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Artemisia glacialis

specie di pianta della famiglia Asteraceae Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Artemisia glacialis
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L'assenzio genepì nero (nome scientifico Artemisia glacialis L., 1763) è una specie di pianta angiosperma dicotiledone della famiglia delle Asteraceae (sottofamiglia Asteroideae, tribù Anthemideae (Asian-southern African grade) e sottotribù Artemisiinae).[1][2]

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Etimologia

Il nome Artemisia, di etimologia incerta, è ricondotto alla dea greca della caccia Artemide, o secondo un'altra ipotesi alla regina Artemisia († 350 a.C.), succeduta sul trono di Caria al fratello e consorte Mausolo; si ipotizza inoltre un riferimento al greco artemes (“sano”), con allusione alle proprietà medicamentose delle piante del genere.[3]. L'epiteto specifico (glacialis) indica una origine da regioni gelide.[4]

Il nome scientifico della specie è stato definito dal botanico Carl Linnaeus (1707-1778) nella pubblicazione " Species Plantarum, Edition 2" ( Sp. Pl., ed. 2. 2: 1187) del 1763.[5]

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Descrizione

Riepilogo
Prospettiva
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Il portamento
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Le foglie
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Infiorescenza
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I fiori

Portamento. La specie di questa voce ha un habitus di tipo erbaceo perenne. La forma biologica è camefita suffruticosa (Ch suffr), sono piante perenni e legnose alla base, con gemme svernanti poste ad un'altezza dal suolo tra i 2 ed i 30 cm (le porzioni erbacee seccano annualmente e rimangono in vita soltanto le parti legnose). La pianta emana un intenso profumo aromatico.[6][7][8][9][10][11]

Radici. Le radici sono secondarie da rizoma o da fittone e sono colorate di color marrone.

Fusto. L'indumento consiste in brevi peli ghiandolari (medifissi o basifissi a "T"). La parte aerea del fusto è eretta, molto ramificata con diversi capolini terminali (cespuglietto nano).

Foglie. Sono presenti sia foglie basali che cauline. La disposizione delle foglie lungo il fusto è alternata. Quelle inferiori sono picciolate; quelle superiori sono sub-sessili. Le lamine fogliari sono delle lacinie caratteristicamente digitate.

Infiorescenza. Le sinflorescenze sono formate da piccoli capolini a glomeruli. Le infiorescenze vere e proprie sono composte da un capolino terminale sessile di tipo disciforme. I capolini sono formati da un involucro, con forme emisferiche o globose, composto da 2 a 20 brattee, al cui interno un ricettacolo fa da base ai fiori del disco (quelli del raggio qui sono assenti). Le brattee, con una forma da lanceolata a oblunga, con margine scuro sul dorso (fittamente peloso) e a consistenza erbacea, sono disposte in modo più o meno embricato su più serie. Il ricettacolo è nudo ossia senza pagliette a protezione della base dei fiori; la forma è piatta. Diametro dei capolini: 4 - 6 mm.

Fiori. I fiori, da 30 a 40 per capolino, sono tetra-ciclici (formati cioè da 4 verticilli: calicecorollaandroceogineceo) e pentameri (calice e corolla formati da 5 elementi). Sono numerosi con forme brevemente tubulose (attinomorfe); sono ermafroditi. Possono essere divisi tra fiori solamente femminili (posti alla periferia) e fiori bi-sessuali (posti al centro) o funzionalmente maschili.

*/x K , [C (5), A (5)], G 2 (infero), achenio[12]
  • Corolla: le corolle dei fiori periferici sono affusolate con lembi più o meno ligulati o filiformi; le corolle di quelli più centrali sono pentalobate a forma deltata. Il colore della corolla varia da giallo a giallastro.
  • Androceo: l'androceo è formato da 5 stami (alternati ai lobi della corolla) sorretti da filamenti generalmente liberi e sottili; gli stami sono connati e formano un manicotto circondante lo stilo. Le antere possono essere sia di tipo basifissa che medifissa (ossia attaccate al filamento per la base – nel primo caso; oppure in un punto intermedio – nel secondo caso).[13] Questa caratteristica ha valore tassonomico in quanto distingue i generi gli uni dagli altri. Normalmente le antere variano da ottuse (arrotondate) a leggermente appuntite alla base (o anche caudate); in alcune specie le appendici sono triangolari, lineari o ellittiche. Il tessuto endoteciale (rivestimento interno dell'antera) non è polarizzato. Il polline è sferico con un diametro medio di circa 25 micron; è tricolporato (con tre aperture sia di tipo a fessura che tipo isodiametrica o poro) ed è più o meno echinato (con punte sporgenti).
  • Gineceo: l'ovario è infero uniloculare formato da 2 carpelli. Lo stilo (il recettore del polline) è profondamente bifido (con due stigmi divergenti) e con le linee stigmatiche marginali separate o contigue. I due bracci dello stilo hanno una forma troncata e possono essere papillosi o ricoperti da ciuffi di peli.

Frutti. Il frutto è un achenio sprovvisto di pappo. La forma varia da ellissoide a obovoide ed è compressa ai lati. La parte apicale è rotondeggiante e priva di corona. Il pericarpo può possedere (oppure no) delle cellule mucillaginifere, mentre le sacche di resina sono assenti.

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Biologia

Impollinazione: tramite insetti (impollinazione entomogama tramite farfalle diurne e notturne).[7][8]
Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori.
Dispersione: i semi cadono a terra e vengono dispersi soprattutto da insetti come formiche (disseminazione mirmecoria). Un altro tipo di dispersione è zoocoria: gli uncini delle brattee dell'involucro (se presenti) si agganciano ai peli degli animali di passaggio che portano così i semi anche su lunghe distanze. Inoltre per merito del pappo (se presente) il vento può trasportare i semi anche per alcuni chilometri (disseminazione anemocora).

Distribuzione e habitat

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Distribuzione della pianta (Distribuzione regionale[14] – Distribuzione alpina[15])

Geoelemento: il tipo corologico (area di origine) è Subendemico.

Distribuzione: in Italia questa specie è comune e si trova nelle Alpi Occidentali. Fuori dall'Italia, sempre nelle Alpi, questa specie si trova in Francia e Svizzera.[15]

Habitat: l'habitat tipico per queste piante sono le rupi e le pietraie (soprattutto morene). Il substrato preferito è calcareo ma anche siliceo con pH neutro, bassi valori nutrizionali del terreno che deve essere secco.

Distribuzione altitudinale: sui rilievi alpini, in Italia, queste piante si possono trovare fino a quote tra 2.100 e 3.300 m s.l.m.; nelle Alpi frequentano quindi i seguenti piani vegetazionali: aubalpino, alpino e in parte quello nivale.

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Fitosociologia

Riepilogo
Prospettiva

Areale alpino

Dal punto di vista fitosociologico alpino la specie di questa voce appartiene alla seguente comunità vegetale:[15]

Formazione: delle comunità delle fessure, delle rupi e dei ghiaioni
Classe: Asplenietea trichomanis

Areale italiano

Per l'areale completo italiano la specie di questa voce appartiene alla seguente comunità vegetale:[16]

Macrotipologia: vegetazione casmofitica, glareicola ed epifitica.
Classe: Asplenietea trichomanis (Br.-Bl. in Meier & Br.-Bl., 1934) Oberdorfer, 1977
Subordine: Androsacenalia vandellii Loisel, 1970
Alleanza: Androsacion vandellii Rivas-Martinez et al., 2002

Descrizione. L'alleanza Androsacion vandellii è relativa alle comunità casmofitiche che si sviluppano sulle rocce silicee di alta montagna. Si caratterizza per le basse coperture e dalla presenza di moltissime specie rare ed endemiche caratteristiche delle Alpi Occidentali. La cenosi è distribuita sulle Alpi, sui Pirenei e nella Sierra Nevada.[17]

Specie presenti nell'associazione: Saxifraga cotyledon, Saxifraga florulenta, Saxifraga retusa, Saxifraga pedemontana, Campanula elatines, Androsace vandellii, Primula pedemontana, Primula hirsuta, Artemisia glacialis, Jovibarba allionii, Eritrichium nanum, Silene cordifolia, Achillea erba-rotta, Potentilla valderia, Woodsia ilvensis, Erigeron schleicheri.

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Sistematica

Riepilogo
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La famiglia di appartenenza di questa voce (Asteraceae o Compositae, nomen conservandum) probabilmente originaria del Sud America, è la più numerosa del mondo vegetale, comprende oltre 23.000 specie distribuite su 1.535 generi[18], oppure 22.750 specie e 1.530 generi secondo altre fonti[19] (una delle checklist più aggiornata elenca fino a 1.679 generi)[20]. La famiglia attualmente (2021) è divisa in 16 sottofamiglie; la sottofamiglia Asteroideae è una di queste e rappresenta l'evoluzione più recente di tutta la famiglia.[1][9][10]

Filogenesi

Il gruppo di questa voce è descritto nella tribù Anthemideae, una delle 21 tribù della sottofamiglia Asteroideae). In base alle ultime ricerche nella tribù sono stati individuati (provvisoriamente) 4 principali lignaggi (o cladi); il genere Artemisia (insieme alla sottotribù Artemisiinae) è incluso nel clade Asian-southern African grade.[21]

Attualmente il genere, nell'ambito della flora spontanea italiana, è suddiviso in quattro sezioni e alcune sottosezioni. La specie di questa voce appartiene alla "Sezione II" (Absinthium) caratterizzata dai fiori del disco ermafroditi (i fiori periferici sono femminili), il ricettacolo pubescente e di tipo disciforme, l'indumento formato da peli medifissi, e alla "Sottosezione E" caratterizzata dalle foglie inferiori doppiamente triforcate. Altra specie della stessa sezione: Artemisia pedemontana Balb. (Assenzio lanato) e Artemisia nitida Bertold. (Assenzio lucido).[11]

I caratteri distintivi della specie Artemisia glacialis sono:[11]

  • la pelosità è densa e candida;
  • I capolini sono sessili e sono raccolti all'apice del fusto;
  • la corolla è glabra.

Il numero cromosomico delle specie di questa voce è: 2n = 16.[11]

Sinonimi

Sono elencati alcuni sinonimi per questa entità:[2]

  • Absinthium glaciale (L.) Lam.
  • Absinthium congestum Lam.
  • Artemisia elegans Jan ex Besser
  • Artemisia glacialis var. intermedia Gaudin
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Uso

È caratteristica delle regioni alpine e, come alcune altre specie di artemisia, è conosciuta con il nome di Genepì (o Genepy), termine che definisce anche il liquore ricavato dalle specie A. genipi e A. umbelliformis.

Note

Bibliografia

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

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