Megali Idea
concetto nazionalistico greco volto alla riunificazione di tutti i territori rivendicati come greci, con Costantinopoli capitale / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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La Megali Idea (in greco Μεγάλη Ἰδέα, in italiano Grande Idea) fu un concetto del nazionalismo greco che esprimeva la volontà di annettere al nascente Stato ellenico tutti i territori abitati, o presunti tali, da popolazione di etnia greca sotto un unico grande Stato unitario, con Costantinopoli capitale al posto di Atene. Il più delle volte però erano considerati "greci" semplicemente chi professava la fede cristiano-ortodossa[1].
L'Idea si riferiva al tentativo di allargare la sovranità del moderno Stato greco nella regione annettendo alcuni dei territori dell'Impero bizantino, l'Anatolia dell'ovest, Cipro e di liberare Costantinopoli, sede del Patriarcato ecumenico, per farne il centro del cristianesimo ortodosso.[2] Il concetto della Megali Idea riconciliava la tradizione ellenistica a quella religioso-ortodossa.[3] Il progetto della Megali Idea comprendeva in modo imperante la "grecizzazione", l'eliminazione o la sostituzione dei popoli annessi alla Grecia[4].
A partire dall'indipendenza ottenuta nel 1829, la Megali Idea giocò un ruolo di primo piano nella politica estera greca, in primo luogo ad opera del primo ministro costituzionale di origine arumena, Ioannis Kolettis. Il progetto, rimasto un obiettivo politico primario per quasi tutti i governi greci fino al 1922, arrivò quasi a compimento con il trattato di Sèvres, ma fu abbandonato al termine della guerra greco-turca del 1919-1922, con la disfatta militare dei greci.[2] Pur se ideale estremo, essendo alla base della formazione dell'identità greca, è ancora oggi ampiamente diffusa presso i più nazionalisti[5].