tra l'altro, Tempi moderni nel 1972, in occasione della visita in città di Charlie Chaplin)[22].[2]

La sala fu dedicata ad Arturo Toscanini (che alla Piccola Scala non diresse, tuttavia, mai alcuno spettacolo) in occasione dei venticinque anni dalla scomparsa del grande direttore, il 16 gennaio 1982.[N 4][23]

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Le cinesi di Christoph Willibald Gluck, 1972-1973, foto di scena

A causa della drastica diminuzione della capienza da 600 a 350 spettatori, imposta dalle nuove normative sulla sicurezza introdotte a seguito dell'incendio del Cinema Statuto di Torino, e della conseguente difficoltà nel coprire le spese a fronte di un ridotto pubblico pagante, la stagione lirica fu interrotta poco dopo, nell'ottobre 1983.[24]

Negli anni immediatamente successivi, per lo meno sino al 1985, la Piccola Scala fu utilizzata per ospitare alcuni sporadici eventi.[25][26][27] La sala fu in seguito destinata a magazzino e definitivamente demolita, pur a fronte di alcune voci critiche,[N 5][28][29] per far spazio al nuovo palcoscenico del teatro maggiore in occasione dei lavori degli anni duemila. Nello spazio un tempo occupato dal ridotto della Piccola Scala fu invece collocata per alcuni anni la biglietteria serale del teatro.[30]

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Descrizione

Riepilogo
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Il direttore d'orchestra Nino Sanzogno all'interno della Piccola Scala

Il teatro fu realizzato su progetto dell'architetto Piero Portaluppi e dell'ingegnere Marcello Zavellani Rossi.[31]

L'ingresso, come detto, era posto sotto il porticato di via Filodrammatici, prolungato, proprio in quegli anni, a completamento del prospetto ideato da Giacomo Tazzini e rimasto incompiuto a causa dell'abbandono dei lavori di ampliamento del Casino Reale a seguito dello scoppio dei moti del 1848.[4]

Superato il ridotto, due brevi rampe di scale conducevano alla platea, fortemente inclinata, capace di circa trecentocinquanta posti. Sul fondo della sala, dalla pianta rettangolare, si aprivano due ordini di palchi, nove per ciascun livello. Al di sopra, una galleria si snodava per i tre lati della sala. Ai lati del boccascena, sopra alle porte che davano accesso alla platea, vi erano invece due palchi laterali. Le sobrie decorazioni, di gusto neoclassico, erano ispirate a quelle realizzate nel 1830 per la sala maggiore su disegno dello scenografo Alessandro Sanquirico e ne riprendevano anche i toni avorio ed oro. Le tappezzerie erano color granata, al pari di quelle installate a partire dal 1928 nel teatro principale.[3]

Il nuovo teatro disponeva di un golfo mistico e il boccascena aveva un'apertura di circa sette metri. Il palcoscenico, dall'area di circa 210 m² (~14x15 m),[2] si trovava accanto a quello del teatro storico, in modo che, eliminando tutti i fondali, da una sala si poteva vedere l'altra.[30]

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Prime rappresentazioni assolute

Note

Bibliografia

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

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