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Prospettiva
Luciano Chailly
compositore italiano (1920-2002) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Luciano Chailly (Ferrara, 19 gennaio 1920 – Milano, 24 dicembre 2002) è stato un compositore italiano, direttore di diversi teatri, docente e autore di opere sinfoniche, liriche, per orchestra e da camera.
Biografia
Riepilogo
Prospettiva
Il ramo ferrarese dei Chailly ebbe origine dall'innamoramento di Claude de Chailly, in città come portabandiera di Napoleone, per una «bella ferrarese»[1] con la quale ebbe Vittorio che sposatosi con Clementina Ravegnani, sorella di Giuseppe, ebbe Silvana, Giancarlo e Luciano.[2]
Luciano nacque in via Lucchesi n. 10. Quando la famiglia si trasferì a Palazzo Scacerni (all'epoca "Ricci-Ravegnani"[3]) in via Palestro nn. 50-52, di proprietà dei Ravegnani durante il Novecento, Luciano crebbe a stretto contatto col nonno Adriano e lo zio Giuseppe, il cui studio era frequentato da scrittori e artisti quali Ardengo Soffici, Riccardo Bacchelli, Giuseppe Ungaretti, Eugenio Montale, Leonida Repaci, Orio Vergani, Carlo Carrà, Filippo de Pisis, Luchino Visconti.[2][4] All'età di 12 anni si esercitò nella Chiesa di Santo Spirito su un organo che si diceva esser stato suonato da Girolamo Frescobaldi, uno dei maestri venerati dal giovane.[5]
Sposò Anna Maria Motta con la quale ebbe il futuro direttore d'orchestra Riccardo, l'arpista, compositrice e scrittrice Cecilia e la giornalista e regista Floriana; era inoltre zio del pianista, compositore, direttore d'orchestra e didatta Michele Fedrigotti, figlio della sorella Silvana.[2]
A vent'anni dalla sua scomparsa, nel dicembre 2022 è stata posta una lapide a suo ricordo sulla facciata di Palazzo Scacerni[6] nel quale il ramo Chailly visse per oltre due secoli.[7]
Formazione ed esordio
La sua prima opera, "Lucia", composta all'età di 14 fu dedicata ai genitori i quali decisero di fargli studiare composizione col Maestro Carlo Righini.[2] A vent'anni diresse la sua composizione Val Cismon, impressioni strumentali per quindici solisti, diplomandosi in violino a Ferrara nel 1941 durante una licenza provvisoria come sottotenente degli Alpini; durante il periodo militare finì il lavoro Radio scarpa, una sorta di rivista musicale sulla vita militare, scrisse resoconti di guerra in forma di racconto ironico e articoli per la rivista L'alpino, mentre a Vercelli, come spalla dei violini in una «rabberciata orchestra» fu diretto dal giovanissimo Guido Cantelli, col quale divenne amico dopo la guerra.[4] Dopo la laurea in Lettere all'università di Bologna con la tesi Musica e poesia dei Trovadori (1943), sostenuto dallo zio Giuseppe e dal maestro Righi si trasferì a Milano per conseguire il diploma in composizione come allievo di Renzo Rinaldo Bossi (1945) iscrivendosi anche al corso di direzione d'orchestra del maestro Antonino Votto e a quello di perfezionamento di Paul Hindemith al Mozarteum di Salisburgo (1948).[4][8]
L'anno 1946 vide il passaggio di Chailly all'atonalismo, il suo incontro con numerosi compositori e critici musicali (tra cui Giorgio Federico Ghedini, Marcello Abbado, Gino Negri, Giulio Confalonieri) e la prima entrata alla Scala, dove fu tra i pochi ad assistere alle prove del rientro di Arturo Toscanini; fondò e diresse un'orchestra da camera del Circolo Musicale giovanile.[4]
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Attività
Riepilogo
Prospettiva
Scelse la sede di Milano dopo aver vinto il concorso nazionale come Maestro Assistente Musicale alla RAI (1951), iniziando nella Sala degli Affreschi dell'Umanitaria un «lavoro di "musicista militante"» dapprima radiofonico e successivamente televisivo negli studi di Corso Sempione, conoscendo grandi personalità tra le quali un'esordiente Maria Callas, componendo la Sonata tritematica e collaborando con Luciano Berio e Bruno Maderna al Centro di fonologia, oltre ad occuparsi delle opere registrate in studio, scrivere i commenti musicali per svariati programmi e impartendo lezioni ad attori e cantanti.[9] Grazie alla frequentazione del Centro di fonologia ebbe modo di conoscere e di introdurre per la prima volta in un'orchestra come Sigla della Morte, le Onde Martenot.[5]
L'incontro con Dino Buzzati nel 1954 fece nascere un decennale sodalizio e numerose opere: quattro libretti musicali (Ferrovia soprelevata, Procedura penale, Il mantello, Era Proibito), il balletto Fantasmi al Grand Hotel, lo spettacolo Drammatica fine di un noto musicista e la canzone da cabaret La morticina per Laura Betti. In quel periodo vi furono anche le opere tratte da Čechov (Una domanda di matrimonio, libretto di Claudio Fino e Saverio Vertone, Il canto del cigno con libretto di Chailly) e gli incontri con Renato Prinzhofer (La riva delle sirti tratta da Julien Gracq) e Giacomo Vaccari (lo sceneggiato tv L'idiota di Giorgio Albertazzi tratto da Dostoevskij).[10] Con l'inaugurazione del secondo canale tv, Chailly fu nominato Direttore dei programmi musicali a Roma, dove si trasferì con moglie e figli l'8 gennaio 1962. Ricevette diverse proposte di collaborazione, venne in contatto con il cinema romano e sostenne l'inizio di carriera del figlio Riccardo, poco prima di venir nominato Direttore artistico della Scala,[11] ruolo che Luciano ricoprì per la prima volta dal 1968 al 1971.[12] Rientrato a Milano con la famiglia, alla Scala ebbe come direttore stabile Claudio Abbado, conobbe molteplici personaggi illustri e nonostante gli impegni accettò l'insegnamento di composizione al conservatorio cittadino oltre a recarsi a Berlino in veste di commissario al concorso per direttori d'orchestra della Fondazione Herbert Von Karajan (1970), ritornando dopo anni di silenzio compositivo con l'atto unico L'appello, diretto da Riccardo[13] e ad altre composizioni tra cui opere dedicate a ciascuno dei figli: Tre liriche latine per Cecilia, Liriche della resistenza vietnamita per Floriana e Contrappunti a quattro dimensioni per Riccardo.[14]
Abbandonata a malincuore la professione alla Scala a causa delle troppe mansioni, accettò la consulenza al Teatro Regio di Torino (1972-1973) mentre l'anno successivo divenne direttore artistico all'Angelicum di Milano (1973-1975), commissionando opere a molti compositori italiani e presentandoli anche alla trasmissione Musicisti italiani del dopoguerra.[12][15] Oltre a partecipare alla riapertura del Teatro Filarmonico, divenne Direttore artistico anche dell'Arena di Verona (1975-76)[12] dovendo però rinunciare a ricoprirne il ruolo alla Fenice e a comporre le musiche per Il deserto dei tartari di Valerio Zurlini.[16]
Finito l'incarico veronese, Chailly venne richiamato come Direttore generale alla Scala (1977-1979)[12] con l'impegno, riuscito, di renderlo tra l'altro «internazionale e cosmopolita» ed uscendo illeso da un'inchiesta giudiziaria avviata nel '77 nel mondo della lirica.[17] Abbandonate le iniziative per la poi distrutta Piccola Scala[18] e date le dimissioni dall'incarico al Teatro dell'Opera di Genova (1983-1985)[12] pur concludendone la stagione programmata seguita con successo dal pubblico,[19] Chailly, divenuto Commissario alla Direzione Generale della sezione lirica della SIAE, partì per il Giappone e la Cina in qualità di rappresentante per l'Italia al Congresso Internazionale della CISAC (Confederazione Internazionale delle Società d'Autore e Compositori), senza trarne ispirazione per nuove composizioni.[20] Oltre ad esser stato oggetto di numerose tesi universitarie e alle sue pubblicazioni didattiche, insegnò in diversi istituti, come professore di lettere all'Unione Professori (Milano, anni Cinquanta), maestro di composizione al Conservatorio di Perugia (1965-1966) e in quello di Milano (1969)[21] e fu docente di Storia e tecnica della musica contemporanea alla Scuola di paleografia e filologia musicale di Cremona e di Pavia (1986-1987)[2] tornando a fine carriera (1986-2002) alla Rai nella sede di Torino, dove fu anche direttore artistico della Orchestra e del coro (1990)[22] e nel mentre nominato membro della Commissione Musica del Ministero (1997)[23] oltre ad aver partecipato come giurato in diversi eventi musicali.
Durante la sua lunga carriera si esibì in Svizzera, Francia, Olanda, Belgio, Spagna, Finlandia, Marocco, America e Turchia.[5]
Morì a Milano il 24 dicembre 2002.
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Lo stile
Autore che non si è mai schierato con un movimento preciso,[24] Chailly fu un compositore dal gusto eclettico: partito da posizioni vicine al neoclassicismo, utilizzò per breve tempo la dodecafonia per poi indirizzarsi verso uno stile liberamente atonale e molto contrappuntistico, mantenendo sempre le distanze dallo sperimentalismo, pur non rifiutando di inglobare nel suo stile alcune particolari tecniche che si andavano a sviluppare nella sua epoca. Per sua ammissione, spargeva nelle sue composizioni «l'ombra del jazz».[25]
Tra i colleghi italiani, Chailly fu noto per la velocità di realizzazione delle sue composizioni, scritte direttamente in partitura.[5]
Critica
«Nella musica di Chailly contrappunto mitteleuropeo e gusto innato alla cantabilità si fondono in un unicum di grande forza, dove costrutto ed espressività sfociano spesso nel senso del teatro, quasi ripercorrendo il fenomeno storico verificatosi nel Rinascimento, quando i compositori italiani accolsero la tecnica polifonica dei maestri fiamminghi e senza indebolirla la levigarono, piegandola all’esigenza di una espressione più intensa e di una efficacia di scrittura vocale, che più tardi sfocerà nella nascita del melodramma. [...] Così Chailly accoglie, attraverso Hindemith, l’antica scienza del contrappunto, ma la tempera grazie all’innato senso espressivo che carica di pathos il rigoroso articolarsi polifonico, come avviene nella serie delle Sonate Tritematiche [...] Chailly è il vero artista moderno, come l’avrebbe definito Spencer, perché ha la consapevolezza di ciò che è andato perduto e manifesta una coscienza critica del presente, l’artista "moderno" è colui che vive le trasformazioni del suo tempo, le soffre come dramma dell’ uomo alienato e asservito alla massificazione, ma che tenta di trovare un mezzo per superare le angosce, mettendo a punto un’arte che, senza rinunciare a coinvolgersi con le problematiche dell’ epoca, sappia essere messaggio positivo [...] La musica di Chailly è prodiga, nel senso che è disponibile verso il pubblico, sa mettere in mostra il proprio segreto nell’attimo stesso che lo nasconde per mantenere i toni fantastici. La bellezza di questa musica si coglie con "stupore, scossa dolce, desiderio e amore" come dice Platone: dallo stupore non nasce solo la filosofia, ma anche il bello»
«Mentre per l’osservatore di teatro musicale italiano Chailly va considerato uno dei pochi compositori in cui l’istinto drammatico è innato e autentico. Una vocazione piena. Pucciniana per la spregiudicatezza nell’impiego dei gesti musicali giusti (quelli che "fanno teatro", creano tensione e enfasi narrativa, dotati cioè di natura drammaturgica), per la naturalezza, la sfrontatezza quasi nell’ostentazione dell’eclettismo linguistico (i riferimenti confessati sono: Stravinskij, Hindemith - e Gian Francesco Malipiero - per l’orchestra, Pizzetti per il favore dato al declamato), per l’intraprendenza nell’appropriarsi di tematiche rappresentative moderne, inseguendo un’idea di teatro che racconta, seppure legato a fascinazioni inquiete...»
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L'Archivio Luciano Chailly
Nel 2018 l'archivio del compositore è stato depositato dagli Eredi in comodato temporaneo all'Archivio provinciale di Trento venendo poco dopo dichiarato di interesse storico particolarmente importante.[28] Il materiale contenuto copre l'arco cronologico 1888-2002 e contiene, oltre i carteggi personali, quelli prettamente professionali, partiture e manoscritti talvolta inediti, i premi e i riconoscimenti ottenuti, i diplomi e attestati relativi alla formazione e al conferimento di qualifiche professionali e circa 300 volumi della biblioteca personale.[29]
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Scritti
Durante la sua vita Chailly redasse due diari, uno personale e uno professionale, oltre a mantenere fitte corrispondenze. Fu autore di libri autobiografici e libretti d'opera da lui musicati, collaborò come autore e critico musicale per molti giornali italiani tra cui L'alpino, L'Europeo, Corriere della Sera, La Nuova Ferrara, Rassegna musicale Curci e Amadeus[30] e redasse due scritti di didattica, À la manière de... - Temi per lo studio della composizione (Editore Curci, 1978) e Studio per un’orchestra di ragazzi (Boccaccini & Spada Editori, 1979).[21]
- I Personaggi, L’autore Libri, Bologna, 1972
- Cronache di vita musicale, Edizioni De Santis, Roma, 1973
- Taccuino segreto di un musicista, Giorgio Barghigiani Editore, Bologna, 1974
- Buzzati in musica, Eda, Torino, 1987
- Le variazioni della fortuna, Camunia, Milano, 1989.
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Opere principali
Riepilogo
Prospettiva
Oltre alle tredici opere ed ai cinque balletti, Chailly ha composto musica solistica, cameristica e particolarmente importante fu l'attenzione dedicata dal compositore alla musica corale (assieme a numerosi mottetti ed elaborazioni di canti popolari è da ricordare la Missa Papae Pauli, dedicata a Paolo VI) e vari lavori sinfonici.
Musica da camera
- Sonata tritematica n. 1 per pianoforte, 1952
- Sonata tritematica n. 5 per violoncello e pianoforte, 1955
- Sonata tritematica n. 6 per pianoforte, 1955
- Sonata tritematica n. 8 per violino e pianoforte, 1958
- Sonata tritematica n. 11 per due pianoforti, 1962
- Sonata tritematica n. 12 per mandolino e pianoforte, 1962
- Sonata tritematica n. 10 per quartetto d'archi, 1963
- Sonata per chitarra, 1976
- Serata a Mauthausen per mandolino e pianoforte, 1980
- Psicogrammi per arpa, 1980
- Improvvisazione n. 14 per flauto, violino e pianoforte, 1999
Musica sinfonica
- Toccata per orchestra d'archi, 1948
- Ricercare per orchestra, 1950
- Sonata tritematica n. 2 per orchestra, 1952
- Sonata tritematica n. 3 per orchestra da camera, 1954
- Sonata tritematica n. 7 per orchestra d'archi, 1957
- Sonata tritematica n. 9 per orchestra, 1960
- Sequenze dell'Artide per orchestra, 1961
- Fantasia per orchestra, 1965
- Sonata tritematica n. 4 per orchestra, 1967
- Contrappunti a quattro dimensioni per orchestra, 1971
- Triplum per violino, pianoforte e orchestra, 1974
- Newton Variations per orchestra, 1981
- Es-Konzert per orchestra, 1984
Musica vocale e corale
- Missa Papae Pauli per coro e orchestra, 1967
- Ode a Ferrara per coro, voce recitante e orchestra, 1967
- Cantata di San Francesco per baritono, coro e orchestra, 1976
- Kinder Requiem per coro e orchestra, 1979, prima esecuzione assoluta radiofonica nell'Auditorium RAI di Torino diretto da Riccardo Chailly
- De profundis di Cefalonia per tre cori, tre organi e 16 timpani, 1981
Opere teatrali
- Ferrovia sopraelevata, libretto di Dino Buzzati, 1955, Teatro Donizetti, diretto da Ettore Gracis con Alberto Lupo, Gianrico Tedeschi ed Olimpo Gargano
- Una domanda di matrimonio, libretto del compositore tratto da Čechov, 1957, Piccola Scala, diretto da Nino Sanzogno con Luigi Alva, Renato Capecchi ed Eugenia Ratti
- Procedura penale, libretto di Dino Buzzati, 1959
- Era proibito, atto unico, libretto di Dino Buzzati, 5 marzo 1963, Piccola Scala, con Rolando Panerai, dirizione Nino Sanzogno, regia di Maner Lualdi
- L'idiota, libretto di Gilberto Loverso, 1970
- Sogno (ma forse no), libretto di Renato Prinzhofer tratto da Pirandello, 1975
Balletti
- Fantasmi al Grand Hotel, 1960
- Il cappio , 1962
- L'urlo, 1968
- Anna Frank, 1981
- La cantatrice calva, libretto del compositore tratto da Eugène Ionesco, 1982
- Shee
- L'aumento, libretto di Dino Buzzati (postuma)
Altre opere
- Varianti su scala enigmatica, dedicata alla figlia Cecilia.
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Premi
Insignito di svariati e prestigiosi premi nazionali e internazionali:[5][31]
- 1968 - "Le Muse"
- 1973 - "Legion d'oro"
- 1973 - "La rosa del Garda"
- 1977 - "Leonardo"
- 1977 - "S. Francesco d'oro"
- 1978 - "L'Olifante d'oro"
- 1981 - "S. Giorgio"
- 1982 - "Alberto V d'Este"[senza fonte]
- 1983 - "Premio Frescobaldi"[5][32]
- 1984 - "Una vita per la lirica"
- 1984 - "Scuola, Cultura ed arte", con medaglia d'oro del Presidente della Repubblica
- 1987 - "Lorenzo il Magnifico"
- 1989 - "C. A. Cappelli"
- 1994 - "Pirandello"
- 1995 - "Puncetto d'oro"[senza fonte]
- Gran Premio Internazionale "Fiera di Milano".[5]
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Note
Bibliografia
Altri progetti
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