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Scomber scombrus
specie di pesce pelagico Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Lo sgombro[2] (Scomber scombrus Linnaeus, 1758) è un pesce osseo marino appartenente alla famiglia Scombridae[3]. Viene chiamato in italiano anche maccarello, scombro o lacerto. È un tipico pesce azzurro. Lo sgombro ha una grande importanza per la pesca commerciale.
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Distribuzione e habitat
Lo sgombro è endemico dell'oceano Atlantico settentrionale e dei bacini contigui. Sul lato americano si trova dal Labrador alla Carolina del Nord, mentre nell'Atlantico orientale si spinge a nord fino all'Islanda e a sud fino alla Mauritania. È diffuso anche nell'intero mar Mediterraneo, nel mar Baltico sudoccidentale e nel mar Nero[1]. È comune nel Mediterraneo e nei mari italiani[4].
Si tratta di una specie epipelagica, presente soprattutto sulla piattaforma continentale dei mari freddi e temperati. In inverno si porta in acque più profonde per riaccostare in primavera, quando la temperatura dell'acqua sale fino a 11-14°C[5]. I giovani si possono trovare anche molto vicino alle coste, mentre gli adulti si tengono quasi sempre al largo[6]. Nella buona stagione vive quasi sempre nelle acque superficiali; la profondità massima a cui è stato pescato è di circa 1000 metri, ma normalmente non scende sotto i 200[7].
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Descrizione
Riepilogo
Prospettiva
Il corpo è affusolato, slanciato e pochissimo compresso lateralmente, a sezione quasi circolare[4]. Il muso è appuntito e di forma conica, lungo circa il doppio del diametro dell'occhio[8]. La bocca è ampia e dotata di numerosi piccoli denti acuti disposti in una fila singola. L'occhio è parzialmente coperto da due palpebre trasparenti che lasciano scoperta una fessura centrale ellittica disposta verticalmente[4].
Le pinne dorsali sono due, separate da un ampio spazio[4]: la prima ha 11-13 raggi spiniformi e 9-12 molli. La seconda dorsale è opposta e simmetrica alla pinna anale, che ha un raggio spinoso e 8-9 molli. Sul peduncolo caudale, posteriormente alla seconda dorsale e all'anale, sono presenti 5 pinnule sia superiori che inferiori[8]. Pinne pettorali e ventrali piccole. La pinna caudale è fortemente biloba, con estremità acute[4]. La linea laterale presenta una debole sinuosità. Non è presente la vescica natatoria[8].
La livrea sul dorso è verdastra o blu, il ventre è bianco argenteo con lucentezza madreperlacea, senza punti o macchie. Il dorso e i fianchi sono segnati da numerose linee verticali sinuose nere[6] che giungono appena sotto la linea laterale. Le pinne sono grigiastre e la base delle pettorali è scura[8].
Raggiunge eccezionalmente una lunghezza di 60 cm e un peso di 3,4 kg. La taglia media si aggira sui 30 cm[7].

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Biologia
Riepilogo
Prospettiva
L'età massima riportata è di 17 anni[7].
Comportamento
Gregario, forma banchi anche molto grandi[8].
Riproduzione
La riproduzione avviene in periodi diversi in base alla latitudine e alla temperatura dell'acqua[1]: nel Mediterraneo, ad esempio, le uova vengono deposte tra la fine di dicembre e aprile[8], mentre nel golfo di San Lorenzo tra giugno e luglio[1]. Le uova sono pelagiche e dotate di una gocciolina d'olio per favorire il galleggiamento; misurano fra 0,87 e 1,40 mm di diametro e si schiudono in 5-6 giorni. Le larve alla nascita misurano 2,8-4 mm e si accrescono molto rapidamente, tanto che a due anni hanno una lunghezza di circa 20 cm. La maturità sessuale viene raggiunta a tre anni di età[8].
Alimentazione

Lo sgombro è un predatore generalista che può attingere a svariate risorse trofiche animali. È in grado di nutrirsi sia per filtrazione di organismi del plancton attraverso le branchiospine, sia per predazione diretta di animali più grandi individuati attraverso la vista[1]. Tra le prede note vi sono: crostacei (anfipodi, copepodi, eufausiacei, gamberetti[9] pandalidi e crangonidi[1]), idromeduse, piccoli pesci comprese uova e larve, ctenofori, chetognati[9], tunicati larvacei, policheti pelagici[1] e molluschi gasteropodi[9] e cefalopodi[1].
La dieta cambia con lo sviluppo: le larve più giovani si nutrono di fitoplancton, per poi passare con la crescita allo zooplancton e infine arricchire la dieta con animali più grandi una volta adulte. I giovanili tendono al cannibalismo[1].
Predatori
Lo sgombro è parte importante della rete trofica pelagica e viene predato in abbondanza da numerosi organismi, tra i quali squali, cetacei odontoceti, pinnipedi, uccelli marini e pesci ossei[10].

Pesca
Riepilogo
Prospettiva
Viene catturato in grandi quantità soprattutto con le reti da circuizione notturne con l'uso di una luce per attrarre i banchi, ma talvolta anche con le reti da posta e le reti a strascico. I pescatori sportivi lo insidiano a traina con esche sia naturali che artificiali o a bolentino, utilizzando come esca pezzetti di sardina. Date le sue abitudini pelagiche, è indispensabile l'uso di un'imbarcazione. Le carni sono buone e vengono commercializzate sia fresche che in scatola o affumicate[4].
Alimentazione umana

Lo sgombro è uno dei pesci più utilizzati e apprezzati della dieta mediterranea: è raccomandato dai medici per il suo apporto in grassi omega-3, particolarmente adatti per chi è affetto da ipercolesterolemia. Oltre che cucinato fresco, lo sgombro viene anche conservato in scatola, eventualmente previa affumicatura, sott'olio, al naturale o insaporito con vari ingredienti quali il vino bianco[11].
Lo sgombro, al contrario di molti altri pesci pelagici, ha un basso contenuto di mercurio nelle carni, per cui il consumo è sicuro fino ad almeno due volte a settimana[12].
Allergie alimentari
La presenza di una particolare proteina, la parvalbumina, fa dello sgombro la causa di un'allergia alimentare[13][14][15], anche grave.
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Conservazione
Nel corso del XX secolo la pesca di sgombri è aumentata sensibilmente, arrivando perfino, nel 1960, al rischio di estinzione della popolazione dell'Atlantico occidentale[1]. Negli ultimi decenni si stanno approntando azioni e misure per strategie di pesca sostenibile, la cui applicazione è causa di attriti tra paesi della Comunità Europea, come la Scozia e l'Irlanda, e paesi esterni, come l'Islanda e le Fær Øer[16].
La IUCN classifica S. scombrus come "a rischio minimo", perché le grandi popolazioni dell'Atlantico orientale continuano a essere abbondanti e senza segni di declino, nonostante lo sforzo di pesca molto intenso. Nell'Atlantico occidentale gli stock sono invece diminuiti a causa della sovrapesca. Le popolazioni mediterranee non sono state studiate abbastanza approfonditamente per poter dare una valutazione, ma nel mar Adriatico il pescato e la dimensione media degli individui sono diminuiti, il che lascia supporre che gli stock siano sfruttati in maniera non sostenibile[1].
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Note
Bibliografia
Altri progetti
Collegamenti esterni
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