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presbitero, partigiano e storico italiano (1915-2006) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Lorenzo Bedeschi (Villa Prati di Bagnacavallo, 18 agosto 1915 – Bologna, 17 novembre 2006) è stato un presbitero, partigiano e storico italiano.
Don Lorenzo Bedeschi è considerato il massimo studioso del modernismo cattolico. Per anni fu professore di storia contemporanea e di storia dei partiti e dei movimenti politici all'Università di Urbino.
Don Lorenzo Bedeschi nacque a Villa Prati, frazione di Bagnacavallo (RA) nel 1915 da una famiglia contadina di
tradizioni repubblicane. Intraprese giovanissimo gli studi religiosi, sviluppando sentimenti antifascisti che si manifestarono già nella sua prima predica pubblica, nell'estate del 1935 a Rossetta (altra frazione di Bagnacavallo), che gli procurò una denuncia da parte del federale di Ravenna.
Grazie all'intervento dell'arcivescovo di Ferrara Ruggero Bovelli (murriano) completò gli studi a Roma presso l'Università Gregoriana, dove si laureò l'11 giugno 1940, giorno di entrata in guerra dell'Italia.
Inviato nei Balcani come cappellano militare, assegnato all'83º Reggimento fanteria Divisione "Venezia", fu tratto in arresto per alcuni discorsi fatti ai soldati prima della Messa al campo. Sempre come cappellano militare, partecipò anche alla campagna di Grecia e di Jugoslavia, fino all'8 settembre 1943, quando partì dal Montenegro per tornare in Romagna, dove si unì al movimento antifascista locale, partecipando alla Resistenza nel Corpo Italiano di Liberazione. Nei mesi di gennaio e febbraio 1944 il Comando Alleato gli affidò la propaganda a «Radio Napoli«, in seguito partecipò attivamente alla guerra, rimase ferito e tornò quindi alla propaganda su «Radio VIII Armata» e «Radio Trieste». Alla fine della guerra venne insignito della medaglia d'argento al valore militare.
Fu tra le voci più attive e autorevoli del giornalismo cattolico italiano, scrisse per quotidiani come "L'avvenire d'Italia" di Bologna; collaborò anche al "Resto del Carlino". Seguì l'attività culturale, rerligiosa e politica di don Primo Mazzolari e fu redattore del suo periodico "Adesso".
Nel 1963 fu tra i fondatori della sede ravennate dell'Istituto Storico per la Resistenza.
Docente di storia contemporanea presso l'Università di Urbino, nel 1964 fondò e diresse il Centro per la storia del modernismo a Urbino, nel quale - in originale o in copia - confluirono le importanti collezioni documentarie, come carteggi e altre fonti da lui raccolte in archivi pubblici, ecclesiastici e privati e del cui comitato scientifico fecero parte alcuni dei più qualificati studiosi italiani.
Come riconoscenza per il lavoro di riscoperta del modernismo e della riforma religiosa portato avanti da don Bedeschi, Louise Juston-Sabatier donò al Centro studi l'importante archivio del padre, il pastore protestante francese Paul Sabatier; del trasporto da casa Sabatier, nota come La Maisonette, presso Saint Michel de Chanbrillanouix (Francia) a Urbino si occupò personalmente don Bedeschi nell'aprile 1979. Nel 1989 insieme a Carlo Bo promosse, sempre ad Urbino, l'istituzione della Fondazione Romolo Murri, nella quale confluì l'archivio del sacerdote marchigiano affidatogli dal figlio Stelvio[1].
Fondò e diresse "Fonti e documenti", rivista di prestigio internazionale che pubblicò l'edizione critica dei carteggi fra i principali esponenti del movimento modernista cristiano. A fatti e figure di tale movimento furono dedicati decine di volumi, suoi, dei suoi allievi e dei collaboratori. Per molti anni, in estate, ad Urbino confluirono centinaia di insegnanti delle scuole secondarie e giovani ricercatori per seguire i corsi di aggiornamento sulla storia e la cultura contemporanee da lui promossi e diretti.
Contemporaneamente alla sua attività accademica e storiografica, don Lorenzo Bedeschi ha sempre svolto l'attività sacerdotale. È stato autore di oltre 80 libri.
Nel 1968 fu tra i protagonisti dell'iniziativa che, in risposta all'appello di Ferruccio Parri, portò - per la prima volta - alla presenza di personalità di rilievo della cultura italiana (tra le quali alcuni cattolici) tra le candidature unitarie PCI-PSIUP al Senato della Repubblica.
La città di Urbino, per la molteplicità delle iniziative da lui svolte all'Università e per l'apporto dato allo sviluppo della città e del territorio nonché dell'immagine internazionale del centro marchigiano, gli conferì la cittadinanza onoraria. È stato insignito della cittadinanza onoraria anche di Polverigi (AN) e Legnano (MI)[2].
Ha lasciato la sua biblioteca all'Università urbinate per arricchire quella della Fondazione Romolo Murri. Identica destinazione ha avuto il suo ricco archivio personale, il cui inventario è consultabile in rete.
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