Biblioteca civica Vincenzo Joppi
biblioteca pubblica a Udine Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
biblioteca pubblica a Udine Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La Biblioteca civica "Vincenzo Joppi" fu istituita a Udine nel 1864 ed è la principale biblioteca pubblica del Friuli. Ha un patrimonio di oltre 560.000 documenti[1] (fra libri, periodici, manoscritti, microfilm, CD e DVD) ospitati nella sede centrale di Palazzo Bartolini e nelle 8 biblioteche circoscrizionali della città.
Nel 1827 il conte Ottavio Tartagna donò alla città di Udine 2625 volumi[2], i quali dovevano costituire la base dell'ancora inesistente biblioteca cittadina. Tuttavia, poiché gli eredi del conte non consegnarono materialmente il fondo Tartagna prima del 1856, la città rimase priva di una biblioteca pubblica ancora per tutti gli anni trenta e quaranta dell''800. In questo lasso di tempo le funzioni della biblioteca civica furono (in parte) assolte dalla Società del gabinetto di lettura di Udine[3] e dalla biblioteca dell'Accademia Udinese di Scienze, Lettere e Arti[4].
A vent'anni di distanza dal lascito Tartagna, il 1º luglio 1847, un altro nobiluomo, il cavalier Andrea Francesco Giorgio Altesty, sottoscrisse un contratto con l'allora podestà Antonio Caimo Dragoni con il quale egli donava alla cittadinanza parte dei suoi libri, a patto, però, che la Municipalità si impegnasse a dedicare una sala alla biblioteca pubblica[5]. Il Consiglio comunale, allora, istituì formalmente la Biblioteca civica di Udine il 22 dicembre 1847[6].
Nonostante questo atto formale, la biblioteca non viene di fatto aperta e solo il 29 dicembre 1851 viene nominato il primo bibliotecario: l'abate Giuseppe Bianchi[7].
Si dovrà comunque aspettare fino al 2 maggio 1864 perché la Biblioteca civica venga ufficialmente inaugurata e aperta al pubblico[8]. Essa aveva sede nel palazzo Municipale ed era formata dai fondi Tartagna e Altesty, dai circa 3500 volumi donati dai cittadini di Udine[9] e da quelli messi a disposizione dall'Accademia. Giuseppe Bianchi rimaneva il bibliotecario ufficiale e gli veniva affiancato Giuseppe Manfroi in qualità di custode (colui che materialmente fungeva da distributore e compilava i cataloghi necessari) della biblioteca.
Dopo due anni, il 13 maggio 1866, la Biblioteca civica fu spostata (insieme all'Accademia, al Gabinetto di lettura, al Museo patrio e alla Società agraria) dai locali superiori della Loggia del Lionello a Palazzo Bartolini[10], dove si trovano ancora oggi la sede centrale e gli uffici amministrativi della Biblioteca. Questo spostamento fu possibile grazie alla donazione della gentildonna Teresa Dragoni Bartolini, che lasciò alla città di Udine il suo palazzo seicentesco insieme a 2000 lire a favore del bibliotecario. Sempre nel 1866, il bibliotecario Giuseppe Bianchi, ormai anziano, lasciò il suo incarico. Al suo posto, il 23 agosto dello stesso anno, venne nominato l'abate Jacopo Pirona[11].
Jacopo Pirona, che tanto aveva contribuito alla nascita di questa istituzione[12], restò in carica solamente per due anni, fino al settembre 1868. Gli successe, in qualità di conservatore (e quindi di effettivo direttore della struttura) il nipote, Giulio Andrea Pirona.
A causa della malattia del custode Giuseppe Manfroi, la biblioteca venne chiusa al pubblico il 5 febbraio 1876 e fu tenuta aperta solo a periodi alterni dalla Commissione per la biblioteca. La situazione non si risolse prima del 1º maggio 1878, giorno in cui Vincenzo Joppi vinse il concorso pubblico e divenne il nuovo bibliotecario (assistito da Giobatta Missio).[13] Si aprì così un periodo di grande sviluppo per la biblioteca: i 2353[14] lettori del 1876 diventarono 4496[15] nel 1899 (ultimo anno interamente sotto la gestione Joppi), con un picco di 9632[16] utenti nel 1886. Tuttavia l'intento e il merito principale di Vincenzo Joppi in qualità di bibliotecario fu quello di riunire quanti più documenti possibili riguardanti principalmente la storia del Friuli, ma non solo. Grazie alla sua instancabile attività di ricerca presso archivi e biblioteche (pubbliche e private) e grazie ai numerosi contatti con intellettuali italiani e stranieri, la biblioteca di Udine divenne "un autentico focolare delle cultura friulana"[17] e il suo patrimonio più che raddoppiò: se nel 1877 le opere possedute erano 14739 e i volumi 25656[13], ventuno anni dopo, nel 1898, le opere possedute passarono a 35248 e i volumi erano circa 60.000[18]. Joppi, che nella domanda presentata al concorso del 1878 aveva esplicitato la propria "vocazione" dichiarando "di rinunziare a qualunque altra occupazione pubblica o privata, e di dedicarsi esclusivamente all'esatto disimpegno de' suoi doveri ed allo sviluppo dell'Istituzione"[19], rimase in carica fino a pochi mesi prima della morte, che lo colse il 1º luglio 1900.
Dopo un paio d'anni di transizione sotto la guida del futuro senatore e presidente dell'AIB, Pier Silverio Leicht, nel 1902 Felice Momigliano fu nominato direttore pro tempore della biblioteca e sovrintendente dell'archivio. Nonostante non fosse ben visto da alcuni giornali locali (come il "Giornale di Udine" e "Il Crociato") in quanto socialista ed ebreo[20] e anche se egli non poteva vantare una conoscenza della storia e della cultura friulana pari a quella di Joppi, il professor Momigliano fu una figura non secondaria della cultura italiana tra XIX e XX secolo e riuscì a dare ulteriore sviluppo all'istituzione che dirigeva. Nel 1907, infatti, riuscì a far trasferire i Musei civici dal Palazzo Bartolini ai locali del Castello di Udine (dove si trovano ancora oggi) e in questo modo venivano ricavati nuovi spazi per la biblioteca, che era in continua espansione. Nello stesso anno, inoltre, iniziò anche la pubblicazione del "Bollettino della Civica Biblioteca e del Museo", un periodico che nei suoi sette anni di vita, dal 1907 al 1913, vide collaborare intellettuali di primo piano nel panorama udinese come Pio Paschini, Antonio Battistella, Bindo Chiurlo e Giuseppe Ellero.
Nell'estate del 1908 Momigliano lasciò il suo incarico e fu sostituito da un altro piemontese, Angelo Bongioanni (1864-1931). Amico di Momigliano e studioso di onomastica e toponomastica, già dal 1903 egli ricopriva il ruolo di vicebibliotecario. Con l'ingresso dell'Italia nel primo conflitto mondiale, nel 1915 la Commissione per la Biblioteca e il Museo decise di depositare in un luogo sicuro i manoscritti, i libri e i documenti più importanti presenti nella biblioteca e nell'archivio comunale[21]. Le 101 casse contenenti i "tesori" della Civica furono in un primo momento collocate nei sotterranei dell'ospedale di Udine. Nel 1917, però, l'offensiva austro-ungarica appariva (a ragione) imminente e dunque fu ordinato all'allora bibliotecario della Marciana, Giulio Coggiola, di trasferire a sud degli Appennini i fondi librari più importanti dell'Italia nord-orientale. Dopo alcune esitazioni, anche le casse della Civica di Udine furono portate alla Biblioteca Statale di Lucca, sotto la supervisione di Giovanni Battista della Porta (1873-1954), l'incaricato dal Comune di Udine per le pratiche della consegna. Il 27 ottobre 1917 la Biblioteca venne chiusa e Bongioanni e Della Porta scapparono insieme alle famiglie rispettivamente a Torino e a Bologna. Dopo la presa di Udine, l'esercito tedesco fece di Palazzo Bartolini il centro di studio e di raccolta di libri e oggetti d'arte da salvare presenti in città e nelle aree limitrofe. Anche se la biblioteca fu gestita da alcuni colti ufficiali tedeschi e non ci furono "perdite drammatiche"[22], specialmente durante le prime fasi della conquista furono portati via libri e carte geografiche, le suppellettili vennero danneggiate, il catalogo a schede fu manomesso e gli Atti della biblioteca, dal giugno 1917 a tutto il 1918, furono dispersi. Inoltre, quasi tutte le attività ordinarie della biblioteca, come l'acquisto di pubblicazioni e degli abbonamenti ai periodici, furono interrotte per tutto il periodo di occupazione. La situazione tornò lentamente alla normalità dopo la fine della guerra: il 19 aprile 1919 Angelo Bongioanni riassunse le funzioni di bibliotecario e il 5 giugno 1920 tornarono a Udine (sempre sotto la supervisione di Della Porta) anche le 101 casse conservate a Lucca.
Dopo due anni da vicebibliotecario, a Bongioanni succedette, nel 1924, Giovanni Battista Corgnali. Glottologo e appassionato studioso di storia e tradizioni del Friuli, negli oltre trent'anni in cui lavorò alla biblioteca civica (il suo periodo di attività è il più lungo nella storia della "Vincenzo Joppi") continuò a raccogliere, conservare e mettere a disposizione documenti riguardanti ogni aspetto della vita e della lingua della sua regione, contribuendo a "trasformare la Biblioteca in un centro vivo di ricerca per tutto quanto riguardava il patrimonio culturale del Friuli"[23]. L'altro suo grande merito in veste di bibliotecario fu quello di compilare i tre volumi degli "Inventari dei manoscritti delle biblioteche d'Italia" (vol. 46, 49 e 78, pubblicati rispettivamente nel 1930, 1931 e 1952-1953), in cui delineò storia e composizione dei fondi della biblioteca che dirigeva. Sempre durante la gestione Corgnali, e più precisamente nel 1925, il Comune di Udine decise di rendere omaggio a Vincenzo Joppi, intitolandogli la Biblioteca civica che da allora porta il suo nome.
Nel 1954 Giovanni Comelli fu chiamato a sostituire il Cognali. Fin dall'inizio egli si adoperò per ampliare e ammodernare gli spazi della civica[23], che anche in quegl'anni continuava a crescere. Infatti, oltre alla donazione dei fondi Piemonte e del Torso e all'acquisizione da parte del Comune di Udine delle pergamene provenienti dal Castello di Valvasone, a metà degli anni cinquanta confluirono alla "Vincenzo Joppi" anche le carte autografe di due tra i massimi esponenti della letteratura italiana del XIX secolo, Ippolito Nievo e Caterina Percoto.
Nel 1962 Lelia Sereni prese il posto di Giovanni Comelli. Prima (e unica, per il momento) bibliotecaria nella storia della biblioteca civica di Udine, la Sereni cercò di valorizzare e rendere accessibile il patrimonio dell'istituzione che dirigeva. Nei 27 anni in cui restò in carica, infatti, pubblicò molti dei materiali inediti della "Vincenzo Joppi" e nel 1983 curò la mostra "I Tesori della Civica Biblioteca: mostra di manoscritti e libri rari", con cui si voleva "assegnare il giusto rilievo ad un'istituzione culturale cittadina depositaria di importantissime testimonianze archivistiche e librarie raccolte nel corso di oltre un secolo"[24]. Dal punto di vista organizzativo, invece, c'è da notare che la Civica di Udine dai primi anni ottanta ha inglobato in un unico sistema bibliotecario urbano le altre 8 biblioteche delle sette circoscrizioni cittadine:
Con un patrimonio complessivo di oltre 44 000 volumi[25], esse raccolgono un'utenza di base e vi si possono trovare i principali testi sia per le ricerche scolastiche sia per le letture più piacevoli, con particolare riguardo per letteratura narrativa sia per adulti che per ragazzi. La minore formalizzazione delle procedure per il prestito e la disposizione dei libri a scaffale aperto contribuiscono a rendere più amichevole l'approccio alla struttura.
Lelia Sereni lasciò il suo incarico nel 1989 e dal 19 gennaio 1991 Romano Vecchiet è il nuovo direttore della Biblioteca civica, che si articola oggi in sette sezioni:
Per riuscire ad erogare un servizio di qualità pur razionalizzando i costi, nel 2009 è nato il Sistema Bibliotecario dell'Hinterland Udinese (SBHU). Questa rete di cooperazione comprende oggi le biblioteche di 15 comuni (Buja, Manzano, Martignacco, Pasian di Prato, Pavia di Udine, Pradamano, Pozzuolo del Friuli, San Giovanni al Natisone, Santa Maria la Longa, Tarcento, Tavagnacco, Treppo Grande, Tricesimo, Trivignano Udinese e, ovviamente, Udine) e dal 7 ottobre 2013 l'accesso alla ricerca sui dati bibliografici del Sistema Bibliotecario dell'Hinterland Udinese si effettua dal catalogo unico on-line.
La Biblioteca civica "Vincenzo Joppi" si occupa non solo di custodire il suo patrimonio ma anche di valorizzarlo e renderlo fruibile, facendo sì che la biblioteca diventi un luogo di incontro e di divulgazione scientifica. A questo scopo vengono organizzati diversi incontri con l'autore e numerose sono le proposte di lettura[29]. Dal 1991 ad oggi sono state ben 41 (senza contare articoli o estratti da riviste) le pubblicazioni curate dalla "Vincenzo Joppi"[30] ed inoltre la biblioteca civica ha promosso mostre (per esempio: "Io nacqui Veneziano... e morrò per la grazia di Dio Italiano. Ippolito Nievo negli scritti autografi verso l'Unità d'Italia" del 2011) e convegni (di cui ha curato anche la pubblicazione degli atti), come quelli dedicati a Giulio Andrea Pirona (1995) e a Vincenzo Joppi (2000).
Seamless Wikipedia browsing. On steroids.
Every time you click a link to Wikipedia, Wiktionary or Wikiquote in your browser's search results, it will show the modern Wikiwand interface.
Wikiwand extension is a five stars, simple, with minimum permission required to keep your browsing private, safe and transparent.