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Governo in esilio
esecutivo che ha sede in territorio esterno allo Stato su cui pretende di governare Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Un governo in esilio è un gruppo politico che sostiene di essere il governo legittimo di una nazione, ma che per varie ragioni non è in grado di esercitare il proprio potere legale, pertanto risiede in un Paese straniero. I governi in esilio di solito operano con l'idea di tornare un giorno nel proprio Paese natio e di riconquistare il potere.
I governi in esilio si verificano spesso durante i periodi di occupazione da parte di una potenza straniera. Ad esempio, durante il dominio tedesco in Europa nella Seconda guerra mondiale, numerosi governi (come quello polacco) e monarchi europei furono obbligati a cercare rifugio nel Regno Unito piuttosto che affrontare la distruzione operata dai nazisti.
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Attuali governi in esilio
Riepilogo
Prospettiva
Attualmente, ci sono pochi governi in esilio; tra questi vi sono:
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Azioni dei governi in esilio
La legge internazionale riconosce che i governi in esilio possono intraprendere diversi tipi di azione nella condotta della normale amministrazione. Queste azioni comprendono:
- divenire parte di un trattato bilaterale o internazionale
- emendare o rivedere la propria costituzione
- mantenere forze militari
- mantenere (o "ottenere di nuovo") il riconoscimento diplomatico da parte di stati sovrani
- emettere documenti di identità
- permettere la formazione di nuovi partiti politici
- istituire riforme democratiche
- tenere elezioni
- permettere l'elezione diretta (o con base più ampia) dei suoi funzionari di governo, ecc.
Comunque, nessuna di queste azioni può servire a legittimare un governo in esilio a diventare il governo legale internazionalmente riconosciuto della sua sede attuale. Per definizione, un governo in esilio è definito relativamente al suo paese di origine, deve quindi fare ritorno al paese di origine e riottenere il potere, al fine di ottenere la legittimazione come governo legale di quell'area geografica.
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Governi in esilio del passato
Riepilogo
Prospettiva
Nella seconda guerra mondiale
Molte nazioni istituirono governi in esilio dopo la perdita della sovranità durante la Seconda guerra mondiale:
- Belgio (invaso il 10 maggio 1940)
- Cecoslovacchia (istituito nel 1940 da Edvard Beneš e riconosciuto dal governo britannico)
- Francia Libera (dopo il 1940)
- Estonia (dopo il 1940)
- Grecia (invasa il 28 ottobre 1940)
- Lussemburgo (invaso il 10 maggio 1940)
- Paesi Bassi (invasi il 10 maggio 1940)
- Norvegia (invasa il 9 aprile 1940)
- Polonia (vedere Governo in esilio della Polonia)
- Jugoslavia (invasa il 6 aprile 1941)
- Filippine (invase l'8 dicembre 1941)
Il Governo Provvisorio dell'India Libera (1942-1945) fu istituito da nazionalisti indiani in esilio durante la guerra.
Tra gli altri sovrani esiliati in Inghilterra ci sono Zog I di Albania e Haile Selassie d'Etiopia.
Tra i più importanti esempi di nazioni occupate che mantennero una parziale sovranità, anche nei territori d'oltremare, ci sono il Belgio, la Repubblica di Vichy e la Francia Libera.
L'eccezione danese
L'occupazione della Danimarca (il 9 aprile 1940) fu gestita dal Ministero degli Esteri della Germania, diversamente da altre nazioni occupate che erano sotto amministrazione militare. La Danimarca non istituì alcun governo in esilio, anche se esisteva un'Associazione di Danesi Liberi a Londra. Il Re Cristiano X e il suo governo rimasero in Danimarca, e operarono indipendentemente per i primi tre anni di occupazione tedesca. Nel frattempo, l'Islanda e le Isole Fær Øer furono occupate dagli Alleati e separate dalla corona danese e, l'Islanda dichiarò, addirittura, l'indipendenza nel 1944 e si trasformò in una Repubblica.
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