Una colonia penale (anche bagno penale)[1] è una colonia usata per trattenere prigionieri che generalmente vengono costretti ai lavori forzati. L'impero britannico, per esempio, ha in passato ridotto molte regioni dell'Australia a colonie penali.[2]

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Bagno penale a Portoferraio, dipinto di Telemaco Signorini, 1890 circa

Storia

Diversi Stati utilizzarono tale tipologia di insediamenti; ad esempio, l'Impero britannico ha utilizzato in passato diverse zone del Nord America come colonie penali. Soprattutto la provincia della Georgia era stata designata come colonia penale. I colpevoli venivano trasportati da commercianti privati e all'arrivo nelle colonie erano assegnati ai proprietari delle piantagioni. Si stima che circa 50.000 condannati britannici siano stati inviati nelle colonie americane, rappresentando circa un quarto di tutti gli immigrati britannici del XVIII secolo.

In seguito alla guerra d'indipendenza americana, l'Impero britannico iniziò a utilizzare zone dell'Australia come colonie penali.[2] Alcune di queste furono l'isola Norfolk, la Terra di Van Diemen e il Nuovo Galles del Sud. I sostenitori della Home Rule irlandese o delle Trade Unions (martiri di Tolpuddle) furono condannati al trasporto penale (il trattamento duro iniziava già durante la lunga navigazione) nelle colonie australiane.

Altre colonie penali britanniche furono istituite in India, tra cui due delle più tristemente celebri erano nelle isole Andamane e a Hijli.

Caratteristiche

Il regime di prigionia e di detenzione risultava molto duro e includeva spesso punizioni fisiche; molti prigionieri morivano per la durezza del trattamento, per denutrizione o per malattie causate da negligenze mediche e dalle scarse condizioni igieniche. Il sistema penale coloniale era utilizzato per prevenire eventuali fughe e per scoraggiare altri crimini una volta che la pena dei condannati fosse conclusa. Le colonie penali di solito erano localizzate in terre di frontiera, specialmente in luoghi inospitali, dove il lavoro svolto dai prigionieri risultava molto vantaggioso per le economie locali.

Strutture famose

La Francia inviava i criminali in colonie penali tropicali. L'Isola del Diavolo, nella Guyana francese, tra il 1852 e il 1939 ospitò falsari e altri criminali, mentre la Nuova Caledonia, in Melanesia, accolse dissidenti come i comunardi e ribelli, oltre ad altri criminali.

In Ecuador, le isole di San Cristóbal (nell'arcipelago delle Galápagos) furono usate come colonia penale tra il 1869 e il 1904.

Sia la Russia imperiale sia l'Unione Sovietica usarono la Siberia come colonia penale per criminali e dissidenti. Anche se geograficamente contigua alla Russia europea, la Siberia forniva sia la collocazione remota sia un clima rigido. Il gulag e il suo predecessore zarista, il sistema dei katorga, fornivano lavori forzati per sviluppare l'industria del legno e quella mineraria, le imprese di costruzione e anche le ferrovie e le strade attraverso la Siberia.

In Italia sono esistite colonie penali agricole per criminali, omosessuali, renitenti alla leva militare, mafiosi (e, durante il fascismo, anche antifascisti). Tra le strutture più famose ci fu il forte di Fenestrelle, ma anche alcune isole minori difficilmente raggiungibili dal resto della penisola, come l'Asinara in Sardegna, le isole di Pianosa e di Capraia in Toscana, Lampedusa[3] e Ustica in Sicilia, le Tremiti in Puglia e Ventotene nel Lazio. Ultima rimanenza di queste colonie in Italia è il carcere di Gorgona.

Tema culturale

Narrativa

Fantascienza

Il concetto di pianeti prigione, remoti e inospitali, è stato impiegato da diversi scrittori di fantascienza. Esempi famosi comprendono:

Note

Bibliografia

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

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