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grossa torre fortificata che fungeva anche da residenza in epoca medievale Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il dongione è una torre fortificata che, oltre a fungere da struttura difensiva, era anche adibita a residenza per la nobiltà e per le guarnigioni durante il Medioevo, talvolta dotata sia di cinta muraria che di fossato proprio, cui si accede da apposito ingresso non comunicante direttamente con l'esterno.[1][2][3][4] Può anche indicare la torre principale del castello, che può essere indipendente rispetto al resto e che deve garantire autosufficienza in quanto fornisce l'ultima difesa in caso di conquista del castello da parte dei nemici.[4]
I primi torrioni erano in legno e costituivano una parte fondamentale dei castelli definiti "motta castrale" emersi in Normandia e Angiò durante il X secolo; il dongione si diffuse in Inghilterra, Italia e Sicilia con la conquista normanna.
Gli studiosi hanno discusso sul significato della parola "dongione", ed è solitamente considerata come una grande torre in castelli che erano residenze fortificate, utilizzate come rifugio di ultima istanza nel caso in cui il resto del castello dovesse cadere in mano a un avversario; quando si trattava di una motta castrale, esso occupava la parte più alta della fortificazione.
Il termine è un adattamento dal francese donjon (AFI: [dɔ̃ˈʒɔ̃]); tale termine, in Inghilterra, fu tradotto anche con dungeon, almeno nella sua versione iniziale di fortilizio piuttosto che quella, sopraggiunta, di luogo di prigionia[6]. In lingua italiana questo stesso tipo di possente fortificazione di ultima difesa è detta "maschio" o anche "mastio".
Sul fatto che il termine francese fosse a sua volta proveniente dal latino tardo dominionus, ci sono state varie dispute tra linguisti: qualcuno propendeva per un'origine germanica, altri latina. I linguisti sono oggi piuttosto concordi nell'individuare l'origine nel termine medio-latino dominionis, derivato da dominus.[7] In Francia, comunque, doveva esistere già prima che in Italia, poiché il suo uso (nella forma di dojon o donjon) è attestato già dai primi decenni dell'XI secolo, mentre in Italia inizia a essere attestato dal XII secolo.[8] Nel 1179 a Castelvecchio di Garfagnana si parla in modo inequivocabile "de summitate Castriveteris quae dongionem appellatur" (la sommità di Castelvecchio che è chiamata dongione). La torre principale, invece, era designata come turris, o turris magna, o turris maior.
Nel Centro Italia (soprattutto in area pisana) strutture simili sono chiamate cassero.[9]
Verso la fine del X secolo, i Normanni sbarcarono in Italia meridionale e Sicilia conquistando progressivamente il territorio. I Normanni crearono nuovi insediamenti (soprattutto nella Sicilia sottratta agli Arabi) o li potenziarono ulteriormente (in Italia meridionale si sostituirono all’area territoriale di cultura occidentale latina dei Longobardi) per proteggerne la popolazione e per controllare il territorio con la creazione di signorie. Così vennero creati nuovi sistemi difensivi e residenziali costituiti da spazi chiusi e fortificati sulle cime di colli o in luoghi naturalmente protetti al fine di controllare, sfruttare e difendere i nuovi possedimenti.
Questo portò a modifiche culturali con l’acculturazione al mondo normanno e nella struttura sociale segnando il passaggio da un insediamento aperto e diffuso a centri abitati concentrati e fortificati. La funzione di un castello era quella di creare un nuovo insediamento con a capo una signoria che sorvegliava e al contempo rappresentava un baluardo di difesa e un centro di controllo del territorio. In epoca normanna quindi vennero realizzate varie tipologie di opere difensive come le motte castrali, recinti fortificati, borghi castrali o cinte murarie cittadine; alle prime recinzioni e strutture in legno, seguirono altre tipologie di fortificazioni più sicure e stabili realizzate in pietra come i masti e i dongioni che garantivano maggiore resistenza e sicurezza.[10]
Il fatto che il dongione fosse senza dubbio la residenza del dominus è attestato da alcune date topiche presenti nei documenti; ad esempio Obizzo d'Este, come giudice imperiale, emette sentenze "in dolone"; il vescovo di Novara data un documento "in domignono Sancti Iulii" (nel dongione di San Giulio).[11]
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