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Telescopio robotico

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Telescopio robotico
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Il telescopio robotico (o robotizzato) è un telescopio che è in grado di svolgere dei compiti di sorveglianza e individuazione in automatico, senza l'intervento umano. Telescopi robotici famosi sono quelli del LINEAR e NEAT, che hanno scoperto numerose comete e altri corpi minori. Questi telescopi sono stati utilizzati in astronomia in particolare per l'individuazione e la scoperta di planetoidi (ad es. asteroidi), che potrebbero collidere con la Terra. In campo militare, il telescopio robotico viene utilizzato per individuare e sorvegliare i satelliti artificiali.

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El Enano, un telescopio robotico a Cerro Tololo, in Cile
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Funzionamento

I telescopi robotici vengono automatizzati tramite un complesso insieme di apparati meccanici ed elettronici, che includono:

  • un sistema di puntamento coi relativi motori,
  • un CCD o una tecnologia equivalente per l'acquisizione delle immagini, accoppiato ad un sistema di messa a fuoco,
  • un sistema di controllo della cupola o chiusura del telescopio,
  • individuazione delle condizioni meteo ed eventuali altre funzioni accessorie,
  • un sistema informatico, che gestisce ed elabora le informazioni e controlla i motori e gli altri apparati del telescopio.

Molti telescopi robotici sono di piccole dimensioni (con un obiettivo intorno al metro di diametro o meno). Sebbene gli strumenti dei grandi osservatori possano essere altamente automatizzati, pochi vengono utilizzati senza operatori.

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Storia

Studi sull'automazione in campo astronomico vennero avviati già nella seconda metà del XX secolo[1]

Nel 1985, il libro Microcomputer Control of Telescopes, di Russel M. Genet e Mark Trueblood, fu una pietra miliare negli studi in questo campo. Molti progetti vennero studiati, ma le difficoltà tecniche e complessità per l'epoca ne rendevano difficile la realizzazione.

Nel 1993 John Baruch inaugurò il primo telescopio robotico completamente automatizzato e collegato via Web, dall'università di Bradford, nel Regno Unito[2]. Il telescopio aveva un'apertura di 46 cm ed era controllato da un PC 486DX[3]

Dal 2006 è attivo in Italia il Virtual Telescope Project, che dispone attualmente di due telescopi completamente robotici, utilizzati sia per la ricerca che per la divulgazione.

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Note

Voci correlate

Collegamenti esterni

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