Chiesa di San Benedetto (Catania)
edificio religioso di Catania Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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La chiesa di San Benedetto è una chiesa cattolica di Catania in via dei Crociferi, nel quartiere Terme della Rotonda, ed è dedicata a san Benedetto da Norcia.[1]
Via dei Crociferi |
Chiesa di San Benedetto | |
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Facciata della chiesa | |
Stato | Italia |
Regione | Sicilia |
Località | Catania |
Coordinate | 37°30′13.3″N 15°05′04.1″E |
Religione | cattolica |
Titolare | San Benedetto |
Arcidiocesi | Catania |
Stile architettonico | barocco |
Bene protetto dall'UNESCO | |
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Città tardo barocche del Val di Noto (Sicilia sud orientale) | |
Patrimonio dell'umanità | |
Tipo | Culturale |
Criterio | (i) (ii) (iv) (v) |
Pericolo | Non in pericolo |
Riconosciuto dal | 2002 |
Scheda UNESCO | (EN) Late Baroque Towns of the Val di Noto (South-Eastern Sicily) (FR) Scheda |
Un primo monastero femminile dell'Ordine benedettino sotto il titolo di «San Benedetto» è documentato fuori le mura. I fondatori Rugieri la Matina e Alemanna Lumello ne patrocinarono la costruzione nel 1334, istituzione accresciuta con le rendite del Vescovo Simone del Pozzo prima del 1394.[2]
Nel XV secolo le religiose si trasferirono nel sito attuale[2] edificato là dove sorgeva il tempio di Esculapio.
Dopo il terremoto del Val di Noto del 1693 il complesso fu ricostruito tra il 1704 e il 1713. Insieme alle strutture monastiche annesse, segna scenograficamente l'ingresso vero e proprio di via Crociferi, strada alla quale si accede passando sotto l'Arco di San Benedetto che la tradizione vuole "costruito in una notte per imporre al senato catanese il congiungimento delle due parti del monastero".
L'edificio risulta parzialmente completato nel 1747 come attesta il millesimo sulla chiave della porta d'ingresso. Il perfezionamento avviene nel 1763 con i lavori del prospetto di Giovanni Battista Vaccarini e l'apparato pittorico e decorativo interno con la realizzazione degli affreschi, opere di Giovanni Tuccari.[3]
Dopo la soppressione del 1866, in seguito all'emanazione delle leggi eversive, il cardinale Giuseppe Francica-Nava de Bondifè, arcivescovo della città, chiamò dal Monastero della Santissima Trinità di Ronco di Ghiffa alcune monache benedettine. Sorse così il centro scolastico femminile, ciclo di studi dalla materna al liceo classico, ancora attivo, denominato "Istituto San Benedet[to".
Dopo i bombardamenti del 1943 che colpirono duramente l'edificio, riaffiorarono gli splendidi affreschi realizzati a cavallo del 1726 ed il 1729, coperti in buona parte alla fine del XVIII secolo, da spessi strati d'intonaco e imbiancature, opere immediatamente restaurate con il progetto coordinato da Armando Dillon.
Oggi la chiesa è affidata in custodia alle suore benedettine. La comunità monastica è unita all'Istituto di adorazione perpetua del Santissimo Sacramento.
Dall'aprile del 2013 l'aggregato monumentale è visitabile nell'ambito di un percorso guidato che comprende anche i resti di una domus romana ritrovata in occasione degli ultimi lavori di restauro, del parlatorio settecentesco del monastero di clausura e della Scalinata degli Angeli.
La struttura è celebre soprattutto per la scalinata dell'Angelo, uno scalone marmoreo di ingresso, adorno di statue raffiguranti alcuni angeli. La scalinata è cinta da una bellissima cancellata in ferro battuto. La porta d'ingresso è in legno e sulle formelle sono riportate scene della vita di san Benedetto. La chiesa fa parte del complesso conventuale delle suore benedettine che comprende anche la badia maggiore e la badia minore collegate da un ponte coperto che sovrappassa la via dei Crociferi.
Al suo interno, come da fotografia a lato, si trovano affreschi di Sebastiano Lo Monaco, di Giovanni Tuccari e di Matteo Desiderato.
La chiesa è ad una navata ed ha la volta completamente affrescata con scene della vita di san Benedetto.
L'altare maggiore realizzato in marmi policromi con intarsi di pietre dure e diaspro siciliano, formelle in bronzo, lamine d'argento, inserti patinati in oro su cui troneggia la raggiera con al centro l'Agnello di Dio immolato posto sul libro sacro chiuso con i sette sigilli.
Le formelle argentee dell'altare, attribuito a Giovanni Petrosino del 1789, raffigurano l'Ultima Cena alternate a due medaglioni. Al centro la porticina argentea del tabernacolo raffigura Re Davide che suona la lira, il manufatto è sormontato da un elaborato tempietto coronato.
Dopo il trasferimento delle comunità intra moenia si distinguevano:
La ricostruzione della fine del XVII secolo ha determinato l'inglobamento dell'odierna badia piccola, tramite la costruzione dell'arco nel 1704, manufatto che col passare del tempo è divenuto un simbolo della città, oltre che porta d'accesso all'intera via.[5]
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