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Res gestae

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Res gestae
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Res gestae è una locuzione latina la cui traduzione significa «fatti accaduti», spesso da intendersi estensivamente con il significato di «imprese» in contesti storici, e con quello di «eventi verificatisi» in ambito giuridico, specialmente del diritto romano.

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Illustrazione delle gesta di Federico II di Danimarca su uno stemma realizzato da Frans Hogenberg (1589)
Disambiguazione – Se stai cercando programma televisivo di Rai Storia, vedi Res Gestae (programma televisivo).

Ad essa si affianca l'espressione historia rerum gestarum che di quella storia rappresenta il racconto, significato coincidente col termine «storiografia»,[1] sicché le due locuzioni rimandano al doppio significato di «storia» intesa sia come le vicende effettivamente accadute, sia la narrazione che ne viene fatta.[2]

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Impiego del termine

Riepilogo
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Antichità

Nell'antichità l'impiego della locuzione in contesti storiografico è stato ampio. Essa compare nei titoli di diverse opere di carattere storico, a partire dai Rerum gestarum libri (noti anche come Annales) di Quinto Fabio Pittore, considerato il fondatore della storiografia romana, che narrò, in greco, le vicende di Roma a partire dalla fondazione da parte di Enea sino alla seconda guerra punica.

Anche Ammiano Marcellino, nel IV secolo d.C scrisse della storia di Roma in un'opera in 31 volumi, nota come Res Gestae o Rerum gestarum libri.

Abitualmente, l'espressione Res Gestae senza alcuna specificazione è inoltre usata spesso, nei casi in cui è chiaro il contesto, come abbreviazione impropria per riferirsi alle Res gestae divi Augusti, resoconto delle opere compiute dall'imperatore Augusto durante la sua intera carriera politica, da lui stesso redatto poco prima di morire. Per analogia alla cronaca delle gesta augustee, nel XX secolo lo storico russo Michail Ivanovič Rostovcev ha proposto il nome Res gestae divi Saporis per riferirsi al resoconto delle gesta di Sapore I, re dell'impero sasanide dal 241 al 270 d.C., tramandato grazie a un'iscrizione posta a Persepoli e redatta in lingua greca, lingua medio-persiana e parto.

Medioevo

L'espressione è stata largamente adottata anche in età medievale. Essa compare nei titoli di diverse cronache tra le quali:

Inoltre, nel Settecento lo storico Ludovico Antonio Muratori diede il titolo di Historia de rebus gestis Frederici II imperatoris alla cronaca del XIII secolo (priva di titolo e anonima, ma attribuita a un non meglio individuato Nicola de Jamsilla) delle vicende occorse nel Regno di Sicilia durante la dominazione sveva, da Federico II a Manfredi.

Età contemporanea

Nella filosofia della storia del primo Novecento, connotata da un idealismo fortemente storicistico, tendente cioè a risolvere la realtà nel continuo divenire della storia, la locuzione è stata ripresa da Benedetto Croce per riferirsi espressamente alle azioni umane. In questo senso, in antitesi alle res gestae si pone secondo Croce la historia rerum gestarum (letteralmente: la storia dei fatti accaduti), ossia lo studio e la conoscenza degli eventi storici, trasmessi attraverso una loro specifica narrazione di taglio storiografico, motivata da interessi attuali.[3]

Al contrario di Benedetto Croce, il filosofo a lui coevo Giovanni Gentile, in quanto assertore dell'identità di azione e pensiero, identifica il concetto di res gestae con quello di historia rerum gestarum, asserendo che le vicende storiche coincidono con il modo in cui esse vengono raccontate, in quanto pensate e rielaborate dallo storico in un eterno presente.[3]

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Note

Bibliografia

Voci correlate

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