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Sede suburbicaria di Albano

diocesi della Chiesa cattolica, suffraganea della diocesi di Roma Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Sede suburbicaria di Albano
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La sede suburbicaria di Albano (in latino Albanensis) è una sede della Chiesa cattolica in Italia suffraganea della diocesi di Roma appartenente alla regione ecclesiastica Lazio. Nel 2023 contava 488 000 battezzati su 505 000 abitanti. È retta dal vescovo Vincenzo Viva, mentre il titolo è del cardinale Luis Antonio Tagle.

Dati rapidi Suffraganea della, Regione ecclesiastica ...
Dati rapidi Albano, Titolare ...
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Il santuario di Nostra Signora delle Grazie e di Santa Maria Goretti a Nettuno.
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Territorio

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La sede suburbicaria di Albano, a sud-ovest di Roma, confina a nord con la diocesi di Roma e con la sede suburbicaria di Frascati, ad est con quella di Velletri-Segni e con la diocesi di Latina-Terracina-Sezze-Priverno, e ad ovest con il mare Tirreno.

Il territorio diocesano comprende i comuni di Albano Laziale, Anzio, Ardea, Ariccia, Ciampino, Castel Gandolfo, Genzano di Roma (eccetto la frazione di Landi che appartiene alla diocesi di Velletri-Segni[1]), Lanuvio, Marino, Nemi, Nettuno e Pomezia nella città metropolitana di Roma Capitale; quello di Aprilia in provincia di Latina; e Santa Palomba, zona urbanistica del Municipio IX della Capitale.

Sede vescovile è la città di Albano Laziale, dove si trova la cattedrale di San Pancrazio. Oltre alla cattedrale, la diocesi comprende altre tre basiliche minori: la basilica collegiata di San Barnaba Apostolo a Marino, la basilica santuario di Nostra Signora delle Grazie e di Santa Maria Goretti a Nettuno, e la basilica di Santa Teresa del Bambin Gesù ad Anzio. Nel territorio diocesano è compresa la cittadina di Castel Gandolfo, dove si trova il complesso delle "Ville Pontificie", che, in seguito ai Patti Lateranensi del 1929, gode della prerogativa dell'extraterritorialità.

Oltre a questi edifici sacri, si annoverano altri santuari diocesani: Santa Maria della Rotonda e San Gaspare del Bufalo ad Albano, Santa Maria del Galloro ad Ariccia, Santa Maria della Cima a Genzano, la Madonna delle Grazie a Lanuvio, la Madonna dell'Acqua Santa a Marino e il Santissimo Crocifisso a Nemi.[2]

Numerose sono le comunità religiose presenti nella diocesi. Tra gli istituti maschili si annoverano i carmelitani, i carmelitani scalzi, i somaschi, i gesuiti, i passionisti, i mercedari, i bufalini, i fatebenefratelli, i salesiani e i trappisti. Tra le congregazioni religiose femminili si ricordano le ancelle della carità, le clarisse, le figlie della carità di San Vincenzo de' Paoli, le figlie della carità del Preziosissimo Sangue, le figlie di Maria Ausiliatrice, le calasanziane, le Maestre Pie Filippini, le missionarie di San Pietro Claver.

Dal punto di vista pastorale il territorio diocesano, che si estende su 611 km², è suddiviso in 77 parrocchie, distribuite in otto vicarie: Albano, Ciampino, Marino, Ariccia, Aprilia, Pomezia, Anzio e Nettuno.

Lo stesso argomento in dettaglio: Parrocchie della sede suburbicaria di Albano.
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Storia

Riepilogo
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Secondo il Liber pontificalis, nella biografia di papa Silvestro I (314-335), l'imperatore Costantino I (306-337) fece edificare ad Albanum una basilica dedicata a san Giovanni Battista: Fecit Constantinus Augustus basilicam in civitatem Albanense sancti Iohannis Baptistae. Lo stesso Liber riferisce che l'imperatore dotò la basilica di numerose suppellettili liturgiche e di un consistente patrimonio territoriale.[3] È questo uno dei riferimenti documentari più antichi sulla presenza del cristianesimo nel territorio albanense. Un altro testo, la Depositio martyrum, annota che in Albano si veneravano, in un'epoca anteriore al 354, i martiri Secondo, Carpoforo, Vittorino e Severiano. Significativo riferimento archeologico del territorio sono le catacombe di San Senatore, che furono il principale cimitero della comunità cristiana locale, in uso almeno dal IV secolo.[4] A sottolineare ulteriormente l'importanza della comunità cristiana albanense, è l'informazione riportata dal Liber pontificalis, secondo la quale papa Innocenzo I, eletto nel 401, era originario di Albano.[5]

La diocesi di Albano è documentata per la prima volta con il vescovo Ursino, il cui nome appare in un epitaffio frammentario scoperto nelle catacombe di Domitilla a Roma, nel quale vengono commemorati un prete e sua figlia, deposta nel 396 o nel 402.[6] Gli altri vescovi dell'antichità, Romano, Atanasio e Crisogono, sono noti per la loro partecipazione ai sinodi indetti a Roma dai papi Ilario (465), Felice III (487), Gelasio I (495) e Simmaco (501 e 502). All'epoca di Gregorio Magno è documentato il vescovo Omobono, che fu consacrato vescovo dallo stesso pontefice nel 592 e che prese parte al concilio del 595.[7] In questo periodo Albano assorbì il territorio della soppressa diocesi di Anzio.

Anche gli altri vescovi del primo millennio sono per lo più noti grazie alla loro presenza ai concili celebrati a Roma dai pontefici. Tra questi sono da menzionare in particolare: Eustrazio, che prese parte alla consacrazione dell'antipapa Costantino II nel 767 e che nel 773 fu inviato da papa Adriano I come ambasciatore presso il re longobardo Desiderio; Benedetto, fratello di papa Sergio II, che dall'844 all'847 usurpò la sede albanense, e che il Liber pontificalis «dipinge come un illetterato, libidinoso, spinto dall'ambizione e dalla sete di ricchezze a conquistare un potere personale nella città»;[8] Giovanni, vissuto tra la fine del X secolo e i primi anni del successivo, che fu bibliotecario della Santa Sede sotto i pontificati di Giovanni XV, Gregorio V e Silvestro II.[9]

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Il portale principale della cattedrale di San Pancrazio ad Albano Laziale, con gli stemmi di papa Francesco, del cardinale vescovo Angelo Sodano e del vescovo titolare Marcello Semeraro (agosto 2020).

L'XI secolo si apre con il vescovo Pietro, chiamato Bucca porca (Os porci), che dopo cinque anni di episcopato, il 31 luglio 1009 fu eletto papa con il nome di Sergio IV. Un altro cardinale di Albano, Nicholas Breakspear, divenne papa nel 1154 con il nome di Adriano IV. Tre vescovi invece ascesero al soglio pontificio da altre sedi episcopali, dopo avere retto per qualche anno quella di Albano: si tratta di Rodrigo Borgia (1471-1476), papa Alessandro VI dal 1492; Giovan Pietro Carafa (1544-1546), papa Paolo IV dal 1555; e Giovanni Alessandro de' Medici (1600-1602), papa Leone XI dal 1605. Tra XI e XIII secolo alcuni vescovi di Albano segnarono il corso della diocesi con la santità della loro vita: san Pietro Igneo, documentato come vescovo albanense dal 1072 al 1089; il beato Matteo, che fu vescovo dal 1126 al 1135; il beato Henri de Marsiac, morto nel 1188; e san Bonaventura da Bagnoregio, dottore serafico, che fu cardinale di Albano dal 1273 al 1274.

La residenza ufficiale dei vescovi di Albano per tutto il periodo medioevale fu presso la basilica di San Clemente al Laterano in Roma, e le visite pastorali in diocesi furono pochissime. La maggior parte delle località comprese nella diocesi infatti erano molto decadute; persino Albano, che era ridotta ad un oppidulum nel VI secolo, si andò spopolando progressivamente sull'onda di conseguenti assedi, distruzioni e saccheggi: nel 1118 da parte dei Pierleoni poiché papa Pasquale II aveva trovato rifugio in Albano; nel 1167 da parte dei cittadini romani per ripicca contro l'appoggio dato dagli albanensi all'imperatore Federico Barbarossa; nel 1436 infine da parte del cardinal Giovanni Maria Vitelleschi, inviato di papa Eugenio IV contro i Savelli.

La Chiesa tra VIII e XI secolo controllava vaste proprietà terriere nei Colli Albani e nell'Agro Romano: queste, organizzate in Patrimonia suddivisi a loro volta in Massae, erano gestiti da diaconi indipendenti dal vescovo locale e direttamente soggetti alla Santa Sede. Dei fondi ecclesiastici sono collocabili lungo la via Appia tra Roma e Frattocchie (Patrimonium Appiae), tra Marino e Grottaferrata (Massa Marulis), presso Albano Laziale (Massa Sulpiciana), sulla via Ardeatina e presso Nettuno. In epoca più tarda invece numerosi feudi furono infeudati a istituti religiosi romani: è il caso di Genzano di Roma, infeudato ai monaci di San Paolo alle Tre Fontane, di Lanuvio, infeudato ai religiosi benedettini, e di Ardea, concessa ai monaci della basilica di San Paolo fuori le mura. Albano Laziale invece fu infeudata varie volte, a quanto riportano gli atti, al vescovo stesso: il 24 luglio 1217[10] papa Onorio III concesse da Ferentino il dominio temporale del feudo di Albano ai suoi vescovi; anche papa Niccolò III il 4 maggio 1278[11] confermò il dominio su Albano e i connessi privilegi per i suoi vescovi. Tuttavia il dominio vescovile su Albano non ha lasciato tracce consistenti, poiché soppiantato subito da quello dei potenti signori Savelli.

A partire dalla metà del XVI secolo i cardinali-vescovi albanensi di impegnarono per attuare nella diocesi i decreti di riforma approvati dal concilio di Trento. Nel 1574, nel 1581 e nel 1583 vennero effettuate le prime visite pastorali alla diocesi; nel 1590 il cardinale Gabriele Paleotti celebrò il primo sinodo diocesano; nel 1594 fu ricostituito il capitolo dei canonici della cattedrale.[12] Nel 1628 fu istituito il seminario diocesano, che rimase attivo fino al 1921; nel 1949 venne riaperto con il nome di «Pontificio seminario interdiocesano Pio XII».

Tra il 1727 e il 1729 papa Benedetto XIII dimorò a più riprese ad Albano nel palazzo del cardinale Niccolò Maria Lercari, il quale donò per testamento il palazzo alla diocesi albanense come residenza dei vescovi.

Durante l'occupazione francese tra XVIII e XIX secolo, molti sacerdoti si rifiutarono di prestare il giuramento di fedeltà al governo francese, e furono deportati. Un cardinale originario di Albano, Michele Di Pietro, divenne amministratore di Roma durante la prigionia di papa Pio VI e poi di papa Pio VII; finito il periodo napoleonico, divenne cardinale vescovo di Albano dal 1816 al 1820.

Nel 1902 avvenne il martirio di Maria Goretti, patrona secondaria della diocesi.

A seguito della bonifica dell'agro pontino, sorsero dal nulla nuovi centri, quali Pomezia e Aprilia; la forte immigrazione nel secondo dopoguerra, ha portato ad un notevole aumento della popolazione diocesana, che impose nuove sfide pastorali e una nuova riorganizzazione territoriale della diocesi albanense.

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Il palazzo Lercari, sede dei vescovi di Albano, ospita nei suoi locali il museo diocesano e la biblioteca "San Bonaventura".

Il 5 maggio 1952, con la lettera apostolica Omnium studiis, papa Pio XII ha proclamato Santa Maria Goretti patrona principale delle diocesi assieme a San Pancrazio.[13]

Con la riforma delle sedi suburbicarie voluta da papa Giovanni XXIII nel 1962 con il motu proprio Suburbicariis sedibus, ai cardinali è rimasto solo il titolo della sede suburbicaria, mentre il governo pastorale della diocesi è affidato ad un vescovo residenziale pleno iure. Per Albano la serie dei vescovi residenziali iniziò nel 1966 quando il cardinale Giuseppe Pizzardo rinunciò al governo pastorale della diocesi che fu affidata al vescovo Raffaele Macario, già vescovo ausiliare di Albano dal 1948.[14]

Nel 1991 sono stati ridefiniti i confini con la diocesi di Latina-Terracina-Sezze-Priverno, dalla quale la diocesi di Albano ha acquisito una parrocchia del comune di Aprilia, cedendone quattro facenti parte del comune di Latina.[15]

Tra il 1990 e il 1996 è stato celebrato l'ultimo sinodo diocesano, durante l'episcopato di Dante Bernini, che, tra le varie risoluzioni, ha preso la decisione di aprire una missione diocesana nella parrocchia di Masuba nella diocesi di Makeni in Sierra Leone.

Nel 2003 è stato istituito con atto del vescovo Agostino Vallini l'archivio storico diocesano, costituito da diversi fondi. Durante l'episcopato di Marcello Semeraro sono stati inaugurati il museo diocesano e la biblioteca "San Bonaventura" nei locali del palazzo vescovile.

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Cronotassi dei vescovi

Riepilogo
Prospettiva

Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.

Vescovi e cardinali vescovi di Albano

Cardinali vescovi del titolo suburbicario di Albano

Vescovi di Albano

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Statistiche

Riepilogo
Prospettiva

La diocesi nel 2023 su una popolazione di 505 000 persone contava 488 000 battezzati, corrispondenti al 96,6% del totale.

Ulteriori informazioni anno, popolazione ...
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Note

Bibliografia

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

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