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Croce di vetta
croce generalmente posta sulla vetta di una montagna Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Una croce di vetta è una croce cristiana posizionata sulla sommità di una montagna o di una collina[1].

Caratteristiche
Posizionate in genere su cime o vette superiori ai 2000 m di altitudine, le croci di vetta sono realizzate utilizzando materiali scelti per resistere nelle condizioni climatiche a volte estreme che caratterizzano la cima dei rilievi montuosi sui quali sorgono. A causa delle intemperie alle quali sono sottoposte necessitano periodicamente di manutenzione e restauri e, a volte, debbono essere sostituite a causa dei danni subiti.[2] Alcune croci di vetta sono accompagnate da un libro di vetta (in tedesco Gipfelbuch). Si tratta di un quaderno, in genere contenuto in una nicchia ricavata nel basamento della croce, sul quale gli escursionisti o gli alpinisti che raggiungono la cima possono lasciare un messaggio.
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Storia

La costruzione di monumenti con o senza significato religioso (ometti, bandiere di preghiera, ovoo, statue, pali sacri, templi di varia natura...) sui rilievi montuosi o a fianco dei sentieri è una pratica diffusa in parecchie culture e aree geografiche. La stessa bibbia cita in numerose occasioni, deprecandolo, il culto reso agli idoli pagani sulle montagne, denominate luoghi alti. [3]
Costruite nel 1492, le tre croci presenti sulla cima del mont Aiguille sono uno dei primi esempi con datazione certa di costruzione di una croce sulla sommità di una montagna di non facile accesso. A partire dalla fine del XVIII secolo grandi croci furono erette su alcuni valichi alpini austriaci[4], come ad esempio al come al passo dell'Arlberg o alla forcella del Picco; a volte la presenza di una croce nei pressi del colle ne ha determinato il toponimo, come nel caso del Colle della Croce. Con la progressiva conquista delle vette alpine la collocazione delle croci si è estesa dai punti di valico alle sommità circostanti. Numerose croci di vetta furono posizionate in seguito su molte montagne delle regioni cattoliche delle Alpi e di altre catene montuose[1], in particolare tra la seconda metà del XIX secolo e la prima metà del secolo successivo. Alcune di queste croci fungono anche da cippi di frontiera. Una prima mappatura delle croci di vetta oltre i 2000 m di quota in Appennino, con le schede relative alla loro storia, è stata realizzata nel 2022[5] e si evince che la gran parte ricade in aree naturali protette.
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Controversie
La presenza e la nuova collocazione di croci sulle montagne ha suscitato in vari paesi molte critiche.[6] Nel 2010 ad esempio la guida svizzera Patrick Bussard ha danneggiato per protesta la croce di vetta sui monti Vanil Noir e Merlas.[7]
Nel 2013 l'associazione Mountain Wilderness ha emesso un comunicato di critica a questa usanza ritenuta impattante inutilmente sul paesaggio, mentre già nel 2008 la Commissione Diocesana Pastorale Turismo e Sport dell'arcidiocesi di Trento aveva prodotto una lettera in cui si evidenziavano le problematiche ambientali e minimizzavano le motivazioni religiose[8].
Alcuni esempi di croci di vetta
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Note
Voci correlate
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