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Ifṭār
pasto Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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L'ifṭār (in arabo إفطار?) è il pasto serale consumato dai musulmani che interrompe il loro digiuno quotidiano durante il mese islamico del Ramadan. L'ifṭār è celebrato dopo aver recitato la salat al-Maghrib (preghiera canonica del Tramonto). La tradizione vuole che vengano mangiati dei datteri, in ricordo della maniera in cui il profeta Maometto spezzò il digiuno.[1]
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Bangladesh

In Bangladesh, per celebrare l'ifṭār viene preparata una grande varietà di cibi. Alcuni tipici della cucina bengalese, come piyaji, beguni, jalebi, lenticchie gialle (spesso lessate in acqua e speziate con cipolla, aglio e peperoncino), halim, samosa, mughlai paratha (un tipo di paratha con carne macinata e spezie, pitha, dolci locali e differenti tipi di frutta come l'anguria). Le bevande più usuali sono la sharbat al limone e la Rooh Afza.
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India
In India, i preparativi per l'ifṭār hanno inizio ore prima, sia nelle case sia nei mercati lungo la strada.
In alcuni Stati del sud, come Tamil Nadu o Kerala, i musulmani sono soliti rompere il digiuno con il nonbu kanji (fatto con riso, cocco, dhal e, a volte, carne di montone),[2] spesso servito assieme a bonda, pakora e vadai. I vegetariani sono soliti mangiare una portata nota come surkumba, derivata dal latte.
Negli Stati del nord, come Delhi, Uttar Pradesh, Madhya Pradesh e West Bengal, come da tradizione, il pasto si apre con datteri, seguiti da frutta fresca, succhi di frutta e cibi fritti come samosa e pakora.
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Iran
In Iran, la gamma di cibi a disposizione per l'ifṭār è ristretta. Gli elementi più comuni del pasto sono: čai (tè, solitamente tè Darjeeling), nun (pane, solitamente lavash o barbari), panir (formaggio), verdura fresca, dolci (come li bamiyeh[3] o l'halva) e datteri.
Note
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