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Padre

genitore maschio Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Padre
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Il padre è il genitore maschio di uno o più figli. La condizione di essere padre è detta paternità[1].

Disambiguazione – "Papà" e "Paternità" rimandano qui. Se stai cercando altri significati, vedi Padre (disambigua), Papà (disambigua) o Paternità (disambigua).
Disambiguazione – "Padri" rimanda qui. Se stai cercando la miniserie televisiva, vedi Padri (miniserie televisiva).
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Padre e figlia

In forma vocativa, oppure colloquiale e affettuosa, in italiano si usa "papà" o "babbo"; la prima forma ormai diffusa in tutte le regioni, la seconda tradizionale di alcune regioni centrali (Umbria, Marche, Lazio settentrionale), settentrionali (Romagna), insulari (Sardegna) e particolarmente resistente in Toscana.[2][3][4]

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Attribuzione

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Generalmente è la parentela biologica a stabilire la paternità. In realtà le prove certe di paternità sono sempre state intrinsecamente problematiche, e quindi spesso sono state regole sociali a indicare chi debba essere considerato il padre (attribuendo questa responsabilità, ad esempio, al marito della madre; se il figlio proviene da una precedente relazione della madre, il marito si definisce patrigno[5]).

Questo metodo di determinazione sociale della paternità è stato adottato fin dall'antichità[6][7]. L'approccio sociale è stato in seguito superato dai recenti strumenti di ricerca scientifica, in particolare il test di paternità che rende per la prima volta certa l'identità del padre precedentemente stabilita per convenzione giuridica: matrimonio, riconoscimento, prova di paternità. Di conseguenza oggi essenzialmente si intende per padre biologico[8] un uomo che dà il suo contributo genetico nel generare un bambino (attraverso un rapporto sessuale o una fecondazione in vitro).

Un'eccezione del riconoscimento biologico della paternità sta nell'adozione, dove il genitore adottivo maschio è considerato il padre a tutti gli effetti (padre adottivo[9]). In alcuni stati del mondo è consentito a due genitori dello stesso sesso adottare bambini. Nel caso di due uomini che adottano uno o più figli, si usa spesso la definizione "due papà"[10][11][12].

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Storia della paternità

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Il faraone Seti I insieme a suo figlio, il futuro Ramses II

Molti animali maschi non partecipano all'allevamento dei loro piccoli. Lo sviluppo degli uomini umani come creature coinvolte nell'educazione della loro prole ebbe luogo durante l'età della pietra.

Infatti, fra gli archeologi e gli antropologi c'è consenso sull'ipotesi che la nozione di paternità sia nata molti anni dopo l'inizio dell'Olocene, cioè durante l'Evo Neolitico, in seguito agli avanzamenti tecnologici dell'agricoltura e dell'addomesticazione di animali. Occorre ricordare che per millenni, gli esseri umani sono vissuti di raccolta e caccia, e solo durante l'Evo Neolitico hanno iniziato a seminare e coltivare piante[6][7].

Gli studiosi hanno ipotizzato che, quando gli umani hanno capito che potevano intervenire nella produzione di piante con la semina, si sono resi conto che esisteva un collegamento causale anche fra il rapporto sessuale e la gravidanza della donna, cioè che l'uomo aveva un ruolo nella procreazione[13][14].

È con questo passaggio, tecnologico e culturale, che nasce la nozione di paternità.

Infatti, benché sia difficile da concepire oggi, la figura del padre non è esistita sempre né dappertutto. Per esempio nelle società avunculate, la figura maschile che educa il bambino è lo zio materno, cioè il fratello della madre. Questo è il caso dei Naxi in Cina: fino agli anni 1990 in questa comunità cinese i bambini venivano allevati dallo zio materno, senza conoscere il loro padre biologico, a cui non veniva attribuita importanza.[15] Ciò deriva da una delle loro credenze, secondo cui sarebbe la dea Abaogdu a mettere i semi nel grembo delle donne[16] mentre l'uomo non avrebbe alcun ruolo nella procreazione, tranne essere come la "pioggia sull'erba", cioè aiutare a far crescere un seme già presente[15][17] [18].

Nella storia europea medievale e in gran parte della storia moderna, la cura dei bambini era prevalentemente di competenza delle madri, mentre in molte società i padri si occupano della famiglia nel suo insieme. Dagli anni '50, le scienziate sociali e le femministe hanno sempre più sfidato i ruoli di genere nei paesi occidentali, compreso quello del capofamiglia maschio. Le politiche prendono sempre più di mira la paternità come strumento per cambiare le relazioni di genere[19]. La ricerca di varie società suggerisce che dalla metà del XX secolo i padri sono diventati sempre più coinvolti nella cura dei propri figli[20][21][22][23].

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Forme derivate

Per estensione, i sacerdoti di molte confessioni sono a volte detti "padre", quali "padri spirituali" della comunità che assistono. L'appellativo Dio Padre è dato in alcune religioni al Dio supremo. Vengono chiamati "padre" anche i principali ideatori, promotori o attuatori di progetti, opere, scoperte scientifiche e riforme sociali o politiche. Pater Patriae (Padre della Patria) era un titolo onorifico conferito nell'antica Roma.

Ricorrenze

La festa del papà viene festeggiata nei paesi cattolici il 19 marzo[24][25], giorno dedicato nel calendario liturgico a San Giuseppe, padre putativo di Gesù.

Paternità non umana

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Appasus japonicus è una specie di insetto acquatico gigante della famiglia Belostomatidae. Si trova in Giappone e Corea[26], ed è stato molto studiato perché fornisce un esempio, raro tra gli insetti, di cura paterna dei piccoli[27].

Per alcuni animali sono i padri a prendersi cura dei piccoli.

Molte specie, al contrario, mostrano poco o nessun ruolo paterno nella cura della prole. Il maschio lascia la femmina subito dopo l'accoppiamento e molto prima che nasca la prole. Sono le femmine che devono svolgere tutto il lavoro di cura dei piccoli[28][29], oppure né il padre né la madre forniscono alcuna cura.

Uccelli

La maggior parte degli uccelli acquatici maschi è molto protettiva nell'allevamento della prole, condividendo i compiti di ricognizione con la femmina. Esempi sono le oche, i cigni, i gabbiani, le strolaghe e alcune specie di anatre. Quando le famiglie della maggior parte di questi uccelli acquatici viaggiano, di solito si muovono in fila indiana e i padri sono solitamente quelli che sorvegliano la prole in fondo alla fila, mentre le madri guidano il gruppo[30][31][32].

Solo i maschi dei pinguini imperatori covano le uova; le femmine non lo fanno. Invece di costruire un nido, ogni maschio protegge il proprio uovo tenendolo in equilibrio sulla punta delle zampe, racchiuso in una speciale tasca da covata. Una volta schiuse le uova, le femmine si riuniranno alla famiglia.

Mammiferi

I castori maschi proteggono la loro prole insieme alle femmine durante le prime ore di vita. Quando i giovani castori saranno cresciuti, i padri insegneranno loro come cercare materiali per costruire e riparare le proprie dighe, prima che si disperdano alla ricerca di una compagna.

I padri lupo aiutano a nutrire, proteggere i loro cuccioli e giocano con loro.

I coyote sono animali monogami: i maschi cacciano e portano cibo ai loro piccoli.

I padri delfino aiutano nella cura dei piccoli. I neonati vengono tenuti a galla da entrambi i genitori finché non sono pronti a nuotare da soli.

Cani domestici, leoni[33], conigli, cavalli, primati, elefanti, gatti e maiali generalmente tollerano i cuccioli ma hanno un ruolo minimo o nullo come padri. Nei primati esistono alcune eccezioni[34][35].

Altri

Alcune eccezioni tra gli altri gruppi riguardano i padri della rana di Darwin, di cavalluccio marino, di Appasus japonicus e di pescegatto che hanno un ruolo di protezione e trasporto delle uova.

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Note

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