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Porta di Brandeburgo
porta di Berlino Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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La Porta di Brandeburgo (in tedesco Brandenburger Tor) è una porta in stile neoclassico di Berlino. Ubicata sul lato occidentale di Pariser Platz, nel quartiere di Mitte, è il monumento più famoso di Berlino, ed è conosciuta in tutto il mondo come simbolo della città stessa e dell’intera Germania.
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La porta preesistente
Riepilogo
Prospettiva

In seguito alla fondazione del quartiere di Dorotheenstadt, avvenuta intorno al 1670, e alla sua integrazione nel sistema di fortificazioni urbane di Berlino, venne edificata la prima porta. Questa era costituita da un varco praticato nel bastione rialzato e da un ponte levatoio che attraversava il fossato circostante. La sua collocazione corrispondeva approssimativamente all'attuale Schadowstraße.[1]
Con l'espansione occidentale di Dorotheenstadt e la costruzione del muro doganale della città di Berlino, nel 1734 l'architetto Philipp Gerlach realizzò sul sito dell'attuale Porta di Brandeburgo una porta cittadina più semplice, orientata sulla strada che conduceva a Brandeburgo sulla Havel. Il complesso architettonico era costituito da due piloni in stile barocco ornati con pilastri e trofei, ai quali si collegavano le ali laterali della porta.[2] Accanto alla struttura principale, destinata al transito cerimoniale, erano presenti passaggi pedonali più semplici, ricavati nel muro doganali ed arricchiti da un apparato decorativo di vasi ornamentali.[2] Già all'interno del muro doganale si trovavano, rispettivamente a sud e a nord della porta, l’edificio della guardia e quello adibito alle autorità fiscali.
In vista della successiva ricostruzione della porta, la stazione dei pompieri situata a nord fu demolita nel maggio 1788, al fine di consentire la realizzazione di un percorso provvisorio intorno all’area di cantiere. La demolizione della precedente Porta di Brandeburgo ebbe inizio nell’estate dello stesso anno.
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Simbolismo
Riepilogo
Prospettiva

La Porta di Brandeburgo fu ricostruita con l’intento di simboleggiare il potere politico, sia interno che estero, di Federico Guglielmo II. In alcune delle prime proposte progettuali si considerò l’idea di collocare sull’edificio la scritta “Federigo” in lettere di bronzo, quale espressione diretta della sovranità monarchica.[3]
Il progetto architettonico della nuova porta si ispirava ai Propilei dell'Acropoli di Atene, suggerendo così un parallelismo tra Federico Guglielmo II e Pericle: il sovrano prussiano, in questo modo, desiderava presentarsi come un monarca illuminato, capace di inaugurare una nuova "età dell'oro" in Prussia.[4] Pericle, dopo aver conquistato la direzione della politica ateniese, consolidò il suo potere con una saggia politica di alleanze strategiche, garantendo così per la sua polis un lungo periodo di pace, nonché di supremazia, all'interno della neocostituita Lega delio-attica. Questo era esattamente ciò che desiderava Federico Guglielmo II, il quale, dopo aver pacificato con la forza la Repubblica dei Paesi Bassi Uniti nel 1787 attraverso l'invasione delle truppe prussiane e aver promosso un'alleanza tra Prussia, Paesi Bassi e Gran Bretagna.
In tale contesto politico e ideologico la porta venne inizialmente designata come "Porta della Pace". Oltre al sovrano stesso, anche la sorella, Guglielmina d'Orange - principessa ereditaria della Repubblica dei Paesi Bassi - doveva essere celebrata come artefice della pace. Fu infatti grazie alla sua azione diplomatica che Federico Guglielmo II decise di intervenire nei Paesi Bassi, rafforzando così la posizione della Prussia in Europa. Il nome "Porta della Pace" non risultava in contraddizione con la scelta di coronare l'edificio con una figura allegorica della Vittoria; al contrario, tale accostamento rifletteva coerentemente la concezione assolutista del potere nel XVIII secolo.[5]
Sia la conformazione architettonica delle ali quanto il suo apparato decorativo facevano sì che la porta fosse rivolta simbolicamente soprattutto verso l'interno della città. L’intento non era quindi di impressionare chi arrivava, ma di comunicare visivamente ai cittadini il potere e la grandezza del sovrano. In questo senso, la Porta di Brandeburgo assumeva la funzione di sfondo scenografico per l’ingresso trionfale del re a Berlino, arricchendo la capitale con un simbolo monumentale della regalità e della rappresentanza.
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Architettura
Riepilogo
Prospettiva

La Porta di Brandeburgo è un monumentale complesso architettonico in stile neoclassico, composto dalla struttura principale della porta e da due ali laterali. Queste ultime non solo assicurano una transizione armoniosa tra la porta e gli edifici adiacenti, definiscono uno spazio architettonico simile a un cortile d'onore, magnificato ulteriormente dalla scelta stilistica neoclassica.[6]
Fu l'architetto Carl Gotthard Langhans a essere incaricato dal re Federico Guglielmo Ii della realizzazione del monumento in qualità di direttore dell'Oberhofbauamt. Il progetto prevedeva la costruzione della porta ispirandosi al modello dei Propilei, la monumentale porta d'ingresso all'Acropoli di Atene.[7][8] Poiché Langhans non si era mai recato in Grecia, egli si basò su descrizioni e disegni di viaggatori e studiosi, come Julien-David Le Roy, James Stuart e Nicholas Revett.[9] Il re, inoltre, intendeva che la porta fosse collocata in modo da poter valorizzare visivamente l’asse urbano e il vicino Tiergarten, assicurandole la massima apertura e visibilità.[10] Questo obiettivo rese necessarie alcune modifiche rispetto al modello greco: Langhans ridusse sensibilmente la profondità della struttura e adottò colonne più snelle e alte, consentendo una visuale più ampia e una minore ostruzione del paesaggio. L'architrave rialzato contribuiva ulteriormente a questo effetto.
La porta si compone di due file parallele di sei colonne doriche scanalate con base, per un totale di dodici colonne; le rudentature inserite tra le scanalature, tuttavia, si allineano maggiormente all'ordine ionico. Tra ciascuna coppia di colonne è inserita una parete in mattoni intonacati, poiché le colonne da sole, essendo molto snelle, non avrebbero potuto sostenere i carichi della sovrastruttura, sulla quale gravava anche il peso della quadriga posta in sommità.[11] Le sei coppie di colonne, insieme ai muri intermedi, formano così cinque passaggi, con quello centrale più ampio, secondo il modello dei Propilei. Sopra di essi si sviluppa la trabeazione, la quale, a differenza del modello classico, non è realizzata in grandi blocchi di pietra sovrapposti, bensì è stata costruita orizzontalmente. Per ridurre il peso gravante sulle colonne, inoltre, la trabeazione non è piena, ma racchiude (insieme all'attico) uno spazio di circa 250 m², la cosiddetta «Soldatenkammer» [Camera dei soldati],[12][13] accessibile tramite il tetto del corpo di guardia. La trabeazione è decorata su entrambi i lati con un fregio dorico con metope e triglifi, sormontato da un geison. Sopra di esso, al posto del tradizionale frontone triangolare greco, si trova un attico, anticipato da una serie di gradini piatti, i quali, con il loro profilo, evocano la forma archetipica del frontone e conducono simbolicamente al centro della struttura. L’attico è infine coronato dalla quadriga, collocata sopra il portale centrale.
Originariamente, ai lati della porta si trovavano brevi tratti murari con nicchie destinate a statue di Marte e Minerva, disposte in modo da inquadrare visivamente la piazza antistante (oggi Pariser Platz). Più all'esterno vi erano rimesse a due piani per carrozze, integrate nel muro di cinta cittadino e situate dietro gli edifici laterali, risultando così invisibili dalla piazza. Queste rimesse erano collegate agli edifici laterali mediante una copertura comune che si estendeva lungo il lato interno delle mura, definendo così uno spazio chiuso antistante alla porta. Con la demolizione del muro di cinta tra il 1867 e il 1868, anche le rimesse vennero abbattute. Nel 1868, l'architetto Heinrich Strack progettò dei nuovi colonnati per collegare la porta agli edifici laterali, creando due ulteriori passaggi pedonali. Durante questo intervento, le statue di Marte e Minerva persero la loro posizione originaria e furono ricollocate nei muri esterni della porta.
Le ali odierne non corrispondono fedelmente alle strutture originarie. In passato, esse erano collegate lateralmente agli edifici contigui e presentavano colonnati dorici soltanto sulle facciate rivolte verso la piazza. Le ali furono distrutte durante la Seconda guerra mondiale e successivamente ricostruite, questa volta circondate da colonnati su tutti i lati, soluzione che ha reso possibile un ulteriore passaggio pedonale lungo il lato rivolto verso la porta.
Misure
La Porta di Brandeburgo presenta una struttura monumentale con un'altezza complessiva di 20,3 metri, mentre la quadriga posta sulla sommità raggiunge un'altezza totale di circa 26 metri. L’intero complesso ha una larghezza di 62,5 metri e una profondità di 11 metri. Le colonne doriche che caratterizzano la facciata misurano 13,5 metri in altezza e hanno un diametro di 1,73 metri. Il passaggio centrale, destinato originariamente al traffico cerimoniale, ha una larghezza di circa 5,65 metri (equivalenti a 18 piedi), mentre ciascuno dei passaggi laterali misura circa 3,80 metri (pari a 12 piedi e 1 pollice).[14][15][16]
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Sculture
Riepilogo
Prospettiva
Oltre alla sua rilevanza architettonica, la Porta di Brandeburgo fu arricchita da un programma decorativo scultoreo molto articolato, comprendente sia opere a tutto tondo sia rilievi. Le decisioni relative all'apparato ornamentale furono in parte definite durante il corso stesso dei lavori, riflettendo una progettazione artistica in evoluzione. La maggior parte dei disegni e dei progetti scultorei fu realizzata da Johann Gottfried Schadow, che operava in qualità di direttore del laboratorio di scultura della corte e responsabile della sezione scultura presso l'Oberhofbauamt (Ufficio Edile della Corte Suprema). L’esecuzione delle opere fu affidata a numerosi scultori, rendendo il cantiere della Porta di Brandeburgo un prezioso laboratorio stilistico, nonché una significativa fonte di impiego per gli artisti prussiani dell’epoca.



Elemento scultoreo più iconico della Porta di Brandeburgo, la quadriga è il principale elemento decorativo della Porta di Brandeburgo, concepito già nella fase progettuale da Carl Gotthard Langhans. L'ispirazione per questa composizione sembra provenire dal Mausoleo di Alicarnasso, una delle sette meraviglie del mondo antico.[17] La figura centrale della quadriga è la dea romana della Vittoria, in trionfale ingresso nella città sul suo carro trainato da quattro cavalli, simboleggiando così l'arrivo della pace a Berlino. Il più antico verbale noto riguardante la quadriga, risalente al marzo 1789, cita esplicitamente l’intenzione di rappresentare la dea Vittoria: "[Si] decise che il signor Schadow avrebbe dovuto realizzare un modello [...] che esprimesse chiaramente le dimensioni di un gruppo di quattro cavalli e un carro insieme a Vittoria".[18] Anche durante la fase di cantiere non venne operata alcuna reinterpretazione della figura, e il maestro lattoniere Koehler ricevette compensi già nel 1791 per la realizzazione della "figura in rame della Vittoria".[19] Non sono documentate, secondo lo stato attuale della ricerca, versioni alternative della figura come Nike (dea greca della vittoria) o Eirene (dea ellenica della pace).[20] Secondo la storica dell’arte Zitha Pöthe:
(tedesco)
«Es ist zu untersuchen, warum eine Siegesgöttin die Triumphalquadriga schmückte und nicht eine Friedensgöttin […]. Unwahrscheinlich ist, dass der Wahl eine rein ästhetische Entscheidung zugrunde lag; der prägnante visuelle Unterschied zwischen beiden ist die Darstellung von Schwingen am Rücken der Victoria. Viel mehr wird es ihre Verwendung in der Antike gewesen sein, die Victoria den repräsentativen Platz auf dem Brandenburger Tor sicherte [...] Victoria konnte als Symbol nahtlos in die Bildsprache des Absolutismus eingegliedert werden. Sie diente Friedrich Wilhelm folglich als […] Legitimierung der eigenen Militäraktion im Herbst 1787 und der anschließenden Bündnispolitik, die eine Friedensabsicht verfolgte»
(italiano)
«È necessario indagare perché una dea della vittoria adornasse la quadriga trionfale e non una dea della pace [...]. È improbabile che la scelta fosse basata su una decisione puramente estetica; la differenza visiva più evidente tra le due è la rappresentazione delle ali sulla schiena di Vittoria. È molto più probabile che sia stato il suo utilizzo nell'antichità ad assicurare a Vittoria il posto rappresentativo sulla Porta di Brandeburgo [...] Vittoria poteva essere integrata perfettamente come simbolo nel linguaggio visivo dell'assolutismo. Servì quindi a Federico Guglielmo come [...] legittimazione della propria azione militare nell'autunno del 1787 e della successiva politica di alleanze, atta a perseguire un intento di pace.»
«È necessario indagare perché una dea della vittoria adornasse la quadriga trionfale e non una dea della pace [...]. È improbabile che la scelta fosse basata su una decisione puramente estetica; la differenza visiva più evidente tra le due è la rappresentazione delle ali sulla schiena di Vittoria. È molto più probabile che sia stato il suo utilizzo nell'antichità ad assicurare a Vittoria il posto rappresentativo sulla Porta di Brandeburgo [...] Vittoria poteva essere integrata perfettamente come simbolo nel linguaggio visivo dell'assolutismo. Servì quindi a Federico Guglielmo come [...] legittimazione della propria azione militare nell'autunno del 1787 e della successiva politica di alleanze, atta a perseguire un intento di pace.»
Fino alla fine del XIX secolo circolarono ipotesi secondo cui la quadriga fosse inizialmente orientata verso ovest, verso Charlottenburg,[21] ma questa teoria fu definitivamente smentita nel 1912 da Emil von Siefart.[22]
Il 13 marzo 1789, sotto la direzione di Langhans, si tenne una conferenza per definire il progetto della quadriga (Char de Triomphe), alla quale presero parte, tra gli altri, Johann Gottfried Schadow, scultore di corte, ed Emanuel Jury, maestro ramaio. Fu deciso che Schadow avrebbe dovuto realizzare un modello della quadriga in scala 1:8. Fu deciso che Schadow avrebbe realizzato un modello in scala 1:8; i cavalli dovevano essere alti circa 10 piedi (3,15 m). Un modello in legno a grandezza naturale fu realizzato dai fratelli scultori Johann Christoph e Michael Christoph Wohler di Potsdam.[23] Nel corso dei lavori, l’Accademia di Belle Arti modificò le proporzioni previste: i cavalli raggiunsero l’altezza definitiva di 12 piedi (3,77 m); per ottimizzare la produzione, inoltre, si decise di scolpire solo due cavalli in pose differenti, con quattro teste intercambiabili.[24] Il rame fu sagomato sulla base del modello in legno e la realizzazione fu affidata nuovamente a Koehler, già autore della figura sulla Cattedrale Francese e di gruppi scultorei nel Belvedere di Charlottenburg.[25][26]
A metà del 1793, la quadriga fu trasportata e installata sulla Porta di Brandeburgo.[27] Non era stato ancora deciso se la scultura dovesse essere lasciata al naturale o dorata_ pur essendo stata predisposta una superficie di 2.276 piedi quadrati (circa 223 m²) per una potenziale doratura, l’Accademia raccomandò di evitarla. La decisione definitiva, presa l’11 luglio 1793 da Federico Guglielmo II, fu di non procedere alla doratura. Dopo l’installazione, furono apportate inoltre due modifiche significative alla raffigurazione della dea Vittoria. Inizialmente, ella portava un elmo su una lancia, un’armatura e due scudi,[28] ma da lontano tale composizione fu giudicata eccessivamente grossolana. Schadow propose quindi un nuovo emblema, un’asta con corona di quercia sormontata da un’aquila, richiamo diretto all’aquila romana, simbolo di regalità e sovranità sui popoli. Inoltre, su sua ulteriore proposta, la figura fu drappeggiata con una veste svolazzante, così da correggere la rigidità visiva del retro della scultura, che risultava eccessivamente nuda e statica.[29]
In seguito alla Guerra della Quarta Coalizione, il segno simbolico della vittoria fu sostituito nel 1814 da una nuova iconografia ideata da Karl Friedrich Schinkel, che coronò il palo con una corona di quercia racchiudente al proprio interno una Croce di Ferro, illustre decorazione militare della Prussia. In cima al tutto si trovava un'aquila coronata con le ali spiegate, emblema tradizionale del potere prussiano. Le ragioni precise che portarono alla modifica dell’originario simbolo non sono documentate con certezza. Una delle ipotesi più accreditate suggerisce che l’elemento precedente, realizzato nel XVIII secolo, fosse andato distrutto durante una tempesta nel 1806, cadendo dal portale; il nuovo ornamento sarebbe stato dunque installato solo dopo la conclusione del conflitto, come parte del rinnovato programma celebrativo dopo la conclusione della guerra.[30]
Nel 1942, durante la Seconda guerra mondiale, furono realizzati calchi protettivi della quadriga, comprendenti i cavalli e la dea.[31] A partire dal 1957, su questi calchi furono basati i modelli per una replica in rame sbalzato, che fu installata nel 1958 dopo complesse trattative tra Berlino Est e Ovest. Dell’originale settecentesco si conserva soltanto una testa di cavallo, attualmente esposta presso il Märkisches Museum di Berlino.[32][33][34]
Rilievo dell'attico


Sotto la quadriga, sul lato interno della Porta di Brandeburgo rivolto verso il centro di Berlino, si trova un imponente rilievo in arenaria inserito nell'attico. L'opera fu concepita come parte integrante del programma iconografico della porta. Secondo le indicazioni fornite dall'architetto Carl Gotthard Langhans, il rilievo doveva rappresentare «la protezione delle armi giuste, che esse offrono all'innocenza». Il disegno del rilievo fu affidato nel 1791 al pittore Bernhard Rode, mentre Johann Gottfried Schadow realizzò un primo modello tridimensionale basato sul progetto grafico. L'esecuzione scultorea fu affidata agli artisti Conrad Nicolaus Boy e Christian Unger.[30] In una lettera datata agosto 1791, Schadow descrisse nel dettaglio il significato allegorico del rilievo e le figure rappresentate, chiarendo l’intento morale ed estetico dell’opera all’interno del più ampio contesto della simbologia neoclassica della Porta di Brandeburgo:
(tedesco)
«Der Entwurf zu dem in der Attique des Brandenburger-Thores zu placierenden Basreliefs stellet in einer Reihe von Figuren die Folgen der Tapferkeit dar.
Hercules als das älteste Bild der Tapferkeit verscheucht die Zwietracht, mit Schlangenhaaren und tötet den Neid und andere Ungeheuer.
Die Siegesgöttin reicht ihm Trophäen und Palmen hin.
Die Staatsklugheit steht bei ihr, sie hält den mit der Schlange umwundenen Spiegel in der Hand.
Auf einen Wagen von Genien gezogen kommt die Göttin des Friedens mit dem Oelzweige und dem Lorbeerkranz, ihr folgt Comus der Gott der Freude.
Und die Göttin des Ueberflusses, die ihr Füllhorn dem Volke ausschüttet.
Die Baukunst als die älteste der schönen Künste ist als Matrone gekleidet, sie zeigt zwei Jünglinge, der Mahlerei und Bildhauerei einen Plan, ein junger lehr begieriger Genius steht bei ihr.
Hierauf folgt die Muse der Tonkunst und Urania, die Göttin der Weisheit.»
Hercules als das älteste Bild der Tapferkeit verscheucht die Zwietracht, mit Schlangenhaaren und tötet den Neid und andere Ungeheuer.
Die Siegesgöttin reicht ihm Trophäen und Palmen hin.
Die Staatsklugheit steht bei ihr, sie hält den mit der Schlange umwundenen Spiegel in der Hand.
Auf einen Wagen von Genien gezogen kommt die Göttin des Friedens mit dem Oelzweige und dem Lorbeerkranz, ihr folgt Comus der Gott der Freude.
Und die Göttin des Ueberflusses, die ihr Füllhorn dem Volke ausschüttet.
Die Baukunst als die älteste der schönen Künste ist als Matrone gekleidet, sie zeigt zwei Jünglinge, der Mahlerei und Bildhauerei einen Plan, ein junger lehr begieriger Genius steht bei ihr.
Hierauf folgt die Muse der Tonkunst und Urania, die Göttin der Weisheit.»
(italiano)
«Il progetto del bassorilievo da collocare nell'attico della Porta di Brandeburgo raffigura in una serie di figure le conseguenze del coraggio.
Ercole, la più antica immagine del coraggio, scaccia la discordia con i suoi capelli anguiformi e uccide l'invidia e altri mostri.
La dea della vittoria gli porge trofei e palme.
La saggezza di Stato è al suo fianco, con in mano lo specchio avvolto dal serpente.
Su un carro trainato da geni arriva la dea della pace con il ramo d'ulivo e la corona d'alloro, seguita da Komos, il dio della gioia.
E la dea dell'abbondanza, che riversa la sua cornucopia sul popolo.
L'architettura, la più antica delle belle arti, è vestita da matrona e mostra a due giovani, la pittura e la scultura, un progetto; accanto a lei c'è un giovane genio desideroso di imparare.
Seguono la Musa della musica e Urania, la dea della saggezza.»
«Il progetto del bassorilievo da collocare nell'attico della Porta di Brandeburgo raffigura in una serie di figure le conseguenze del coraggio.
Ercole, la più antica immagine del coraggio, scaccia la discordia con i suoi capelli anguiformi e uccide l'invidia e altri mostri.
La dea della vittoria gli porge trofei e palme.
La saggezza di Stato è al suo fianco, con in mano lo specchio avvolto dal serpente.
Su un carro trainato da geni arriva la dea della pace con il ramo d'ulivo e la corona d'alloro, seguita da Komos, il dio della gioia.
E la dea dell'abbondanza, che riversa la sua cornucopia sul popolo.
L'architettura, la più antica delle belle arti, è vestita da matrona e mostra a due giovani, la pittura e la scultura, un progetto; accanto a lei c'è un giovane genio desideroso di imparare.
Seguono la Musa della musica e Urania, la dea della saggezza.»
La descrizione delle figure scolpite nel rilievo interno dell’attico fu confermata anche da Bernhard Rode, la cui descrizione iconografica coincide con l’interpretazione fornita da Schadow. Secondo questa lettura esegetica, di fronte al carro trionfale recante la dea della Pace sono raffigurate le allegorie dell'Unità e dell'Amicizia, a sottolineare l’ideale pacificatore che il sovrano intendeva promuovere attraverso l’opera.
Era inizialmente previsto un rilievo analogo sul lato esterno della Porta di Brandeburgo, volto a completare il programma simbolico. Questo secondo rilievo avrebbe dovuto stabilire un collegamento diretto con quello interno, illustrando come, tramite le «armi giuste [...] sette frecce sparse si possano riannodare in una». L'immagine avrebbe fatto riferimento all’intervento prussiano nel conflitto olandese del 1787 e all'unità restaurata delle sette province dei Paesi Bassi, promossa dal re Federico Guglielmo II e da sua sorella Guglielmina d’Orange. Il rilievo esterno, tuttavia, non fu mai realizzato, per ragioni non documentate. Lo spazio previsto per esso sulla facciata esterna della porta è rimasto vuoto fino a oggi.[36]
Fregio dorico
Sui lati est e ovest della trabeazione della Porta di Brandeburgo si trovano due fregi composti da metope e triglifi, ispirati all’ordine dorico dell’architettura classica. I fregi si articolano in 32 rilievi quadrati, ciascuno di circa un metro quadrato, suddivisi equamente: 16 sul lato orientale e 16 su quello occidentale.
Il tema iconografico, scelto da Carl Gotthard Langhans, rappresenta la celebre disputa tra i Centauri e i Lapiti, nota come Centauromachia. L’ispirazione diretta proviene dal fregio dorico presente sul lato sud del Partenone ad Atene, richiamo coerente con l’intero impianto neoclassico dell’opera.[37] La narrazione mitologica si riferisce all’episodio delle nozze del re lapita Piritoo, durante le quali i Centauri, invitati come ospiti, tentarono di rapire e violentare la sposa Ippodamia e le altre donne presenti. L’azione scatenò una violenta lotta tra i Centauri e i Lapiti, in cui questi ultimi, con l’aiuto dell’eroe Teseo, prevalsero. Fin dall’antichità, tale episodio è stato interpretato come allegoria del conflitto tra barbarie e civiltà, dove quest’ultima riesce infine a imporsi. Nel contesto della Porta di Brandeburgo, il soggetto assume un significato simbolico più specifico: rappresenterebbe, in chiave allegorica, le guerre condotte dalla Casa di Brandeburgo contro popoli stranieri, esaltando il ruolo civilizzatore e ordinatore della monarchia prussiana.[38]
Le metope del lato occidentale, affacciato verso la città, furono realizzate su modelli di Johann Gottfried Schadow, mentre quelle del lato orientale furono eseguite dallo scultore Johannes Eckstein di Potsdam. I primi rilievi furono completati alla fine del 1789.
Rilievi dei passaggi

Soltanto intorno al 1791, in prossimità dell'apertura ufficiale della Porta di Brandeburgo, una commissione artistica composta tra gli altri da Carl Gotthard Langhans e Johann Gottfried Schadow prese in esame la possibilità di arricchire l'interno della struttura con rilievi decorativi. Fu così stabilito di collocare due pannelli scultorei per ciascuno dei cinque passaggi, su entrambi i lati della porta.[35] Il programma iconografico prescelto prevedeva la rappresentazione della leggenda di Ercole, figura mitologica esemplare di forza e virtù eroica. Le gesta del semidio greco dovevano fungere da allegoria delle imprese e del coraggio di Federico II di Prussia, esaltandone il ruolo di sovrano illuminato e condottiero vittorioso.
Nonostante l'ambizioso intento simbolico, Schadow stesso espresse in seguito delle riserve sull’efficacia della scelta espositiva, definendo i rilievi come «bassorilievi nei cinque passaggi che nessuno può vedere», a causa della loro posizione poco favorevole alla fruizione pubblica. Nel marzo 1792, gli incarichi per la realizzazione dei rilievi furono affidati a una serie di scultori attivi presso la corte prussiana, tra cui Emanuel Bardou, Heinrich Bettkober, Conrad Nicolaus Boy, Johann Eckstein, Johann Daniel Meltzer, Christian Räntz, Johann Christoph Wohler, Michael Christoph Wohler, Christian Unger, e Wilhelm Christian Meyer, figlio dello scultore Meyer. I bozzetti preparatori furono disegnati da Bernhard Rode, già autore del progetto per il rilievo dell’attico rivolto verso la città. Prima di procedere con l’esecuzione in pietra, gli artisti furono tenuti a presentare modelli in scala da sottoporre al beneplacito di Schadow.
I rilievi realizzati raffigurano come già accennato diverse scene tratte dal ciclo mitologico di Ercole. Da sud a nord vi sono le seguenti scene:[39]
- Ercole combatte contro un gigante (registro superiore).
- Ercole al bivio: l'eroe, guidato da Minerva, indica il Tempio della Fama; sullo sfondo giace Venere (registro inferiore).
- Ercole sconfigge un gigante (sopra).
- Ercole negli Inferi; sale sulla barca del traghettatore Caronte con Alcesti, che intende ricondurre nel mondo superiore; Plutone e la moglie Persefone osservano la scena. Sotto il suo trono giace Cerbero (in basso).
- Ercole uccide gli uccelli del lago Stinfalo (sopra).
- Ercole spezza i legami e uccide il crudele re egizio Busiride (sotto).
- Ercole uccide il leone di Nemea (sopra).
- Ercole uccide il centauro Nesso, che stava rapendo Deianira (sotto).
- Il giovane Ercole strangola i serpenti inviati da Era (sopra).
- Ercole salva Esione dal mostro marino (sotto).
- Ercole uccide il drago Ladone e ruba le mele delle Esperidi (sopra).
- Ercole combatte contro i centauri (sotto).
- Ercole conduce i cavalli di Diomede a Micene (sopra).
- Ercole sostiene gli dei dell'Olimpo nella Gigantomachia (sotto).
- Ercole uccide l'Idra di Lerna (sopra).
- Ercole con la veste inviata da Deianira (sotto).
- Ercole doma il toro cretese (sopra).
- La morte di Ercole sul rogo, con Filottete con la torcia e gli amici piangenti (sotto)
- Ercole schiaccia il gigante Anteo (sopra).
- Ercole viene condotto sull'Olimpo: Mercurio, in piedi accanto a Minerva, adorna Ercole con una corona d'alloro. Giunone gli porge una coppa e Giove lo accoglie (sotto).
Marte e Minerva
Nelle nicchie delle mura esterne della Porta di Brandeburgo, prospicienti i due colonnati laterali realizzati nel 1868, si trovano le statue delle divinità romane Marte (lato sud) e Minerva (lato nord). Attualmente collocate in un'area più arretrata, esse occupavano in origine una posizione più prominente: le nicchie erano infatti inserite nei tratti murari che collegavano il corpo centrale della porta con le tettoie retrostanti le ali, risultando visivamente interposte tra la porta e le ali, nella veduta principale dalla Pariser Platz.
La decisione di collocare due statue ai lati della porta fu presa già nel marzo del 1792, benché i soggetti non fossero ancora stati definiti. In una prima fase, Johann Gottfried Schadow – direttore del laboratorio di scultura di corte – propose le personificazioni allegoriche della Diligenza e della Vigilanza. In alternativa, suggerì di rappresentare le figure simboliche di Berlino e della Prussia. Fu tuttavia l’Accademia delle Arti a stabilire che le sculture raffigurassero le divinità di Marte e Minerva, considerate emblematiche della protezione e della forza civica. Nel settembre 1792, Schadow presentò bozzetti e modelli: Marte è rappresentato seduto, nell’atto di riporre la spada, a simboleggiare la conclusione del conflitto e il ritorno dell’ordine, mentre Minerva, anch’essa seduta, è raffigurata con il braccio poggiato su uno scudo e una lancia nella mano opposta, evocando la sapienza, la vigilanza e la funzione protettiva, in particolare in relazione alle porte e ai varchi urbani.
Nel marzo del 1793, l’Accademia approvò i progetti e affidò l'esecuzione delle statue in arenaria agli scultori Johann David Meltzer (per Minerva) e Conrad Nicolaus Boy (per Marte). A seguito della morte prematura di Boy nel maggio dello stesso anno, fu Schadow stesso a modellare la figura di Marte. L’esecuzione finale in pietra fu affidata allo scultore Karl Wichmann. Le statue, infine, furono collocate nel luglio 1794.[40]
Durante la Seconda guerra mondiale, la statua di Minerva andò distrutta. Tra il 1951 e il 1952, essa fu sostituita da una replica realizzata dal collettivo di scultori Kranolda.
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Pittura
Riepilogo
Prospettiva

In origine, i soffitti dei passaggi della Porta di Brandeburgo erano decorati con dipinti murali a tema simbolico, eseguiti in grisaille – tecnica pittorica che simula bassorilievi attraverso l’uso del grigio monocromatico. Il progetto fu ideato e realizzato dal pittore Bernhard Rode, figura di spicco dell'arte accademica prussiana. Procedendo da sud a nord, si susseguivano le seguenti raffigurazioni allegoriche:[41]
- un trofeo bellico, come simbolo di eroismo e forza militare;
- La lira di Ercole accostata alla clava avvolta nell'alloro, come simbolo dell'unione del coraggio e le arti musicali;
- lo scudo di Minerva con la testa di Medusa, allegoria delle arti,
- due cornucopie intrecciate con il caduceo di Mercurio, rappresentazione dell'unità e dell'abbondanza,
- un'aquila con una corona d'ulivo, simbolo della pace conseguita attraverso la forza.
Nel 1841, questi dipinti furono sostituiti da decorazioni ornamentali in stile più sobrio. Nel passaggio centrale fu dipinto un medaglione circolare con un’aquila, mentre nei quattro passaggi laterali furono aggiunte rosette decorative. L’intervento fu ulteriormente rinnovato nel 1875 dal decoratore Gustav Eilers. In occasione del restauro del 1926–1927, si decise di non ripristinare le pitture ornamentali. Le decorazioni furono giudicate disarmoniche rispetto alle proporzioni monumentali della struttura, e il pannello circolare centrale non si integrava efficacemente con i rilievi rotondi sottostanti. In seguito a questa decisioni, i soffitti furono dipinti in un tono grigio chiaro uniforme, mantenuto fino ad oggi.[42]
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Destinazione funzionale
Riepilogo
Prospettiva

Oltre alla sua funzione cerimoniale e simbolica, la Porta di Brandeburgo svolgeva un ruolo essenzialmente funzionale nel controllo degli accessi alla città. Al suo passaggio venivano riscossi i dazi doganali, mentre le guardie incaricate della sorveglianza impedivano l’ingresso e l’uscita non autorizzata; tra i compiti delle guardie vi era anche quello di prevenire la diserzione dei soldati. L’ala meridionale della porta, così, ospitava l’alloggio per le guardie, mentre quella settentrionale era destinata agli uffici delle autorità fiscali.
Con l’eccezione del passaggio centrale, tutti i varchi erano protetti da due cancelli, ciascuno costituito da due ante: un cancello in legno e un cancello a traliccio metallico. I cancelli di legno venivano chiusi esclusivamente durante la notte, per non ostruire la vista verso il Tiergarten durante il giorno. I cancelli a traliccio, al contrario, presentavano un’apertura relativamente ampia.[43] Il passaggio centrale era dotato solamente di un cancello di legno, riservato generalmente al transito delle “carrozze di corte”. All’esterno di questo varco si trovava un posto di guardia per proteggerne l’accesso. Nelle pareti di mattoni che delimitano i passaggi erano scavate delle nicchie apposite per accogliere i cancelli, in modo che questi non sporgessero quando aperti; tali nicchie sono tuttora visibili. Per facilitare la chiusura notturna, nel grande cancello di legno del passaggio centrale era stato ricavato un cancello più piccolo, permettendo di evitare l’apertura simultanea di entrambe le ante.
Fin dalla sua costruzione, i pesanti cancelli generarono problemi di manutenzione: già nel 1795 le porte in legno necessitavano di riparazioni, e il grande cancello del passaggio centrale si deformò al punto da non poter più essere chiuso correttamente. I cancelli in ferro, divenuti inutilizzati per anni, furono infine rimossi nel 1840. Con l’espansione urbana del 1861, anche i cancelli di legno persero la loro funzione e furono smantellati.[44]
Un’innovazione significativa della Porta di Brandeburgo fu infine l’installazione di lampade a gas, presenti fin dall’epoca della sua costruzione (ma oggi rimosse a favore di un nuovo impianto illuminotecnico), a testimonianza dell’importanza strategica e funzionale della struttura.
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Storia
Riepilogo
Prospettiva
La Quadriga a Parigi




Dopo la sconfitta dell'esercito prussiano nelle battaglie di Jena e Auerstädt durante la guerra della quarta coalizione contro la Francia, Napoleone Bonaparte entrò trionfalmente a Berlino il 21 ottobre 1806, attraverso proprio la Porta di Brandeburgo. Accompagnato da Dominique-Vivant Denon, che stava raccogliendo tesori d'arte dai territori conquistati per il Musée Napoléon, l'odierno Louvre, Napoleone ordinò il prelievo della Quadriga come trofeo di guerra. La Quadriga fu così smontata nel dicembre 1806,[45] imballata in dodici casse e trasportata a Parigi attraverso un lungo viaggio che incluse tappe ad Amburgo, nel Mare del Nord, lungo il Reno e i canali francesi. Giunse a Parigi il 17 maggio 1807 e fu restaurata sotto la supervisione del ramaio Christian Caulers, a causa dei danni subiti durante lo smontaggio e il trasporto. Sebbene Napoleone inizialmente volesse erigere la Quadriga su un nuovo arco di trionfo, poi la destinò alla Porta di Saint Denis,[46] dove però non fu mai collocata, in favore di una esposizione museografica al pubblico, nelle collezioni del Louvre.[47]
In Prussia, la rimozione della Quadriga fu vissuta come una «vergogna e una presa in giro», soprattutto perché sulla Porta di Brandeburgo rimase solo la staffa verticale in ferro che sorreggeva la Vittoria, diventata un simbolo doloroso dell’umiliazione subita.[48]
Dopo la vittoria prussiana nelle guerre di liberazione, l’esercito di Berlino marciò su Parigi il 31 marzo 1814. Il 4 aprile dello stesso anno il feldmaresciallo Gebhard Leberecht von Blücher[47] (secondo un'altra fonte, il commissario generale di guerra Friedrich von Ribbentrop)[49] comunicò che la quadriga era stata ritrovata, e il re ne ordinò l'immediato rientro a Berlino. Il gruppo scultoreo fu imballato in quindici casse e trasportata via terra da Parigi attraverso numerose città europee: Compiègne, Noyon, La Fère, Saint-Quentin (21 aprile), Beaumont, Bruxelles (4 maggio), Lovanio, Tirlemont, Saint-Trond, Liegi (8 maggio), Aquisgrana (9 maggio), Jülich, Düsseldorf (10 maggio), Elberfeld (12 maggio), Schwelm, Hamm (16 maggio), Bielefeld (20 maggio), Minden (22 maggio), Hannover (24–27 maggio), Halberstadt (1 giugno), Schönebeck, Magdeburgo, Brandeburgo sulla Havel, Werder e Potsdam (8 giugno).[50] Durante il trasporto, in alcune città come Lovanio, Tirlemont e Aquisgrana, si dovette demolire alcune porte cittadine per permettere il passaggio del convoglio; da Düsseldorf in poi, invece, il viaggio si trasformò in una processione trionfale, con le carrozze decorate da ghirlande e iscrizioni patriottiche e salutate da ali di folle plaudenti.
La Quadriga fece infine definitivamente ritorno a Berlino, dove arrivò il 9 giugno 1814. Fu inizialmente portata al padiglione di caccia di Grunewald, dove iniziò il restauro, diretto da Johann Friedrich Moser, perito e ispettore edile. Si praticò un’apertura nel soffitto del passaggio centrale della Porta di Brandeburgo per facilitare il lavoro di inserimento e montaggio. I danni furono riparati e la Vittoria ricevette un nuovo simbolo: la corona d’alloro originale fu sostituita da una corona di quercia che racchiudeva una Croce di Ferro con l’anno «1813», progettata da Karl Friedrich Schinkel e realizzata in parte con un modello di legno dipinto. Tra il 24 e il 27 giugno 1814, le parti restaurate della Quadriga furono trasportate nuovamente alla Porta di Brandeburgo, dove furono assemblate e fissate con l’aiuto di gru. Il 14 agosto 1814, le truppe prussiane marciarono solennemente attraverso il cancello, alla guida il re Federico Guglielmo III. La Quadriga, circondata da dodici candelabri e decorata con fogliame, fu svelata tra luci di bracieri, in un’atmosfera di festa e patriottismo.[49]
I lavori finali sul nuovo simbolo della Vittoria si conclusero il 10 settembre 1814. La corona di quercia era composta da 169 foglie e 90 ghiande, mentre la Croce di Ferro era nera con bordi argentati. Per i berlinesi, la Quadriga divenne popolarmente nota come la «rappresaglia» dopo il suo ritorno in patria.[49]
Età imperiale e Repubblica di Weimar

Il 1871 fu un anno fondamentale nella storia della Germania, con la fine della fine della guerra franco-prussiana e la fondazione dell'Impero tedesco. Per celebrare l'evento, nel giugno dello stesso anno, una grandiosa parata di vittoria si svolse dal Tempelhofer Feld, passando per la Porta di Brandeburgo fino al Lustgarten. Fino all’abdicazione del Kaiser Guglielmo II nel 1918, solo i membri della famiglia imperiale e i loro ospiti potevano attraversare il passaggio centrale della porta.
Dopo il 1900, a causa degli agenti atmosferici e dei danni ambientali, frammenti sempre più grandi di pietra iniziarono a cadere dalla porta. Ampi lavori di restauro ebbero inizio nel 1913, ma furono interrotti dallo scoppio della Prima guerra mondiale e si conclusero solo nel 1926. Nel frattempo, la Rivoluzione di novembre aveva provocato ulteriori danni, in particolare alla quadriga. Il restauro fu guidato da Kurt Kluge, che alloggiò la quadriga in una struttura di legno, soprannominata dai berlinesi "la scuderia più alta di Berlino", per poter lavorare anche in caso di maltempo. Sotto la direzione artistica di Wilhelm Wandschneider, numerosi rilievi in arenaria furono restaurati e in parte rinnovati, con la rimodellazione di una delle metope dei centauri con un motivo diverso.[51]
Il nazionalsocialismo e la seconda guerra mondiale
Il 30 gennaio 1933 i nazionalsocialisti celebrarono la loro “presa del potere” (Machtergreifung) con una fiaccolata delle SA attraverso la Porta di Brandeburgo.
Nell'ambito del progetto per trasformare Berlino nella cosiddetta "capitale mondiale" (Welthauptstadt Germania), la porta fu inserita nell'asse est-ovest della città. In vista di questa espansione urbanistica, un tratto di sette chilometri tra la Porta di Brandeburgo e Adolf-Hitler-Platz (oggi: Theodor-Heuss-Platz) fu ampliato e inaugurato nel 1939. Durante i piani di ulteriore espansione - mai realizzati - si prevedeva in aggiunta di traslare i padiglioni laterali della porta, consentendo al traffico di passare anche intorno alla struttura.[52][53]
Durante la seconda guerra mondiale, la Porta di Brandeburgo fu gravemente danneggiata, ma rimase in piedi. Entrambe le ali laterali bruciarono, e la quadriga fu quasi completamente distrutta. Solo una testa di cavallo, oggi esposta al Märkisches Museum di Berlino, si salvò dalla distruzione.
17 giugno 1953
In occasione della rivolta del 17 giugno 1953, tre uomini sul tetto della Porta di Brandeburgo e rimossero la bandiera rossa del socialismo. Poco dopo mezzogiorno, al suo posto, issarono una bandiera nero-rosso-oro, simbolo congiunto della Germania Est e Ovest. Uno dei tre autori del gesto, Wolfgang Panzer, scomparve dopo l’azione e non fu mai più ritrovato; si presume abbia perso la vita.[54]
La Quadriga dopo la guerra
Il 21 settembre 1956, il magistrato di Berlino Est restaurare l'unica porta cittadina sopravvissuta alle devastazioni belliche: la Porta di Brandeburgo, infatti, era fortemente danneggiata ma si manteneva ancora in piedi. Il comunicato stampa corrispondente affermava specificamente:
(tedesco)
«Wiederherstellung des Brandenburger Tores entsprechend der ursprünglichen städtebaulichen Vorstellung seines Baumeisters Langhans, was bedeutet, daß die Bebauung zu beiden Seiten des Tores Grünflächen weichen und der Verkehr darum herumgeleitet werden muß»
(italiano)
«Restauro della Porta di Brandeburgo secondo il concetto urbanistico originale del suo architetto Langhans, il che significa che gli edifici su entrambi i lati della porta devono far posto a spazi verdi e il traffico deve essere deviato intorno ad essi»
«Restauro della Porta di Brandeburgo secondo il concetto urbanistico originale del suo architetto Langhans, il che significa che gli edifici su entrambi i lati della porta devono far posto a spazi verdi e il traffico deve essere deviato intorno ad essi»
Nonostante accese discussioni e accuse reciproche, entrambe le parti di Berlino collaborarono attivamente al restauro. La Quadriga fu completamente ricreata sulla base di un calco in gesso del 1942: la ricostruzione fu affidata allo scultore Otto Schnitzer e alla fonderia tradizionale Hermann Noack di Friedenau. I lavori terminarono il 14 dicembre 1957.
- Porta di Brandeburgo con danni di guerra, 1945
- Porta di Brandeburgo, giugno 1945
- Vista dalla Porta di Brandeburgo verso Unter den Linden, 1950
- La Porta di Brandeburgo senza la Quadriga, intorno al 1953
- Reinstallazione della quadriga nel 1958

Nella notte tra il 2 e il 3 agosto 1958, la quadriga fu segretamente trasferita al Neue Marstall e l'aquila prussiana e la Croce di Ferro furono rimosse o saldate: il Consiglio comunale di Berlino Est dichiarò poi che gli "emblemi del militarismo prussiano-tedesco" non potevano più essere esposti.
Durante la Cortina di Ferro
Con la costruzione del Muro di Berlino, il 13 agosto 1961, la Porta di Brandeburgo finì nella zona di confine e divenne inaccessibile sia da Est che da Ovest. Solo le guardie di frontiera della RDT e gruppi di visitatori ufficiali, accompagnati dal personale del Centro Informazioni, potevano avvicinarsi alla struttura.
Il futuro presidente federale Richard von Weizsäcker osservò durante la Guerra Fredda:
(tedesco)
«Solange das Brandenburger Tor geschlossen ist, ist die Deutsche Frage offen»
(italiano)
«Finché la Porta di Brandeburgo sarà chiusa, la questione tedesca resterà aperta»
«Finché la Porta di Brandeburgo sarà chiusa, la questione tedesca resterà aperta»
Il 12 giugno 1987, presidente degli Stati Uniti d'America Ronald Reagan pronunciò la seguente frase davanti alla Porta di Brandeburgo durante una visita a Berlino:
(inglese)
«Mr. Gorbačëv, open this gate. Mr. Gorbačëv, Mr. Gorbačëv, tear down this wall!»
(italiano)
«Signor Gorbačëv, apra questa porta. Signor Gorbačëv, Signor Gorbačëv, abbatta questo muro!»
«Signor Gorbačëv, apra questa porta. Signor Gorbačëv, Signor Gorbačëv, abbatta questo muro!»
A differenza del resto del Muro di Berlino, la Porta di Brandeburgo era separata da ovest da un muro corazzato più basso ma comunque particolarmente solido, che rimase in piedi fino al 1989.
- La porta di Brandeburgo durante la Guerra fredda in una fotografia del 1963
- La Porta di Brandeburgo vista da ovest nel 1981
- La porta di Brandeburgo vista da est nel 1987
- Il presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan a Berlino Ovest durante il suo famoso discorso del 1987
Caduta del Muro e restauro
Dopo 28 anni dalla costruzione del Muro, la Porta di Brandeburgo fu riaperta il 22 dicembre 1989 tra gli applausi di oltre 100.000 persone: le barriere furono definitivamente rimosse, e il monumento tornò a essere un simbolo di unità, divenendo uno dei luoghi centrali delle celebrazioni per la riunificazione della Germania. L’apertura della Porta, in questo modo, segnò non solo la fine di una divisione fisica, ma anche ideologica tra Berlino Est e Berlino Ovest, sancendo un momento di profonda svolta nella storia tedesca ed europea.
Durante la notte di Capodanno 1989/1990, alcuni spettatori salirono sulla Porta e rubarono parti della Quadriga. Successivi controlli rivelarono gravi danni strutturali dovuti alla mancanza di manutenzione: molte parti in acciaio erano arrugginite. La Quadriga fu smontata e restaurata, compresi l’aquila e la Croce di Ferro. Dopo anni di abbandono e danni ambientali, l’intera struttura fu sottoposta a un restauro completo e riaperta il 3 ottobre 2002. I lavori, durati 22 mesi, furono realizzati dalla Fondazione per la tutela dei monumenti di Berlino. Per l’occasione, lo studio Kardorff Ingenieure sviluppò un nuovo sistema di illuminazione per valorizzare quello che comunque era l'edificio più importante di Pariser Platz - e di tutta Berlino.[55]
- Il 1989
- Visitatori osservano i dimostranti sul Muro di Berlino, dicembre 1989
- Folla al Muro di Berlino, novembre 1989
- Informazioni di accesso dopo la caduta del Muro
- Inizio dello smantellamento del muro il 21 dicembre 1989
- Segnaletica per i due valichi di frontiera con decorazioni natalizie
- Controllo all'ingresso nella Repubblica Democratica Tedesca
- Oggi
- La Pariser Platz di fronte alla Porta di Brandeburgo
- La Quadriga nel 2012
- La Porta illuminata come un tricolore francese in memoria delle vittime degli attentati terroristici del 13 novembre 2015 a Parigi
- La Porta di Brandeburgo è illuminata di notte da un sistema di 250 luci
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Note
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