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Rinaldo Piaggio
imprenditore italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Rinaldo Piaggio (Genova, 15 luglio 1864 – Genova, 15 gennaio 1938) è stato un imprenditore e senatore italiano.
Biografia
Riepilogo
Prospettiva
Origini familiari e formazione
Rinaldo Piaggio nacque a Genova nel 1864 in una famiglia di imprenditori legata ai commerci marittimi e all'industria cantieristica. Il nonno Giovanni Battista, capitano marittimo, era fratello di Erasmo Piaggio, noto armatore e figura politica ligure, mentre il padre Enrico, armatore e commerciante, nel 1882 aveva avviato a Sestri Ponente una segheria per la lavorazione del legname destinato alle costruzioni navali[1].
Cresciuto in un ambiente imprenditoriale e dinamico, Rinaldo acquisì fin da giovane le competenze per inserirsi nell'industria meccanica e navale, che in quegli anni viveva una fase di intensa espansione grazie al traffico mercantile e allo sviluppo della cantieristica ligure.
La fondazione della Piaggio & C. e l'arredamento navale
Nel 1884, poco più che ventenne, fondò a Sestri Ponente la Società Rinaldo Piaggio, rilevando l'attività paterna e orientandola verso la produzione di arredo navale. Tre anni dopo, nel 1887, trasformò l'impresa in Piaggio & C., insediandola nei pressi dei cantieri Odero, al centro del distretto ligure della cantieristica.
La produzione si distinse subito per l'alta qualità: gli ebanisti della Piaggio realizzarono gli arredi interni di navi mercantili e passeggeri, fornendo le più importanti compagnie italiane e straniere. Tra la fine dell'Ottocento e i primi anni del Novecento furono 63 i piroscafi arredati dall'azienda, tra cui transatlantici e unità di grande prestigio[1].
Il legame con la famiglia Odero fu decisivo: nel 1895 Piaggio sposò la figlia di Niccolò Odero e lo stesso Odero entrò nel capitale della società, consolidando una solida alleanza familiare e finanziaria che avrebbe accompagnato la crescita dell'impresa[1].
L'espansione al settore ferroviario
All'inizio del ventesimo secolo, resosi conto che il settore navale mostrava segni di saturazione, Rinaldo Piaggio decise di diversificare le attività. Nel 1906, insieme al cognato Attilio Odero, fondò a Finale Ligure le Officine di Finalmarina, destinate alla costruzione e manutenzione di carrozze ferroviarie merci e passeggeri[1].
In pochi anni la Piaggio divenne un punto di riferimento per le società ferroviarie italiane. Tra le commesse di rilievo si annoverano il treno reale per Casa Savoia, consegnato nei primi anni venti, e una serie di elettromotrici innovative, caratterizzate dall'uso di tecniche di saldatura all'avanguardia e da soluzioni stilistiche che anticiparono i moderni standard di comfort ferroviario[1].
L'ingresso nell'aeronautica
La prima guerra mondiale rappresentò per Piaggio una svolta. Nel 1915 avviò l'attività di manutenzione e produzione di idrovolanti militari, fornendo la Regia Marina. Nel 1917, per ampliare la produzione, acquisì a Pisa un'azienda aeronautica: la scelta fu determinante, poiché la città era uno dei principali centri del nuovo settore, con strutture moderne e un aeroporto militare.
Nel 1921, insieme ad Attilio Odero, a Giovanni Agnelli e ad altri imprenditori piemontesi, liguri e toscani, fondò a Marina di Pisa la Società anonima italiana costruzioni aeronautiche, che costruiva idrovolanti su licenza della tedesca Dornier[1].
Rinaldo spinse l'impresa verso la modernizzazione: acquisì brevetti esteri, introdusse nuove tecnologie e assunse progettisti di talento come Giovanni Pegna, noto per i velivoli da competizione, Giuseppe Gabrielli, Giovanni Casiraghi e soprattutto Corradino d'Ascanio, che nel 1930 sviluppò uno dei primi prototipi mondiali di elicottero e nel 1934 brevettò l'elica a passo variabile[1].
Consolidamento industriale e politica
La crescita dell'azienda fu accompagnata da un processo di integrazione verticale. Nel 1926 Piaggio fondò la SANA (Società anonima di navigazione aerea), che organizzò le prime linee civili italiane, con voli da Roma a Barcellona e Palermo[2]. Parallelamente acquisì aziende forestali in Maremma e nell'Agro romano, fondamentali per la fornitura di legname e carbone.
Il 1929 segnò un arresto con la grande crisi, che ridusse drasticamente commesse e produzione. Il capitale sociale passò da 30 a 10 milioni di lire, ma Piaggio reagì potenziando ricerca e sviluppo. Negli anni trenta la Piaggio tornò a crescere, producendo velivoli di vario tipo e ottenendo primati tecnologici.
Sul piano politico, Rinaldo aderì inizialmente alla destra radicale, fondando l'Associazione per il rinnovamento, poi confluita nel Partito Nazionale Fascista. Per il suo ruolo di primo piano nell'industria, ricevette onorificenze: nel 1922 fu nominato Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia, nel 1925 Grande ufficiale, e nel 1934 senatore del Regno[1].
Gli anni Trenta e l'eredità industriale
Negli anni 1930 la Piaggio costruì una vasta gamma di velivoli, dai caccia ai bombardieri. Tra questi il Piaggio P.108, unico quadrimotore pesante impiegato dalla Regia Aeronautica, destinato a diventare una delle realizzazioni più celebri dell'industria aeronautica italiana[3].
Superata la crisi del 1929, Piaggio coinvolse progressivamente i figli Armando ed Enrico nella gestione dell'impresa, preparando la successione. Alla sua morte, nel 1938, l'azienda disponeva di quattro moderni stabilimenti, oltre 7.000 dipendenti e un fatturato superiore ai 160 milioni di lire[1].
Il lascito industriale di Rinaldo Piaggio sarebbe stato raccolto dai due figli, che durante e dopo la seconda guerra mondiale avrebbero guidato l'impresa attraverso le difficoltà belliche e la ricostruzione, fino alla nascita della Vespa e alla motorizzazione di massa italiana.
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Riconoscimenti
- 4 giugno 1908 - Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia
- 11 agosto 1922 - Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia
- 5 aprile 1925 - Grand'Ufficiale della Corona d'Italia
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Archivio
L'Archivio Storico Piaggio con sede a Pontedera (PI), emanazione del Museo Piaggio, conserva la documentazione relativa all'attività di Piaggio dai suoi inizi tardo-ottocenteschi fino ai giorni nostri, in tutte le sue attività e in tutti i suoi settori. Costituito grazie al paziente lavoro di ricerca avviato da Tommaso Fanfani alla metà degli anni novanta, l'Archivio storico è stato aperto al pubblico nel marzo del 2000.[4]
Note
Bibliografia
Voci correlate
Altri progetti
Collegamenti esterni
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