Zecca di Pavia
istituto millenario battente moneta / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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La zecca di Pavia ha una storia millenaria e prestigiosa, legata al ruolo di capitale[1] ricoperto dalla città dall’età gota, passando attraverso il regno longobardo e quello d’Italia, al 1024 (quando fu distrutto il palazzo reale[2]). La zecca di Pavia trae origine dalla zecca romana di Ticinum, aperta intorno al 275 d.C. e rimasta attiva per circa cinquant’anni, per poi essere riattivata da re Totila (541- 552 d.C.). Tra il X e i primi decenni del XII secolo la moneta pavese rappresentò il circolante più diffuso nell’Italia settentrionale, utilizzato negli scambi commerciali anche a Roma, nell’Italia meridionale e conosciuto anche in Francia e nell’Europa centrale[3]. Successivamente la zecca conobbe grande sviluppo tra XIV e XV secolo, quando Pavia divenne sede della corte di Galeazzo II, Gian Galeazzo e, fino ai primi decenni del Quattrocento, di Filippo Maria Visconti. La zecca rimase operativa fino al 1465 circa, quando venne chiusa da Francesco Sforza. Dopo di allora, durante l’assedio del 1524- 25, vennero coniate in città monete ossidionali in oro, argento, tali nominali furono gli ultimi prodotti a Pavia.