Genocidio nella Striscia di Gaza
atti di genocidio compiuti contro la popolazione palestinese durante la guerra Israele-Hamas Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Atti di genocidio nella Striscia di Gaza da parte dello Stato d'Israele durante la guerra Israele-Hamas sono stati denunciati dall'ONU, da governi nazionali e da organizzazioni non governative (tra cui Amnesty International[2] e Human Rights Watch[3]), avendo ritenuto il governo israeliano responsabile di sterminio nei confronti del popolo palestinese confinato nel territorio occupato della Striscia di Gaza.[4]
Genocidio nella Striscia di Gaza | |
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Tipo | Strage di massa |
Stato | Palestina |
Responsabili | Forze di difesa israeliane Governo di Israele |
Motivazione | Attacco di Hamas a Israele del 2023 |
Conseguenze | |
Morti | 52 365[1] |
Mappa di localizzazione | |
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Nel gennaio 2024, nel contesto di un ricorso presentato dal Sudafrica,[5] la Corte internazionale di giustizia (CIG) delle Nazioni Unite ritiene «plausibilmente genocidarie»[6] le azioni d'Israele a Gaza, ordinando a Israele di fare quanto in suo potere per «prevenire possibili atti genocidari».[7][6][8] Altri 14 Paesi hanno poi dichiarato la loro intenzione d'intervenire presso la CIG al fianco del Sudafrica; tra essi: Irlanda, Belgio, Spagna, Cile e Bolivia.[9] La commissione speciale ONU incaricata di studiare il caso ha conchiuso nel rapporto A/79/363 del 20 settembre 2024 che le pratiche di guerra d'Israele «presentano elementi caratteristici del genocidio».[10][11] Nel 2024, la Relatrice speciale ONU sui territori palestinesi occupati, Francesca Albanese, conferma l'accusa in due rapporti[12][13] e analogamente il Relatore speciale ONU sul diritto all'alimentazione.[14] Nel marzo del 2025, una commissione indipendente dell'ONU parla nuovamente di «atti di genocidio» e denuncia il ricorso sistematico da parte delle Forze di Sicurezza Israeliane a violenze sessuali e riproduttive finalizzate a «dominare, opprimere e distruggere la popolazione palestinese».[15][16]
Le accuse, supportate da storici e accademici esperti di genocidio e Olocausto, tra cui gli israeliani Omer Bartov[17][18], Amos Goldberg[19] e Raz Segal (che ha parlato di «caso di genocidio da manuale»),[20][21] sono contestate da alcuni governi nazionali. Il governo d'Israele nega qualsiasi ipotesi di genocidio, accusando a sua volta la CPI e la CIG di antisemitismo[22][23] e affermando di stare intraprendendo un conflitto armato al solo scopo di neutralizzare i terroristi di Hamas, colpevoli dell'attacco a Israele del 7 ottobre 2023 e che Israele ritiene servirsi dei civili palestinesi come scudo.[24]
Prodromi
Riepilogo
Prospettiva
In seguito alle elezioni vinte da Hamas nel 2006 e al conseguente conflitto interno contro l'OLP, Hamas prende il potere nella Striscia di Gaza, mentre Fatah, la fazione politica fedele all'OLP, mantiene il controllo in Cisgiordania. Ciò si traduce in un peggioramento della situazione per l'exclave di Gaza, giacché le autorità di Tel Aviv emanano un embargo nei confronti del suo territorio, causando una crisi umanitaria.[25][26][27]
Gli anni seguenti vedono il lancio dell'Operazione piombo fuso (2008-2009), una campagna militare israeliana a Gaza volta a rovesciare Hamas, che causa un elevato numero di vittime civili e la devastazione delle infrastrutture locali: i numeri forniti da Amnesty International parlano di centinaia di civili uccisi, di cui circa 300 bambini, e di intere aree di Gaza rase al suolo.[28] Tali avvenimenti aprono la strada ad un altro conflitto nel 2014, costato la vita a 1.462 civili palestinesi, di cui 551 bambini e 299 donne.[29]
A partire dal 30 marzo 2018, la società civile palestinese organizza una serie di manifestazioni lungo i confini di Gaza, chiamate Grande Marcia del Ritorno, reclamando il diritto dei rifugiati palestinesi a tornare nei territori da cui i loro antenati erano stati cacciati nel 1948, oltre che la fine del blocco israeliano.[30] Come riportato da una commissione indipendente delle Nazioni Unite, l’esercito israeliano risponde sparando sui manifestanti, uccidendo almeno 189 persone, di cui 35 bambini e 5 persone con disabilità, e ne ferisce 6106. Tra queste, 122, di cui 20 bambini, subiscono amputazioni agli arti.[31][32]
Benjamin Netanyahu ha adottato misure dure nei confronti di Hamas: sotto la sua leadership, Israele ha implementato una strategia di contenimento, combinata con attacchi militari mirati contro i leader terroristici e le infrastrutture di lancio di razzi. Netanyahu ha anche cercato di isolare Hamas politicamente e finanziariamente dalla comunità internazionale, trovando talvolta supporto da quei paesi musulmani che considerano Hamas un avversario in quanto vicino al governo iraniano, come Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Bahrein.[senza fonte]
Contesto
Riepilogo
Prospettiva
Il 7 ottobre 2023 un attacco significativo contro la città di Sderot, una ventina di villaggi del sud d'Israele, due installazioni militari e un festival di musica è stato lanciato dal braccio armato di Hamas, segnando un'escalation notevole nel conflitto israelo-palestinese. L'attacco, attraverso il lancio di razzi e incursioni di terra, ha causando 1 400 morti (823 civili e 321 soldati), 3.000 feriti e il rapimento di 240 persone tra i civili e le forze di sicurezza israeliane.[33] Tale azione è stata rivendicata da Hamas come un «atto difensivo» contro l'occupazione israeliana.[34]
Il 9 ottobre 2023, il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ordina «un assedio completo» e il blocco totale delle forniture di cibo, elettricità e carburante a Gaza, soggiungendo: «Stiamo combattendo animali umani e ci comporteremo di conseguenza». Il giorno seguente informa le truppe dell'esercito israeliano di aver «tolto ogni freno» poiché si trovano a combattere contro «animali umani».[35] Il 12 ottobre 2023, il Presidente israeliano Isaac Herzog attribuisce all'intera nazione palestinese, compresa la popolazione civile, la responsabilità degli attacchi del 7 ottobre.[36][37][38]
In risposta a questo violento attacco, Israele ha avviato operazioni militari su vasta scala nella Striscia di Gaza, col dichiarato intento di liberare gli ostaggi rapiti da Hamas,[39] intensificando i bombardamenti e affrontando rappresaglie da parte delle forze di Hamas che hanno risposto lanciando razzi verso il territorio israeliano, questi fatti hanno portato a un alto bilancio di morti e feriti. In seguito le forze armate israeliane hanno avviato un'invasione di terra nella Striscia di Gaza, dando inizio alla guerra Israele-Hamas.
La comunità internazionale ha espresso preoccupazione per la violenza e il potenziale di una crisi umanitaria; in molte parti del mondo, ci sono state manifestazioni di solidarietà con i palestinesi, così come proteste a sostegno di Israele.[senza fonte] La guerra ha anche suscitato dibattiti su come gestire la questione della sicurezza e dei diritti umani nella regione, con richieste di una revisione delle politiche nei confronti di Israele e di Hamas. Da ambo le parti la violenza è aumentata in risposta a provocazioni, come attacchi a luogo di culto, gli attacchi sui civili sia in Palestina che in Israele hanno contribuito a un clima di paura e incertezza.
Il governo di Benjamin Netanyahu ha mantenuto una linea dura nei confronti di Hamas, cercando di giustificare le operazioni militari come una legittima forma di difesa necessaria per garantire la sicurezza dei cittadini israeliani e negando contestualmente qualunque accusa di genocidio, pulizia etnica e attacchi deliberati a strutture sanitarie[40][41] .
Numerose organizzazioni internazionali, come Amnesty International e Human Rights Watch, hanno denunciato gravi violazioni dei diritti umani sia da parte d'Israele che dei gruppi armati palestinesi: le violazioni di Israele includerebbero bombardamenti e attacchi aerei sui civili, oltre al blocco nel rifornimento di beni fondamentali,[2][3] aggravando ulteriormente la crisi umanitaria, mentre Hamas è stata accusata di esecuzioni sommarie e uso di scudi umani.[senza fonte]
Tuttavia l'utilizzo del termine "genocidio" rimane molto dibattuto: alcuni attivisti e osservatori[amnesty international][42] sostengono che le azioni israeliane (in particolare i bombardamenti indiscriminati e il blocco che contribuisce alla crisi umanitaria) possano essere considerate come atti di genocidio o quantomeno di pulizia etnica; altri[Alleati dello stato di Israele] sono più cauti, ammonendo sui rischi di un uso improprio del termine. In ogni caso la maggior parte degli organi internazionali e dei governi concordano sull'importanza d'interventi volti a promuovere il dialogo, la pace e la giustizia, ribadendo che le violazioni dei diritti umani debbano essere affrontate con urgenza, lavorando verso una risoluzione del conflitto che tenga conto dei diritti e delle aspirazioni di entrambe le parti.[43]
Azioni di guerra incriminate
Riepilogo
Prospettiva
Uccisioni dirette
Durante i primi due mesi di bombardamenti, Israele sganciò 25 000 tonnellate di esplosivi sulla Striscia di Gaza, molte di queste erano bombe non guidate, sganciate in aree densamente popolate, e distrussero interi quartieri.[44]
Dal 7 ottobre 2023, le Forze di difesa israeliane sono state accusate di esecuzioni extragiudiziali di detenuti palestinesi disarmati, medici, e operatori sanitari. I soldati israeliani hanno giustiziato sommariamente civili palestinesi, spesso di fronte alle loro famiglie. Nell’aprile 2024, sono state trovate fosse comuni contenenti cadaveri con le mani legate, i cadaveri includevano donne e anziani.[45]
Un rapporto dell'Euro-Mediterranean Human Rights Monitor pubblicato il 18 novembre 2023, che definisce le azioni di Israele a Gaza un genocidio, ha riferito che 15.271 palestinesi a Gaza erano stati uccisi, 32 310 feriti e circa 41 500 risultavano dispersi. Le Nazioni Unite e molti organi di informazione hanno stimato che circa il 70% dei palestinesi uccisi a Gaza sono donne e bambini, con almeno 20 000 palestinesi uccisi a Gaza entro dicembre 2023.[46] Entro il 14 gennaio 2024, 100 giorni dopo che Israele aveva iniziato il suo assalto a Gaza, erano state confermate oltre 23 900 persone uccise. Entro il 10 maggio, i decessi avevano superato quota 35 000, un terzo dei quali erano corpi non identificati, con oltre 10 000 corpi aggiuntivi stimati sepolti sotto le macerie. Nelle prime tre settimane, l’assalto israeliano ha ucciso più bambini a Gaza di quanti ne siano stati uccisi in tutto il mondo in tutte le zone di conflitto in qualsiasi anno dal 2019.[47] Oltre 52 000 persone erano state ferite entro dicembre 2023,[46] ed entro maggio 2024 questo numero era salito a oltre 77 700.[48]
Citando diversi ufficiali israeliani sul campo e dell'intelligence della guerra a Gaza, +972 Magazine e Local Call hanno riferito che, secondo due fonti, l'IDF ha deciso nelle prime settimane di guerra di autorizzare l'uccisione di un massimo di 15-20 civili per militante di basso rango, mentre per un militante anziano come un comandante di brigata o di battaglione, è stata autorizzata l'uccisione di più di 100 civili. Un ufficiale dell'intelligence ha anche affermato che Israele non era interessato a uccidere gli agenti palestinesi quando erano impegnati in un'attività militare o in un edificio militare solo, ma preferiva bombardarli nelle loro case di famiglia "senza esitazione" come prima opzione, spiegando che "è molto più facile bombardare la casa di una famiglia" dove sono più facili da localizzare e colpire. Un altro ufficiale dell'intelligence ha affermato che nel prendere di mira i militanti junior, Israele ha utilizzato solo bombe a caduta libera, che possono distruggere interi edifici, per non "sprecare bombe costose su persone non importanti".[49]
Nel marzo 2024, Haaretz ha riferito che alcuni comandanti israeliani avevano istituito delle "zone di uccisione" in cui ai soldati era stato ordinato di sparare e uccidere chiunque a vista, anche in caso di obiettivo disarmato.[50] Nel giugno 2024, l'Associated Press ha affermato che la campagna d'Israele a Gaza stesse uccidendo intere linee di sangue di famiglie palestinesi a un "livello mai visto prima".[51]
Secondo la testimonianza resa alla Knesset, ai soldati israeliani alla guida di bulldozer blindati D9 da 62 tonnellate è stato ordinato di «investire centinaia di terroristi, morti e vivi».[52]
La percentuale di donne e bambini tra i morti è stata contestata, al 7 maggio 2024, i decessi totali citati dall'ONU erano 34 735, di cui 24 686 completamente identificati, tra i completamente identificati, il 52% erano donne e bambini, l'8% erano anziani di tutti i sessi e il 40% erano uomini. Nel novembre 2024, l'ONU ha pubblicato un'analisi che copriva solo le vittime verificate da almeno tre fonti indipendenti nell'arco di sei mesi tra novembre 2023 e aprile 2024, scoprendo che il 70% degli 8.119 decessi verificati erano donne e bambini.[53]
Al 31 agosto 2024, secondo il Ministero della Salute di Gaza, il numero di decessi era salito a 40 691 e il numero di decessi identificati per nome a 34 344. Tra i decessi identificati per nome, 17 652 (51%) erano donne e bambini, 2 955 (9%) erano anziani di tutti i sessi e 13 737 (40%) erano uomini.[54]Nel novembre 2024, il Ministero ha riferito che 1.410 famiglie di Gaza erano state completamente cancellate dal registro civile a seguito dei bombardamenti israeliani.[55]
Con l'avanzare del conflitto, la raccolta dei dati è diventata sempre più difficile per il Ministero della Salute di Gaza a causa della distruzione delle infrastrutture, il ministero ha dovuto integrare la sua consueta rendicontazione basata sui decessi ospedalieri con altre fonti di informazione, compresi i resoconti dei media e dei primi soccorritori, così come delle famiglie in lutto e delle vedove, che devono registrare formalmente la morte dei loro mariti per qualificarsi per l'assistenza governativa.[56] Il professore di economia Mike Spagat ha analizzato i resoconti del ministero e ha riscontrato un'urgente necessità di una metodologia trasparente per conciliare i suoi numeri di decessi principali (34 535 al 30 aprile) con le sue ripartizioni dettagliate che ammontano a 24 653 alla stessa data. Le cifre del ministero per il numero totale di morti sono state contestate anche dalle autorità israeliane, ma sono state accettate come accurate dai servizi segreti israeliani, dall'ONU e dall'OMS.
Uccisioni di bambini
Il 18 gennaio 2024, il vicedirettore esecutivo dell’UNICEF, Ted Chaiban, definisce le azioni di Israele "una guerra contro i bambini”, descrivendo la Striscia di Gaza come "il posto più pericoloso al mondo per un bambino".[57]
Il 9 ottobre 2024, il New York Times riporta le testimonianze di 44 medici, infermieri e paramedici, ognuno dei quali afferma di aver assistito a diversi casi di bambini preadolescenti con ferite d’arma da fuoco al cranio o al torace, molti dei quali colpiti alla testa da un singolo proiettile. Il Dottor Ndal Farah afferma di aver visto casi di questo tipo “quasi ogni giorno”, mentre il Dottor Mohamad Rassoul Abu-Nuwar parla di 6 bambini tra i 5 e i 12 anni, ognuno colpito alla testa da un singolo proiettile. Le testimonianze sono supportate da radiografie che mostrano la presenza di proiettili nei crani di diversi bambini.[58][59]
Il 31 marzo 2025, l’UNICEF riporta l’uccisione di almeno 322 bambini dalla rottura del cessate il fuoco del 17 marzo 2025, con una media giornaliera di 100 bambini mutilati o uccisi.[60]Il bilancio totale di gennaio 2025 era di circa 18 000 bambini uccisi, contando solo le uccisioni dirette.[61]
Distruzione deliberata di infrastrutture civili
Mark Levene ed Elyse Semerdjian collocano la distruzione di massa delle infrastrutture all'interno della dottrina Dahiya di Israele, implementata contro Gaza dal 2006, con Levene che la definisce un urbicidio e uno strumento di genocidio.[62]
Nell'ottobre 2024, dopo aver monitorato e analizzato la condotta bellica di Israele a Gaza per più di un anno, Forensic Architecture ha pubblicato una mappa che descrive in dettaglio la campagna di Israele a Gaza intitolata Una cartografia del genocidio, accompagnata da un rapporto di testo di 827 pagine che conclude che "la campagna militare di Israele a Gaza è organizzata, sistematica e destinata a distruggere le condizioni di vita e le infrastrutture di sostegno alla vita".[63]
In un rapporto del dicembre 2024, Human Rights Watch ha accusato Israele di aver commesso atti di genocidio a Gaza prendendo di mira le infrastrutture idriche e igienico-sanitarie e privando i palestinesi di un adeguato accesso all'acqua. Il rapporto sostiene che Israele ha intenzionalmente danneggiato e preso di mira i pannelli solari che alimentano gli impianti di trattamento, un bacino idrico e i magazzini, bloccando al contempo i materiali di riparazione e il carburante per i generatori, tagliando le forniture di elettricità e attaccando i lavoratori.[64]
Distruzione di siti culturali e religiosi
Nella sua indagine, Amnesty International rileva che "mentre la distruzione di beni o patrimoni storici, culturali e religiosi non è considerata un atto proibito dalla Convenzione sul genocidio, la Corte internazionale di giustizia ha stabilito che tale distruzione può fornire prova dell'intenzione di distruggere fisicamente il gruppo quando viene eseguita deliberatamente".[65]
Amnesty ha identificato almeno quattro casi in cui non c'era «nessuna necessità militare imperativa» per la distruzione deliberata di siti culturali e religiosi di Gaza. Si trattava della distruzione del campus Al-Mughraqa dell'Università Al-Azhar a Gaza City, del campus Al-Zahra dell'Università Israa, della moschea Al-Dhilal e dell'adiacente cimitero Bani Suheila a Khan Younis, e della moschea Al-Istiqlal a Khan Younis. Amnesty ha sottolineato gli atteggiamenti e i comportamenti dei soldati israeliani coinvolti nelle demolizioni di questi siti nei video pubblicati sui social media come prova che queste azioni sono la prova di intenti genocidi. Amnesty ha anche notato nel suo rapporto il volume complessivo della distruzione di siti culturali, storici e religiosi di Gaza, tra cui gli archivi centrali di Gaza e una serie di siti archeologici, musei e monumenti.[66] Tuttavia, Amnesty non è stata in grado di verificare la liceità degli attacchi a questi siti al momento della stesura del rapporto.
Detenzioni e accuse di torture
Nell'agosto 2024, l'OHCHR delle Nazioni Unite ha riferito di aver ricevuto testimonianze riguardanti stupri e aggressioni sessuali perpetrati su detenuti palestinesi imprigionati nel campo di detenzione di Sde Teiman.[67]
Nel suo rapporto del dicembre 2024, Amnesty International ha scritto che il modello di abusi all'interno delle prigioni israeliane «sottolinea la disumanizzazione sistematica e l’abuso mentale e fisico sui palestinesi di Gaza e può anche essere preso in considerazione al fine di dedurre l'intento genocida dal modello di condotta».[65]
Attacchi alle strutture sanitarie
In articoli pubblicati nel novembre 2023 su The Lancet e nel febbraio 2024 sulla rivista BMJ Global Health, numerosi medici hanno spiegato in dettaglio come, secondo le loro opinioni professionali, l'attacco alle infrastrutture sanitarie e al personale medico di Gaza, unito alla retorica apertamente genocida di vari politici israeliani, equivalga a un genocidio, anche gli studiosi di diritto hanno sostenuto questa valutazione.[68][69]
Il sistema sanitario di Gaza ha dovuto affrontare diverse crisi umanitarie a seguito dell'assalto di Israele: gli ospedali hanno dovuto fare i conti con la mancanza di carburante e hanno iniziato a chiudere entro il 23 ottobre perché erano rimasti senza carburante.[70][71] Quando gli ospedali hanno perso completamente l'elettricità, sono morti numerosi neonati prematuri.[72][73] Gli attacchi aerei israeliani hanno ucciso numerosi membri del personale medico e ambulanze, istituzioni sanitarie, sedi centrali mediche e ospedali sono stati distrutti.[74][75] Medici Senza Frontiere ha riferito che decine di ambulanze e strutture mediche sono state danneggiate o distrutte, tra cui la morte di personale di Medici Senza Frontiere.[76][77] Alla fine di ottobre, il Ministero della Salute di Gaza ha affermato che il sistema sanitario era "totalmente crollato".[78]

Ad aprile, il relatore speciale delle Nazioni Unite sul diritto alla salute, Tlaleng Mofokeng, ha affermato: "La distruzione delle strutture sanitarie continua a raggiungere proporzioni ancora da quantificare".[79] Al 25 agosto 2024, le Nazioni Unite stimavano che la maggior parte dei 2,2 milioni di abitanti di Gaza fosse confinata in un'area umanitaria di circa 15 miglia quadrate (39 km2), il che causa condizioni di sovraffollamento e una grave mancanza di servizi di base, come acqua pulita, e malattie che si diffondono ampiamente tra la popolazione, come l'epatite C.[80]
Azioni giudiziarie
Riepilogo
Prospettiva
Organi internazionali
L'ONU ha spesso espresso preoccupazione per le violazioni dei diritti umani e le perdite civili presso la Striscia di Gaza, i rapporti dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani hanno menzionato potenziali crimini di guerra. Il 24 marzo 2024, la Relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati pubblica un rapporto, intitolato Anatomia di un genocidio, in cui accusa Israele di genocidio.[12] Il 1 ottobre 2024, la Relatrice ribadisce la sua affermazione in un secondo rapporto, intitolato Genocidio come cancellazione coloniale.[13] Una Commissione speciale ONU ha concluso nel rapporto A/79/363 del 20 settembre 2024 che le pratiche di guerra di Israele «presentano elementi caratteristici del genocidio».[10][11]
Il 29 dicembre 2023 il governo del Sudafrica ha formalmente accusato Israele presso la Corte Internazionale di Giustizia di genocidio del popolo palestinese, richiedendo alla CPI un intervento immediato per fermare "la distruzione di una parte sostanziale del gruppo nazionale, razziale ed etnico palestinese" in violazione della convenzione sul genocidio. Il ministero degli Esteri israeliano ha immediatamente accusato il Sudafrica di collaborare con i terroristi, replicando che l'IDF ha messo in atto ogni ragionevole sforzo per limitare le morti di civili durante l'azione militare contro il gruppo di Hamas e gli altri gruppi armati.[81] In seguito, il 2 di gennaio del 2024, i media israeliani riportano la decisione del governo israeliano di non opporsi al procedimento e di presentarsi di fronte alla Corte internazionale di giustizia, così da confutare "questa assurda accusa che equivale a una diffamazione di sangue".[82]
Il 26 gennaio 2024 la Corte internazionale di Giustizia ritiene plausibile l'accusa di Genocidio nei confronti di Israele e impone delle misure temporanee vincolanti:
«La Corte, sulla base delle considerazioni che precedono, conclude che sussistono le condizioni richieste dal suo Statuto per poter adottare misure provvisorie. È quindi necessario, in attesa della decisione finale, che la Corte indichi alcune misure per tutelare i diritti rivendicati dal Sudafrica che la Corte ha ritenuto plausibili. Nel caso di specie, considerati i termini delle misure provvisorie richieste dal Sudafrica e le circostanze del caso di specie, la Corte constata che non è necessario che le misure da indicare siano identiche a quelle richieste.
La Corte ritiene che, per quanto riguarda la situazione sopra descritta, Israele deve, in conformità con i suoi obblighi ai sensi della Convenzione sul genocidio, nei confronti dei palestinesi di Gaza, adottare tutte le misure in suo potere per impedire la commissione di tutti gli atti che rientrano nell'ambito di applicazione della L'articolo II della presente Convenzione, in particolare: a) l'uccisione di membri del gruppo; (b) causare gravi danni fisici o mentali ai membri del gruppo; (c) infliggere deliberatamente al gruppo condizioni di vita intese a provocarne la distruzione fisica totale o parziale; e (d) imporre misure intese a prevenire le nascite all'interno del gruppo. La Corte ricorda che questi atti rientrano nell'ambito di applicazione dell'articolo II della Convenzione quando sono commessi con l'intento di distruggere in tutto o in parte un gruppo in quanto tale. La Corte ritiene inoltre che Israele debba garantire con effetto immediato che le sue forze militari non commettano nessuno degli atti sopra descritti.
La Corte è inoltre del parere che Israele debba adottare tutte le misure in suo potere per prevenire e punire l'incitamento diretto e pubblico a commettere un genocidio nei confronti dei membri del gruppo palestinese nella Striscia di Gaza.
La Corte ritiene inoltre che Israele debba adottare misure immediate ed efficaci per consentire la fornitura dei servizi di base e dell'assistenza umanitaria urgentemente necessari per affrontare le condizioni di vita avverse affrontate dai palestinesi nella Striscia di Gaza.
Israele deve inoltre adottare misure efficaci per prevenire la distruzione e garantire la conservazione delle prove relative alle accuse di atti nell'ambito dell'articolo II e dell'articolo III della Convenzione sul genocidio contro membri del gruppo palestinese nella Striscia di Gaza.
Infine, alla luce delle specifiche misure provvisorie che ha deciso di indicare, la Corte ritiene che Israele debba presentare alla Corte un rapporto su tutte le misure adottate per dare effetto a quest'ordinanza entro un mese, a partire dalla data di quest'ordinanza. La relazione così fornita sarà poi trasmessa al Sudafrica, al quale sarà data l'opportunità di presentare alla Corte le sue osservazioni al riguardo.[83]»
Jeremy Laurence, portavoce dell'ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite, ha dichiarato: «Centinaia di palestinesi, molti dei quali civili, sarebbero stati uccisi e feriti. Inoltre, tenendo ostaggi in aree così densamente popolate, i gruppi armati stanno mettendo a ulteriore rischio la vita dei civili palestinesi, così come quella degli ostaggi stessi, a causa delle ostilità. Tutte queste azioni, da entrambe le parti, possono equivalere a crimini di guerra».[39]
Reazioni dei Paesi
Sudafrica: ha depositato un'istanza contro Israele alla Corte Internazionale di Giustizia con l'accusa di genocidio.[84]
Lega araba: ha espresso il suo supporto alle accuse di genocidio mosse dal Sudafrica.[85]
Spagna,
Malaysia,
Turchia,
Bangladesh,
Giordania,
Egitto,
Libia,
Bolivia,
Maldive,
Pakistan,
Namibia,
Senegal,
Colombia,
Brasile,
Cile,
Messico,
Nicaragua e
Irlanda hanno espresso il loro supporto alle accuse di genocidio mosse dal Sudafrica. Tra questi, alcuni hanno chiesto alla CIG di unirsi al Sudafrica nell'affare.[85][86][87][88][89][90]
Arabia Saudita,
Turchia e
Qatar hanno accusato Israele di genocidio.[91][92][93]
Iran: ha utilizzato il termine «genocidio» per descrivere le azioni israeliane contro i palestinesi.[94]
Stati Uniti: supportano Israele e tendono a rimanere scettici riguardo alle accuse di genocidio, sostenendo che le azioni israeliane sono in risposta a minacce di sicurezza.[senza fonte]
Unione europea: pur sollevando preoccupazioni per la violenza, hanno generalmente evitato di usare il termine "genocidio", adottando una posizione di mediazione ed esprimendo preoccupazione per entrambe le parti. Chiede tregua e negoziati di pace, senza però utilizzare esplicitamente il termine "genocidio".[senza fonte]
Cina,
India e
Russia: a loro volta coinvolti in dispute internazionali, questi Stati hanno preferito non esprimersi direttamente poiché consapevoli che prendere posizione in un caso così delicato recherebbe loro pochi vantaggi e potrebbe turbare irreversibilmente le loro relazioni nella regione.[senza fonte]
Note
Voci correlate
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