Papa Alessandro VI
214° vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica / Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Alessandro VI, nato Roderic Llançol de Borja (pronuncia /roðeˈɾik ʎanˈsɔl de ˈbɔɾʒa/],[1] italianizzato Rodrigo Borgia) (Xàtiva, 1º gennaio 1431 – Roma, 18 agosto 1503), è stato il 214º papa della Chiesa cattolica dal 1492 alla morte.
Papa Alessandro VI | |
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214º papa della Chiesa cattolica | |
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Elezione | 11 agosto 1492 |
Incoronazione | 26 agosto 1492 |
Fine pontificato | 18 agosto 1503 (11 anni e 7 giorni) |
Cardinali creati | vedi Concistori di papa Alessandro VI |
Predecessore | papa Innocenzo VIII |
Successore | papa Pio III |
Nome | Roderic Llançol de Borja |
Nascita | Játiva, 1º gennaio 1431 |
Ordinazione diaconale | 1468 |
Ordinazione sacerdotale | 30 ottobre 1471 |
Nomina a vescovo | 30 giugno 1458 da papa Callisto III |
Consacrazione a vescovo | in data sconosciuta |
Elevazione ad arcivescovo | 9 luglio 1492 da papa Innocenzo VIII |
Creazione a cardinale | 20 febbraio 1456 da papa Callisto III |
Pubblicazione a cardinale | 17 settembre 1456 da papa Callisto III |
Morte | Roma, 18 agosto 1503 (72 anni) |
Sepoltura | Chiesa di Santa Maria in Monserrato degli Spagnoli |
Manuale |
Fu uno dei papi rinascimentali più controversi, anche per aver riconosciuto la paternità di vari figli illegittimi, fra cui i famosi Cesare e Lucrezia Borgia, tanto che il suo cognome catalano, italianizzato in Borgia, è diventato sinonimo di libertinismo e nepotismo, che sono tradizionalmente considerati come le caratteristiche del suo pontificato. Tuttavia due dei successori di Alessandro, Sisto V e Urbano VIII, lo descrissero come uno dei papi più importanti dopo San Pietro[2] forse perché come dice l’Avvenire[3]: “Papa Borgia fu senza dubbio uomo del suo tempo, con tutto il peso morale che ciò può comportare: e peccatore fin che volete. Ma fu anche un papa straordinario: avviò la riforma degli ordini religiosi, mostrando di aver compreso i mali della Chiesa del tempo (quelli che avrebbero condotto alla rivolta di Lutero); sistemò la contesa ispano-portoghese dopo la scoperta del Nuovo Mondo, imponendosi per una versione equilibrata del problema. Fu uno statista accorto che, riordinando l’amministrazione, le finanze e l’istituzione dello Stato della Chiesa e ponendo fine a molti abusi, dette da competente un energico impulso agli studi di diritto canonico, necessario per il riordino della gerarchia; fu paziente perfino dinanzi agli attacchi di Gerolamo Savonarola, che infatti fu vittima degli odii delle fazioni fiorentine più e prima che della sua volontà”.