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partito politico italiano fondato nel 2013 Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Forza Italia (FI), formalmente Movimento politico Forza Italia, è un partito politico italiano di centro-destra. Rilanciato il 16 novembre 2013 da Silvio Berlusconi, mantiene il nome e il simbolo adottati dalla formazione politica originaria dal 1994 al 2009, prima di confluire nel Popolo della Libertà[32].
Vi è confluita la maggioranza degli esponenti del Popolo della Libertà dopo la scissione dell'area di Angelino Alfano, passato invece al Nuovo Centrodestra.[33][34]
L'ipotesi di un ritorno a Forza Italia inizia a circolare già nel 2011, soprattutto dopo aver preso atto[35][36][37] delle difficoltà del Popolo della Libertà, lista vincente alle Elezioni politiche in Italia del 2008, a diventare un soggetto culturalmente dinamico, plurale e strutturato.[38]
Dopo il deludente risultato delle comunali del 2012 i giornali scrivono di un imminente ritorno al progetto originario, allo spirito del '94.
Sarà tuttavia lo stesso Berlusconi a smentire queste ipotesi, annullando le primarie per candidarsi di nuovo alla guida della coalizione del centro-destra[39][40] in occasione delle elezioni politiche del 2013.
I primi veri passi in tal senso vengono effettuati a giugno 2013,[41] quando la sconfitta alle amministrative evidenzia la necessità di un cambiamento radicale.
Dopo settimane di confronti e valutazioni il 25 ottobre l'Ufficio di Presidenza «delibera la sospensione delle attività del Popolo della Libertà, per convergere verso il rilancio di “Forza Italia”, in attesa della ratifica del Consiglio nazionale del 16 novembre»,[42] che conferma la decisione.[43][44] Le "colombe", che in quest'organo contano 130 membri sugli 870 totali,[45] non partecipano ai lavori, originando quindi una scissione.[46][47][48][49][50] Il punto maggiormente contestato riguarda la possibile uscita dall'esecutivo, soprattutto in caso di voto favorevole degli alleati del Partito Democratico sulla decadenza da senatore di Silvio Berlusconi.[51]
Lo stesso giorno Angelino Alfano, durante una conferenza stampa alla quale partecipano gli esponenti dell'ala governativa, annuncia la nascita di una seconda formazione dalle ceneri del partito comune, ribattezzata Nuovo Centrodestra,[52] alla quale aderiscono 60 parlamentari.
Il 20 novembre 2013 i gruppi assumono la denominazione "Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi presidente" alla Camera e "Forza Italia-Il Popolo della Libertà XVII Legislatura" al Senato.[53][54] A novembre aderiscono Clemente Mastella[55] e sua moglie Sandra Lonardo.[56]
Il primissimo banco di prova è costituito dalle elezioni regionali in Trentino-Alto Adige del 27 ottobre 2013 dove, per quanto riguarda Bolzano, il cartello "Forza Alto Adige-Lega Nord-Team Autonomie" raccoglie un deludente 2,5%.
A Trento Giacomo Bezzi ottiene il 4,42%; il centro-destra conquista complessivamente 4 seggi.
Alle regionali in Basilicata del novembre 2013, vinte dal candidato del centro-sinistra con il 59,6% che candidava il Vicepresidente della Giunta uscente di centrosinistra del Presidente Vito De Filippo (dimessosi per gli scandali rimborsi), Marcello Pittella, il simbolo del Popolo della Libertà (presentato per l'ultima volta) ottiene il 12,27% pari a 29.000 voti e solo 2 consiglieri, mentre il candidato Presidente, il senatore di Scelta Civica Salvatore Di Maggio si ferma al 19,38%.
Il 26 novembre il Governo Letta pone la fiducia sulla legge di stabilità presentando un maxi-emendamento che integra le modifiche della commissione bilancio del Senato. Forza Italia, nella conferenza dei capigruppo Paolo Romani e Renato Brunetta, annuncia il no alla finanziaria e l'uscita dalla maggioranza del governo.[57]
Il 2 gennaio 2014 Berlusconi nomina i primi coordinatori regionali e annuncia per il 26 gennaio gli "stati generali" del partito.[58]
Il 18 gennaio 2014 avviene l'incontro tra Silvio Berlusconi e il segretario del PD Matteo Renzi. I due si confronteranno a lungo sul tema della legge elettorale e delle riforme istituzionali.[59] Terminate le nomine dei coordinatori regionali, arrivano le prime deleghe ai relativi comitati di presidenza. Si inizia dalla Lombardia e dalla Liguria.[60] Il 20 febbraio vengono annunciati i congressi territoriali del partito, previsti per l'estate.[61][62]
In seguito una delegazione di 200 volontari parte da Roma per raggiungere i territori non sufficientemente coperti dalla rete internet, al fine di incentivare l'apertura di nuovi club.
Il nome dell'iniziativa è "Missione Azzurra".[63] Forza Italia decide inoltre di rimanere all'opposizione del nuovo Governo Renzi, mantenendo comunque un atteggiamento improntato alla responsabilità.[64]
Dal mese di maggio 2014 il partito ha problemi finanziari a causa dell'abolizione progressiva del finanziamento pubblico di cui fino a quel momento aveva goduto. Berlusconi ha esortato gli iscritti a divenire sostenitori del partito, pregando i propri parlamentari di cercare finanziatori.[65] Nell'agosto il partito ha annunciato di non essere in grado di pagare puntualmente gli stipendi ai propri dipendenti a causa della carenza di liquidità. I debiti ammontano a circa 94 milioni di euro.[66]
Alle regionali in Sardegna del 16 febbraio 2014 Forza Italia ricandida il presidente uscente forzista Ugo Cappellacci che ottiene però il 39,6% e viene sconfitto così dall'esponente di centro-sinistra, Francesco Pigliaru (al 42,4%). Forza Italia ottiene il 18,52% ed elegge 10 consiglieri.
Alle europee del 2014 il partito risulta essere la terza lista nazionale con 4 614 364 voti validi, pari al 16,81% dietro al PD e al Movimento 5 Stelle. I seggi conquistati all'europarlamento sono 13; cinque anni prima sono stati 29. Sommando i voti di Forza Italia con quelli del Nuovo Centrodestra e di Fratelli d'Italia i voti ottenuti sono 6 800 000, circa 4 milioni in meno rispetto a quelli presi dal PdL alle europee del 2009.
Contestualmente alle europee si sono svolte le elezioni regionali in Piemonte e in Abruzzo, accompagnate da un rilevante turno di amministrative.
In Piemonte l'azzurro Pichetto, sostenuto anche dalla Lega ma non da FdI, perde con il 22% contro Chiamparino (al 47%) del centrosinistra.
In Abruzzo, il presidente uscente Chiodi è ugualmente sconfitto con il 29,2% dal Dem Luciano D'Alfonso (al 46,2%). Forza Italia ottiene il 15,57% in Piemonte e 6 seggi, il 16,67% e 4 consiglieri in Abruzzo. Alle amministrative, dei 28 comuni capoluogo chiamati al voto 15 sono le amministrazioni uscenti di centro-sinistra e 13 quelle di centro-destra. Il primo turno assegna 9 città al centro-sinistra e 2 al centro-destra che si conferma ad Ascoli Piceno e a Tortolì. Inoltre il partito rimane escluso anche in alcuni ballottaggi, come a Livorno, a Modena e a Caltanissetta. Al secondo turno si conferma a Teramo e vince a Foggia e per la prima volta nelle roccaforti rosse di Perugia ed Urbino. Il centrodestra perde però sei capoluoghi di provincia nel nord-ovest: a Bergamo, Cremona, Pavia (dove viene battuto dal centro-sinistra il giovane sindaco uscente Alessandro Cattaneo, in piena scalata al vertice del partito come volto nuovo di FI), Biella, Verbania e Vercelli vincono i candidati democratici. Il partito infine è sconfitto anche a Pescara e infine, il 26 ottobre, anche a Reggio Calabria.
Alle regionali anticipate del 23 novembre 2014, in Emilia-Romagna Forza Italia sostiene il leghista Alan Fabbri, sconfitto con il 29,8% da Stefano Bonaccini (al 46,2%) e viene superata a destra dalla Lega Nord, raggiungendo solo l'8,3% ed eleggendo 2 consiglieri. Mentre in Calabria (dove la giunta uscente è invece di centro-destra) si impone il candidato del centro-sinistra, Mario Oliverio (con il 61,4%), sulla candidata forzista Wanda Ferro, ferma al 23,5%. Forza Italia ottiene il 12,2% e 5 consiglieri.
Dopo le dimissioni del Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano, firmate il 14 gennaio 2015,[67] il partito pensa ai nomi da proporre come successori al Colle; nonostante un iniziale apprezzamento per Giuliano Amato e Pier Ferdinando Casini, il 29 gennaio 2015 Renzi annuncia che alla quarta votazione proporrà Sergio Mattarella.
Questa mossa causa sostanzialmente la fine del Patto del Nazareno, provocando delle tensioni.[68][69][70] Il 4 febbraio 2015 Berlusconi respinge le dimissioni dei vertici del partito, chieste dai dissidenti guidati da Raffaele Fitto.[71]
Il 21 febbraio Raffaele Fitto e i forzisti a lui vicino lanciano la corrente dei "Ricostruttori".
Il 31 marzo 2015 i senatori Sandro Bondi e Manuela Repetti lasciano il partito e aderiscono al gruppo misto.
Lo scontro nel partito tra Berlusconi e Fitto si acuisce con l'approssimarsi delle elezioni regionali. Con il rischio di vedere i propri fedelissimi tagliati fuori dalle liste di Forza Italia nelle regioni chiamate al voto, l'ex ministro pugliese minaccia la presentazione di liste autonome, ed eventualmente propri candidati a presidente, in contrapposizione a quelle ufficiali del partito.
Al turno principale delle regionali FI si presenta in coalizioni unitarie di centro-destra in quattro regioni: in Liguria, in Veneto, in Umbria e nell'unica regione amministrata da Forza Italia, la Campania.
Il 10 maggio intanto Forza Italia viene sconfitta ad Aosta e il centrodestra perde il governo della città, mentre anche a Trento e a Bolzano il centrosinistra si riconferma rispettivamente al primo e al secondo turno.
In Veneto si conferma il presidente uscente leghista Luca Zaia col 50,1% contro il 22,7% del centrosinistra. Forza Italia qui registra il suo risultato peggiore di questa tornata, fermandosi al 5,9% ed eleggendo 3 consiglieri.
In Liguria l'azzurro Giovanni Toti si impone con il 34,4% grazie alle divisioni nello schieramento avversario, la regione torna così al centrodestra dopo 10 anni. FI ottiene il 12,6% e 3 seggi.
In Toscana il partito corre da solo col suo candidato Stefano Mugnai che arriva quarto con il 9,1%, mentre la lista raccoglie l'8,5% ed elegge un solo consigliere.
Nelle Marche FI sostiene, assieme all'NCD, il presidente uscente Gian Mario Spacca, eletto nel 2005 e 2010 con il centrosinistra e non ricandidato dalla sua coalizione per un terzo mandato. Spacca arriva quarto con il 14,2%, Forza Italia ottiene il 9,4% e 2 consiglieri.
In Umbria il centrodestra unito sostiene il sindaco di Assisi Claudio Ricci che ottiene il 39,2% e viene sconfitto per soli circa 13.000 voti. Forza Italia raccoglie l'8,5% ed elegge un consigliere.
In Campania il presidente uscente Stefano Caldoro viene sconfitto con il 38,3%. Gli azzurri raccolgono il 17,8% ed eleggono 7 consiglieri.
In Puglia viene inizialmente lanciata la candidatura dell'ex presidente della provincia di Bari Francesco Schittulli, ma dopo alcune incomprensioni riguardanti la composizione delle liste, con la minaccia di esclusione degli esponenti maggiormente vicini a Fitto, i dirigenti scelgono Adriana Poli Bortone mentre l'ex presidente prosegue nel sostegno a Schittulli. La Poli Bortone arriva quarta con il 14,4%, la lista azzurra ottiene l'11,3% e 5 seggi.
Le elezioni regionali in Italia del 2015 registrano un calo di consensi di Forza Italia, stimato dall'Istituto di studi e di ricerche Carlo Cattaneo, di 840.148 voti rispetto alle elezioni europee del 2014 in relazione al dato delle medesime 7 regioni; questa flessione proietta il partito di Silvio Berlusconi al secondo posto all'interno dello schieramento di centrodestra, con il sorpasso della Lega Nord in molte regioni.
Alle contemporanee elezioni comunali, tra primo e secondo turno, il centrodestra si conferma a Chieti, Vibo Valentia, Andria e Rovigo, strappa al centrosinistra i comuni di Matera, Arezzo e la roccaforte di Venezia e perde il governo delle città di Mantova e Trani.
Il 3 giugno 2015 nasce al Senato il gruppo parlamentare Conservatori, Riformisti italiani, che sancisce la definitiva separazione tra il partito di Berlusconi e i dissidenti vicini a Raffaele Fitto (che peraltro in data 17 maggio aveva già lasciato il gruppo del Partito Popolare Europeo per aderire al gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei). Fanno parte del nuovo gruppo 12 parlamentari, di cui 10 provenienti da Forza Italia e 2 da Grandi Autonomie e Libertà: Anna Cinzia Bonfrisco, Francesco Bruni, Luigi D’Ambrosio Lettieri, Tito Di Maggio (da GAL), Ciro Falanga, Pietro Liuzzi, Eva Longo, Antonio Milo (da GAL), Lionello Marco Pagnoncelli, Luigi Perrone, Lucio Tarquinio e Vittorio Zizza. Viene contestualmente eletta capogruppo, a scrutinio segreto, la senatrice Bonfrisco.
Il 20 novembre 2015 sono invece 10 i deputati che aderiscono al progetto: Trifone Altieri, Maurizio Bianconi, Gianfranco Giovanni Chiarelli, Daniele Capezzone, Nicola Ciracì, Antonio Distaso, Benedetto Francesco Fucci, Cosimo Latronico, Roberto Marti e Rocco Palese.
Il 29 luglio Denis Verdini ufficializza la nascita di Alleanza Liberalpopolare - Autonomie,[72] gruppo parlamentare che sostiene le riforme costituzionali dell'esecutivo, al quale hanno aderito Lucio Barani, Giuseppe Compagnone, Vincenzo D'Anna, Antonio Scavone, Riccardo Conti, Riccardo Mazzoni, Ciro Falanga, Pietro Langella ed Eva Longo[73][74]. Nei mesi seguenti anche i senatori Francesco Maria Amoruso, Domenico Auricchio, Giuseppe Ruvolo, Pietro Iurlaro, Enrico Piccinelli e Riccardo Villari lasciano Forza Italia e aderiscono ad Alleanza Liberalpopolare.
Il 23 settembre abbandonano il partito i deputati Francesco Saverio Romano, Ignazio Abrignani, Luca d'Alessandro, Monica Faenzi, Giuseppe Galati, Giovanni Mottola e Massimo Parisi, i quali entrano a far parte del gruppo misto.
Il 19 maggio 2016 il deputato Giorgio Lainati abbandona Forza Italia e aderisce ad ALA.
Il 24 agosto, Nunzia De Girolamo, ex Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali nel Governo Letta, nonché ex capogruppo del Nuovo Centrodestra alla Camera dei deputati, ufficializza l'abbandono a NCD.
Il ritorno a Forza Italia del successivo 22 settembre, oltre ad essere motivato da ragioni sentimentali («È casa mia»), si spiega soprattutto nella condotta di Alfano, a suo avviso colpevole di aver intrapreso un percorso che sfocerà inevitabilmente in una collocazione all'interno del centro-sinistra.[75]
Questa mossa ha comportato una scelta analoga da parte di 120 amministratori locali.[76]
A settembre è il turno dell'eurodeputato Massimiliano Salini, anch'egli deluso da NCD.[77] Nel dicembre 2015 aderiscono al partito di Berlusconi i deputati nazionali Francantonio Genovese e Maria Tindara Gullo e il deputato regionale siciliano Francesco Rinaldi, provenienti tutti dal PD.[78]
Il 29 febbraio 2016 Adriana Poli Bortone, già candidata in Puglia per la coalizione di centrodestra alle elezioni regionali 2015, annuncia la propria adesione a Forza Italia (dopo la rottura avvenuta già al momento delle regionali con il proprio precedente partito, Fratelli d'Italia - Alleanza Nazionale).[79]
Tuttavia, rispettivamente il 16 marzo e il 18 maggio, i deputati Guglielmo Picchi e Giuseppina Castiello aderiscono alla Lega Nord.
A maggio il centro-destra perde al ballottaggio a Bolzano, tornata al voto dopo solo un anno.
Invece, al primo turno della tornata generale del 5 giugno il centrodestra vede la riconferma soltanto a Cosenza, e l'esclusione di Forza Italia dal ballottaggio in varie città, tra cui Roma e Torino. In quest'ultimi due casi nessun candidato di centrodestra approda al secondo turno. Delle maggiori città andate al ballottaggio il 19 giugno, il centrodestra conquista solo Trieste, mentre viene sconfitto a Milano, Bologna e Napoli. A Roma e Torino si verificano invece le importanti vittorie dei candidati del M5S. Dei restanti capoluoghi di provincia, FI partecipa alle vittorie di Savona, Pordenone, Grosseto, Benevento e Olbia, mentre a Novara, Isernia e Brindisi si impongono altri partiti di centrodestra.
Con la vittoria di Varese e la riconferma di Milano, il centrosinistra si ritrova per la prima volta al governo di tutti e 12 i capoluoghi di provincia lombardi.
Si schiera ufficialmente per il NO al Referendum costituzionale del 4 dicembre 2016, che vede la vittoria dei contrari alla riforma con il 59,1%.
Il primo turno delle amministrative dell'11 giugno vede la riconferma del centrosinistra a Cuneo e a Palermo e del centrodestra a Frosinone. Dei restanti 22 capoluoghi andati al ballottaggio, Forza Italia e il centrodestra vengono esclusi solo a Parma e Trapani. Il ballottaggio del 25 giugno vede una netta affermazione del centrodestra che strappa al centrosinistra L'Aquila, Piacenza, Rieti, Como, Lodi, Monza, Alessandria, Asti, Oristano e, per la prima volta, Genova, La Spezia e Pistoia, mentre conferma Gorizia e Catanzaro. Il centrosinistra conquista invece al centrodestra Padova e Lecce. Il centrodestra torna così a vincere nei capoluoghi lombardi e piemontesi dopo le sconfitte di cinque anni prima, oltre a strappare roccaforti storiche del centrosinistra nelle "regioni rosse" e in Liguria.
Nel giugno del 2017, aderiscono a Forza Italia i deputati Antonino Minardo, Rocco Palese, Vincenza Labriola, Andrea Causin e Fucsia Fitzgerald Nissoli. In seguito alle dimissioni del deputato di AP Raffaele Calabrò subentra alla Camera l'esponente di Forza Italia