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scrittore statunitense (1928-1982) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Philip K. Dick, all'anagrafe Philip Kindred Dick (Chicago, 16 dicembre 1928 – Santa Ana, 2 marzo 1982), è stato uno scrittore statunitense.
In vita noto perlopiù nell'ambito della fantascienza, la sua fama crebbe notevolmente presso la critica e il grande pubblico dopo la sua morte, in patria così come in Europa (in Francia e in Italia negli anni ottanta divenne un vero e proprio scrittore di culto, anche in seguito al successo del film Blade Runner del 1982, liberamente tratto dal suo romanzo Il cacciatore di androidi), venendo dunque ampiamente rivalutato come un importante autore postmoderno, precursore della corrente artistico-letteraria dell'Avantpop. Gli sono stati dedicati molteplici studi critici che lo collocano ormai tra i classici della letteratura contemporanea.[1]
Temi centrali dei suoi visionari racconti e romanzi, per molti aspetti antesignani delle atmosfere tipiche del cyberpunk, sono i molteplici processi manipolativi del tessuto sociale da parte delle strutture di potere, la simulazione e dissimulazione della realtà, la comune concezione del "falso", l'assuefazione alle sostanze stupefacenti - con annessi disturbi psichici da essa scaturiti - e l'indefessa indagine gnostico-mistica del divino.
Nato a Chicago da parto prematuro, con la sorella gemella Jane Charlotte, in una famiglia dai legami burrascosi (la madre, da lui descritta come nevrotica, divorziò dal padre pochi anni dopo la nascita dei gemelli), Philip Dick trascorse un'infanzia e un'adolescenza solitarie e tormentate: la sorellina morì a poche settimane dalla nascita, forse a causa di un'intolleranza al latte materno. Con lei, per tutta la vita, Dick mantenne un profondo, morboso legame alimentando, nei suoi confronti, un mai sopito senso di colpa unitamente a un forte senso di incompletezza (per sua espressa volontà fu sepolto accanto a lei, in una tomba doppia[2]). Dopo il divorzio, la madre si trasferì a Berkeley portandolo con sé. Philip era un bambino tranquillo che amava leggere e ascoltare musica classica, incoraggiato dalla madre. In California trascorse gran parte della vita.
Poiché non riusciva ad accettare la scomparsa della sorella, a 14 anni la madre lo portò da uno psichiatra, il primo di una lunga serie. In California frequentò l'Università di Berkeley senza concludere gli studi a causa della sua militanza nel movimento contro la guerra di Corea e del suo pacifismo; per continuare gli studi universitari avrebbe dovuto sostenere un corso di addestramento – ROTC – come ufficiale della riserva, all'epoca obbligatorio, avendo problemi a causa del maccartismo di quegli anni. Incominciò a lavorare in un negozio di dischi dove conobbe la prima moglie, Jeanette Marlin (il matrimonio durò da maggio a novembre '48). Le sue affermazioni secondo cui in quel periodo avrebbe lavorato in una radio locale non sono mai state provate, anche se potrebbe aver scritto testi pubblicitari per qualche emittente di Berkeley.
L'incontro con la fantascienza probabilmente avvenne per caso nel 1949 (anche se il suo primo racconto, Stability, pubblicato postumo, fu scritto nel 1947), quando invece di una rivista di divulgazione scientifica acquistò per sbaglio una di fantascienza (la circostanza non è certa[3]). Esordì nel 1952 sulla rivista Planet Stories. Lasciata la prima moglie, si risposò con Kleo Apostolides (dal 14 giugno 1950 al 1959), militante comunista di origini greche. Al negozio conobbe un editore di gialli e fantascienza e incoraggiato da Kleo pubblicò i primi romanzi e racconti. Di giorno girava per casa e di notte scriveva, leggeva e studiava il latino. Ebbe un paio di fugaci relazioni con ragazze dai lunghi capelli neri, perché da bambino aveva un'amica immaginaria, prima bimba poi ragazza, che immaginava così, figura idealizzata della perduta sorella Jane. Nel 1955 pubblicò il suo primo romanzo, Solar lottery. Quando Dick si trasferì nella zona rurale di Point Reyes, a nord di San Francisco, in quella Marin County che fu l'ambientazione di diverse opere (tra tutte Cronache del dopobomba), il suo matrimonio con Kleo andò in crisi.
È qui che conobbe Anne Williams Rubinstein, la terza moglie (rimasero sposati dal 1º aprile 1959 all'ottobre 1965). Anne era una donna colta e di forte personalità, vedova e madre di tre figlie, che gli diede una figlia: Laura Archer (25 febbraio 1960). Dick si trasferì a casa di Anne, e per mantenere la famiglia e il tenore di vita della moglie abbandonò la fantascienza, poco remunerativa e per niente prestigiosa, per tentare di occuparsi di narrativa mainstream, ma vivendo ciò come una sconfitta, di cui considerò responsabile la moglie. Nel 1962 pubblicò il romanzo distopico La svastica sul sole, uno dei suoi capolavori, che l'anno dopo gli valse il prestigioso Premio Hugo. Il matrimonio comunque andò in pezzi, sia per la scarsa considerazione della moglie, sia perché Dick si convinse che la moglie avesse assassinato il precedente marito e che avrebbe fatto lo stesso con lui. Divorziarono nel 1965 e Dick si trasferì a San Francisco.
Dick, oltre a farmaci contro l'asma e la tachicardia, fin dai primi anni cinquanta assumeva amfetamina, prescrittagli dallo psichiatra che gli aveva diagnosticato una lieve forma di schizofrenia; l'amfetamina era usata per combattere gli stati depressivi di cui lo scrittore soffriva occasionalmente. Dick sviluppò una tossicodipendenza dalla sostanza, la cui assunzione lo aiutava a sostenere altissimi ritmi produttivi. Philip riusciva a battere a macchina anche 120 parole al minuto, il doppio della media.[senza fonte] L'abuso di stimolanti raggiunse livelli allarmanti durante la seconda metà degli anni sessanta, proprio nel periodo in cui l'autore scriveva due dei suoi romanzi più importanti (Il cacciatore di androidi e Ubik). La rottura nel 1972 con la quarta moglie, Nancy Hackett (sposata il 6 luglio 1966), che lo abbandonò assieme alla figlia Isolde Freya (ora Isa Dick Hackett), e la morte del suo carissimo amico Jim Pike, mandarono Dick a picco.
Philip si ritrovò a vivere nella sua nuova casa di Hacienda Way a San Raphael con sbandati e tossicodipendenti, assumendo ora, oltre agli psicofarmaci, anche lsd e mescalina. La situazione arrivò al punto critico quando, in sua assenza, la sua abitazione subì un'effrazione durante la quale degli sconosciuti forzarono il suo schedario blindato (Dick fece innumerevoli ipotesi sulla loro identità, arrivando a sospettare che fossero agenti dell'FBI; a tutt'oggi la questione non è stata chiarita). In seguito Dick partecipò a una conferenza sulla fantascienza a Vancouver, in Canada, e decise di stabilirvisi. Anche l'esperienza canadese si rivelò un fallimento, a causa del continuo abuso di psicofarmaci e della mancanza di denaro. Dick si fece ricoverare in una comunità di recupero per tossicodipendenti, la X-Kalay, un'esperienza breve che però lo aiutò a chiudere con le amfetamine. Molti eventi e situazioni di questo periodo ebbero un ruolo importante nel suo romanzo Un oscuro scrutare.
Tornato in California, Dick si stabilì alla periferia di Los Angeles e nel 1972 riprese a scrivere, anche in seguito all'incontro con Leslie (Tess) Busby, la quinta moglie (dal 18 aprile 1973 al 1977), dalla quale ebbe il terzo figlio, Christopher Kenneth (25 luglio 1973). Tra il febbraio e il marzo del 1974 Dick incominciò a sentire voci e avere visioni in sogno e da sveglio. Convinto di vivere un'esperienza mistica e di essere in comunicazione con un'entità superiore, prese a scrivere, dal 1974 al 1982, l'Esegesi, una sterminata raccolta di appunti a carattere teologico-filosofico che alla fine conterà più di 8000 pagine, un milione di parole, a partire dai quali trasse una trilogia, Trilogia di Valis (dove Valis è l'acronimo di Vast active living intelligence system). A Valis, pubblicato nel 1980, seguì Divina invasione dell'anno successivo, mentre il terzo e conclusivo romanzo, The Owl in Daylight, restò un abbozzo, punto d'arrivo della sua visione gnostica del divino.
Nel 1977 Tess, stanca della sua follia, lo lasciò. Dick tentò il suicidio tagliandosi le vene in garage e ingerendo barbiturici a bordo della sua Fiat: ma vomitò parte dei farmaci, le ferite erano ridicole e il motore dell'auto si spense, impedendogli di morire. Il giorno dopo telefonò allo psicoterapeuta, che lo fece immediatamente ricoverare. Nei lunghi giorni di degenza Dick giunse alla conclusione che la presenza che lo aveva sempre accompagnato nella sua travagliata esistenza era Jane, la sorella mai morta.
Nella notte del 17 febbraio 1982, dopo aver rilasciato un'intervista, ebbe un primo ictus, seguito da altri nei giorni successivi. Si spense il 2 marzo a Santa Ana in California, proprio quando i diritti delle sue opere cominciavano finalmente a dargli una certa sicurezza economica e a poche settimane dall'uscita del film Blade Runner, diretto da Ridley Scott, liberamente ispirato al suo Il cacciatore di androidi (Do Androids Dream of Electric Sheep?). Dick non poté vedere il film completato, anche se riuscì a visitarne il set. Il padre Edgar portò la salma del figlio al Riverside Cemetery di Fort Morgan, in Colorado, inumandolo accanto a quella sorella gemella che per tutta la vita lo aveva ossessionato.[4].
Dick è oggi considerato uno dei più importanti e innovativi autori di fantascienza e, più in generale, uno dei più grandi scrittori della letteratura statunitense del secondo dopoguerra; le sue opere sono caratterizzate da un'inquieta indagine sui temi della realtà (con riprese originalissime delle riflessioni filosofiche sull'ontologia), della simulazione e del falso, della teologia cristiana (in special modo la meditazione paolina e luterana, ma soprattutto di origine gnostica), della storia e della società degli Stati Uniti, e più in generale su quel nodo di idee e problematiche noto come postmoderno o tardo capitalismo.
Pervasa da una patina di pessimismo (senza che manchino però sprazzi di ammirazione per la dignità dell'uomo comune, capace di opporsi alla prevaricazione dei potenti nei momenti cruciali, e una sotterranea fiducia nel potere salvifico dell'arte), l'opera di Dick è segnata da una profonda attenzione ai problemi psichiatrici dei vari personaggi, a una ricerca del divino che non scade mai nel dogmatismo o nel moralismo, a una meditazione non sistematica, ma a tratti decisamente originale sull'idea dell'uomo e dell'umano. Tutto ciò però non è mai, neanche nelle ultime opere "teologiche", svincolato dal contesto storico in cui Dick viveva e scriveva. I suoi romanzi e racconti, sebbene spesso imperniati su ipotesi fantascientifiche, sono quasi sempre intrisi dell'atmosfera degli anni cinquanta di Eisenhower, dell'era kennediana, dell'«Estate dell'amore» del 1967, degli anni settanta, tra contestazione, più o meno diretta o esistenziale, droga e repressione, e già tratteggiano, in anticipo sui tempi, l'America reaganiana, ma anche, per tantissimi versi, il nostro presente. Molte opere di Dick prefigurano infatti situazioni e figure tipiche del mondo di oggi, attraverso la consapevolezza, di cui Dick fu portatore come pochi altri autori, dell'impatto dei mass media (televisione in testa) sulla vita quotidiana dell'uomo postmoderno. Esemplare, da questo punto di vista, è il presidente-robot di I simulacri e di La penultima verità, oppure il presentatore Jason Taverner di Scorrete lacrime, disse il poliziotto, una celebrità che scopre di non esistere.
A partire dalla metà degli anni cinquanta Dick incominciò a scrivere romanzi, anche in ragione del successo di vendite della sua prima opera narrativa lunga, Il disco di fiamma (1955); ma è negli anni sessanta che creò capolavori considerati oggi pietre miliari della letteratura contemporanea e non solo fantascientifica, come La svastica sul sole (The Man in the High Castle nell'originale, pubblicato anche come L'uomo nell'alto castello), una ucronia che raffigura un mondo dove gli Alleati hanno perso la seconda guerra mondiale, dominato da nazismo e imperialismo giapponese; l'allucinato Le tre stimmate di Palmer Eldritch (prefigurante tra l'altro, in qualche misura, i giochi di ruolo e la loro diffusione); il geniale e a suo modo epico Noi marziani; la complessa allegoria sociopolitica de I simulacri e il famoso Il cacciatore di androidi, che ispirò il film culto Blade Runner.
È del 1969 il romanzo Ubik, probabilmente il capolavoro di Dick, che non a caso dedicò l'opera al suo antico mentore Anthony Boucher, nel quale si manifestano tutte le sue affinità con gli scrittori postmoderni più prestigiosi (da Heller a Vonnegut a Pynchon). Da questo romanzo lo stesso Dick trasse una curiosa sceneggiatura cinematografica, decisamente troppo lunga per ricavarne un film.
In un periodo estremamente problematico della propria vita, caratterizzato da abuso di amfetamine, dalla rottura di tutti i propri legami sentimentali stabili e da una vita vissuta passivamente e "alla giornata" con i tanti "sbandati" che lo scrittore ospitava presso la propria abitazione, Dick toccò il fondo, fuggì da Berkeley e, dopo un breve periodo in Canada, si fece ricoverare in una comunità terapeutica per tossicodipendenti. Il periodo degli abusi di amfetamine gli fornì il materiale per alcune delle sue opere più belle, tra cui spicca lo straziante Un oscuro scrutare (A Scanner Darkly), da cui è stato tratto, nel 2006, il film A Scanner Darkly - Un oscuro scrutare.
In seguito Dick tornò in California, ma stavolta stabilendosi a sud, nell'hinterland di Los Angeles, dove trascorse gli ultimi anni della sua vita dedicandosi alla stesura di un'enorme mole di dattiloscritti, nota come Esegesi, una sorta di diario di appunti caratterizzati prevalentemente da una convulsa ricerca teologica, intrapresa con maggiore determinazione dopo l'"esperienza mistica" che Dick era convinto di aver vissuto nel febbraio-marzo del 1974, definita dall'autore stesso divina invasione. Dall'esegesi nacque la cosiddetta Trilogia di Valis, una triade di romanzi (gli ultimi che l'autore ebbe modo di scrivere) in cui Dick diede prova delle sue capacità come autore di fantascienza (Divina invasione), realistico (La trasmigrazione di Timothy Archer) e di quel nuovo filone narrativo che solo alla fine degli anni novanta riceverà il nome di Avantpop (Valis).
Secondo lo stesso autore e il dizionario dickiano[5], nell'opera di Dick possiamo individuare alcuni temi ricorrenti:
La settimana successiva all'uscita del libro Scorrete lacrime, disse il poliziotto nel febbraio del 1974, l'autore si fece togliere due denti del giudizio, con anestesia a base di tiopental sodico. Tornato a casa, incominciò a soffrire moltissimo, e la moglie telefonò al dentista e alla farmacia per chiedere medicine. Mezz'ora dopo bussò alla porta il fattorino della farmacia: una ragazza giovane dai capelli scuri, con una scintillante collana d'oro a cui era appeso un pesciolino luccicante. Il luccichio ipnotizzò lo scrittore attraverso un "raggio rosa", che gli fece dimenticare il dolore, le medicine e la ragione per cui quella ragazza si trovava lì. La giovane gli spiegò che il suo ciondolo era un simbolo indossato dai cristiani delle origini. Quando la ragazza gli porse il pacchetto delle medicine, Dick ebbe un'improvvisa esperienza di anamnesi, "ritrovandosi" nel timore d'esser scoperto dai Latini e a dover comunicare con segnali cifrati, vedendo materializzarsi i contorni dell'antica Roma. Dick pensò quindi di esser uno dei cristiani che si stavano segretamente preparando al ritorno di Gesù[23].
Dopo quel giorno, Dick incominciò a essere soggetto a visioni, da lui denominate "2-3-74" (abbreviazione di febbraio-marzo 1974), affermando di vivere una doppia vita: una come Philip K. Dick e una come Thomas, un cristiano perseguitato dai Romani nel I secolo d.C. Fa inoltre riferimento alla "mente razionale trascendentale" come "Zebra", "Dio" e "VALIS" (acronimo di Vast Active Living Intelligence System). Dick parla di tali esperienze prima nel romanzo semi-autobiografico Radio libera Albemuth e poi nella trilogia di Valis.
«Ho sperimentato l'invasione della mia mente da una mente razionale trascendente, come se fossi stato pazzo per tutta la vita e improvvisamente fossi diventato sano»
A rafforzare queste convinzioni erano alcuni elementi presenti nel suo romanzo Scorrete lacrime, disse il poliziotto, che lui aveva sognato e introdotto nel romanzo e che ricordavano passi degli Atti degli Apostoli che non aveva mai letto. Secondo lui, il messaggio del suo libro consisteva nello svelare il destino di Nixon (al quale si trova un'allusione nel personaggio del romanzo Radio libera Albemuth)[23]. Tali esperienze, tra cui il raggio-rosa che lo avrebbe avvertito in tempo di una grave malattia del figlio, sono descritte nelle sue Esegesi.
Nel 1977, nell'intervento al festival della fantascienza di Metz, Dick afferma che le sue esperienze paranormali lo avrebbero informato che i suoi romanzi e i suoi racconti fossero in un certo senso veri. L'autore crede di ricordare una vita precedente ma molto diversa, un'altra realtà in pratica. Egli crede infatti che la realtà in cui viviamo sia fittizia, una sorta di programmazione al computer, dove ci accorgiamo che c'è qualcosa di strano solo quando una variabile viene "riprogrammata"; per lui i déjà vu non sarebbero altro che indizi del fatto che in un qualche punto del passato una variabile sia stata modificata e da ciò sarebbe scaturita una realtà alternativa. Secondo lui il tempo non è reale[23], rifacendosi a Parmenide; la sua convinzione è che gli esseri umani vivano il tempo in cui credono di essere, quando in realtà si trovano in un altro periodo e che la prova di queste discrepanze temporali che lui ha vissuto così fortemente, ma che noi tutti viviamo ogni giorno, siano proprio i déjà vu.
L'opinione largamente diffusa, ai suoi tempi e ancora oggi, di Dick che scrive le sue opere sotto l'influenza dell'LSD è solamente una leggenda, divulgata per tanti motivi (non tutti per forza negativi) da giornalisti, curatori e amici, e tollerata, quando non incoraggiata, da Dick stesso[25]. La nomea di persona dedita agli stupefacenti, in un primo momento, gli rese bene in termini di vendite, ma alla fine si trasformò in una specie di maledizione. Dick, in realtà, non assunse mai eroina, cocaina o cannabis e le sue esperienze con l'LSD furono poche[26]. Da una di queste esperienze, nel 1964, derivò una delle visioni del romanzo Labirinto di morte; in un'altra si mise a parlare in latino (lingua studiata alle superiori) come accade in Valis. Da un'assunzione di mescalina nel maggio del 1970 ricavò la trama di Scorrete lacrime, disse il poliziotto[27]. Assumeva, in compenso, fin da adolescente a causa dei suoi attacchi di panico, anfetamine[28], di cui abusò fra il 1970 e il 1972, in seguito al divorzio con Nancy, fino al ricovero in una clinica canadese dopo un tentativo di suicidio[29].
A partire dalla sua morte, avvenuta per infarto cardiaco, Dick ha influito profondamente con la sua opera non solo sulla fantascienza, ma sulla narrativa nordamericana in generale; ma giunse alla fama al di fuori della fantascienza solo dopo che i diversi adattamenti cinematografici delle sue opere lo fecero conoscere a un pubblico più vasto (in particolare Blade Runner di Ridley Scott). I suoi lavori sono ora tra i più popolari della fantascienza e della letteratura postmoderna in generale (Ursula K. Le Guin lo definì "il nostro Borges[30]"), e si può affermare che da morto Dick abbia ottenuto sia la fama sia il rispetto da parte dei critici: ciò che in vita aveva a un tempo desiderato e temuto.
Scartando la visione ottimistica e semplicistica della fantascienza dell'età dell'oro, Dick esplorò con continuità i temi della natura della realtà e dell'umanità nei suoi romanzi popolati di persone comuni, piuttosto che da élite galattiche. Dedicò grande attenzione all'impatto dei mass media sulla società e la politica. S'interrogò su questioni importanti della storia e della cultura degli Stati Uniti. Fu parte integrante dell'ondata postmoderna.
Anticipando il genere cyberpunk, Dick esplorò l'anomia della California settentrionale in molti suoi lavori. Il suo acclamato romanzo La svastica sul Sole (o L'uomo nell'alto castello), vincitore del Premio Hugo, è un lavoro pionieristico che unisce i generi dell'ucronia e della fantascienza. Ha scritto anche moltissimi racconti brevi, pubblicati in massima parte su riviste pulp.
Le sue opere sono caratterizzate da un senso della realtà costantemente eroso, con protagonisti che spesso scoprono che i loro cari (o anche loro stessi) sono segretamente robot, alieni, esseri soprannaturali, sottoposti a lavaggio del cervello, spie, morti o una combinazione di queste possibilità.
Le opere realistiche di Dick, dapprima ignorate o incomprese dai fan della fantascienza, sono comunque degne della massima attenzione, e alcune di loro, come L'uomo dai denti tutti uguali, In questo piccolo mondo e l'ultimo, La trasmigrazione di Timothy Archer, tengono testa ai suoi migliori romanzi fantascientifici. Dick contribuisce alla costruzione dell'immagine letteraria della California a pari dignità con i suoi predecessori John Steinbeck e Raymond Chandler, spianando la strada alla produzione di Jonathan Lethem e di altri autori Avantpop, come Steve Erickson.
Durante gli anni duemila e seguenti del nuovo millennio anche i suoi romanzi dimenticati sono tornati nelle librerie (negli Stati Uniti; in italiano sono stati riediti dal 2005 al 2013).[31] Il debito nei confronti di Dick è stato riconosciuto da significativi autori delle generazioni successive, come Jonathan Lethem negli Stati Uniti, Tommaso Pincio e Valerio Evangelisti in Italia. L'influenza di Dick è inoltre riscontrabile nelle opere di David Lynch, Alan Moore, Grant Morrison, Greg Egan, Rudy Rucker, K. W. Jeter, David Cronenberg, David Ohle e altri.
Dick ha assunto due pseudonimi durante la sua carriera:
In ordine di prima pubblicazione, col titolo della prima edizione italiana, più altri titoli con cui è stato pubblicato il romanzo.
Nota: le opere sono elencate in ordine di pubblicazione.
Il gruppo impro-jazz Kongrosian prende il proprio nome dal personaggio Richard Kongrosian. La caratteristica del personaggio, che appare nel romanzo I simulacri, è quella di essere un pianista telecinetico, capace di suonare attraverso l'uso della sola mente. Il gruppo ha recentemente pubblicato per l'etichetta Aut Records un album intitolato come un racconto minore di Dick, The exit door leads in, ed esplicitamente dedicato alla memoria dello scrittore trent'anni dopo la sua morte.
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