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Trifolium alpinum

specie di pianta Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Trifolium alpinum
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Il trifoglio alpino (Trifolium alpinum L., 1753) è una pianta erbacea perenne appartenente alla famiglia delle Fabacee.[2][3][4]

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Etimologia

Il nome generico Trifolium deriva dal latino tres ("tre") e folium ("foglia"), in riferimento alla caratteristica forma della foglia. L'epiteto specifico alpinum si riferisce al suo habitat alpino.

A causa del sapore dolce della sua radice, simile alla liquirizia, è conosciuto in diverse lingue con nomi comuni che si traducono in "liquirizia di montagna", come réglisse des montagnes in francese e Regalèssia de muntanya in catalano.

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Descrizione

È una pianta erbacea perenne che forma densi cespi o cuscini. Possiede una robusta radice a fittone legnosa che può superare il metro di lunghezza e 1 cm di spessore[5]. I fusti sono molto corti e spesso nascosti dalle guaine delle foglie. Le foglie sono ternate, divise in tre foglioline di forma da lanceolata a lineare, lunghe fino a 5 cm[5]. L'intera pianta è glabra. I fiori, che compaiono da giugno ad agosto, sono profumati, lunghi 18–25 mm e disposti in capolini globosi che contano fino a dodici fiori singoli. La corolla è tipicamente di colore rosa-incarnato o cremisi chiaro, spesso con sfumature violacee[5]. La radice ha un caratteristico sapore dolce, simile alla liquirizia[6][7].

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Fitochimica

I fiori di T. alpinum emanano una forte fragranza, descritta come piacevole e speziata[5][8]. Questo aroma è il risultato di una complessa miscela di composti organici volatili. Ricerche su pascoli dominati da questa specie hanno dimostrato che il suo profilo volatile è insolitamente ricco per un membro della famiglia delle Fabaceae, generalmente considerata povera di tali composti[9]. I tessuti della pianta contengono anche una varietà di composti fenolici non volatili, tra cui flavonoidi, isoflavoni e clovamidi[10].

Ecologia

La forte fragranza della pianta è un adattamento multifunzionale al suo ambiente di alta quota. Essendo una specie autoincompatibile, dipende interamente dagli insetti per l'impollinazione e la produzione di semi[6]. Il profumo intenso agisce come un segnale chimico a lunga distanza per attirare gli impollinatori, in particolare api da miele e bombi[11].

Gli stessi composti volatili che producono il profumo possono anche fungere da difesa chimica per scoraggiare gli erbivori[12]. Inoltre, la produzione di questi metaboliti secondari (terpeni e fenoli) è una risposta fisiologica agli alti livelli di stress abiotico, come l'intensa radiazione UV, caratteristica delle alte quote[13][14].

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Distribuzione e habitat

Trifolium alpinum è originario delle Alpi, dei Pirenei e dell'Appennino settentrionale. Cresce in climi subalpini e alpini ad altitudini comprese tra 1700 e 2500 metri, talvolta fino a 3100 metri[5]. Si trova tipicamente in prati rocciosi e pascoli alpini poveri, preferendo suoli profondi, caldi, acidi e poveri di nutrienti[5].

Usi

Riepilogo
Prospettiva

Il trifoglio alpino è apprezzato come foraggio nutriente e digeribile per il bestiame, inclusi bovini, ovini, camosci e marmotte[5]. Grazie alla sua radice a fittone molto profonda e alla sua capacità di azotofissazione, viene utilizzato anche in progetti di ripristino ecologico per stabilizzare il suolo su pendii erosi in alta quota[5][6].

In etnobotanica, la pianta è nota per la sua radice dal sapore dolce di liquirizia, che veniva tradizionalmente consumata come dolciume in alcune regioni alpine[6][7]. Nella medicina popolare tedesca (Volksmedizin), un decotto della radice veniva usato per trattare disturbi al petto.

Influenza sui prodotti caseari

Quando il T. alpinum viene pascolato dal bestiame, i suoi costituenti chimici unici vengono trasferiti nel latte e nei prodotti caseari derivati. I composti volatili della pianta conferiscono un aroma e un sapore distinti, un fenomeno confermato da studi che utilizzano sensori elettronici in grado di differenziare il latte in base al tipo di pascolo[15]. Inoltre, il profilo specifico di acidi grassi e idrocarburi del trifoglio funge da affidabile biomarcatore chimico nel formaggio. I formaggi prodotti con latte di mucche al pascolo su praterie di T. alpinum possono essere identificati dal loro più alto contenuto di acidi grassi a catena dispari (C15, C17) e da un caratteristico rapporto di idrocarburi C29/C27[16]. Questo trasferimento diretto di composti dalla pianta al prodotto finale convalida scientificamente il concetto di terroir, in cui la flora locale contribuisce alle qualità sensoriali uniche e pregiate dei formaggi alpini regionali[9][17].

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Note

Voci correlate

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