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club calcistico italiano di Cagliari Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il Cagliari Calcio (AFI: /ˈkaʎʎari ˈkalʧo/),[1][2] meglio noto come Cagliari, è una società calcistica italiana della città di Cagliari. Milita in Serie A, la massima divisione del campionato italiano.
Cagliari Calcio Calcio | |
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Casteddu, Rossoblù | |
Segni distintivi | |
Uniformi di gara | |
Colori sociali | Rosso, blu |
Simboli | Quattro mori |
Inno | Tifo Cagliari e boh!! Paolo Migani |
Dati societari | |
Città | Cagliari |
Nazione | Italia |
Confederazione | UEFA |
Federazione | FIGC |
Campionato | Serie A |
Fondazione | 1920 |
Rifondazione | 1935 |
Proprietario | Fluorsid Group |
Presidente | Tommaso Giulini |
Allenatore | Davide Nicola |
Stadio | Unipol Domus (16 416 posti) |
Sito web | www.cagliaricalcio.com |
Palmarès | |
Scudetti | 1 |
Titoli nazionali | 1 campionato di Serie B 1 campionato di Serie C |
Trofei nazionali | 1 Coppe Italia Serie C/Lega Pro |
Stagione in corso | |
Si invita a seguire il modello di voce |
Fondata nel 1920, è l'unica squadra della Sardegna ad aver militato nelle prime due divisioni del calcio italiano. I colori sociali sono il rosso e il blu, da cui l'appellativo di Rossoblù che affianca quello di Casteddu, toponimo in lingua sarda del capoluogo isolano.
Ha vinto – prima squadra del Mezzogiorno – il campionato italiano di Serie A nella stagione 1969-1970,[3] dopo aver raggiunto la seconda posizione nell'edizione 1968-1969.[4] Annovera inoltre un campionato italiano di Serie B (2015-2016) e un campionato italiano di Serie C (1951-1952);[5] quella sarda è così, insieme a Genoa, Bologna, Napoli e Verona, tra le sole squadre italiane ad aver vinto i campionati nazionali di prima, seconda e terza serie.[6] Ha raggiunto un secondo posto in Coppa Italia (1968-1969)[7] e ha vinto una Coppa Italia Serie C nella stagione 1988-1989.[8] In campo europeo ha raggiunto gli ottavi di finale della Coppa dei Campioni nell'edizione 1970-1971[3] ed è stato semifinalista di Coppa UEFA nell'annata 1993-1994.[3]
Il Cagliari è al 16º posto su 66 squadre nella classifica della tradizione sportiva dei club che hanno giocato in A, al 14º posto nella classifica perpetua[9] e risulta inoltre la 8ª squadra d'Italia per numero di sostenitori.[10] Il giocatore-simbolo del club, Gigi Riva, è stato per tre volte capocannoniere della Serie A[11] ed è tuttora il miglior marcatore della nazionale italiana.[12]
La fase embrionale delle vicissitudini che portarono alla nascita del Cagliari iniziò a svilupparsi a partire dal 1902, anno in cui si giocò il primo match ufficiale tra un gruppo di studenti cagliaritani e una squadra di marinai genovesi, disputatosi a Piazza d'Armi e vinta dai liguri in virtù della loro maggior familiarità con tale disciplina sportiva.[3][13] Otto anni più tardi una compagine isolana, la Società Ginnastica Amsicora, si recò a Torino per partecipare ad un torneo contro le più esperte squadre del continente, riuscendo a rimediare soltanto pesanti sconfitte, ma si trattò comunque di un'esperienza destinata a gettare le basi per la creazione di una società calcistica cagliaritana.[14] Il 30 maggio 1920 il chirurgo Gaetano Fichera fondò il "Cagliari Football Club": la prima gara della storia del sodalizio cagliaritano è datata 8 settembre 1920, quando sul campo Stallaggio Meloni i cagliaritani affrontano e sconfiggono la Torres. Il neonato club successivamente prende parte al "Torneo Sardo" disputato contro la Torres, l'Ilva Maddalena e l'Eleonora d'Arborea. Il Cagliari, sotto la guida dell'allenatore-giocatore Giorgio Mereu, si impone vittoriosamente sulle altre compagini. Mereu, di professione avvocato, diventa successivamente il nuovo presidente del Cagliari succedendo a Fichera. Nel 1926 il Cagliari indossa per la prima volta la divisa con i colori rosso e blu.[3] Nella seconda metà degli anni 1920, dopo una lunga crisi finanziaria, la società viene riorganizzata dall'allora podestà della città Vittorio Tredici e dall'avvocato Carlo Costa Marras: viene deciso di utilizzare calciatori non isolani (militari e non), provenienti dal resto d'Italia. Nel 1925 la squadra cambia impianto e si trasferisce al Campo di via Pola. Nel 1928 la guida della squadra viene affidata all'allenatore ungherese Róbert Winkler, il quale si disimpegna anche come portiere o centrocampista.[3]
Fino al 1928, a parte la partecipazione alla Coppa Italia 1926-1927 (edizione peraltro interrotta per mancanza di date disponibili), la società prende parte solo a competizioni a carattere regionale. Nella stagione 1928-1929 si iscrive per la prima volta a una divisione interregionale, il Campionato Meridionale (anche noto come "Prima Divisione Sud"), nel girone laziale-umbro. La squadra raggiunge le finali per la promozione in Divisione Nazionale B, ma perde contro Lecce, Palermo e Foggia.[3] Dopo il 5º posto del 1930, arriva Ernő Erbstein, altro allenatore ungherese ma di stanza nella penisola già da diversi anni, e con lui in panchina il Cagliari vince il girone F di Prima Divisione accedendo così alla finale centromeridionale contro la Salernitana (che aveva chiuso in vetta il girone E): ottenendo una vittoria e un pari nei due confronti con la squadra campana conquista la prima storica promozione in Serie B.[3]
A causa, però, della mancanza di risorse finanziarie, la società è obbligata a cedere i suoi pezzi migliori, tra cui proprio Erbstein. La squadra, conseguentemente, ottiene due salvezze sofferte nei primi due anni mentre nella stagione 1933-1934 termina il campionato in zona retrocessione, ma viene ripescata per allargamento dei quadri. L'anno successivo è eletto presidente Aldo Pacca, ma la società, retrocessa in Serie C al termine della stagione 1934-1935, rinuncia alla disputa del campionato di terza serie successivo alla vigilia della prima giornata e si scioglie a causa dei molti debiti. Dalle sue ceneri nasce l'"Unione Sportiva Cagliari", che raccoglie l'eredità sportiva della vecchia società, ripartendo dal Campionato Regionale Sardo.[3] Nel 1937 il club si iscrive al campionato di Serie C, salvandosi a stento dalla retrocessione. Nel 1938, l'allora presidente Mario Benditelli richiama alla guida della squadra Winkler, portando i rossoblù al quinto posto. Nel 1939-1940, dopo il secondo addio di Winkler, la squadra si piazza al sesto posto grazie al centrocampista Mariolino Congiu, che svolge il ruolo di giocatore-allenatore. In seguito all'entrata dell'Italia nella seconda guerra mondiale (10 giugno 1940) la FIGC esonera le squadre sarde (segnatamente Cagliari e GIL Terranova) dalla disputa dei campionati nazionali a causa della difficoltà negli spostamenti tra la Sardegna e la penisola per via del conflitto in corso.[15] L'attività prosegue con tornei a carattere regionale, nel frattempo Banditelli abbandona la società.[3]
I rossoblù ripresero a giocare nel 1945 nel campionato regionale di Prima Divisione, in quanto la Sardegna, per difficoltà logistiche ed economiche, era ancora tagliata fuori dalla piramide calcistica italiana. I rossoblù vinsero quel campionato piazzandosi davanti all'Associazione Calcio Sardegna e alla fine della stagione le due società cagliaritane si fusero in un unico sodalizio, che comunque mantenne la denominazione Unione Sportiva Cagliari. Nella stagione successiva invece si piazza solo al terzo posto ma, con il reintegro delle squadre sarde nei campionati nazionali, viene promosso d'ufficio in Serie B, nel frattempo allargata a tre gironi, più per ragioni politiche che sportive. Nel 1947 ritorna quindi in Serie B, terminando però il campionato all'ultimo posto. La squadra s'iscrive alla Serie C e viene acquistata da Domenico Loi, che avvia un progetto di rinascita. Nella stagione 1951-1952, grazie ai gol di Livio Gennari, Roberto Serone e Erminio Bercarich, il Cagliari vince il Campionato di Serie C e riesce a ottenere la promozione in Serie B dopo aver disputato gli spareggi con le finaliste degli altri gironi: Piacenza, Antonio Toma Maglie e Vigevano; in quello stesso anno i sardi abbandonano il vecchio campo di via Pola, ritenuto inadeguato, e si trasferiscono nel nuovo stadio Amsicora.[3]
Nel primo anno in Serie B la squadra si qualifica sesta, non rendendo pienamente giustizia alle proprie possibilità. L'anno successivo i rossoblù, finendo secondi in campionato, disputano gli spareggi per la promozione in A perdendo per 2-0 contro la Pro Patria. La metà degli anni 1950 sono caratterizzati da una girandola di presidenti e allenatori, tra questi spicca Silvio Piola. In quel periodo il Cagliari si piazza spesso a ridosso della zona promozione. Nel 1960 il Cagliari retrocede in Serie C,[3] l'anno successivo la squadra sotto la guida dell'allenatore Rigotti sfiora con il secondo posto la riconquista della Serie B, che arriva nella stagione successiva, che, grazie all'arrivo in panchina di Arturo Silvestri, si classifica primo davanti all'Anconitana.
Nella prima stagione di nuovo tra i cadetti, i sardi terminano il campionato all'undicesimo posto. L'anno successivo la società sarda aggiunge alcuni importanti tasselli, tra i quali il futuro campione Gigi Riva.[3] Grazie a una squadra rafforzata, il Cagliari riesce a conquistare per la prima volta la promozione in Serie A, classificandosi secondo, dietro il Varese.[3]
Nel 1964-1965 il Cagliari disputa il suo primo campionato di Serie A, rimontando nel girone di ritorno e arrivando alla fine sesto in classifica con 34 punti.[3] Nel 1965-1966, l'ultima dell'allenatore Silvestri, il Cagliari arriva undicesimo mentre nel campionato seguente i rossoblù, sotto la guida di Manlio Scopigno, finiscono sesti a quota 40 punti. I costi della Serie A diventano sempre più insostenibili per la squadra e così, necessitato a dover far quadrare i bilanci, il presidente Enrico Rocca mette in vendita Riva, tuttavia la contrarietà della tifoseria porta Rocca a trasformare il Cagliari in una S.p.a.[3]
Le imprese Sir di Porto Torres, Cartiera di Arbatax, Tessili Beretta di Villacidro, Petrolchimica Macchiareddu di Assemini e Saras di Moratti si impegnano a versare un contributo annuale per la gestione economica della società.[16] Nel 1967-1968, con Ettore Puricelli la squadra si piazza nona, ma è con il ritorno di Scopigno che il Cagliari nella stagione 1968-1969 lotta per lo Scudetto insieme a Fiorentina e Milan[16] piazzandosi al secondo posto proprio dietro la squadra viola guidata da Bruno Pesaola. In quello stesso anno la squadra sarda arrivò fino in fondo anche in Coppa Italia, sfiorandone la vittoria, piazzandosi seconda nel girone finale alle spalle della Roma vincitrice dell'edizione.
Nella stagione 1969-1970 il Cagliari, sotto la guida di Scopigno, vince il suo primo e tuttora unico titolo nazionale. I sardi balzano al primo posto nella sesta giornata di campionato grazie alla vittoria sui campioni d'Italia a Firenze per 1-0, rimanendo in testa fino alla fine del torneo, benché incalzati dalla Juventus. Il 12 aprile 1970, mentre la Juventus è sconfitta in casa della Lazio, il Cagliari batte il Bari per 2-0 all'Amsicora, acquisendo la certezza matematica del tricolore con due giornate di anticipo. Mentre in Coppa Italia non riuscì l'impresa ai neocampioni d'Italia, che si posizionarono terzi alle spalle del Bologna, vincitrice del torneo, e del Torino, secondo. Nella Coppa delle Fiere, il cammino del Cagliari è meno fortunato, infatti i rossoblù vengono eliminati nei sedicesimi di finale dai tedesco-orientali del Carl Zeiss Jena.
Il campionato 1970-1971 inizia nello stesso modo del precedente. Il Cagliari, grazie alle vittorie all'Olimpico sulla Lazio per 4-2 e a San Siro sull'Inter per 3-1, dopo quattro giornate è già in testa alla classifica, ma l'infortunio riportato da Riva durante Austria-Italia 1-2 del 31 ottobre 1970 condiziona negativamente la stagione dei campioni d'Italia. I rossoblù terminano il torneo al 7º posto e anche l'avventura in Coppa dei Campioni è compromessa dall'assenza di "rombo di tuono": il club sardo viene eliminato agli ottavi di finale dall'Atletico Madrid perdendo 3-0 la gara di ritorno al Vicente Calderón, dopo la vittoria per 2-1 dell'andata, con Riva ancora in campo e a segno, insieme a Gori.[17]
Nel 1971-1972 il Cagliari, trascinato dalle 21 reti di Riva, chiude il campionato al quarto posto, a quattro lunghezze dalla Juventus campione d'Italia; il piazzamento consente l'accesso alla Coppa UEFA 1972-1973[3]. A fine stagione Scopigno non è confermato e al suo posto viene chiamato Edmondo Fabbri, ex commissario tecnico della Nazionale ai mondiali di Inghilterra del 1966, dove Riva era stato portato da "turista". La stagione inizia subito male, i rossoblù vengono subito eliminati al primo turno dall'Olympiakos dalla Coppa UEFA, mentre in campionato la squadra non riesce più a ripetere le prestazioni degli anni precedenti, rimanendo lontana dalla zona scudetto e terminando il campionato all'ottavo posto.
Negli anni successivi, sulla panchina del Cagliari si alternano con esiti non sempre positivi molti allenatori, fra i quali Giuseppe Chiappella, Luigi Radice e Luis Suárez. L'irreversibile decadenza dei sardi culmina con la retrocessione in Serie B nel campionato 1975-1976,[3] nel corso del quale si aggiunge a metà stagione un grave infortunio a Riva, il che si traduce nel suo definitivo ritiro dal calcio giocato.
Nel 1976-1977, sotto la guida di Lauro Toneatto, il Cagliari si piazza al secondo posto dietro il Vicenza di Paolo Rossi a pari merito con Atalanta e Pescara ma perde gli spareggi promozione disputati a Genova (Atalanta-Cagliari 2-1) e Terni (Pescara-Cagliari 0-0). Fu decisivo per le sorti dei quattromori un episodio che accadde durante un Cagliari-Lecce del marzo 1977 allorquando il calciatore salentino Cannito venne colpito al volto da un'arancia lanciata dagli spalti, la conseguente sconfitta a tavolino dei sardi[18] impedì di fatto di raggiungere la promozione diretta in A, infatti la partita poi si concluse con un 1-0 per il Cagliari e quei due punti "sottratti" risultarono decisivi, costringendo la compagine del presidente Mariano Delogu agli spareggi. In quel Cagliari si mise in luce un giovane Pietro Paolo Virdis, appena diciannovenne che mise a segno ben 18 reti. I sardi, guidati in panchina da Mario Tiddia, tornano nel massimo campionato due anni dopo nel 1979, insieme a Udinese e Pescara.
Il Cagliari resta altri quattro anni in A giocando un calcio piacevole con un attacco formato dal trio Virdis, Piras e Selvaggi, sempre con Tiddia in panchina, ottenendo un settimo posto nel 1979-1980 e un sesto posto nel 1980-1981 e due tornei coincidenti con la gestione societaria di Alvaro Amarugi, culminati con la retrocessione del 1983 dove totalizzò 26 punti e si vide superare dall'Ascoli nello scontro diret