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Selim I

sultano ottomano (r. 1512-1520) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Selim I
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Selim I, detto il Risoluto (in turco ottomano: سلطان سليم اول Sultan Selīm-i Evvel; Amasya, 10 ottobre 1470Çorlu, 22 settembre 1520), fu sultano dell'Impero ottomano dal 1512 fino alla sua morte.

Dati rapidi Sultano dell'Impero ottomano, In carica ...

Gli fu attribuito il soprannome (laqab) Yavuz. In occidente si è affermata la traduzione di "Crudele" per questo laqab, mentre il vocabolo significa "il Risoluto"[1]. Nel 1512 costrinse il padre Bayezid II ad abdicare e sterminò i fratelli e gli altri possibili successori, ponendo così fine alla guerra civile ottomana creatasi nel suo paese.

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Ascesa al trono e politica interna

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Subito dopo la sua ascesa al trono, Selim intendeva intraprendere una politica improntata all'espansione territoriale, ma per fare ciò aveva bisogno di rafforzare il proprio potere interno. A tale scopo, non potendo fidare sui potentati del regno divisi fra di loro, decise di affidarsi al corpo dei giannizzeri grazie ai quali era riuscito a conquistare il potere, rafforzandone i poteri e soprattutto le file, che si accrebbero ad un numero di circa 35000 soldati. Dopo essersi assicurato il potere interno con il sostegno dei giannizzeri, la preoccupazione successiva di Selim fu quella di eliminare definitivamente la minaccia rappresentata dai suoi fratelli, in quanto possibili pretendenti al trono.

Inizialmente la sua politica fu conciliante permettendo a suo fratello Korkut di fare ritorno a Manisa ed offrì all'altro fratello Ahmet il sangiaccato di Konya. Tuttavia suo fratello Ahmet, convinto di poter ottenere più potere, si autoproclamò sultano dell'Anatolia e inviò suo figlio a conquistare la città di Bursa, che sarebbe dovuta divenire la capitale del nuovo stato. Nell'estate del 1512 Selim giunse in Anatolia con un vasto esercito e costrinse i ribelli alla fuga in Cilicia. Deciso a stroncare definitivamente qualsiasi rivolta da parte dei suoi familiari Selim ordinò l'esecuzione dei suoi fratelli, dei nipoti e financo dei suoi stessi figli, tranne quello che aveva designato come suo successore, ovvero Solimano[senza fonte]. Dopo aver sconfitto definitivamente l'ultimo suo familiare, il fratellastro Şehzade Ahmed a Yenişehir il 15 aprile 1513, e fatto giustiziare, Selim rimase sovrano indiscusso del suo regno.[2]

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Personalità

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Il sultano Selim, sovrano degli Ottomani, era un uomo immerso in un mare di tristezza e di un dolore profondo che rendeva amari i suoi giorni. Il vino era il suo unico rifugio nelle notti oscure e interminabili, ma nemmeno nell’ebbrezza trovava una vera pace. Ogni sorso gli dava un attimo di leggerezza, eppure il suo cuore rimaneva prigioniero di una tempesta di angoscia e vuoto.

Una notte, mentre si rifugiava nel suo oscuro giaciglio, vide un sogno straordinario. Nel sogno, il grande poeta e mistico Rumi gli apparve davanti. Lo sguardo di Rumi era come una fiamma benevola e luminosa, e la sua voce soffiava nel cuore del sultano come una brezza delicata.

Con una calma meravigliosa, Rumi disse: «O Selim, il vino non costruisce la tua anima. È il cammino dell’amore e della poesia che brucia il cuore e lo conduce alla luce. Vieni, ti reciterò un verso che condurrà la tua anima verso la gioia e la luminosità.»

Poi Rumi recitò una poesia piena d’amore, saggezza e speranza, e il sultano l’ascoltò con tutto il cuore. Ogni parola scorreva su di lui come un’onda di luce, calmando la sua anima. Una fiamma mistica si accese dentro di lui, dissipando l’oscurità del dolore.

Da quella notte in poi, il sultano Selim non toccò più il vino. Seguì la via di Rumi e divenne egli stesso un poeta mistico e gentile. I suoi versi sgorgavano dal profondo del cuore, pieni d’amore per Dio e per l’umanità, e il suo stile ricordava quello di Molavi:

«Se il velo dell’essere non fosse d’ostacolo mai ci saremmo separati dalla compagnia dell’Amato. Il nostro cuore in viaggio e il nostro scompiglio è proprio la nostra nostalgia per la comunione dei cuori. O tu che ci lasci smarriti per la passione dei tuoi capelli, è alla soglia del tuo dolore che risiede la nostra maestà regale.»

Così il sultano Selim, da uomo triste e dedito al vino, si trasformò in un poeta mistico e lieto che illuminava i cuori con le sue parole e seminava amore negli animi.

Passarono i giorni e il sultano continuò a cercare la pace nelle parole e nei cuori delle persone; eppure, nel profondo, sembrava che vi fosse ancora un vuoto. Sebbene il suo cuore fosse rischiarato dai suoi insegnamenti, talvolta ignoti dolori tremavano nelle profondità della sua anima. In questi giorni, pieni di riflessione e fervore, un uomo misterioso apparve improvvisamente nella corte del sultano.

Quest’uomo aveva un volto insolito, occhi limpidi e profondi come specchi che vedevano e comprendevano tutto. I suoi capelli ondeggiavano con spensieratezza e il sorriso sul suo viso sembrava provenire da un altro mondo. Entrò nel palazzo senza esitazione, come se nulla potesse ostacolare il suo cammino.

Il sultano Selim, ancora in cerca della pace, lo guardò e disse: «Chi sei tu che irradi luce nel mio cuore come una fiamma? Sei forse, come Rumi, un poeta di saggezza e verità?»

L’uomo, con sguardo profondo e un dolce sorriso, rispose: «No, non sono un saggio né un mistico. Io sono ciò che hai sempre cercato. Sono la via che ti conduce alla casa del tuo cuore.»

Il sultano stupito disse: «La casa del mio cuore? È possibile? Sono anni che cerco la pace, ma non l’ho mai trovata.»

L’uomo rispose con voce calma e profonda: «La pace non si trova né nei discorsi dei sapienti né nel vino. La pace è nel legame che hai con me, nella mia comprensione, nel mio amore. Io ti dico ciò che dissi a Mosè: "Ovunque tu guardi, io sono."»

Il sultano ricordò la storia di Mosè e il suo incontro con Dio, quando Dio gli disse che è presente ovunque e nascosto in ogni cosa.

L’uomo continuò: «Ciò che cerchi è sempre stato dentro di te. Ma finché ti separi da me, non potrai vedere la verità. Ricorda, come Mosè ascoltò la mia voce sul monte Sinai, così tu ora ascolti la mia voce, attraverso questo corpo senza volto.»

Il sultano ricordò anche le parole di Rumi nel sogno: «Ti dirò una parola che condurrà la tua anima verso la luce e la gioia.» E ora quest’uomo misterioso lo invitava ad ascoltare la voce della verità.

L’uomo disse dolcemente: «Se ciò che desideri è tornare alla tua vera casa, devi lasciare ciò che appartiene al mondo esteriore. Devi liberarti di ciò che ti impedisce di vedere la verità.»

Il sultano, ormai distaccato dal mondo, disse nel suo cuore: «Guidami, mostrami come uscire dall’oscurità e raggiungere la luce.»

L’uomo rispose con il suo sorriso luminoso: «Così come Mosè lasciò l’Egitto con coraggio e salì sul Sinai, devi penetrare le tue oscurità e abbracciare la verità con coraggio. Nulla tranne me può guidarti. Io sono in ogni particella dell’universo, e anche nel tuo cuore.»

Il sultano, con sguardo interrogativo, ricordò ciò che Rumi aveva detto: «Nel cuore tuo, nel cuore di ogni uomo, è nascosto Dio. Cercalo in te stesso, per trovarlo in me.»

Una fiamma di fede si accese nel suo cuore e disse con occhi pieni di speranza: «Se tu sei quel Dio, lo stesso che è in Mosè e in Rumi, guidami allora verso la luce.»

L’uomo sorrise e svanì nella notte, ma la sua voce restò nell’aria: «Vieni, torna alla tua casa. Questo cammino non ha mai fine. Finché sarai nel mio cuore, io sarò con te.»

Da quella notte, il sultano Selim cominciò a cercare non fuori, ma dentro se stesso. Non cercava più vino né gloria, ma la verità nascosta nel suo cuore. Divenne un maestro mistico le cui parole non provenivano soltanto dall’anima, ma dalla verità divina illuminata dentro di lui.

Aveva appreso che «questo mondo è solo un gioco» e che «ciò che cerchi, lo hai trovato in te stesso». Così si trasformò in un grande maestro che mostrava agli altri che la via verso Dio passa attraverso l’interiorità dell’uomo.



Il sultano Yavuz Selim e il riflesso dell’eredità sasanide nell’Impero Ottomano

Il sultano Yavuz Selim (918–926 AH / 1512–1520 d.C.), non fu soltanto uno dei grandi conquistatori ottomani, ma anche un sapiente al di là della politica e della regalità, con un profondo interesse per la cultura, la storia e la letteratura persiana. Questo interesse si manifestò in molti aspetti della sua vita: dalla raccolta di artisti e poeti persiani nella corte ottomana alla creazione di una corona ispirata ai sovrani sasanidi, fino alla composizione di poesie in persiano con lo pseudonimo «Selim».

La corona del sultano e l’ispirazione sasanide

Una delle espressioni più evidenti dell’interesse di Selim per l’Iran fu la sua corona, modellata su quella dei re sasanidi. Diversamente dai copricapi tradizionali ottomani, questa corona era simbolo di autorità e legittimità, e rappresentava qualcosa che andava oltre la bellezza estetica: era la manifestazione del farr divino e della magnificenza dei re dell’antica Persia. Anche i suoi baffi folti e curati ricordavano consapevolmente lo stile dei sovrani iranici e rappresentavano dignità e maestosità regali.

Selim poeta e letterato persiano

L’interesse del sultano per la cultura iranica non si limitava all’aspetto esteriore. Egli fu un abile poeta e lasciò un intero dīwān in lingua persiana. Le sue opere rivelano una profonda conoscenza della storia e della letteratura persiana, che egli considerava non solo un’eredità culturale, ma anche uno strumento di legittimazione politica e di elevazione artistica della corte ottomana.

L’unione fra potere e cultura

Le scelte di Selim dimostrano che egli credeva nell’unione di potere politico e grandezza culturale. Radunando artisti, letterati e artigiani persiani, contribuì a fondare e consolidare correnti artistiche e letterarie di origine iranica all’interno dell’Impero Ottomano. Così, Selim non fu solo un grande conquistatore, ma anche un protettore e custode della cultura persiana in una terra straniera.

Il sultano Yavuz Selim rappresenta l’esempio di un sovrano capace di fondere l’eredità culturale di un popolo con la propria legittimità politica. Con una corona di ispirazione sasanide sul capo, un dīwān persiano nella mano e un profondo amore per la storia e la letteratura dell’Iran, egli considerava se stesso e la sua dinastia come continuatori della tradizione dei re dell’antichità. Questo messaggio, oltre a preservare la grandezza della cultura iranica, offriva un insegnamento alle generazioni future: il vero potere nasce dall’unione di giustizia, cultura e rispetto per l’eredità storica.

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L'espansione territoriale

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Lo stesso argomento in dettaglio: Battaglia di Cialdiran e Guerra turco-mamelucca (1516-1517).

Prima di dare inizio alle sue campagne espansionistiche, Selim volle assicurarsi di non avere problemi dal mondo europeo, per questo motivo rinnovò le sue alleanze con le potenze europee, prime fra tutte Venezia e il regno d'Ungheria, dando loro nuove concessioni e privilegi commerciali. Fu così che Selim poté concentrarsi sulla potenza che considerava la maggiore minaccia per il suo regno, ovvero la dinastia persiana dei Safavidi. Dopo aver sconfitto i persiani Safavidi di Shāh Ismāʿīl nell'epocale battaglia di Čāldırān del 1514, Selim I si occupò dell'invasione del sultanato dei Mamelucchi burji d'Egitto conquistandone prima la Siria (1516), dopo la vittoria a Marj Dabiq il 24 agosto 1516 e poi l'Egitto (1517).

Anche le città sante di Mecca e Medina furono incorporate nell'Impero, avviando una compiuta conquista dell'intero Maghreb e Mashreq arabo. Nel 1517 Selim I costrinse lo sconfitto califfo al-Mutawakkil III, ultimo esponente della dinastia abbaside, a cedergli il titolo di califfo, che pertanto fu il primo sultano della dinastia ottomana ad assumere. La successiva guerra contro la Persia fu un altro trionfo per Selim, che in poco più di otto anni di regno portò l'estensione dell'Impero ottomano da 1,5 a 3,2 milioni di km².

Le rivolte di Celali

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Lo stesso argomento in dettaglio: Rivolte Celali.
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Selim I

Nell'ultima fase del suo regno, Selim I dovette affrontare la minaccia della rivolta delle popolazioni turcomanne nella parte orientale dell'Anatolia, il cui spirito ribelle non si era sedato nemmeno dopo la fine dei loro alleati safavidi. La motivazione principale di questa rivolta era finalizzata a contrastare l'insediamento del potere centrale del sultano in territori nei quali queste tribù erano abituate a vivere senza alcun controllo. A tale scopo essi presero come pretesto la difesa delle loro credenze religiose decisamente eterodosse contro lo sforzo di diffondere e rafforzare le istituzioni e le credenze dell'Islam ortodosso.

Non è quindi un caso che il primo focolaio di rivolta, scoppiato nel 1519 nei pressi della città di Tokat, venisse guidato ed ispirato da un predicatore safavide di nome Celal, sfuggito alle persecuzioni degli ottomani, il quale era riuscito a raccogliere intorno a sé una folta schiera di seguaci. Professandosi come un mahdi, ovvero un salvatore del suo popolo, Celal attrasse fra le sue file gran parte dei suoi concittadini scontenti delle pesanti tassazioni ottomane. Dopo aver assunto il nome di Scià Ismail, Celial raccolse un esercito mal equipaggiato che venne immediatamente attaccato e distrutto dai giannizzeri il 24 aprile 1519 in un autentico massacro. Nonostante la morte del suo ispiratore, il movimento di rivolta anti-ottomano continuò a persistere, per tutto il XVI ed il XVII secolo, in una lunga serie di episodi di rivolta noti appunto come rivolte di Celal.

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La morte

Il 18 luglio 1520 Selim lasciò Istanbul diretto a Edirne, alcune fonti sostengono per organizzare una nuova campagna, questa volta contro il regno d'Ungheria, o forse contro Cipro o Rodi, ma giunto nei pressi del piccolo villaggio di Sirt, si ammalò gravemente e morì il 22 settembre 1520 forse per le conseguenze di un cancro. Selim I fu anche autore di apprezzate poesie sia in persiano sia in turco.

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Famiglia

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Consorti

Sono note due consorti di Selim I:

Figli

Selim I aveva almeno sei figli:

  • Solimano I il Magnifico (1494-1566) - con Hafsa Hatun. 10º Sultano dell'Impero ottomano dopo suo padre.
  • Şehzade Salih (? - 1499)
  • Şehzade Orhan (? - prima del 1520)
  • Şehzade Musa (? - prima del 1520)
  • Şehzade Korkut (? - prima del 1520)
  • Üveys Pasha (1512-1547). Figlio illegittimo, governatore dello Yemen.

Figlie

Selim aveva almeno nove figlie:

  • Hatice Sultan (ante 1494 - post 1453) - con Hafsa Hatun. Sposata con il Kapudan Iskender Pascià nel 1509, un tempo si credeva fosse stata in seguito la moglie di Pargalı Ibrahim Pascià, ma le moderne ricerche hanno dimostrato che tale matrimonio non è mai avvenuto e che il suo secondo marito fu invece Çoban Mustafa Pasha, figlio di Iskender Pasha e vedovo della sua sorellastra Şahzade Sultan. Ebbe almeno cinque figli e tre figlie.
  • Fatma Sultan (ante 1494 - 1566) - con Hafsa Hatun. Sposata tre volte, secondo alcuni ebbe due figlie dal secondo marito, secondo altri rimase senza figli.
  • Hafize Hafsa Sultan (ante 1494 - 10 luglio 1538) - con Hafsa Hatun. Sposata due volte, ebbe almeno un figlio, Sultanzade Kara Osman Şah Paşah.
  • Beyhan Sultan (ante 1494 - 1559) - probabilmente con Hafsa Hatun. Nota anche come Peykhan Sultan. Sposata almeno una volta, ebbe almeno una figlia.
  • Gevherhan Sultan (Trebisonda, 1494 - ?). Sposata nel 1509 con suo cugino, Sultanzade Isfendiyaroglu Mehmed Bey (figlio di sua zia Fatma Sultan, figlia di Bayezid II) e governatore di Balıkesir, senza figli noti. Rimase vedova nel 1514 quando suo marito morì nella Battaglia di Chaldiran. Si specula che possa essere l'ignota figlia di Selim che, secondo tradizioni non provate, sposò Saadet I Giray, del Khanato di Crimea, ed ebbe con lui Sultanzade Ahmed Bey.
  • Şah Sultan (1500 - 1572). Nota anche come Şahi, Şahihuban o Devlet Şah Sultan. Sposata una volta, ebbe una figlia e tre figli.
  • Şahzade Sultan (? - ante 1517), chiamata anche Sultanzade Sultan. Sposata almeno una volta, con Çoban Mustafa Paşa, ebbe almeno una figlia, Ayşe Hanımsultan, che morì dopo il 1556. Dopo la sua morte, suo marito si risposò con la sua sorellastra Hatice Sultan.
  • Kamerşah Sultan (? - Trebisonda, 27 settembre 1503, sepolta nel mausoleo di Gülbahar Hatun a Trebisonda). Chiamata anche Kamer Sultan.
  • Yenişah Sultan (? - ?). Sposò Güzelce Mahmud Pasha.
  • Hanim Sultan (? - ?). È controverso se sia davvero esistita o se Hanim fosse in realtà il secondo nome di Hatice Sultan o Şahzade Sultan.
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Note

Bibliografia

Altri progetti

Collegamenti esterni

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