gruppo mafioso Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La Commissione provinciale (spesso detta semplicemente Commissione e ribattezzata dagli organi di stampa anche come Cupola[N 1]) è un organo direttivo che riunisce i leader dell'organizzazione mafiosa denominata Cosa nostra nella provincia di Palermo. Ne fanno parte tutti i capimandamento della provincia. È caratterizzata dalla nomina di un capo Commissione eletto dai capimandamento stessi per elezione diretta, anche se più che di un capo si tratta di un segretario, un coordinatore.[1]
Salvatore "Cicchiteddu" Greco (capo della cosca di Ciaculli[5]) venne incaricato di dirigere la nuova Commissione[6] ed, insieme agli altri mafiosi, definì le nuove regole fondamentali: il "capomandamento", scelto da due o tre cosche contigue, doveva essere un personaggio di secondo rango all'interno della cosca di appartenenza e non un capo-famiglia[4], il quale le avrebbe rappresentate nella Commissione, che da quel momento avrebbe pure avuto il compito di deliberare sull'uccisione di "uomini d'onore" e di persone esterne, togliendo ai capi delle singole cosche il potere di vita e di morte sugli altri mafiosi[7]. Infatti negli anni successivi il collaboratore di giustizia Antonino Calderone dichiarerà che «[...] originariamente a Palermo, come in tutte le altre province siciliane, vi erano le cariche di "rappresentante
provinciale", "vice-rappresentante" e "consigliere provinciale". Le cose mutarono con Salvatore Greco "Cicchiteddu" poiché venne creato un organismo collegiale, denominato Commissione, e composto dai capi-mandamento»[8]. Quindi la prima Commissione venne così composta:
Tuttavia il divieto di congiungere in una sola persona il ruolo di capo della cosca di appartenenza e quello di capomandamento non venne rispettato da tutti (Calcedonio Di Pisa, Michele Cavataio, Antonino Matranga, Mariano Troia, Salvatore Manno) e ciò provocò il risentimento dei fratelli Angelo e Salvatore La Barbera (capimafia di Palermo Centro), i quali stavano acquisendo molta autorità in seno alla Commissione per via della loro spregiudicatezza: tali rivalità sfoceranno nella cosiddetta "prima guerra di mafia", che culminerà nella strage di Ciaculli del 30 giugno 1963, in cui morirono sette uomini delle forze dell'ordine[9][10].
Il "triumvirato" e la seconda Commissione
Nel 1963, in seguito alla strage di Ciaculli e alla conseguente repressione operata dalle autorità nei confronti dei mafiosi, la Commissione venne sciolta. Nel 1969, dopo la fine dei grandi processi contro i protagonisti dei conflitti mafiosi, si cercò di ricostruire la Commissione ma il bossMichele Cavataio cercò di intromettersi, venendo assassinato perché lo si riteneva il principale responsabile della prima guerra di mafia e della strage di Ciaculli[11]. Dopo l'uccisione di Cavataio, si tennero una serie d'incontri tra i principali mafiosi siciliani a Zurigo, Milano e Catania per discutere sulla ricostruzione della Commissione e venne costituito un "triumvirato" provvisorio che doveva dirimere le dispute tra le varie cosche della provincia di Palermo; il "triumvirato" era composto dai bossStefano Bontate, Gaetano Badalamenti e Luciano Leggio, benché si facesse spesso rappresentare dal suo vice Salvatore Riina[4][12][13].
Nel 1974 una nuova Commissione divenne operativa e Gaetano Badalamenti venne incaricato di dirigerla, abbandonando il vecchio divieto che impediva ai capi delle cosche di diventare anche capimandamento[4]. La seconda Commissione venne così composta:
Rosario Di Maggio (capomandamento di Passo di Rigano), morto d'infarto nel 1980 per aver scambiato gli agenti che erano andati ad arrestarlo per killer travestiti.
Michele Greco (capomandamento di Ciaculli)[9], morto in carcere il 13 febbraio 2008, a Roma, dove stava scontando la pena dell'ergastolo.
Nel 1978 Badalamenti venne messo in minoranza nella Commissione da Salvatore Riina ed espulso[2]. Per queste ragioni, l'incarico di dirigerla passò a Michele Greco, il quale consolidò i suoi legami con lo schieramento dei Corleonesi capeggiati da Riina[15]. Dopo la sostituzione di Badalamenti, i Corleonesi e Stefano Bontate fecero nominare nuovi capimandamento tra i loro associati attraverso Greco e quindi la Commissione venne così composta:
Michele Greco (capomandamento di Ciaculli)[9], morto in carcere il 13 febbraio 2008, a Roma, dove stava scontando la pena dell'ergastolo. Capo della commissione.
Antonino Geraci (capomandamento di Partinico), da non confondere con il cugino Nenè il vecchio, fu processato nel 1986 e in seguito scarcerato e ucciso il 23 novembre 1997, a Palermo, dall'allora sospettato Vito Vitale, che né prenderà il posto.
Leonardo Greco e Giovanni Scaduto (capimandamento di Bagheria), il primo era cugino di Michele Greco e di fatto era lui a comandare, anche se spesso veniva rappresentato da Scaduto, che era quasi sempre lui ad andare alle riunioni di mafia.
Raffaele Ganci (capomandamento della Noce), arrestato il 10 giugno 1993, è morto in carcere il 3 giugno 2022, a Milano, dove stava scontando la pena dell'ergastolo.
Procopio Di Maggio (capomandamento di Cinisi), arrestato nel 1986 e in seguito scarcerato, è morto alla veneranda età di 100 anni, spegnendosi nel 2016.
Antonino Madonia (capomandamento di Resuttana), arrestato nel dicembre 1989 e condannato all'ergastolo. Il suo posto dopo l'arresto sarà a sua volta preso dal fratello Salvatore.
Giuseppe Montalto (capomandamento di Villabate), arrestato il 4 febbraio 1993.
Nel 1993, dopo l'arresto di Riina, inizialmente doveva prendergli il posto Benedetto Santapaola, ma perché catanese dovette abdicare in favore di Leoluca Bagarella, che divenne il nuovo capo della Commissione, ma venne arrestato nel 1995[17]. In seguito la leadership passò a Bernardo Provenzano, che verrà arrestato nel 2006.
Leoluca Bagarella (capomandamento di Corleone), capo della commissione, verrà arrestato il 24 giugno 1995, dopo 3 anni di latitanza.
Mariano Tullio Troia (capomandamento di San Lorenzo), verrà arrestato il 15 settembre 1998 a Palermo.
Pietro Aglieri e Carlo Greco (capimandamento di Santa Maria di Gesù), Aglieri viene arrestato il 6 giugno 1997, mentre Greco il 25 luglio 1996.
Salvatore Madonia (capomandamento di Resuttana), arrestato il 14 dicembre 1991, si pensa che sia riuscito a impartire ordini anche dopo il suo arresto.
Giovanni Motisi (capomandamento di Pagliarelli), tuttora latitante è ricercato dalle forze dell'ordine dal 1998. A sostituirlo più o meno nel 2002 sarà Antonino Rotolo, perché Motisi decise di abdicare e dedicarsi esclusivamente alla sua latitanza.
Salvatore Genovese (capomandamento di San Giuseppe Jato), arrestato il 21 ottobre 2000. Prenderà il suo posto Giuseppe Balsano (che diventerà capo del mandamento di Monreale, nato dalla fusione dei mandamenti di San Giuseppe Jato e Partinico).
Giuseppe Balsano (capomandamento di Monreale), arrestato il 2 maggio 2002.
Giovanni Bonomo (capomandamento di Partinico), arrestato il 14 novembre 2003.
Nel dicembre 2008 però un'inchiesta dei Carabinieri, denominata «Operazione Perseo», riuscì ad intercettare le conversazioni di numerosi boss e portò all'arresto di 99 mafiosi, tra capimandamento, capi delle Famiglie e gregari, facendo fallire il tentativo di ricostruzione della Commissione, che doveva essere presieduta da Benedetto Capizzi, capomandamento di Villagrazia, e doveva essere così composta:
Rosario Lo Bue (capomandamento di Corleone), arrestato il 16 dicembre 2008, riarrestato il 20 novembre 2015, è stato condannato a 15 anni di carcere.[19]
Il 4 dicembre 2018 viene arrestato Settimo Mineo, ritenuto oltre che capo del mandamento di Pagliarelli, il nuovo capo di Cosa nostra, dopo la morte di Riina. Nell'operazione dei Carabinieri, denominata "Cupola 2.0", sono finiti in manette 46 persone, tra cui tre componenti della Cupola[21][22]. Mineo è stato eletto capo durante una riunione, il 29 maggio 2018, in una località ancora sconosciuta[23]. Attualmente la commissione dovrebbe essere così composta:
Settimo Mineo (capomandamento di Pagliarelli), capo della commissione, arrestato il 4 dicembre 2018. Viene sostituito, come capo del mandamento di Pagliarelli, da Giuseppe Calvaruso, arrestato il 5 aprile 2021.[24]
Gregorio Di Giovanni (capomandamento di Porta Nuova), arrestato il 4 dicembre 2018.
Filippo Salvatore Bisconti (capomandamento di Misilmeri-Belmonte), arrestato il 4 dicembre 2018.
Francesco Colletti (capomandamento di Villabate), arrestato il 4 dicembre 2018.
Inizialmente doveva essere Benedetto Santapaola il successore di Riina, ma poiché catanese non poteva prendere il posto di Riina a Palermo, inoltre fu arrestato poco dopo Riina, il 18 maggio 1993.