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territorio storico (1947-1954) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il Territorio Libero di Trieste (in inglese Free Territory of Trieste; in serbo-croato Slobodni Teritorij Trsta), o TLT, fu uno Stato indipendente previsto dall'articolo 21 del trattato di pace tra l'Italia e gli alleati dopo la fine della seconda guerra mondiale,[1] confinante con l'Italia e la Jugoslavia.
Territorio Libero di Trieste | |
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Dati amministrativi | |
Nome ufficiale | Territorio Libero di Trieste Slobodni Teritorij Trsta |
Lingue ufficiali | italiano serbo-croato sloveno |
Lingue parlate | |
Capitale | Trieste |
Altre capitali | Capodistria |
Dipendente da | Jugoslavia Regno Unito Stati Uniti |
Politica | |
Forma di governo |
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Nascita | 15 settembre 1947 |
Causa | Trattato di Parigi |
Fine |
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Causa |
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Territorio e popolazione | |
Bacino geografico | Venezia Giulia, Istria |
Massima estensione | 738 km² nel 1947 |
Popolazione | 375000 nel 1947 |
Economia | |
Valuta |
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Varie | |
Sigla autom. | TS (zona A) STT (zona B) |
Religione e società | |
Religioni preminenti | Cattolicesimo |
Religioni minoritarie | Protestantesimo, ebraismo |
Evoluzione storica | |
Preceduto da | Italia |
Succeduto da | Italia Jugoslavia |
Ora parte di | Croazia Italia Slovenia |
A norma del trattato, il Territorio Libero di Trieste avrebbe dovuto essere demilitarizzato e neutrale, governato inizialmente - secondo le previsioni normative - da uno Strumento per il regime provvisorio, redatto dal Consiglio dei ministri degli esteri e approvato con la risoluzione 16 dal Consiglio di sicurezza dell'ONU. Tale Strumento sarebbe rimasto in vigore fino alla data che il Consiglio di sicurezza avrebbe determinato per l'entrata in vigore di uno Statuto permanente, allegato al trattato di Parigi. In immediata successione si sarebbero dovute creare le forme di governo necessarie per il funzionamento dello Stato (un Governatore, un Consiglio di Governo, un'Assemblea popolare elettiva e un Corpo giudiziario), nonché eleggere un'assemblea costituente che avrebbe dovuto approntare la nuova costituzione del TLT. L'ONU avrebbe comunque mantenuto dei poteri di controllo sul TLT tramite il Consiglio di sicurezza. Era previsto anche un porto libero, a sua volta amministrato da uno Strumento internazionale.
Nella pratica, tuttavia, il TLT non fu mai costituito come Stato autonomo e risultò diviso in due zone, denominate A e B, affidate all'amministrazione militare rispettivamente alleata e jugoslava. Tale situazione ebbe fine de facto nel 1954 (quando la zona A fu unita all'Italia e la zona B fu unita alla Jugoslavia) e de iure nel 1975 (trattato di Osimo tra i due Stati, ratificato nel 1977).
Il TLT includeva circa 375000 abitanti (290000 italiani, 70000 sloveni, 11000 croati e quasi 5000 di altre nazionalità); i suoi confini erano la città di Trieste, a nord il litorale fino al Timavo, e a sud parte dell'Istria occidentale fino al fiume Quieto.
Il Territorio Libero di Trieste fu previsto nel 1947 all'interno del trattato di pace con l'Italia alla fine della seconda guerra mondiale.
Secondo l'articolo 21 del trattato, il TLT sarebbe stato riconosciuto dagli Alleati e dall'Italia, e la sua integrità e indipendenza sarebbero state assicurate dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
La mancata entrata in vigore dello statuto permanente e la mancata nomina del governatore e degli altri organi di governo del TLT determinarono uno stallo che mise in dubbio fra gli studiosi di diritto internazionale l'effettiva esistenza di uno Stato denominato Territorio Libero di Trieste, carente di uno degli elementi costitutivi per essere definito tale – la sovranità – e soggetto perennemente a un governo provvisorio militare. In tale situazione sorsero teorie internazionalistiche minoritarie secondo cui, non essendo mai sorto un TLT indipendente come previsto dal trattato di pace, l'Italia non avrebbe mai perso la propria sovranità su tutto il territorio.[2]
Di contro, la teoria predominante considerò parimenti l'insussistenza di uno Stato definibile come Territorio Libero di Trieste, essendo il territorio assoggettato a un regime di occupazione militare, senza essere nel frattempo soggetto a una sovranità statale.[3] È peraltro da rilevare che – pur essendo minoritaria in dottrina – la tesi secondo la quale la sovranità italiana sul TLT non venne mai meno venne definita "preferibile" nella sentenza n. 53 del 1964 della Corte costituzionale, che all'epoca comprendeva alcuni fra i massimi giuristi italiani quali Aldo Mazzini Sandulli e Costantino Mortati.[4]
Il TLT era diviso in due zone:
Il vizio all'origine del TLT stava nell'asimmetria delle amministrazioni. La Zona A era affidata in amministrazione a potenze che non confinavano con esso (inglesi e statunitensi), la Zona B ad uno Stato confinante, la Jugoslavia, che nutriva l'ambizione dichiarata di annettersi l'intero territorio. In pratica non funzionò mai come un vero Stato indipendente. Il suo funzionamento dipendeva dalla nomina di un Governatore da parte del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. La scelta del Governatore si protrasse per vari anni e i diversi nomi proposti furono sistematicamente oggetto di veto da parte sia degli anglo-americani sia dei sovietici.
Nel 1952 nella Zona A alcune competenze (fra cui il Direttorato delle finanze e dell'economia), vennero affidate a dirigenti nominati direttamente dal governo italiano.[5] Il 5 e 6 novembre 1953 vi furono a Trieste violenti scontri di piazza da parte di coloro che reclamavano la riunificazione della città all'Italia. Nella rivolta di Trieste finirono uccisi sei cittadini, cui è stata successivamente conferita un'onorificenza dal governo italiano. Nel 2023, 70 anni dopo la rivolta, viene conferita dal comune la Civica Benemerenza del Comune alla memoria dei Caduti.[6]
La situazione di stallo trovò de facto una soluzione con gli accordi di Londra del 1954, e de iure definitivamente nel 1975 quando, tramite il trattato di Osimo, Italia e Jugoslavia incorporarono formalmente le zone A e B.
Il 5 ottobre 1954 venne firmato a Londra un memorandum d'intesa in cui Italia e Jugoslavia si spartivano provvisoriamente il Territorio (testo), con il passaggio della Zona A all'amministrazione civile italiana e la Zona B a quella jugoslava: la linea di demarcazione fra le due zone[7] venne però spostata a favore della Jugoslavia. Precedentemente essa tagliava l'abitato di Albaro Vescovà (Škofije) e proseguendo all'interno della penisola muggesana arrivava sino ad Ancarano, lasciando nella Zona A le frazioni di Valdoltra, Elleri, Crevatini (Hrvatini) e Plavia (Plavje): a seguito della stipula del Memorandum d'intesa anche questi centri abitati furono assegnati alla Jugoslavia.
Il passaggio dei poteri dall'amministrazione alleata a quella italiana avvenne il 25 ottobre 1954.
Nel 1975 il nuovo trattato di Osimo (ratificato nel 1977) dava copertura giuridica allo status quo tra Italia e Jugoslavia.
L'ordine del giorno dell'ONU per la nomina del Governatore del TLT venne quindi rimosso il 9 gennaio 1978, a seguito di esplicita richiesta dei rappresentanti italiano e jugoslavo[8].
Lista dei comandanti di zona del TLT suddivisi nelle due zone d'occupazione:[9]
Ecco le lingue e i gruppi linguistici nella zona A, secondo le stime approssimative del Governo Militare Alleato fatte nel 1949:
Inoltre erano presenti 5 000 soldati statunitensi della TRUST (TRieste United States Troops) e 5 000 soldati britannici della BETFOR (British Element Trieste FORce).
Secondo le stime della Commissione internazionale inviata dalle quattro potenze nel 1946, le lingue e i gruppi linguistici nella Zona B erano costituiti da:
Inoltre erano presenti 5 000 soldati dell'Armata Popolare Jugoslava.
Il territorio era diviso in 18 comuni, la bandiera accanto al comune indica se attualmente si trova in Italia, Slovenia o Croazia:
Zona A:
Zona B:
Nella zona A, con l'autorizzazione dell'AMGOT, si svolsero le elezioni amministrative triestine del 1949 basate sulla legge elettorale italiana e nel 1952 vennero indette le seconde e ultime elezioni. I partiti che vi parteciparono furono:
I partiti della zona B erano:
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