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referendum costituzionale in Italia Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il referendum costituzionale in Italia del 2020 è stato indetto per approvare o respingere la legge di revisione costituzionale dal titolo "Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari", ed è stato il quarto referendum costituzionale nella storia della Repubblica Italiana.
Referendum costituzionale in Italia del 2020 | |||||||||||
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«Approvate il testo della legge costituzionale concernente “Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari”, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 240 del 12 ottobre 2019?» | |||||||||||
Stato | Italia | ||||||||||
Data | 20 e 21 settembre 2020[1] | ||||||||||
Tipo | costituzionale | ||||||||||
Esito | |||||||||||
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Quorum | non previsto | ||||||||||
Affluenza | 51,12% | ||||||||||
Risultati per regione | |||||||||||
Percentuali di voti Sì validi |
Approvato in via definitiva dalla Camera l'8 ottobre 2019, il testo di legge costituzionale prevede il taglio del 36,5% dei componenti di entrambi i rami del Parlamento: da 630 a 400 seggi alla Camera dei deputati, da 315 a 200 seggi elettivi al Senato. Originariamente previsto per il 29 marzo 2020, il referendum è stato rinviato al 20 e 21 settembre a seguito della pandemia di COVID-19 in Italia[2][3].
La legge di revisione costituzionale è stata approvata in doppia lettura da entrambe le Camere a maggioranza assoluta, secondo l'articolo 138, comma 1 della Costituzione[4]. Dal momento che l'11 luglio 2019 la legge non è stata approvata in seconda deliberazione al Senato della Repubblica a maggioranza qualificata dei due terzi dei componenti, un quinto dei senatori ha potuto richiedere il referendum confermativo, come da comma 2 dell'articolo 138 della Costituzione[4].
Il referendum ha avuto un'affluenza del 51,12% (ma sarebbe stato valido anche se non avesse partecipato la maggioranza degli aventi diritto[5]) ed ha visto una vittoria dei "sì" con il 69,96% dei voti validi. Si è trattato del quarto referendum costituzionale nella storia della Repubblica Italiana e nel complesso della 23ª consultazione referendaria svolta in Italia e del 73º quesito sottoposto agli elettori.
All'entrata in vigore della Costituzione italiana nel 1948, gli articoli 56 e 57 non individuavano un numero precostituito di parlamentari da eleggere. Infatti, era prevista l'elezione di un deputato ogni 80 000 abitanti o per frazione superiore a 40 000, mentre per ciascuna regione era assegnato un senatore ogni 200 000 abitanti o per frazione superiore a 100 000, con un minimo di sei senatori per ogni regione e massimo un solo senatore per la Valle d'Aosta. Per effetto di ciò, nella prima legislatura (1948-1953) furono eletti 574 deputati e 237 senatori (a cui si aggiunsero i 107 senatori di diritto previsti dalla III disposizione transitoria); nella seconda legislatura (1953-1958) furono eletti 590 deputati e 237 senatori; nella terza legislatura (1958-1963) furono eletti 596 deputati e 246 senatori.[6]
Nel 1963, sul finire della III legislatura e durante il governo Fanfani IV, fu approvata la legge costituzionale n. 2/1963 che modificò gli articoli 56, 57 e 60 della Costituzione, fissando a 630 il numero dei deputati e a 315 il numero dei senatori, equiparando inoltre la durata di entrambe le Camere a 5 anni (originariamente il Senato durava 6 anni). Scopo della riforma fu garantire un miglior equilibrio funzionale del sistema bicamerale; peraltro, il rapporto fisso di 2 a 1 dei parlamentari di Camera e Senato avrebbe tutelato la rappresentanza senatoriale in occasione delle sedute comuni del Parlamento.[7]
Già pochi anni dopo, dapprima con l'entrata in funzione dei consigli delle 15 regioni a statuto ordinario (1970) e poi con l'elezione diretta dei membri del Parlamento europeo (1979), ci si rese conto che il numero di rappresentanti politici elettivi era notevolmente cresciuto; per questo motivo, si iniziò a ipotizzare una diminuzione dei seggi parlamentari all'interno della Commissione parlamentare per le riforme costituzionali.[8]
Quest'ultima - composta da deputati e senatori, e perciò detta anche Commissione bicamerale - fu istituita durante la IX legislatura, sotto la presidenza di Aldo Bozzi, e ipotizzò di assegnare un deputato ogni 110 000 abitanti e un senatore ogni 200 000, oppure di assegnarli in linea con la media europea; la discussione però non portò ad alcuna proposta concreta.[9]
Nella XIII legislatura la commissione bicamerale presieduta da Massimo D'Alema presentò un progetto per individuare il numero di deputati fra 400 e 500, mentre i senatori avrebbero dovuto essere 200.[9]
Il progetto di revisione costituzionale del 2005-2006, varato nella XIV legislatura su iniziativa del centro-destra durante il governo Berlusconi III, prevedeva in particolare la riduzione del numero di deputati da 630 a 518 e di senatori da 315 a 252.[9] I senatori federali sarebbero stati eletti contemporaneamente ai consigli regionali; i senatori a vita sarebbero diventati deputati a vita; sarebbe diminuita l'età minima per essere eletti alla Camera (da 25 a 21 anni) e al Senato federale (da 40 a 25 anni). La proposta venne però bocciata a seguito del referendum costituzionale del 2006, in cui il 61,29% dei votanti espresse voto contrario.
Nella XV legislatura, Luciano Violante presentò una bozza di legge costituzionale che indicava 512 deputati e 186 senatori federali, questi ultimi eletti dai consigli regionali, provinciali e comunali. Il progetto fu licenziato dalla Commissione affari istituzionali della Camera senza voti contrari, ma non fu mai approvato dall'aula a causa della fine anticipata della legislatura.[10]
Nel 2012 venne approvata in prima lettura al Senato una riforma che diminuiva i parlamentari da 950 a 758 (508 deputati e 250 senatori federali), ma anche questa volta l'iter si interruppe con la chiusura della XVI legislatura.[10] Il tema fu ripreso nella XVII legislatura, ipotizzando 480 deputati e 120 senatori delle Regioni (in linea con la media europea),[10] mentre il governo Letta propose 450 membri alla Camera e 200 al Senato.[11]
La successiva proposta di riforma costituzionale Renzi-Boschi del 2016 prevedeva, oltre alla ridefinizione del ruolo del Senato della Repubblica, che il numero dei senatori elettivi fosse ridotto da 315 a soli 95 membri nominati dai consigli regionali fra i loro stessi componenti e fra i sindaci dei propri territori; nessuna modifica numerica era invece prevista per la Camera dei deputati. Anche tale proposta tuttavia trovò il voto contrario del 59,12% degli elettori che si espressero nel referendum costituzionale del 2016.[11]
Il 18 maggio 2018 il Movimento 5 Stelle e la Lega hanno sottoscritto il "Contratto per il governo del cambiamento", dando vita al governo Conte I; l'accordo di governo prevedeva anche una serie di riforme istituzionali, tra cui la "drastica riduzione del numero dei parlamentari: 400 deputati e 200 senatori".[12]
Il successivo governo Conte II, nato nel settembre 2019 dall'accordo di programma tra Movimento 5 Stelle, Partito Democratico e Liberi e Uguali, ha portato avanti la proposta di "riduzione del numero dei parlamentari, avviando contestualmente un percorso per incrementare le opportune garanzie costituzionali e di rappresentanza democratica, assicurando il pluralismo politico e territoriale", anche attraverso una revisione della legge elettorale in caso di esito positivo del referendum.[13]
La legge costituzionale sottoposta ad approvazione referendaria si compone di quattro articoli.
L'articolo 1 modifica l'articolo 56 della Costituzione riducendo il numero dei deputati da 630 a 400. Il numero dei deputati eletti nella circoscrizione Estero passa da 12 a 8.
L'articolo 2 modifica l'articolo 57 della Costituzione riducendo il numero dei senatori elettivi da 315 a 200. Il numero dei senatori eletti nella circoscrizione Estero passa da 6 a 4. Il numero minimo di senatori assegnato a ogni regione si abbassa da 7 a 3. Nel nuovo testo, inoltre, le due province autonome di Trento e Bolzano vengono equiparate alle regioni, assicurandosi tre senatori a testa. Rimangono invece invariati i seggi assegnati al Molise (2) e alla Valle d'Aosta (1).
L'articolo 3 modifica l'articolo 59 della Costituzione chiarendo che il numero massimo di senatori a vita di nomina del Presidente della Repubblica non possa in alcun caso essere superiore a 5. In tal modo viene eliminata l'ambiguità del precedente testo costituzionale in cui il limite di 5 senatori a vita poteva intendersi come limite massimo di senatori a vita presenti in Senato oppure come limite massimo di nomine a disposizione di ciascun Presidente della Repubblica (quest'ultima interpretazione fu seguita dai soli presidenti Sandro Pertini e Francesco Cossiga, che nominarono entrambi 5 senatori a vita, raggiungendo così il massimo di 9 senatori a vita di nomina presidenziale contemporaneamente in carica).
L'articolo 4 disciplina infine l'entrata in vigore delle nuove disposizioni di legge, stabilendo che esse si applicano a decorrere dalla data del primo scioglimento o della prima cessazione delle Camere successivo alla data di entrata in vigore della legge costituzionale, e comunque non prima che siano decorsi 60 giorni dalla predetta data di entrata in vigore.[14]
Di seguito la cronologia dell'iter parlamentare della riforma e dei passaggi formali necessari al referendum:
Il referendum sul testo di legge costituzionale approvato dal Parlamento è stato richiesto da 71 senatori, appartenenti a quasi tutti i gruppi parlamentari e partiti, con l'esclusione di Fratelli d'Italia e il gruppo Per le Autonomie (SVP-PATT, UV).
I senatori richiedenti sono stati 71, numero superiore ai 64 senatori corrispondenti a un quinto dei membri del Senato della Repubblica previsto dall'articolo 138 della Costituzione:[32]
Hanno ritirato la propria firma:
Il quesito sottoposto a referendum, come da decreto di indizione del Presidente della Repubblica del 17 luglio 2020, è il seguente:
«Approvate il testo della legge costituzionale concernente "Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari", approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 240 del 12 ottobre 2019?».[1]
Nella tabella seguente sono elencate le posizioni assunte dai partiti politici rappresentati nel Parlamento italiano e/o nel Parlamento europeo.
Partito | Indicazione di voto | Fonti |
---|---|---|
Movimento 5 Stelle | Sì | [36][37] |
Lega | Sì | [38] |
Partito Democratico | Sì | [39][40] |
Fratelli d'Italia | Sì | [41] |
Union Valdotaine | Sì | [42] |
Alternativa Popolare | Sì | [43] |
Cambiamo! | Sì | [44] |
Identità e Azione | Sì | [45] |
Patria e Costituzione | Sì | [46] |
Italexit | Sì | [47] |
Südtiroler Volkspartei | Indeciso | [48] |
Italia Viva | Indeciso | [49] |
Articolo Uno | Indeciso | [50] |
Forza Italia | Indeciso | [51][52] |
Sinistra Italiana | No | [53] |
Azione | No | [54] |
+Europa | No | [36][55] |
Partito Socialista Italiano | No | [56] |
Vox Italia | No | [57] |
Green Italia | No | [58] |
Unione di Centro | No | [59] |
MAIE | No | [60] |
USEI | No | [60] |
Centro Democratico | No | [61] |
Rifondazione Comunista | No | [62] |
Centristi per l'Europa | No | [63] |
èViva | No | [64] |
Noi con l'Italia | No | [65] |
Democrazia Solidale | No | [66] |
Sicilia Futura | No | [67] |
Data | Rilevatore | Committente | Campione | Sì | No | Indeciso |
---|---|---|---|---|---|---|
4 set 2020 | Ipsos | Corriere della Sera | 1 000 | 71,0 | 29,0 | 31,0 |
4 set 2020 | SWG | La7 | 1 000 | 68-72 | 28-32 | 0,0 |
3 set 2020 | Noto sondaggi | Quotidiano Nazionale | N.D. | 65-70 | 30-35 | 32,0 |
3 set 2020 | Istituto Ixè | Istituto Ixè | 1 000 | 51,3 | 17,9 | 30,8 |
31 ago 2020 | Euromedia research | La Stampa | N.D. | 42,0 | 15,8 | 41,2 |
31 ago 2020 | Eumetra MR | NewsMediaset-TGcom24 | 618 | 74,0 | 10,0 | 16,0 |
31 ago 2020 | BiDiMedia | - | 1 661 | 71,0 | 29,0 | 0,0 |
28 ago 2020 | Demos | la Repubblica | 1 014 | 82,0 | 18,0 | 0,0 |
25 ago 2020 | Winpoll-CISE | Il Sole 24 ORE | N.D. | 66,0 | 34,0 | 0,0 |
17 ago 2020 Archiviato il 20 ottobre 2020 in Internet Archive. | Lab2101 | Affaritaliani.it | 1 000 | 72,4 | 27,6 | 0,0 |
27 giu 2020 | Ipsos | Corriere della Sera | N.D. | 46,0 | 10,0 | 24,0 |
25 feb 2020 | Piepoli | Patriae-Rai 2 | N.D. | 81,0 | 9,0 | 10,0 |
13 gen 2020 | Demos | la Repubblica | N.D. | 86,0 | 12,0 | 2,0 |
9 ott 2019 | Termometro Politico | Coffee Break-La7 | 1 600 | 49,0 | 48,7 | 2,3 |
30 lug 2019 | Termometro Politico | Coffee Break-La7 | 1 700 | 68,9 | 30,4 | 0,7 |
Le operazioni di voto si sono svolte in Italia domenica 20 settembre dalle ore 07:00 alle ore 23:00 e lunedì 21 settembre dalle 7:00 alle 15:00; gli scrutini sono iniziati subito dopo.
I cittadini italiani residenti all'estero che avevano scelto di votare nel proprio paese di residenza[74] hanno votato per corrispondenza nelle settimane precedenti la data del voto in Italia. Lo scrutinio delle schede votate per corrispondenza si è svolto il pomeriggio del 21 settembre, in contemporanea con le schede votate in Italia, nei seggi appositamente allestiti alla Fiera di Roma.
Complessivamente il corpo elettorale ammontava a 50 955 950 cittadini, di cui 46 418 642 residenti in Italia o residenti all'estero che hanno optato per il voto in Italia e 4 537 308 residenti all'estero o situati temporaneamente all'estero che hanno chiesto di votare per corrispondenza.
Regione | Sì | No | Affluenza | |||
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Preferenze | % voti val. | Preferenze | % voti val. | Votanti | % elettori | |
Abruzzo | 384 500 | 73,75% | 136 885 | 26,25% | 527 724 | 50,78% |
Basilicata | 169 024 | 75,84% | 53 856 | 24,16% | 226 725 | 49,83% |
Calabria | 521 444 | 77,53% | 151 138 | 22,47% | 686 648 | 45,21% |
Campania | 2 087 311 | 77,41% | 609 290 | 22,59% | 2 772 801 | 61,01% |
Emilia-Romagna | 1 273 585 | 69,55% | 557 716 | 30,45% | 1 843 160 | 55,37% |
Friuli-Venezia Giulia | 281 042 | 59,57% | 190 743 | 40,43% | 475 312 | 50,22% |
Lazio | 1 307 304 | 65,86% | 677 693 | 34,14% | 1 999 446 | 45,68% |
Liguria | 450 354 | 63,78% | 255 804 | 36,22% | 716 525 | 59,17% |
Lombardia | 2 609 614 | 68,12% | 1 221 140 | 31,88% | 3 856 588 | 51,36% |
Marche | 533 479 | 69,19% | 237 569 | 30,81% | 782 889 | 66,39% |
Molise | 93 178 | 79,89% | 23 456 | 20,11% | 118 155 | 47,52% |
Piemonte | 1 172 338 | 68,42% | 541 183 | 31,58% | 1 728 133 | 51,55% |
Puglia | 1 477 164 | 75,22% | 486 614 | 24,78% | 2 010 849 | 61,91% |
Sardegna | 322 200 | 66,84% | 159 843 | 33,16% | 484 661 | 35,71% |
Sicilia | 1 055 351 | 75,88% | 335 397 | 24,12% | 1 400 512 | 35,39% |
Toscana | 1 216 952 | 65,96% | 627 949 | 34,04% | 1 870 237 | 65,89% |
Trentino-Alto Adige | 390 490 | 70,88% | 160 389 | 29,12% | 571 972 | 70,96% |
Umbria | 221 989 | 68,72% | 101 062 | 31,28% | 325 319 | 48,75% |
Valle d'Aosta | 48 165 | 67,96% | 22 708 | 32,04% | 72 709 | 73,44% |
Veneto | 1 553 218 | 62,44% | 934 313 | 37,56% | 2 522 650 | 67,55% |
Totale Italia | 17 168 702 | 69,64% | 7 484 748 | 30,36% | 24 933 015 | 53,84% |
Europa | 422 616 | 80,07% | 105 168 | 19,93% | 572 640 | 23,39% |
America meridionale | 226 522 | 74,19% | 78 819 | 25,81% | 347 492 | 23,95% |
America settentrionale e centrale | 62 644 | 81,07% | 14 632 | 18,93% | 89 621 | 22,49% |
Africa, Asia, Oceania e Antartide | 32 775 | 79,46% | 8 470 | 20,54% | 47 459 | 19,75% |
Totale Estero | 744 557 | 78,24% | 207 089 | 21,76% | 1 057 212 | 23,30% |
Totale | 17 913 259 | 69,96% | 7 691 837 | 30,04% | 26 050 227 | 51,12% |
A seguito della larga approvazione del quesito referendario, il 19 ottobre 2020 il Presidente della Repubblica ha promulgato la legge costituzionale n. 1/2020, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 261 del 21 ottobre[75] ed entrata in vigore il 5 novembre 2020. La disposizione di modifica dell'articolo 59 della Costituzione, che cristallizza il limite della coesistenza di cinque senatori a vita tra quelli di nomina presidenziale, ha trovato immediata applicazione. Invece, ai sensi dell'articolo 4 della riforma, le disposizioni di modifica degli articoli 56 e 57 (concernenti il numero dei parlamentari) si sarebbero applicate a partire dal primo scioglimento delle Camere non anteriore al 4 gennaio 2021 (sessantesimo giorno successivo all'entrata in vigore della legge di revisione costituzionale).
La riduzione del numero dei parlamentari è quindi divenuta effettiva nel 2022, a seguito dell'elezione (25 settembre) e insediamento (13 ottobre) della XIX legislatura.
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