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Prospettiva

Callidula

genere di insetti Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Callidula
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Callidula Hübner, 1819[1] è un genere di lepidotteri appartenente alla famiglia Callidulidae, diffuso in Asia e Oceania con 30 specie.[2][3]

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Etimologia

Il nome del genere deriva dall'aggettivo latino callĭdŭlus, ossia "abbastanza ingegnoso".[4]

Descrizione

Riepilogo
Prospettiva

I membri di questo genere sono falene eteroneure appartenenti ai Ditrysia, con taglia medio-grande, dalle abitudini principalmente diurne; l'aspetto generale è alquanto simile a quello dei Papilionoidea.[3][5]

Anche la posizione verticale delle ali a riposo ("a vela" anziché "a tetto", come di regola si osserva nelle falene) può far pensare immediatamente a una farfalla.[6]

Adulto

Capo

Il capo può presentare dei "ciuffi" di scaglie piliformi.[3]

Gli occhi rivelano la presenza di minutissime setole interommatidiali; gli ocelli sono ridotti ma comunque presenti; i chaetosemata sono ben sviluppati, con piccole scaglie inframmezzate alle setole sensoriali.[3][5][6]

Nell'apparato boccale, i lobi piliferi sono sempre presenti, come pure la spirotromba, quest'ultima priva di scaglie e ben sviluppata.[6] I palpi mascellari sono ridotti. I palpi labiali sono trisegmentati, col II articolo di solito diritto o ascendente; il III articolo è spesso diritto e termina con un organo di vom Rath ben definito.[3][5][6]

Le antenne sono filiformi o al massimo lievemente clavate, ma mai pettinate; negli esemplari essiccati, spesso l'apice è uncinato; il flagello è provvisto di scaglie sulla superficie dorsale, talvolta anche su quella ventrale ma solo nella parte prossimale; i sensilli tricoidei sono di lunghezza ridotta.[3][5][6]

Torace

Il processo ventrale della tegula non risulta mai appuntito, ma al contrario spesso è alquanto corto; gli anepisterni del mesotorace sono ben sviluppati. Il metascuto è diviso in due parti; la parte posteriore del metascutello è spesso sollevata, piatta e verticale.[3]

Nelle zampe, le tibie sono munite di spine, e quelle posteriori possono talvolta rivelare la presenza di ciuffi di scaglie androconiali; l'epifisi può essere ridotta oppure abbastanza allungata e la formula degli speroni tibiali è di norma 0-2-4, spesso con gli speroni metatibiali intermedi più corti di quelli apicali; nel tarso delle zampe anteriori, il IV tarsomero è munito sulla superficie ventrale di una coppia di robuste spine apicali, mentre il distitarso ne è privo, tranne in rari casi, in cui può reggere un gruppo di piccolissime spine; l'arolio è ben sviluppato e i pulvilli sono divisi; le unghie sono semplici, prive di dentellatura.[3][5][6]

Nel maschio manca un retinaculum sulla subcosta, mentre il frenulum è presente in entrambi i sessi,[3][6] ma è ridotto anche nelle specie in cui l'angolo omerale e più espanso; la spinarea non è presente.[3]

Nell'ala anteriore, R è libera; Rs2 ed Rs3 sono sempre unite, mentre Rs1 può essere libera o fusa con gli altri rami di Rs; Rs4 è sempre libera; M e CuA sono libere, con M2 posizionata nettamente più vicina a M3 che a M1; la nervatura radio-mediale (r-m) è lunga e sottile; CuP è sostituita da una piega; la cellula discale è aperta tra M1 ed M2; Sc+R è vicina oppure fusa con Rs al di là del punto di origine di M1; 1A+2A è priva di biforcazione alla base; 3A è di solito ben sviluppata.[3][5][6]

Nell'ala posteriore, spesso è osservabile una sorta di sperone omerale su Sc+R (talvolta molto ridotto), che può avvicinarsi o sfiorare Rs per un certo tratto, prima della fine della cellula discale; quest'ultima spesso risulta aperta ed M2 è più vicina ad M3 che ad M1; non si osserva CuP; 3A può essere ridotta oppure ben sviluppata.[3][5][6]

Addome

Nell'addome non sono presenti organi timpanici; i bordi laterali del I tergite sono connessi anteriormente al II sternite attraverso uno sclerite tergosternale completo; il II sternite è spesso allungato, ma provvisto di brevi apodemi; i tergiti III-VI sono solitamente allargati; nel maschio, l'VIII sternite è ridotto a un paio di bastoncelli.[3]

Nell'apparato genitale maschile, il vinculum è talvolta provvisto di un saccus; le valve sono unite ventralmente rispetto alla juxta; non si osserva uno gnathos completo, mentre l'uncus appare ristretto nella parte distale, quasi a formare una sorta di uncino; l'edeago presenta un coecum penis, talvolta molto ridotto.[3]

Nel genitale femminile, la bursa copulatrix può essere semplice oppure provvista di svariati processi laterali; l'ostium bursae è situato proprio in prossimità del margine anteriore arcuato dell'VIII sternite; le apofisi sono alquanto pronunciate; l'ovopositore appare appiattito e quadrilobato.[3]

Uovo

L'uovo è ellittico e lievemente appiattito.[3][5][6]

Larva

Sul corpo della larva le setole primarie sono ben distribuite, ma quelle secondarie sono assenti.[3][5][6][7]

Il capo è ipognato.[3][5][6]

Nel torace, lo scudo dorsale (pronoto) è ampio, con cinque paia di setole; nel protorace, le setole laterali L sono due,[3][5] mentre soltanto una setola subdorsale (SD2) è presente.[6]

Ad ogni lato del primo segmento addominale si nota una ghiandola posta al di sotto della setola L2. Nei segmenti A1-A7 le due setole L sono distanziate una dall'altra, mentre appaiono ravvicinate in A8.[3][5][6]

Cinque paia di corte pseudozampe sono presenti sui segmenti A3-A6 e A10, con uncini disposti a cerchio, in doppio ordine.[3][5][6]

Pupa

La pupa è obtecta, con i segmenti A8-A10 fusi tra loro.[5]

I palpi mascellari possono essere esposti, mentre quelli labiali sono in gran parte nascosti.[3][6]

Nel torace, i profemori non sono esposti, mentre il secondo paio di zampe si spinge caudalmente più avanti delle antenne. [3]

L'addome presenta solo due segmenti mobili;[3] sui segmenti A2-A4 si osservano dei calli ambulacrali.[6]

Il cremaster è costituito da una diecina di robuste setole ricurve.[3][6]

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Biologia

Gli adulti volano durante il giorno nel sottobosco.[5][6]

Ciclo biologico

Dopo l'accoppiamento, le uova sono deposte singolarmente al margine delle foglie della pianta nutrice.[5][6][8]

Le giovani larve arrotolano una o più foglie, fissandole con filamenti sericei, creando un riparo all'interno del quale si accrescono fino a compiuta maturazione.[5][6][8]

L'impupamento avviene all'interno di questa struttura di protezione, da cui in seguito emergono gli adulti.[5][6][8]

Alimentazione

Si dispone di poche informazioni riguardo alle piante nutrici per le specie delle Callidulinae, ma si ritiene che questi bruchi siano strettamente pteridofagi, ossia si alimentino esclusivamente di foglie di felce.[3][5][6][7][9]

Parassitoidismo

Non sono stati riportati fenomeni di parassitoidismo ai danni di queste larve.[10]

Distribuzione e habitat

Il taxon è presente in un areale esteso nelle ecozone indomalese e australasiana, con un limite occidentale rappresentato dall'India, raggiungendo parte della Siberia meridionale e poi il Sud-est asiatico e l'Oceania settentrionale, fino alle Isole Salomone; solo una specie è presente in Australia.[3][5][6][11]

L'habitat è rappresentato dal sottobosco della foresta pluviale.[5][8]

Tassonomia

Riepilogo
Prospettiva

Callidula Hübner, 1819 - Verz. bekannt. Schmett.: 66[1] - specie tipo: Papilio petavius Stoll, 1781 (= Callidula petavius) - In: Cramer, Uitl. Kapellen 4: 145, tav. 365, figg. C, D.[12][13]

La designazione della specie tipo fu effettuata da Kirby, 1892 - Syn. Cat. Lepid. Het. 1: 395.[13][14]

Specie

Il genere annovera 30 specie, distribuite tra Asia e Oceania:[2][3][5][11]

Sinonimi

Sono stati riportati i seguenti sinonimi:[2][15]

  • Cleis Guérin-Méneville, 1831 - Voyage Coquille, 2 (2): 286, tav. 18, fig. 5 - specie tipo: Cleis posticalis Guérin-Méneville, 1831 (= Callidula posticalis)[16]
  • Datanga Moore, 1879 - Descr. Indian lep. Atkinson: 21 - specie tipo: Datanga minor Moore, 1879 (= Callidula sakuni)[17]
  • Petavia Horsfield, 1828 - Descr. Cat. lep. Ins. Mus. East India Coy 1: 59, tav. 2, figg. 1, 1a-f - specie tipo: Petavia sakuni Horsfield, 1828 (= Callidula sakuni)[18]
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Alcune specie

Conservazione

Nessuna specie appartenente a questo genere è stata inserita nella Lista rossa IUCN.[19]

Note

Bibliografia

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

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