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Agropyron

genere di pianta della famiglia Poaceae Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Agropyron
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Agropyron Gaertn., 1770 è un genere di piante angiosperme monocotiledoni appartenente alla famiglia delle Poacee (o Gramineae, nom. cons.).[1][2][3]

Fatti in breve Come leggere il tassobox, Classificazione APG IV ...
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Etimologia

In nome generico (Agropyron) deriva da due parole greche: "agros" (= campo) e "pyros" (= grano), ossia "grano dei campi"[4]; è una pianta simile al grano ma non coltivata come un cereale.[5]

Il binomio scientifico di questo genere è definito dal botanico tedesco Joseph Gaertner (Calw, 12 marzo 1732 – Tubinga, 14 luglio 1791) nella pubblicazione "Novi Commentarii Academiae Scientiarum Imperalis Petropolitanae. St. Petersburg" (Novi Comment. Acad. Sci. Imp. Petrop. 14(1): 539 - 1770)[6] del 1770.[3]

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Descrizione

Riepilogo
Prospettiva
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Il portamento
Agropyron dasyanthum
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Infiorescenza
Agropyron cristatum
Thumb
I fiori
Agropyron cristatum
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I semi
Agropyron desertorum
Thumb
Spighetta generica con tre fiori diversi

Queste piante arrivano ad una altezza massima di 10 dm. La forma biologica in genere è emicriptofita cespitosa (H caesp), sono piante erbacee, bienni o perenni, con gemme svernanti al livello del suolo e protette dalla lettiera o dalla neve e presentano ciuffi fitti di foglie che si dipartono dal suolo. Sono presenti anche specie rizomatose striscianti.[2][4][7][8][9][10][11]

Radici

Le radici sono del tipo fascicolato.

Fusto

La parte aerea della pianta è densamente cespugliosa con fusti ascendenti o decombenti o genicolati alla base. La superficie può essere puberulenta (raramente è completamente glabra).

Foglie

Le foglie lungo il culmo sono disposte in modo alterno, sono distiche e si originano dai vari nodi. Sono composte da una guaina, una ligula e una lamina. Le venature sono parallelinervie. Non sono presenti i pseudopiccioli e, nell'epidermide delle foglia, le papille.

  • Guaina: la guaina è abbracciante il fusto (in alcune specie è abbracciante per tutta la lunghezza); sono presenti dei padiglioni auricolari falcati. In genere la guaina è glabra.
  • Ligula: la ligula membranosa, a volte è cigliata.
  • Lamina: la lamina ha delle forme generalmente lineari, piatte e superficie più o meno glabra nella parte abassiale, quella adassiale è moderatamente pubescente. All'antesi le foglie si presentano convolute. La consistenza può essere rigida.

Infiorescenza

Infiorescenza principale (sinfiorescenza o semplicemente spiga): le infiorescenze di tipo racemoso terminale hanno la forma di una pannocchia da oblunga-ovoidale a ovoide-lanceolata, densa ed appiattita. Le spighe sono formate da 3 o più spighette fertili e sessili, disposte in modo distico una per nodo. La fillotassi dell'inflorescenza inizialmente è a due livelli (o a due ranghi[12]), anche se le successive ramificazioni la fa apparire a spirale.

Spighetta

Infiorescenza secondaria (o spighetta): le spighette, compresse lateralmente, sottese da due brattee distiche e strettamente sovrapposte chiamate glume (inferiore e superiore), sono formate da 3 a 16 fiori. Possono essere presenti dei fiori sterili; in questo caso sono in posizione distale rispetto a quelli fertili. Alla base di ogni fiore sono presenti due brattee: la palea e il lemma. La disarticolazione avviene con la rottura della rachilla tra i fiori o sopra le glume persistenti (l'asse dell'infiorescenza non si disarticola). Inoltre la rachide ha brevissimi internodi (1 mm o meno nella specie A. cristatum) per cui le spighette sono più o meno orizzontali. In genere le spighette sono lunghe più di 3 volte la lunghezza degli internodi.

  • Glume: le glume, con forme lanceolate o ovato-lanceolate e apici acuti sono pubescenti; possono avere una carena asimmetrica; hanno da 1 a 5 venature.
  • Palea: la palea è un profillo con alcune venature e margini cigliati; di solito è meno lunga del lemma; l'apice è bidentato.
  • Lemma: il lemma è pubescente; può avere una carena asimmetrica e apici acuti con resta di alcuni millimetri; le venature sono da 5 a 7.

Fiore

I fiori fertili sono attinomorfi formati da 3 verticilli: perianzio ridotto, androceo e gineceo.

*, P 2, A (1-)3(-6), G (2–3) supero, cariosside.

Frutti

I frutti sono del tipo cariosside, ossia sono dei piccoli chicchi indeiscenti, con forme da ovate a oblunghe, nei quali il pericarpo è formato da una sottile parete che circonda il singolo seme. In particolare il pericarpo è fuso al seme ed è aderente. L'endocarpo non è indurito e l'ilo è lungo e lineare. L'embrione è lungo 1/3 della lunghezza del frutto ed è provvisto di epiblasto; ha inoltre un solo cotiledone altamente modificato (scutello senza fessura) in posizione laterale. I margini embrionali della foglia non si sovrappongono.

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Biologia

Come gran parte delle Poaceae, le specie di questo genere si riproducono per impollinazione anemogama. Gli stigmi più o meno piumosi sono una caratteristica importante per catturare meglio il polline aereo.

La dispersione dei semi avviene inizialmente a opera del vento (dispersione anemocora) e una volta giunti a terra grazie all'azione di insetti come le formiche (mirmecoria). In particolare i frutti di queste erbe possono sopravvivere al passaggio attraverso le budella dei mammiferi e possono essere trovati a germogliare nello sterco.[13]

Distribuzione e habitat

La distribuzione delle specie del genere Agropyron è relativa all'Eurasia.[2] In genere queste piante prediligono i luoghi erbosi sterili.

Specie della zona alpina

Delle 2 specie presenti nella flora spontanea italiana, una sola vive sull'arco alpino. I dati seguenti mettono in evidenza alcuni caratteri relativi all'habitat, al substrato e alla distribuzione della specie alpina Agropyron cristatum[14].

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Tassonomia

Riepilogo
Prospettiva

La famiglia delle Poacee comprende circa 800 generi e oltre 9.000 specie[9][15]. È una delle famiglie più numerose e più importanti del gruppo delle monocotiledoni. La famiglia è suddivisa in 12 sottofamiglie, il genere Agropyron fa parte della sottofamiglia Pooideae, tribù Hordeeae.[2][7]

Specie

Il genere Agropyron comprende le seguenti specie[1] (per alcune specie è indicata la distribuzione europeo-mediterranea[16]).

Specie della flora spontanea italiana

Nella Penisola Italiana sono presenti, più o meno, allo stato spontaneo due specie:[17]

  • Agropyron desertorum (Link) Schult. - Distribuzione: Trentino Alto-Adige (è una specie "esotica naturalizzata").
  • Agropyron cristatum (L.) Gaertn - Distribuzione: soprattutto Italia settentrionale.

Filogenesi

Il genere Agropyron fa parte della tribù Hordeeae (supertribù Triticodae T.D. Macfarl. & L. Watson, 1982). La supertribù Triticodae comprende tre tribù: Littledaleeae, Bromeae e Hordeeae. All'interno della supertribù, la tribù Hordeeae forma un "gruppo fratello" con la tribù Bromeae.[18]

L'asimmetria della carena delle glume e dei lemmi è una sinapomorfia per il genere di questa specie, che include piante con il genoma designato "P".[2]

Tradizionalmente il genere Agropyron comprendeva altre specie ora descritte all'interno di altri generi (Pseudoroegneria, Thinopyrum, Elymus, Eremopyrum e Pascopyrum) rendendo tale gruppo polifiletico. Il genere Agropyron attualmente include solo specie perenni con le carene delle glume e dei lemmi asimmetriche.[2]

Il numero cromosomico per questo genere è: 2n = 14, 28 e 42.[2]

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Note

Bibliografia

Altri progetti

Collegamenti esterni

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