Gaio Giulio Cesare

console e dittatore della Repubblica romana, nonché oratore, scrittore e storico / Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

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Gaio Giulio Cesare (in latino: Gaius Iulius Caesar, Pronuncia restaurata o classica; AFI: [ˈɡäːjʊs ˈjuː.li.ʊs ˈkɐ̯ɛ̯.sä:r];[N 2][3] nelle epigrafi C·IVLIVS·C·F·CAESAR e DIVVS IVLIVS;[4] in greco antico: Γάϊος Ἰούλιος Καῖσαρ, Gáïos Iúlios Kaîsar; Roma, 13 luglio 101 a.C.[1] o 12 luglio 100 a.C.[2]Roma, 15 marzo 44 a.C.) è stato un militare, politico, console, dittatore, pontefice massimo, oratore e scrittore romano, considerato uno dei personaggi più importanti e influenti della storia.[5]

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Gaio Giulio Cesare
Console e dittatore della Repubblica romana
Gaius_Iulius_Caesar_%28Vatican_Museum%29.jpg
Busto di Cesare esposto ai Musei Vaticani
Nome originaleGaius Iulius Caesar
TitoliPater Patriae, Divus Iulius (dopo la morte)
Nascita13 luglio 101 a.C.[1] o 12 luglio 100 a.C.[2]
Roma
Morte15 marzo 44 a.C.
Roma
ConiugeCossuzia (86-84 a.C.)?[N 1]
Cornelia (83-68 a.C.)
Pompea Silla (68-62 a.C.)
Calpurnia (59-44 a.C.)
FigliGiulia (da Cornelia);
Cesarione (da Cleopatra);
Ottaviano (pronipote adottato)
GensIulia
PadreGaio Giulio Cesare
MadreAurelia Cotta
Questura69 a.C.
Edilità65 a.C.
Pretura62 a.C.
Propretura61 a.C. nella Spagna ulteriore
Consolato59 a.C.; 48 a.C.; 46 a.C.; 45 a.C.; 44 a.C.
Proconsolato58-50 a.C. nelle Gallie
Dittatura49-44 a.C.
Pontificato max63-44 a.C.
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Ebbe un ruolo fondamentale nella transizione del sistema di governo dalla forma repubblicana a quella imperiale. Fu dittatore (dictator) di Roma alla fine del 49 a.C., nel 47 a.C., nel 46 a.C. con carica decennale e dal 44 a.C. come dittatore perpetuo, e per questo ritenuto da Svetonio il primo dei dodici Cesari, in seguito sinonimo di imperatore romano.[6] Con la conquista della Gallia estese il dominio della res publica romana fino all'oceano Atlantico e al Reno; portò gli eserciti romani a invadere per la prima volta la Britannia e la Germania e a combattere in Spagna, Grecia, Egitto, Ponto e Africa.

Il primo triumvirato, l'accordo privato per la spartizione del potere con Gneo Pompeo Magno e Marco Licinio Crasso, segnò l'inizio della sua ascesa. Secondo il primo triumvirato Cesare sarebbe stato eletto console con l'appoggio politico di Pompeo e finanziario di Crasso, in cambio, una volta console, avrebbe ratificato i provvedimenti presi in Oriente da Pompeo e avrebbe concesso le terre ai suoi veterani e avrebbe fatto delle riforme a favore del ceto equestre per Crasso. Dopo il rinnovamento del triumvirato a Lucca del 56 a.C. venne riconfermato proconsole in Gallia Cisalpina (e Illirycum settentrionale), Gallia Narbonense e Gallia Comata. Dopo la morte di Crasso contro il popolo dei Parti, (Carre, 53 a.C.), Cesare si scontrò con Pompeo e la fazione degli optimates per il controllo dello Stato. Nel 49 a.C., di ritorno dalla Gallia, guidò le sue legioni attraverso il Rubicone (in cui Lucio Cornelio Silla stabilì il nuovo confine al nord del pomerio della città nell'81 a.C.) pronunciando le celebri parole «Alea iacta est», e scatenò la guerra civile, con la quale divenne capo indiscusso di Roma: sconfisse Pompeo a Farsalo (48 a.C.) e successivamente gli altri optimates, tra cui Catone l'Uticense, in Africa e in Spagna.

Con l'assunzione della dittatura a vita diede inizio a un processo di radicale riforma della società e della politica romana, assicurandosi potere assoluto sulla Repubblica. Il suo operato provocò la reazione dei conservatori, finché un gruppo di senatori, capeggiati da Marco Giunio Bruto, Gaio Cassio Longino e Decimo Bruto, cospirò contro di lui, uccidendolo alle idi di marzo del 44 a.C. (15 marzo 44). Nel 42 a.C., appena due anni dopo il suo assassinio, il Senato lo deificò ufficialmente, elevandolo a divinità. L'eredità riformatrice e storica di Cesare fu quindi raccolta da Ottaviano Augusto, suo pronipote e figlio adottivo.[7]

Le campagne militari e le azioni politiche di Cesare sono da lui stesso dettagliatamente raccontate in terza persona nei Commentarii de bello Gallico e nei Commentarii de bello civili. Numerose notizie sulla sua vita sono presenti negli scritti di Appiano di Alessandria, Svetonio, Plutarco, Cassio Dione e Strabone. Altre informazioni possono essere rintracciate nelle opere di autori suoi contemporanei, come nelle lettere e nelle orazioni del suo rivale politico Cicerone, nelle poesie di Catullo e negli scritti storici di Sallustio.