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Via de' Pecori

strada del centro storico di Firenze Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Via de' Pecorimap
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Via de' Pecori è una via del centro storico di Firenze, situata tra l'incrocio di piazza San Giovanni e via Roma (canto de' Pecori), e quello con via de' Pescioni, via degli Agli e via Teatina. Vi si innestano la piazza dell'Olio, via de' Brunelleschi, via de' Vecchietti e via de' Boni.

Fatti in breve Nomi precedenti, Localizzazione ...
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Storia

Riepilogo
Prospettiva
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Tratto verso piazza San Giovanni prima dell'abbattimento dell'arco dei Pecori; a destra si vede il Ghetto; a sinistra un edificio inglobato oggi nel palazzo Arcivescovile

La denominazione, deliberata dalla giunta comunale nell'agosto del 1893, conserva il ricordo delle case che qui ebbe in antico la famiglia dei Pecori, alla quale era intitolato anche il canto tra la strada e la piazza di San Giovanni, dove si apriva l'arco dei Pecori[1].

In antico il breve tratto tra la piazza dell'Olio e l'attuale via Brunelleschi era invece detto via della Vacca (per la presenza di un forno con questo nome), mentre la parte successiva aveva avuto nome di via de' Guidalotti e successivamente di via de' Boni (Buoni), sempre in ragione delle famiglie che qui avevano avuto le proprie case. Alcune di queste case vennero demolite nel 1803 per creare un giardino dinanzi al palazzo Orlandini del Beccuto, a uso della famiglia che lo possedeva, non potendo crearlo sul retro del palazzo su cui si trovava la chiesa di Santa Maria Maggiore[2]. Un primo ampliamento della strada si ebbe nel 1830, quando il palazzo già degli Orlandini del Beccuto era abitato da Girolamo Bonaparte e si era reso necessario un accesso più agevole, anche a costo di sacrificare una fetta del giardino esterno[1].

Tale palazzo è attualmente l'unico edificio che possa vantare un'antica storia nella strada, mentre delle complesse stratificazioni di questa zona null'altro resta, a seguito delle demolizioni attuate nel corso dell'intervento di 'risanamento' del ghetto ebraico e del Mercato Vecchio (1881-1897), così come del cantiere volto alla riduzione del palazzo Arcivescovile (1892-1895)[1].

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Descrizione

Riepilogo
Prospettiva

Con l'erezione dei nuovi edifici (che si propongono oltremodo variati andando dal neocinquecentismo del palazzo Ceci e Rossi al modernismo del palazzo Pola e Todescan) la strada ha perso il suo antico carattere senza riuscire ad acquistarne uno nuovo, ed è per lo più percepita come snodo tra le piazze del Duomo e di San Giovanni e il quartiere tardo ottocentesco di piazza della Repubblica, pur offrendo uno degli scorci più fotografati del complesso del Duomo, del battistero e del campanile di Giotto[1].

Preesistenze

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Riccardo Nobili, Birreria Cornelio, 1885

Da piazza San Giovanni si attraversava l'arco dei Pecori, in cui era contenuto un tabernacolo la cui lampada rischiarava il passaggio nelle ore notturne. Qui si trovava un primo incrocio con la via dell'Arcivescovado (canto dei Pecori): guardando a destra si sarebbe visto l'arco dell'Arcivescovado, un cavalcavia che congiungeva i due corpi del palazzo Arcivescovile; a sinistra si sarebbe vista la via della Macciana, dal nome di una famosa osteria che si trovava in quei pressi. Nel tratto successivo si costeggiava a sinistra l'alto muro del Ghetto, e a destra una fila di botteghe addossate al palazzo Arcivescovile, sulle quali svettava il campanile a vela della chiesa di San Salvatore al Vescovo. All'altezza della piazza dell'Olio si trovava la porta del Ghetto Nuovo, relativo a quella porzione dell'isolato ebraico ampliato a fine Seicento sulle case già dei Pecori. Più avanti si trovavano le case già dei Buonaccorsi, che anticamente erano sepratae da un paio di violetti che portavano nella piazza dei Cavallari. Sull'altro lato, all'angolo con via dei Naccaioli (via Brunelleschi), si trovava l'osteria della Vacca, che per un certo periodo diede il nome alla via[3].

Passata la via dei Naccaioli si trovava, come oggi, il grande palazzo Orlandini del Beccuto, costruito su due gruppi di case (dei Carnesecchi (poi dei Guidalotti) e dei Tempi, già divise da un vicolo che sbucava nel vicolo di Santa Maria Maggiore. Davanti al palazzo si trovò, dal 1803 al 1894 circa, il giardino degli Orlandini, costruito demolendo alcune case dei Boni e dei Panciatichi. Qui per un certo periodo vi fu ospitata la nota birreria Cornelio[3].

Dopo l'incrocio con le vie degli Agli e del canto a' Guidalotti (oggi via de' Vecchietti) si costeggiavano le case dei Del Beccuto (da una delle quali proviene la Madonna del Beccuto di Paolo Uccello), dei Filippeschi, dei Dello Steccuto, degli Agli, fino all'osteria di piazza Padella; dalla fine del XVI secolo questo isolato era stato chiuso fino a piazza degli Antinori, per l'ampliamento del convento di San Gaetano[3].

Edifici

Ulteriori informazioni Immagine, N° ...

Tabernacoli

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Il tabernacolo

Un tabernacolo, montato all'estremità destra di palazzo Orlandini del Beccuto, subito dopo la cantonata, proviene dalle case Del Beccuto in piazza Santa Maria Maggiore. La cornice mostra uno stemma Orlandini del Beccuto (posteriore al 1722), e conteneva una Madonna col Bambino tra i santi Antonio Abate e Lorenzo, opera trecentesca ricoverata nel palazzo. Dopo essere stato vuoto molti anni, il tabernacolo venne ridecorato nel 1956 con un'altra Madonna col Bambino, angeli e un donatore, di un autore ignoto dell'epoca, in uno stile di ispirazione senese[6].

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Note

Bibliografia

Altri progetti

Collegamenti esterni

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