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tradizioni natalizie degli Stati Uniti d'America Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Questa voce illustra le principali tradizioni natalizie degli Stati Uniti d'America, oltre agli aspetti storici e socio-economici della festa in questo Paese.
Le tradizioni natalizie statunitensi riflettono del carattere multiculturale del Paese e sono state introdotte dagli immigrati provenienti dalle isole britanniche, dalla Germania, dall'Italia, dall'Europa dell'est, ecc.[1][2][3]
Gli Stati Uniti hanno inoltre contribuito a sviluppare e a diffondere un'immagine stereotipata del Natale oltre ad alcune tradizioni come le conosciamo oggi, tra cui quella del moderno Babbo Natale/Santa Claus.
Essendo la lingua ufficiale degli Stati Uniti l'inglese, la formula d'augurio più diffusa è Merry Christmas![4]
Nelle Hawaii, questa formula d'augurio è stata storpiata con la dicitura Mele Kalikimaka![4][5]
Le celebrazioni del Natale negli Stati Uniti d'America erano già popolari agli inizi del XVII secolo grazie agli immigrati provenienti dall'Inghilterra (specialmente a New York), dalla Francia (specialmente nella Louisiana), dalla Germania, dalla Moravia, ecc.[6]
Nel corso del XVII secolo, il Natale negli Stati Uniti era una festa prevalentemente chiassosa, caratterizzata da bevute, schiamazzi notturni, inversione sociale, ecc.[7]
Per questi motivi, come accadde anche in Inghilterra, anche negli Stati Uniti si assistette ad un sentimento di opposizione nei confronti delle celebrazioni natalizie per l'intervento dei Puritani, che si opponevano ad una festa giudicata poco "sobria"[6][8][9], in quanto per loro il Natale doveva essere un giorno di digiuno e penitenza[9]. Gli stessi Padri Pellegrini, appena sbarcati dalla Mayflower nel 1620, lavorarono il Giorni di Natale[6], anche se l'anno seguente si assistette anche ad una disputa tra coloro che volevano ottenere una giornata libera il giorno di Natale e gli oppositori della festa, che non intendevano celebrarlo[6].
In seguito, nel 1659, la Corte Generale del Massachusetts vietò le celebrazioni del Natale.[6][9] La pena per i trasgressori ammontava a 5 scellini[6][9].
Agli inizi del XIX secolo, furono poi gli esponenti dei ceti medi ad esprimere un sentimento di avversione al Natale, ritenuto una festa appannaggio dei ceti bassi.[6] Inoltre, in quel periodo, si assistette ad una dura repressione da parte delle forze dell'ordine nei confronti di coloro che si macchiavano di atteggiamenti violenti nel corso dei festeggiamenti.[6]
In quel periodo, il Natale non era ancora tuttavia una festa molto popolare negli Stati Uniti, anche tra le persone di religione cristiana.[10] Inoltre, ancora alla metà del XIX secolo, il Natale non era inoltre ancora una festa riconosciuta ufficialmente[2] ed era festeggiato in modi differenti dalle varie persone[2].
Informazioni sulle celebrazioni natalizie negli Stati Uniti nella prima metà del XIX secolo vengono fornite da autori quali Washington Irving e Penne Restad, rispettivamente nei cinque saggi intitolati The Sketchbook of Geoffrey Crayon, Gent (1819) e nel libro Christmas in America: A History: Irving parla di un ricco proprietario terriero di origine britannica che soleva invitare i contadini alle sue dipendenze a festeggiamenti natalizi tradizionali, mentre Restad sottolineava proprio il fatto di come gli americani iniziarono ad unificare i festeggiamenti proprio alla metà del secolo.[2]
Le celebrazioni natalizie diventarono quindi popolarissime negli Stati Uniti a partire dagli anni cinquanta del XIX secolo.[2][10]
La popolarità crescente del Natale fece sì che alcuni Stati dichiarassero il 25 dicembre come festa ufficiale.[2] Il primo Stato a dichiarare il Natale come una festa ufficiale fu la Louisiana nel 1837[2] e già nel 1860 il Natale era diventata una festa ufficiale in altri 14 Stati[2], prima di essere dichiarato giorno festivo per tutti gli Stati federati dal presidente Ulysses Grant il 26 giugno 1870[2][11].
Alla fine del XIX secolo il Natale perse poi il suo carattere di festa prevalentemente "chiassosa", diventando una festa incentrata soprattutto sul calore familiare.[12] A tale inversione di tendenza, contribuirono non solo i sacerdoti, che intendevano "legalizzare" i festeggiamenti natalizi, ma anche i giornali e soprattutto alcuni scrittori, quali il già citato Washington Irving, Clement Clarke Moore e John Pintard, i cui scritti (incentrati soprattutto sulla descrizione del culto di San Nicola) promossero l'immagine del Natale che poi sarebbe rimasta nell'immaginario collettivo.[6]
Durante la guerra di secessione americana, il Natale non era solo un giorno di riposo per i soldati, ma divenne un'occasione per dimenticare le atrocità del conflitto e al tempo stesso contribuiva ad infondere un sentimento di malinconia tra le famiglie di coloro che erano partiti per il fronte.[13] Fu durante quel periodo che nacque l'immagine del moderno Babbo Natale/Santa Claus, raffigurato da Thomas Nast in mezzo ai soldati delle truppe unioniste, in illustrazioni che avevano un forte carattere propagandistico.[13][14][15] (v. anche la sezione "Santa Claus").
Nel corso della seconda guerra mondiale, i giocattoli (come altri prodotti) scarseggiavano e il governo statunitense incoraggiò l'acquisto di obbligazioni di guerra come regali natalizi.[16] Per i soldati statunitensi lontani dalle proprie case, venivano invece organizzati concerti e party e gli stessi soldati organizzavano party per i bambini.[17]
La stagione natalizia viene di fatto inaugurata negli Stati Uniti con la festa del Ringraziamento, che cade l'ultimo giovedì di novembre.[3][18]
Nei Monti Appalachi e presso alcune comunità Amish viene festeggiato il "Vecchio Natale" che cade il 6 gennaio.[19][20]
La tradizione dell'albero di Natale venne introdotta nei futuri Stati Uniti d'America negli anni quaranta del XVIII secolo dai coloni provenienti dalla Moravia[21] ed era già ben radicata nel XIX secolo[22].
Nel 1832, Harriet Martineau descrisse l'albero di Natale come la tradizione natalizia più popolare negli Stati Uniti.[10] Agli inizi del XX secolo, un americano su tre possedeva un albero di Natale.[10]
Dal 1923 viene allestito annualmente vicino alla Casa Bianca il National Christmas Tree: l'idea venne al presidente Calvin Coolidge, che fece decorare con 2.500 palline luminose un abete dell'altezza di 48 piedi.[23][24]
A New York viene invece allestito annualmente dal 1931 nel Rockfeller Center, l'albero di Natale del Rockefeller Center, che viene decorato con 29.000 luci.[3][11][18]
Dal 1964 viene allestito a Washington di fronte al Campidoglio il Capitol Christmas Tree, noto anche come "The People's Tree", che si deve ad un'iniziativa di John W. McCormack.[25]
Negli anni quaranta e cinquanta del XX secolo, la principale ditta produttrice di decorazioni per alberi di Natale negli Stati Uniti fu la Shiny Bright, fondata da un immigrato tedesco di nome Max Eckhardt, che per produrle si avvalse della collaborazione della Corning Incorporated.[26] Nel 1940, la Corning Incorporated produceva così circa 300.000 articoli della Shiny Brite al giorno.[26]
Si calcola infine che ogni anno negli Stati Uniti vengano acquistati circa 30-35 milioni di veri alberi di Natale.[11]
Anche negli Stati Uniti è diffusa l'usanza di bruciare il ceppo natalizio in occasione della vigilia di Natale.
Un'usanza legata al ceppo natalizio in vigore prima dello scoppio della guerra civile consisteva nell'accordare agli schiavi una pausa dal lavoro che durava per tutto il periodo in cui bruciava il ceppo.[27]
Una particolare tradizione è la cosiddetta "caccia al ceppo", diffusa a Palmer Lake, in Colorado, dal 1933.[27]
Agli Stati Uniti si deve la moderna raffigurazione di Babbo Natale/Santa Claus. Questa figura contribuì anche alla trasformazione del Natale da festa chiassosa in festa intima e familiare (v. "Storia").[7]
Negli Stati Uniti, la figura di San Nicola, da cui in seguito sarebbe derivato Santa Claus, fu introdotta dagli immigrati provenienti dai Paesi Bassi nel XVII secolo.[7][28]
Una delle prime descrizioni di San Nicola e del suo culto presso gli Olandesi, che poi avrebbe portato allo sviluppo di questa figura, si deve a Washington Irving nell'opera A History of New-York from the Beginning of the World to the End of the Dutch Dynasty, by Diedrich Knickerbocker, pubblicata nel 1809.[12][23][29][30] L'anno seguente, George Pintard, un membro dello stesso gruppo di scrittori a cui apparteneva anche Irving, i Knickerbockers, pubblicò un opuscolo bilingue (in inglese e olandese) che conteneva delle raffigurazione di San Nicola e di calze contenenti regali appese ad un camino.[23]
Nel 1821, apparve a New York il poema anonimo Old Santeclaus with Much Delight, pubblicato da William B. Gilley all'interno del libriccino The Children's Friend: A New-Year's Present, to the Little Ones from Five to Twelve.[28][31] In questa storia, Santa Claus fu associato per la prima volta alle renne.[28][31]
Due anni dopo, sempre negli Stati Uniti, venne pubblicata in forma anonima nel numero del Troy Sentinel del 23 dicembre 1823 la poesia A Visit from St. Nicholas (conosciuta anche come Twas the Night Before Christmas o The Night Before Christmas): la poesia, comunemente attribuita a Clement Clark Moore (ma secondo alcuni opera di Henry Livingston Jr.), conteneva una descrizione di San Nicola come portatore di doni nella notte della vigilia di Natale.[15][23][28][29][32][33] Grazie a questa poesia, la figura di San Nicola divenne popolare in tutto il territorio statunitense come portatore di doni nella notte della vigilia di Natale.[23]
Un altro contributo allo sviluppo della figura di Santa Claus lo diede poi un illustratore statunitense di origine tedesca, Thomas Nast, che raffigurò un personaggio paffuto dai tratti bonari (come in A Visit of St. Nicholas), aggiungendovi altre caratteristiche quali la veste in pelliccia (tratto che ricavò dai suoi ricordi del Weihnachtsmann tedesco) e il libro mastro con cui il portatore di doni segna i nomi dei bambini buoni e cattivi e collocando il personaggio per la prima volta al Polo Nord.[14][15] Le prime due illustrazioni del Santa Claus di Nast apparvero il 3 gennaio 1863 nel giornale Harper's Weekly, in piena guerra civile americana[14][15][28]; ne seguiranno altre 31[15].
Celebre fu poi l'editoriale, noto come Sì, Virginia, Babbo Natale esiste (Yes, Virginia, there is a Santa Claus), scritto dal giornalista del New York Sun Francis Pharcellus Church il 21 settembre in risposta alla lettera di una bambina di otto anni, Virginia O'Hanlon, che aveva interrogato il giornale sull'esistenza di Santa Claus: l'editoriale venne in seguito pubblicato ogni anno fino al 1950 ed ispirò film e produzioni televisive.[34][35][36][37][36]
«Yes, VIRGINIA, there is a Santa Claus. He exists as certainly as love and generosity and devotion exist [...] Nobody sees Santa Claus, but that is no sign that there is no Santa Claus»
Sempre negli Stati Uniti, la figura di Santa Claus assunse i caratteri definitivi nel 1931, grazie all'illustratore di origine svedese Haddon Sundblom, incaricato in quell'anno di inserire la figura del popolare portatore di doni in alcuni manifesti pubblicitari della Coca-Cola.[38][39][40][41]
La scelta di puntare sul popolare portatore di doni da parte della ditta di Atlanta fu dovuta all'intento di conquistare la popolarità presso i più piccoli in seguito al divieto di pubblicizzare la bibite con immagini di bambini al di sotto dei 12 anni per il suo contenuto a base di caffeina.[40] Per raffigurare Santa Claus, Sundblom prese a modello le fattezze di un vicino di casa[39], disegnando un omone in cappotto rosso; una delle sue celebri immagini pubblicitarie raffiguranti Santa Claus intento a bere Coca-Cola recitava "For sparkling holidays".[42]
Un importante contributo alla diffusione della figura di Santa Claus come la conosciamo lo diede inoltre un altro illustratore statunitense, Norman Rockwell.[43]
La figura di Santa Claus venne in seguito fatta conoscere in vari Paesi del mondo (tra cui il Giappone) dai soldati statunitensi nel corso della seconda guerra mondiale.[43]
Infine, anche gli Stati Uniti hanno la loro dimora di Babbo Natale/Santa Claus, che si trova in Alaska.[44]
Negli Stati Uniti, la tradizione delle cartoline natalizie si sviluppò a partire dalla metà del XIX secolo grazie a R. H. Pease.[45]
L'usanza si diffuse però solo a partire dal 1875 grazie a Louis Prang, tipografo di Boston, definito il "padre della cartolina natalizia statunitense".[45][46] Prang produsse delle cartoline piuttosto costose, che ben presto dovettero patire la concorrenza delle cartoline importate dalla Germania, che erano molto più economiche.[45]
Nel 1957, il presidente Dwight Eisenhower inaugurò la tradizione delle cartoline natalizie presidenziali.[47] Nel 1969 furono quindi inviate 39.000 cartoline presidenziali dalla famiglia del presidente Nixon e nel 1980 ne furono inviate 100.000 dalla famiglia del presidente Carter (che dovette ricorrere al reclutamento di volontari per garantire la spedizione).[47]
Nel sud-est degli Stati Uniti, si hanno usanze simili al vicino Messico, quali le luminarias e le farolitas, consistenti in sacchetti riempiti di sabbia ed illuminati da candele.[1][8]
A New Orleans, vengono invece accesi dei falò lungo il fiume Mississippi per tutta la durata della stagione natalizia.[48]
A Filadelfia, ha luogo il 1º gennaio la sfilata dei mummers.[48] Diffusa in Alaska è invece la tradizione dei cantori della Stella.[49]
Si calcola poi che oltre 30 milioni di abitazioni negli Stati Uniti siano addobbate con luci di Natale.[3]
Tra i principali piatti della tradizione negli Stati Uniti, vi è il tacchino, al quale, nelle famiglie originarie dell'Europa occidentale, viene abbinata una salsa di mirtilli.[1][3]
Molto popolare è inoltre un'insalata di mare a base di sette tipi diversi di pesce.[8]
Presso alcune comunità Amish, il 25 dicembre è considerato giorno di digiuno e penitenza e le tipiche pietanze del periodo (come il tacchino) vengono consumate il 26 dicembre.[20]
Dolci tipici della stagione natalizia negli Stati Uniti sono il Christmas pudding e i mince pies, originari del Regno Unito.[3]
Una delle bevande più popolari del periodo natalizio tra gli statunitensi è l'eggnog, una bevanda a base di latte, uova, liquore, noce moscata e altre spezie.
Questa bevanda giunse negli Stati Uniti dall'Inghilterra nel corso del XVIII secolo[50].
Negli Stati Uniti, la ricetta originale venne spesso modificata con l'aggiunta di rum al posto della birra.[50]
La prima attestazione scritta sull'uso di questa bevande risale al 1775 e si deve a Jonathan Boucher, un filosofo ed ecclesiastico originario del Maryland.[50] L'usanza dell'eggnog quale bevanda tipica del periodo natalizio negli Stati Uniti è in seguito attestata nel 1793 nella Virginia Chronicle, dove si parla di riunioni durante le festività a base di bevute nella residenza di Northhampton.[50]
Tra coloro che apprezzavano l'eggnog, vi fu anche il primo presidente degli Stati Uniti George Washington, che propose anche una propria ricetta.[51]
Provengono dagli Stati Uniti numerose canzoni natalizie diventate degli standard musicali, alcune delle quali (come Jingle Bells e White Christmas) sono tra le più famose di tutti i tempi.[52]
Le origini della musica natalizia negli Stati Uniti risalgono al XVII-XVIII secolo, quando veniva intonata dai primi coloni nel corso di varie usanze tipiche della stagione come il mumming.[53]
Vari inni sacri sulla Natività furono poi composti nel corso del XVIII secolo dal compositore di Boston William Billings.[53]
In seguito, nel corso del XIX secolo, furono composti negli Stati Uniti inni religiosi celebri quali Away in a Manger, The Birthday of a King, It Came Upon the Midnight Clear, I Wonder as I Wander, O Little Town of Bethlehem, ecc., oltre a canzoni "laiche" quali Jingle Bells e Up on the Housetop.[53]
Molto prolifico fu poi il periodo tra gli anni trenta e gli anni sessanta del XX secolo, in cui negli Stati Uniti si assistette ad una vasta produzione di standard natalizi. Alcuni di questi brani vennero resi famosi grazie alle produzioni hollywoodiane[53], oltre alle interpretazioni di artisti famosi quali Louis Armstrong, Nat King Cole, Perry Como, Bing Crosby, Dean Martin, Elvis Presley e Frank Sinatra.
In particolare, agli inizi degli anni quaranta, nacque negli Uniti la canzone natalizia di maggiore successo di tutti i tempi, ovvero White Christmas, canzone scritta da Irving Berlin ed interpretata originariamente da Bing Crosby nel film La taverna dell'allegria (Holiday Inn).[54][55][56][57] Il brano vanta oltre 500 versioni ed è stato adattato in 25 lingue.[54]
I due anni successivi videro poi la registrazione di due altri standard natalizi, ovvero I'll Be Home for Christmas, incisa sempre da Bing Crosby, e Have Yourself a Merry Little Christmas, eseguita per la prima volta da Judy Garland nel film Incontriamoci a Saint Louis.[54]
Il tema del Natale fu in seguito anche utilizzato a scopo di protesta contro la guerra: un esempio famoso è il brano Happy Xmas (War Is Over), inciso nel 1971 John Lennon e Yoko Ono per protestare contro la guerra in Vietnam.[58][59]
L'album natalizio di maggiore successo negli Stati Uniti fu Elvis' Christmas Album di Elvis Presley, con 10 milioni di copie vendute, seguito da Miracles: The Christmas Album di Kenny G del 1994 con quasi 7 milioni e mezzo di copie vendute.[60]
Proviene dagli Stati Uniti quello che è considerato il primo film a tema natalizio della storia (o comunque il primo film su Santa Claus): si tratta del cortometraggio Santa Claus Filling Stockings, prodotto nel 1897 dalla America Mutoscope e diretto da George Albert Smith.[47][137]
Tra i film statunitensi più celebri e di maggiore successo a tema natalizio o ambientati nel periodo natalizio, figurano poi: La vita è meravigliosa (It's a Wonderful Life; film del 1946 diretto da Frank Capra)[138], Il miracolo della 34ª strada (Miracle on 34th Street; film del 1947 diretto da George Seaton)[139][140] (del quale nel 1994 è stato girato il remake diretto da Les Mayfield e con protagonista Richard Attenborough Miracolo nella 34ª strada[141]), Bianco Natale (White Christmas), diretto da Michael Curtiz e con protagonisti Bing Crosby, Danny Kaye, Rosemary Clooney (1954)[142], Una poltrona per due (Trading Places; film del 1983 diretto John Landis e con protagonisti Dan Aykroyd, Eddie Murphy, Jamie Lee Curtis, Ralph Bellamy, Don Ameche e Denholm Elliott)[143][144][145], Gremlins (film del 1984 diretto da Joe Dante e prodotto da Steven Spielberg)[146], Mamma, ho perso l'aereo (Home Alone; film del 1990 diretto da John Hughes e con protagonista Macaulay Culkin)[147][148] e il suo sequel Mamma, ho riperso l'aereo: mi sono smarrito a New York (Home Alone 2: Lost in New York; film del 1992 diretto da Chris Columbus e che ha sempre con protagonisti Macaulay Culkin, Daniel Stern e Joe Pesci)[149][150], Tim Burton's Nightmare Before Christmas (film del 1993 diretto da Henry Selick)[151], Santa Clause (film del 1994 diretto da John Pasquin)[152] e il suo sequel Che fine ha fatto Santa Clause? ( The Santa Clause 2; film del 2002 diretto da Michael Lembeck)[153] e, Il Grinch (Dr. Seuss' How the Grinch Stole Christmas; film del 2000 diretto da Don Howard e con protagonista Jim Carey)[154],Elf - Un elfo di nome Buddy (Elf; film del 2003 diretto da Jon Favreau e con protagonista Will Ferrell)[155], Polar Express (The Polar Express; film del 2004 diretto da Robert Zemeckis)[156], ecc. Esiste, inoltre, un flashback proprio durante il giorno di Natale nel film Greenland (Film catastrofico del 2020 diretto da Ric Roman Waugh).
Il periodo natalizio ha anche ispirato anche dei film horror. Tra questi, figura il ciclo inaugurato nel 1984 con Natale di sangue (Silent Night, Deadly Night), diretto da Charles E. Sellier Jr.[157]
Dal 1955 viene trasmesso annualmente il programma televisivo NORAD Tracks Santa, organizzato dal NORAD e nato dall'idea di un negozio di Colorado Springs.[158]
Tra i personaggi letterari originari degli Stati Uniti, vi è Rudolph la renna dal naso rosso, creato nel 1939 da Robert L. May, che scrisse una breve storia per bambini per pubblicizzare i grandi magazzini Montgomery Ward di Chicago.[120][121]
Rudolph viene descritto come una renna sola senza amici, alla quale un giorno viene richiesto l'aiuto di Babbo Natale/Santa Claus.[120]
La storia di Rudolph ha ispirato in seguito una canzone natalizia (scritta da Johnny Marks), film e produzioni televisive.[120][121]
Altro personaggio di fantasia nato da scrittori statunitensi è il Grinch, creato da Dr. Seuss alias Theodor Seuss Geisel (1904-1991) ed apparso nel racconto Il Grinch (How the Grinch Stole Christmas! ), pubblicato per la prima volta nel 1957.[159][160]
Il termine grinch è in seguito entrato nel linguaggio corrente per indicare una persona che disprezza il Natale.[159]
Sono ambientati negli Stati Uniti i film natalizi italiani Vacanze di Natale '95 (1995)[161][162], Natale a Miami (2005)[163], Natale a New York (2006)[161][164], e Natale a Beverly Hills (2009)[165], tutti diretti da Neri Parenti e tutti con protagonista Christian De Sica (nei primi due in coppia con Massimo Boldi).
Un film natalizio statunitense diventato "cult" in Italia è invece Una poltrona per due, trasmesso ininterrottamente dal 1997 dalla reti Mediaset (in particolare da Italia 1) durante il periodo natalizio (solitamente la Vigilia di Natale).[145]
Durante le festività natalizie si assiste ad un aumento nel giro d'affari per la vendita al dettaglio, che nel 2013 ammontò a circa 3 trilioni di dollari.[166] Ciò ha naturalmente prodotto anche un aumento dell'occupazione nel settore, che nel 2013 ammontava 768 persone in più rispetto agli altri periodi dell'anno.[166]
Negli Stati del New England, ovvero Connecticut, Maine, Massachusetts, New Hampshire, Rhode Island e Vermont sono stati creati dei negozi appositi dediti esclusivamente alla vendita di articoli natalizi chiamati Christmas shops ("negozi natalizi").[1]
A Frankemouth, nel Michigan si trova poi il Bronner's Christmas Wonderland, creato nel 1977 e che in un'area di 2,2 acri espone 300 alberi di Natale, 700 statuette e 100.000 luminarie.[167] Il più grande negozio di oggettistica natalizia di New York è invece la House of Holidays, situata nell'Ozone Park.[167]
A Medina si trova poi il Castle Noel, il più grande parco di divertimenti a tema natalizio degli Stati Uniti, creato da Mark Claus.[167][168]
Oltre agli aspetti consumistici, vi sono però anche quelli caritatevoli: tra le più importanti iniziative, figura quella dell'Esercito della Salvezza, che dal 1901 allestisce a New York un pranzo per i poveri.[169][170]
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