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Fulco di Verdura
ultimo duca di Verdura e artista italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Fulco Santostefano della Cerda, duca di Verdura e marchese di Murata la Cerda, noto semplicemente come Fulco di Verdura (Palermo, 20 marzo 1898 – Londra, 15 agosto 1978), è stato un artista e nobile italiano, coetaneo e cugino di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.[1]
«"A cosa ti ispiri?", "A tutto".»

È ritenuto un'icona di stile del XX secolo. Conobbe e frequentò personaggi come Coco Chanel e Salvador Dalí.[2][3]
Fulco di Verdura emigrò dalla Sicilia, risiedendo a Parigi, dove lavorò alla Maison Chanel e più avanti a New York, sulla Fifth Avenue, dove fondò il suo marchio di gioielli, seguito da esponenti del mondo dello spettacolo e del jet set internazionale.[3][4]
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Biografia
Riepilogo
Prospettiva
Origini familiari e infanzia
Fulco Santostefano della Cerda nacque in seno all'aristocrazia siciliana, figlio di Giulio Santostefano della Cerda e di Carolina Valguarnera, appartenente ai principi di Niscemi. Riguardo alle sue origini, in seguito scrisse:
«Il nome del nostro casato era San Esteban y de La Cerda... I La Cerda discendevano dagli infanti nipoti di Alfonso X il Savio, re di Castiglia e León. Il loro padre, Don Fernando, aveva sposato Bianca, figlia di San Luigi, re di Francia... Quando morì... il suo trono fu usurpato dallo zio Sancho... Alla lunga trionfò lo zio Sancho, che salì con il nome di Sancho IV. Per generazioni i La Cerda lottarono con i re di Castiglia, e si calmarono solo con il Ducato di Medina Coeli. Verso la prima metà del XVII secolo un ramo dei La Cerda venne in Sicilia, allora parte del Regno di Spagna, e si estinse con Dona Hippolita, "vergine in capillis", prontamente accasata con il cugino Don Diego San Esteban. In occasione di questa unione venne creato da Filippo III di Spagna il titolo di Marchese di Murata La Cerda.[1]»
Trascorse l'infanzia a villa Niscemi, dimora storica della famiglia a Palermo[5].
Giovinezza e trasferimenti in Europa
Alla morte del padre, avvenuta nell'agosto del 1923, ereditò il titolo di duca[6], unitamente a una situazione economica precaria. Con i fondi rimasti organizzò un ricevimento a Palazzo Verdura, ricordato per la partecipazione di rappresentanti dell'aristocrazia europea, tra cui Elsa Maxwell[2].
Si trasferì successivamente a Venezia, poi in Francia, dove nel 1927 fu introdotto nel mondo della moda parigina dai coniugi Cole e Linda Porter, che lo presentarono a Coco Chanel[3].
Carriera negli Stati Uniti
Nel 1934 si trasferì negli Stati Uniti, stabilendosi inizialmente in California, dove lavorò come designer per il gioielliere Paul Flato[5]. Nel 1939 aprì un proprio atelier sulla Fifth Avenue a New York, dando ufficialmente avvio al marchio Verdura[7].
Tra le sue clienti si annoverano molte personalità del mondo del cinema e dell'alta società, tra cui Katharine Hepburn, Lana Turner, Lauren Bacall, Gene Tierney, la famiglia Windsor, gli Agnelli, i Ruspoli e i Crespi. I suoi gioielli furono apprezzati da collezionisti come gli Astor, i Rothschild e stiliste come Diana Vreeland e Helena Rubinstein[2][8].
Lo stile dei suoi gioielli traeva ispirazione dalla tradizione barocca siciliana, dai dipinti di Giambattista Tiepolo e da motivi tratti dal mondo naturale, in particolare dall’iconografia marina. La sua cifra stilistica coniugava elementi decorativi classici a forme innovative, contribuendo a ridefinire l'estetica del gioiello nel XX secolo[9].
Collaborò con Luchino Visconti alla realizzazione delle scenografie per il film Il Gattopardo (1963), trasposizione cinematografica del romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa[2].
Ultimi anni e morte
Negli ultimi anni di vita si dedicò alla pittura e alla scrittura. Nel 1977 pubblicò le sue memorie dal titolo Estati felici[1].
Non si sposò e non ebbe figli; con la sua morte si estinse la linea familiare dei Santostefano della Cerda. Per sua volontà, le ceneri furono traslate a Palermo e tumulate nella cappella di famiglia presso il cimitero di Sant'Orsola.
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Note
Bibliografia
Voci correlate
Altri progetti
Collegamenti esterni
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