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Serie B 1932-1933
4ª edizione del campionato italiano di calcio di Serie B a girone unico Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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La Serie B 1932-1933 è stata la 4ª edizione del secondo livello del campionato italiano di calcio a girone unico, disputata tra il 18 settembre 1932 e il 25 giugno 1933 e conclusa con la vittoria del Livorno, al suo primo titolo.
Capocannoniere del torneo è stato Marco Romano (Comense) con 30 reti.
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Stagione
A prevalere sul campo della Serie B in questa edizione furono Livorno e Brescia, che conquistarono la promozione in Serie A con ben quattro giornate di anticipo e lasciarono così distanti Modena e Novara, ovvero le principali inseguitrici, raggiunte poi, nelle ultime giornate, dallo Spezia: se si fa eccezione alle promozioni, fu comunque un torneo equilibrato, che dopo poche settimane vide la defezione (dovuta a problemi di carattere finanziario) della Monfalconese CNT, che rappresentò l'unico abbandono di tale campionato. La successiva riforma della serie cadetta portò alla riammissione di Atalanta e Pistoiese.
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Squadre partecipanti

Ubicazione delle squadre della Serie B 1932-1933.
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Allenatori
Classifica finale
Riepilogo
Prospettiva
Legenda:
- Promosso in Serie A 1933-1934.
- Retrocessioni in Prima Divisione annullate dalla FIGC.
- Escluso dal campionato e retrocesso in Prima Divisione 1933-1934.
Regolamento:
- Due punti a vittoria, uno a pareggio, zero a sconfitta.
- A parità di punti non c'era alcuna discriminante: le squadre venivano considerate a pari merito. In caso di assegnazione di un titolo (promozione o retrocessione) veniva disputata una gara di spareggio.
Note:
- La Monfalconese C.N.T. ritirata alla sesta giornata d'andata (annullati tutti i risultati) per problemi finanziari, e retrocessa in Prima Divisione 1933-34.[2]
- L'Atalanta e la Pistoiese furono riammesse in Serie B per la successiva stagione 1933-1934 per ampliamento di organici.
Squadra campione
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Risultati
Riepilogo
Prospettiva
Tabellone
Calendario
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Statistiche
Squadre
Capoliste solitarie
Classifica in divenire
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Rivalità fasciste e riforme
Riepilogo
Prospettiva

Sul finire della stagione il campionato di Serie B fu coinvolto in una pesante faida interna alle gerarchie fasciste. Se infatti la Serie A aveva avuto una genesi quasi precedente al regime essendo già stata progettata nei primi anni Venti,[3] la B a girone unico era stata un'idea inedita dell'allora presidente federale Leandro Arpinati. Personalità autonoma, negli anni si era creato innumerevoli inimicizie, ma aveva agito in ampia libertà forte di un rapporto speciale con Benito Mussolini, che ne subiva fortemente l'ascendente[4][5]. Il nuovo segretario del PNF, Achille Starace, persona dal carattere fortemente criticato,[6] prese in invidia tale legame, e presentò personalmente al duce una lettera di denunzia contro Arpinati per antifascismo il 3 maggio 1933,[7] causandone la rovina. Il piano di Starace ebbe pieno successo: subentrato proprio al suo nemico alla presidenza del CONI, lo sostituì anche a quella della FIGC col generale Giorgio Vaccaro. In una specie di damnatio memoriae, in ambito sportivo la furia di Starace prese di mira appunto la più specifica creazione di Arpinati, la B a girone unico. Il 25 giugno il torneo uscente terminò determinando regolarmente le sue retrocesse,[8] ma subito presero forza le critiche contro una formula che si diceva comportasse eccessive spese, portando come prova il collasso della Monfalconese, nonostante fosse evidente come le difficoltà non fossero state proprie della squadra di calcio ma bensì della controllante, i Cantieri Navali.[2] Non più tardi del 3 luglio Vaccaro si affrettò a smentire modifiche al campionato della stagione successiva,[9] ma già la domenica successiva dovette convocare un'assemblea di categoria che approvò frettolosamente la riforma.[10] Le opposizioni di un terzo dei club fra cui tutte le neopromosse furono minimizzate, ma l'irrazionalità del piano di riforma si spinse oltre: dato che per l'ideologia nazionalista fascista non si doveva riproporre una divisione fra Nord e Sud, Ottorino Barassi, che di lì a pochi giorni fu ricompensato con la segreteria federale,[11] propose una divisione in verticale che affossò anche lo scopo ufficiale della riforma ossia la riduzione dei costi. Al momento nessuno osò contrastare veramente la volontà di Starace, ma già dopo un anno si prese atto di dover tornare all'antico, ma non riuscendo ad evitare alla fine della stagione 1934-35 il collasso economico di vari club cadetti, ossia proprio ciò per cui si era giustificata la riforma.
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Note
Bibliografia
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