Codice Cellere
manoscritto italiano del 1524 di Giovanni da Verrazzano / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
Il Codice Cellere (ufficialmente, Del Viaggio del Verrazzano Nobile Fiorentino al Servizio di Francesco I, Ri de Francia, fatto nel 1524 all'America Settentrionale, anche Morgan MS. MA. 776)[1] è una delle tre copie superstiti di un manoscritto originariamente creato nel 1524. Questo manoscritto, noto come Lettera a Francesco I, era una lettera inviata da Giovanni da Verrazzano (1481–1528) al re Francesco I di Francia che descriveva la navigazione del primo sulla costa orientale degli Stati Uniti. Verrazzano era un italiano che viveva in Francia, e intraprese il suo viaggio al servizio di Francesco I. Il Re, spinto dalla comunità mercantile francese, incaricò Verrazzano di scoprire se vi fosse un passaggio diretto dall'Atlantico al Catai (antico nome della Cina) e al Giappone. Questi erano importanti partner commerciali, in particolare nelle sete e nelle spezie, per la maggior parte delle nazioni europee.
Il Codice è considerato dagli studiosi la più importante delle tre copie, anche se si discute su quanto peso debba essere dato ad alcuni dettagli che fornisce. In dodici pagine, il Codice descrive come Verrazzano salpò verso ovest da Madera nel dicembre 1523, e in poco più di un mese giunse nella odierna Carolina del Nord. Da lì si diresse a sud, verso la Florida. Questa rotta non era priva di pericoli, poiché la Florida rappresentava il punto settentrionale dell'Impero spagnolo e le navi da guerra spagnole pattugliavano il mare.[2][3] Verrazzano virò quindi di nuovo verso nord e, costeggiando, passò Virginia, New Jersey e infine New York, dove si ancorò in quello che oggi è il porto di New York. Proseguì quindi a nord intorno al New England, verso Terranova, dove, con le provviste in esaurimento, si diresse verso est. Verrazzano e l'equipaggio tornarono a Dieppe nel luglio 1524. Il Codice descrive il viaggio di Verrazzano in modo molto più dettagliato rispetto alle altre versioni della sua lettera, forse perché originariamente trascritto dal fratello di Verrazzano e poi ulteriormente annotato dallo stesso Giovanni. Fu inviato tramite una serie di lettere ai colleghi di Verrazzano in Francia e poi in Italia, dove rimase poi sconosciuto in una biblioteca viterbese fino ai primi del Novecento. Fino alla sua scoperta c'erano stati dei dubbi sul fatto che Verrazzano avesse mai fatto quel viaggio.