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Amarna

nome moderno della località ove sorgeva la città egizia di Akhetaton Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Amarna
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Amarna (comunemente, ma meno correttamente noto come Tell el-Amarna) è il nome moderno della località dove sorgeva Akhetaton, la città egizia fondata dal faraone Akhenaton come capitale delle Due Terre, abbandonando così sia la capitale amministrativa, Menfi, sia quella religiosa, Tebe[1].

Dati rapidi Amarna AkhetatonTell el-Amarna, Civiltà ...
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La città

Riepilogo
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Ulteriori informazioni Akhet: la porta della terra in geroglifici ...

Il termine tell, nell'area Mesopotamica, sta a indicare le collinette artificiali createsi, nel corso dei millenni, a seguito della sovrapposizione delle rovine di precedenti insediamenti. Proprio tali tell, infatti costituiscono un ben chiaro segno della presenza di antichi abitati.[N 1][2]

Tuttavia, in questo caso, il termine "tell" riferito ad Amarna non ha assolutamente tale significato giacché il nome moderno Tell el-Amarna nulla ha a che vedere con le collinette a cui si è sopra fatto cenno. Il nome risale al XVIII secolo e fa riferimento a una tribù beduina nota come "Ben Amran"[N 2][3][4][5]. Tale tribù si insediò in quest'area del Medio Egitto dando vita a quattro distinti villaggi: el-Till, El-Hagg Qandil, el-Amiriya ed el-Hawata. Il nome del primo di questi villaggi, si confuse con quello della tribù che lo abitava dando così vita a el-Till el-Amarna dalla cui successiva corruzione derivò il termine Tell-el-Amarna oggi abbreviato, e più noto, semplicemente come Amarna[N 3][6][7].

La storia di Tell el-Amarna è intimamente connessa, e non potrebbe essere differentemente giacché si tratta del moderno nome di un'antica città, a quello di Akhetaton, o Akhetaten[8] e alla figura del sovrano Amenhotep IV che, modificato il suo nome in Akhenaton[9], instaurò il culto di Aton, il sole, fonte di vita, come dio supremo. Per allontanarsi, anche fisicamente, dal potere gestito dai sacerdoti di Amon nell'antica Ipet-Eswe (l'attuale Karnak), Akhenaton decise di fondare dal nulla una nuova capitale[N 4][10]. È verosimile che abbia scelto personalmente, nell'anno IV del suo regno, il sito ove sorse Akhetaton, "Lo splendore di Aton", forse a causa di due colline tra cui si poteva veder sorgere il sole e che ricordavano il geroglifico akhet.

Il terreno su cui Akhenaton scelse di costruire la sua capitale è localizzato sulla riva orientale del Nilo, nel territorio di quello che era il XV nomo dell'Alto Egitto, a circa 320 km a sud di Menfi e 400 a nord di Tebe; si trattava di un territorio vergine sia sotto il profilo politico sia, e specialmente, religioso, equidistante dalle due capitali precedenti e considerato ottimale per combinarne il duplice ruolo, amministrativo e religioso[11]. Al contrario di altre capitali, nate su abitati preesistenti e a seguito di espansioni successive, Akhetaton/Amarna venne progettata dal nulla su un'area di circa 200 km2 e si ritiene che, nel momento della sua massima espansione, la popolazione sia oscillata tra i 20 e i 50 000 abitanti; se le rappresentazioni parietali e decorative possono essere assunte come rappresentanti l'effettiva realtà (e considerando i canoni pittorici realistici dell'epoca amarniana questo è positivamente ipotizzabile), la città doveva essere ricca di alberi e di verde, ben servita sotto il profilo dell'approvvigionamento idrico anche grazie ai molti pozzi, con un aspetto ben diverso da quello completamente arido attuale dovuto, anche, allo spostamento dell'alveo del Nilo[12].

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Mappa della città

Area settentrionale

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Resti della "Città del Nord"
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Pittura murale del palazzo reale raffigurante le figlie di Akhenaton

Quella che oggi viene indicata come "Città del Nord" era un'area autosufficiente in cui trovavano collocazione il complesso gestionale amministrativo della città e locali di immagazzinamento, tutti costruiti in mattoni crudi; qui si trovavano, inoltre, le dimore dell'élite amarniana che si sviluppavano lungo la Strada Regia che collegava la Città del Nord con la "Città Centrale". In questa zona si trovava, pure, una struttura fortificata sulla riva del fiume (oggi il corso è di molto variato) che, date le frequenti decorazioni con scene della famiglia reale, è stato ipotizzato fosse la principale residenza abitativa reale.

Qui si trovava anche il Palazzo del Nord, da non confondersi con il precedente, ugualmente costruito sulle rive del Nilo che conteneva squisiti dipinti parietali comprendenti vari animali che suggerirono a John Pendlebury[N 5] che potesse aver ospitato anche una sorta di giardino zoologico. Il palazzo è, inoltre, particolarmente importante giacché si ritiene che sia stato la dimora della regina Nefertiti, quando questa scomparve dalla scena politico-sociale al fianco del re, o della sposa secondaria Kiya[N 6][13]. Nell'area nord si trovava, inoltre, una zona suburbana di ville di pregio tra cui, la più famosa, è quella indicata con la sigla T36.11[14] che comprendeva una vasta area abitata, con anticamere e sale colonnate, comprensiva di magazzini e giardini, il tutto circondato da un muro, in mattoni crudi, alto circa 3 m[15].

Area centrale

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testa di Tutankhamon (?) dalla casa P.49.6
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Resti della casa-laboratorio dello scultore Thutmose

Il centro cittadino, noto oggi come "Città Centrale", era situato in leggera pendenza in area anticamente lungo il fiume nota come "Isola dell'Aton dei giubilei". Si trattava di un'area squadrata di cui una gran parte è oggi nascosta sotto moderne coltivazioni. Punto centrale del distretto amministrativo era la fine della Strada Regia che terminava con il Grande Palazzo, noto come "Casa della gioia in Akhetaton", sito sull'antico lungo Nilo, e che ospitava splendide pavimentazioni dipinte[N 7]. Dotato di ampi cortili circondati da statue colossali di Akhenaton, qui il re riceveva inviati e ambasciatori stranieri[N 8][16].

Sull'altro lato della strada si trovava un altro edificio, la "Casa del Re" congiunta al Grande Palazzo da un sovrappassaggio coperto in cui si apriva, molto verosimilmente, la "Finestra delle Apparizioni", spesso rappresentata nei dipinti, da cui il re, la regina, e talvolta le figlie della coppia, si offrivano al popolo, specie durante l'elargizione di doni e le cerimonie di premiazione di funzionari meritevoli cui venivano concessi collari preziosi e altri oggetti in oro[17]. Nella Casa del Re si trovavano, inoltre, locali di abitazione e di servizio, ivi compresi scrittori e un ufficio di registrazione dei doni; qui vennero rinvenute ceramiche anche di provenienza micenea e minoica, a dimostrazione dei rapporti esistenti con l'area minoico cretese[18]

Nei pressi del Grande Palazzo e lateralmente alla Casa del Re si trovava l'enorme "Grande tempio di Aton", il "Palazzo di Aton in Akhetaton"[N 9]: si trattava di un'area rettangolare di 730 m x 229 che ospitava 365 altari in mattoni crudi per ciascuna delle due parti del Paese, l'Alto e il Basso Egitto[19]. Circa 500 m a sud del "Grande Tempio" si trovava il "Piccolo tempio di Aton", la "Dimora di Aton in Akhetaton", che disponeva di magazzini e di una propria "Finestra delle Apparizioni" ed è stato interpretato dagli studiosi, dato anche il suo allineamento con le tombe reali, come un tempio dedicato agli antenati e come tempio funerario del re[20][21].

Area meridionale

Meno del 50% dell'area che si estende a sud della Città Centrale è stata a oggi scavata. L'area, come la corrispondente zona nell'area settentrionale, era residenziale pur esistendo, tuttavia, edifici pubblici e amministrativi. Si ritiene sia stata realizzata precedentemente all'area settentrionale quasi come insediamento di prova; anche qui esistevano dimore destinate all'élite amarniana testimoniate non solo dai frequenti recinti murari che circondavano aree a giardino, ma anche dalla presenza di ritti e architravi in pietra recanti il nome e i principali titoli del proprietario[N 10][22].

Abitazioni di Amarna

Ulteriori informazioni Area, Sigla ...

Le stele confinarie

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Resti di statue di Akhenaton e Nefertiti sulla stele "U"

Trasferita qui la sua corte, come detto per un preciso disegno di allontanarsi da ogni divinità e, in special modo, dal clero amoniano, Akhenaton giurò, sulle stele confinarie[25] che, sulle due rive del Nilo, circondavano la vallata in cui sorgeva Akhetaton, che mai avrebbe "sconfinato... in eterno"[26][27]. Le stele confinarie di Amarna note sono quindici, classificate con lettere dell'alfabeto solo in parte progressive (A, B, F, J, K, L, M, N, P, Q, R, S, U, V, X)[N 24]. Se ne riconoscono, in genere, due versioni[N 25][28] K, X, M risalenti agli anni IV e V, e le altre risalenti all'anno VI; quasi tutte prevedono un rinnovo del giuramento nell'anno VIII.[29][30][31] In linea generale, tutte le stele seguono una medesima struttura: sono arrotondate in alto ove si trova il disco solare dell'Aton i cui raggi divergenti puntano verso il basso e recano, alle narici dei personaggi rappresentati, il simbolo ankh della vita; la parte superiore è generalmente occupata dal re, dalla regina, in atto di adorazione, e da due principesse recanti sistri; la parte inferiore è occupata da linee di testo[32]:

  • A, riva occidentale, anno VI, con rinnovo del giuramento nell'anno VIII[N 26][33]. Rilievi: Amenhotep IV, Nefertiti e le principesse Merytaton e Maketaton in adorazione di Aton; in basso, venticinque righe di testo; statue del re, della regina e delle principesse nel lato nord; rilievo rappresentante la principessa Ankhesepaaton successivamente aggiunto[34];
  • B, riva occidentale, anno VI, con rinnovo del giuramento nello stesso anno VI, ulteriore rinnovo nell'anno VIII. Rilievi: il re, la regina e due principesse in adorazione di Aton; in basso, ventisette linee di testo[34];
  • F, riva occidentale, anno VI, con rinnovo del giuramento nell'anno VIII. Parte superiore distrutta; in basso, quattordici linee di testo[34];
  • J, riva orientale, anno VI, con rinnovo del giuramento nell'anno VIII. il re, la regina e due principesse in adorazione di Aton; in basso, otto linee di testo[34];
  • K, riva orientale, anno IV, riscritta nell'anno V. Rilievi: il re, la regina, la principessa Merytaton e, aggiunta successivamente, la principessa Maketaton, in adorazione di Aton; in basso, otto linee di testo; in verticale, ventuno linee di testo[34];
  • L, riva orientale, anomala [N 27];
  • M, riva orientale, anno V. Rilievi, molto malridotti: il re, la regina e una, o forse due, principesse in adorazione di Aton; in basso, linee di testo[34];
  • N, riva orientale, anno VI, con rinnovo del giuramento nell'anno VIII. Rilievi: il re, la regina e due principesse in adorazione di Aton; in basso, ventisei linee di testo e due gruppi statuari ai lati[34];
  • P, riva orientale, anno VI, con rinnovo del giuramento nell'anno VIII[N 28][35];
  • Q, riva orientale, anno VI, con rinnovo del giuramento nell'anno VIII. Rilievi: doppia scena del re, della regina e due principesse in adorazione di Aton; in basso, ventisette linee di testo (parte inferiore distrutta) e due gruppi statuari ai lati della stele (distrutti)[34];
  • R, riva orientale, anno VI, con rinnovo del giuramento nell'anno VIII[N 29]. Rilievi: doppia scena del re, della regina e di due Principesse; in basso, ventinove (?) linee di testo e resti di un gruppo statuario a nord[34];
  • S, riva orientale, anno VI, con rinnovo del giuramento nell'anno VIII[N 30][35]. Rilievi: doppia scena del re, della regina e di due principesse che adorano Aton; in basso, ventisei linee di testo e un gruppo statuario su ciascun lato della stele[34];
  • U, riva orientale, anno VI, con rinnovo del giuramento nell'anno VIII[N 31]. Il re, la regina e due principesse adorano Aton; in basso, ventiquattro linee di testo[34];
  • V, riva orientale, anno VI, con rinnovo del giuramento nell'anno VIII;
  • X, riva orientale, anno V[N 32]. Rilievi: Scena distrutta del re, della regina e della principessa Merytaton (?) in atto di adorazione e linee di testo in basso[34].

Solo alcuni anni dopo la scoperta della stele "U", Karl Richard Lepsius rese pubblica l'esistenza delle stele il cui testo, tuttavia, fu disponibile solo dal 1908 grazie al lavoro, e ai disegni, di Norman de Garis Davies. Tutto quanto è noto della fondazione di Akhetaton e delle ragioni per cui Amenhotep IV/Akhenaton abbandonò Tebe, ci deriva proprio dal contenuto delle stele[36] il cui valore documentario è, perciò, massimo.

Il tempio del fiume

Nell'adiacente villaggio di el-Hagg Qandil si trovano le rovine del cosiddetto "Tempio del Fiume", scoperto nel 1922 dalla Egypt Exploration Society, la cui importanza risiede nel fatto che costituisce l'unica prova che l'area venne costantemente occupata fino alla XXVI dinastia[37], nonostante l'abbandono di Amarna nel corso della XVIII dinastia. Alcune pietre del tempio, infatti, sono di provenienza dai templi e dalle abitazioni dell'antica Akhetaton[20].

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Architettura e arte civile e religiosa

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Considerato "eretico" per aver rifiutato l'antico pantheon indirizzando la religione verso il culto di un dio pressoché unico[N 33], il periodo di regno di Akhenaton è oggi anche conosciuto come quello dell'"eresia amarniana"[38]. Fin dall'inizio del suo regno, Amenhotep IV/Akhenaton impostò la sua azione politica sul ankh em maat, ovvero sul "vivere nella verità" o, meglio, nel "vivere secondo il giusto ordine delle cose" e non esisterà campo in cui il re non porterà il suo concetto, a partire dalla stessa lingua per cui quella scritta seguirà quella parlata. La stessa città di Akhetaton/Amarna costituisce quasi un catalogo delle sue concezioni.

In campo architettonico, anche in funzione della necessità di costruire in fretta la nuova capitale, si passò all'impiego di mattoni di dimensioni molto più piccole e maneggevoli degli immani blocchi di pietra delle precedenti, e successive, costruzioni. Il nome stesso assegnato spontaneamente a tali mattoni dagli operai moderni addetti agli scavi archeologici, che per primi li rinvennero, è sintomatico: talatat, con evidente riferimento al numero arabo tre (talata) ovvero i "tre palmi" delle ridotte dimensioni (circa 50 cm x 25 x 22)[39]. Tali mattoni, il cui impiego è attestato fin dai primi anni di regno anche a Tebe[N 34], avevano l'innegabile vantaggio di poter essere trasportati e posti in situ da una sola persona, con quale risparmio di tempo e mano d'opera è facile immaginare[40].

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Busto di Nefertiti, Berlino, Staatliche Museen, Agyptisches Museum

Nel campo dell'arte egizia il periodo amarniano vide il prosperare di un realismo, unico nel panorama artistico antico egizio (tanto che si parlerà specificamente di arte amarniana), in cui alle forme consolidate dell'arte egizia (con immagini stereotipate dei re, sostanzialmente identiche nell'arco delle 30 dinastie), si sostituì una statuaria più attinente alla realtà con scene anche di vita intima quotidiana e con l'accentuazione addirittura dei difetti fisici dello stesso Akhenaton e della sposa regale Nefertiti. È bene tener presente, anche nella rappresentazione artistica, che la religione egizia precedente all'eresia atoniana prevedeva la costante presenza di trinità divine quali quella costituita da Osiride, Iside e Horus, oppure da Amon, Mut e Khonsu a Tebe; la concezione atoniana prevedeva ugualmente la presenza di una triade, ma questa era costituita dall'Aton, da Akhenaton e dalla regina Nefertiti che venivano identificati nella primeva trinità eliopolitana costituita, rispettivamente, da Atum, dio autogenerato, e dai suoi figli gemelli Shu, rappresentante l'aria, e Tefnut, rappresentante l'umidità. Con le sei figlie della coppia reale[N 35] si ricostituiva, altresì, l'Enneade Eliopolitana, ovvero le nove divinità della creazione[41]. Da tale concezione religiosa derivavano le stesse rappresentazioni scultoree e pittoriche giacché era normale che il re e la regina comparissero quasi sempre assieme e in formato paritetico, là ove, precedentemente e poi successivamente, la statura della rappresentazione indicava una ben precisa gerarchia[N 36]. In alcuni casi si assiste addirittura a un'inversione delle altezze talché la regina Nefertiti, anche in funzione dell'alta corona che la caratterizza, viene rappresentata più alta dello sposo Akhenaton. Ogni rappresentazione della famiglia reale, è inoltre caratterizzata dalla presenza, in alto, del disco solare dotato di raggi che, in prossimità delle narici dei personaggi reali, presentano mani recanti il segno della vita ankh. Si assiste così, nella ritrattistica, a scene familiari decisamente impensabili in altri contesti storico/artistici egizi, con scambio di effusioni, abbracci e baci tra gli appartenenti alla famiglia reale e particolari che, contrariamente alla staticità precedente e successiva, presentano caratteri di movimento come, ad esempio, nastri posteriori delle corone indossate dal re e dalla regina, come mossi dal vento.

Analogamente rivoluzionaria fu la concezione templare. Le divinità precedenti al culto atoniano, infatti, risiedevano nel luogo più riposto del tempio, il naos, il sancta sanctorum, e i templi egizi si sviluppavano con la classica struttura "a cannocchiale": mentre il pavimento saliva verso il naos e il soffitto si abbassava, si assisteva al passaggio graduale dalla luce del cortile colonnato al buio della cella ove risiedeva la divinità. Il dio, si pensi ad Amon il nascosto, aveva generalmente forma antropomorfa o in parte tale ed era, in qualche modo, tangibile.

Non così Aton che era il globo solare il cui culto non poteva, perciò stesso, avvenire nei meandri bui del tempio. Nei templi precedenti la progressione vedeva (dall'avanti all'indietro) il pilone, la corte colonnata, la sala ipostila, il vestibolo e il naos con sempre minor luce. Ora il grande tempio di Aton ad Akhetaton (Tell el-Amarna) era invece il trionfo della luce[42]. A un pilone che ricorda, anche in questo caso, il geroglifico akhet (e che, al contrario della struttura architettonica precedente, manca dell'architrave congiungente le due torri rastremate), ne segue un secondo che immette in quella che era la sala ipostila[43]. Mentre precedentemente tale sala era buia, costituita da una selva di colonne che rappresentavano gli alberi della palude primordiale tra cui penetrava a stento la luce da finestrelle poste in alto, ora l'ipostila è scoperta al centro. Da questa si passa in una sequenza di quattro cortili, anch'essi scoperti, occupati da altari sacrificali. Seguono due altri cortili che costituiscono il santuario vero e proprio ove può accedere solo il clero e il sovrano, e solo qui, tuttavia pur sempre aperte alla luce, si trovano cappelle minori.

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Necropoli

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Fin dall'inizio del suo regno, Amenhotep IV/Akhenaton aveva sperato di poter trasformare la stessa Tebe nell'"Orizzonte di Aton". Per tale motivo, seguendo la tradizione dei suoi predecessori della XVIII dinastia, aveva di certo iniziato a far predisporre la sua sepoltura nella Valle dei Re e, verosimilmente, nei pressi della tomba del padre Amenhotep III (KV22)[44]. Sulla base di posizionamento e metodi di scavo, si è oggi propensi a individuare tale sepoltura nella incompiuta KV25[N 37], ubicata nella West Valley, o nella vicina KV23 di Ay[N 38]. La zona pianeggiante in cui sorge Amarna è circondata da alte falesie che superano talvolta l'altezza di 100 m, queste sono interrotte da wadi, ovvero dal letto di antichi fiumi; una di queste conduce, a circa 6 km dalla città, all'area in cui si trova la cosiddetta Tomba reale, termine tuttavia forse non aderente all'effettiva destinazione della tomba stessa[N 39]. Le condizioni delle tombe di Amarna sono ormai misere, vuoi per il naturale trascorrere dei millenni, vuoi per interventi umani susseguitisi con l'occupazione dei locali come abitazioni o romitaggi di monaci copti; molto si deve, per la conoscenza delle sepolture, al lavoro dei primi esploratori tra cui Robert Hay, Nestor L'Hôte e Karl Richard Lepsius il quale fu, tuttavia, l'unico che fece pubblicare i suoi lavori.[N 40][45]

Uadi Reale

Lo stesso argomento in dettaglio: Tombe dell'Uadi Reale.

Tenendo fede al contenuto delle stele confinarie "di mai più sconfinare dalla città", Akhenaton fece preparare la sua tomba in un uadi, come una sorta di riproduzione in miniatura della Valle dei Re tebana, a circa 4 km dalla città, ma questa, all'atto della sua scoperta, risultò depredata così avvalorando il convincimento che il sovrano fosse stato sepolto o, più probabilmente, risepolto, in una tomba della Valle dei Re che venne individuata nella misteriosa KV55. La vita di Akhetaton durò, complessivamente, circa 30 anni e il suo abbandono iniziò nei primi anni di regno di Tutankhamon a cui potrebbe essere peraltro imputabile la traslazione del corpo di Akhenaton.

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Le tombe dei nobili

Lo stesso argomento in dettaglio: Tombe dei nobili (Amarna).

Poco conosciute rispetto alle Tombe dei Nobili della Necropoli tebana, vuoi a causa della lontananza del sito rispetto ai centri maggiori, vuoi per il loro carattere poco attraente, con pareti grigie, spesso molto danneggiate, prive dei loro colori, non attirano di certo l'attenzione, ma sono tuttavia monumenti molto interessanti per la loro originalità e fondamentali per una corretta comprensione del periodo amarniano[N 43][48]. Nonostante l'alto numero di popolazione calcolata (da 20 a 50 000 persone), sono note solo 50 tombe, di cui solo 24 recanti iscrizioni e nessuna, comunque ultimata; secondo recenti studi, inoltre, solo una delle tombe avrebbe effettivamente accolto il defunto per cui era stata realizzata. Quanto al numero davvero ridotto di sepolture, si ipotizza che il privilegio di creare una tomba nella città fosse concesso dallo stesso Akhenaton e che questi abbia perciò rilasciato poche autorizzazioni; i funzionari, inoltre, provenivano da altre località, Menfi o la stessa Tebe, ed è perciò ipotizzabile che avessero comunque preferito essere sepolti nei luoghi d'origine[N 44]. I primi studi sulle tombe amarniane si debbono a John Gardner Wilkinson, nel 1820, seguito da Robert Hay e Nestor L'Hôte[N 45] che ne ricavarono molti disegni e copie di iscrizioni. Prima pubblicazione significativa sull'argomento fu quella di Karl Richard Lepsius[49] del 1849; anche sui lavori dei predecessori, a causa dei molteplici danni nel frattempo intervenuti, si basò per la sua opera, considerata fondamentale sull'argomento, Norman de Garis Davies agli inizi del XX secolo[50]. Le tombe dei nobili di Amarna sono ripartite in due aree, settentrionale e meridionale; l'area settentrionale, a nord-est della città nei pressi della stele V, ne ospita sei di cui due a nord di un wadi (TA1 e TA2) e quattro a sud del wadi (da TA3 a TA6). Sono scavate a circa 85 m di altezza nella falesia che circonda la valle e sono costituite da due sale in successione, con una nicchia per la statua del defunto al fondo della seconda sala; durante i millenni vennero usate come romitaggi da monaci cristiani copti e in un caso la tomba (TA6) venne trasformata in chiesa.

Area settentrionale

Scavate nella falesia, hanno accesso generalmente nella parete verticale e, perciò stesso, sono state poco soggette a interramenti, ma, essendo più facilmente accessibili, prescelte dai monaci copti come abitazioni.

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Area meridionale

L'area meridionale della necropoli dei nobili di Amarna ospita 19 tombe censite. Si trovano a sud e a est di Akhetaton e vennero scavate in una roccia di pessima qualità; al contrario delle tombe dell'area settentrionale, l'ingresso si trova, generalmente, al di sotto del piano e, per tale motivo, sono state (e sono tuttora) più facilmente interrate.

Ulteriori informazioni Catalogazione, Titolare ...

Nella zona esistono, peraltro, censite da Norman de Garis Davies, piccole tombe di minore importanza, vuoi perché appena abbozzate, vuoi perché il titolare è sconosciuto o perché presentano poche o nulle particolarità archeologicamente rilevanti; così, nei pressi della tombaTA1 di Huya, esistono le tombe TA1a e TA1b di sconosciuti; accanto alla TA3 di Ahmose, si trovano tombe minori classificate con le sigle 3a, 3b, 3c, 3d, 3e, 3f, tutte accreditabili a sconosciuti; nei pressi della TA6, le 6a, 6b, 6c, anche in questo caso di sconosciuti; esistono, inoltre, le 7a, 7b, 7c nei pressi della TA7 di Parennefer, nonché le 9a, 9b e 9c nelle immediate vicinanze della TA9, di Mahu. Esistono, infine, una TA24a, nei pressi della TA24 di Paatenemab, e TA25a, nelle adiacenze della TA25 di Ay[81].

Gli altari nel deserto

A est della città, nell'area desertica, si preservano alcune costruzioni site nei pressi degli antichi incroci dei percorsi, ancora individuabili sul terreno, forse percorse dalle truppe dedicate alla sicurezza della città da eventuali incursioni provenienti dal deserto, o al servizio di polizia sulle aree sepolcrali. A breve distanza dall'area settentrionale si trovano tre altari in mattoni crudi risalenti all'anno XII di regno; è stato ipotizzato che facessero riferimento al ricevimento di tributi stranieri e che fossero dedicati alle sepolture reali[44]. Si tratta di altari quadrati, con rampe di scale in numero di due o quattro, una per lato.

Il villaggio operaio

Tra le costruzioni ancora riconoscibili nell'area desertica, merita particolare menzione, dal punto di vista storico-architettonico, il cosiddetto Villaggio degli operai[N 46] che ospitava gli artigiani e gli operai che avevano contribuito a edificare, e a manutenere, la città di Akhetaton, nonché le necropoli[N 47].

Si tratta, dal punto di vista urbanistico, di un quadrato di circa 70 m di lato, circondato da un muro, che ospitava 64 piccole abitazioni, tutte uguali, disposte su cinque strade. Nell'angolo sud-est una abitazione più grande delle altre era, verosimilmente, quella del sovrintendente.[N 48]

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Le lettere di Amarna

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Lo stesso argomento in dettaglio: Lettere di Amarna.
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Tavoletta con scrittura cuneiforme

Risale al 1887[N 49][82] il ritrovamento tra le rovine della città, da parte di contadini in cerca di combustibile, di un rilevante numero (circa 300) di tavolette in argilla ricoperte da scrittura cuneiforme[83]. Le tavolette vennero messe in vendita al Cairo l'anno successivo e il British Museum ne acquistò una minima parte[N 50] mentre la parte maggiore andò al Ägyptisches Museum und Papyrussammlung di Berlino.

Successivamente delle tavolette, e del luogo di ritrovamento, si persero le tracce fino a che cominciarono a ricomparire, nuovamente sul mercato clandestino, tavolette e frammenti. Solo nel 1891 Flinders Petrie[84] e John Pendlebury, nel corso di una campagna di scavo, rinvennero altri documenti del medesimo tipo in quella che venne identificata come "la casa della corrispondenza del faraone, vita, prosperità e salute"[85], verosimilmente l'archivio o forse uno degli archivi della città. Questa volta i reperti vennero organicamente catalogati presso il Museo egizio del Cairo ove ancor oggi si trovano. Il complesso di tali tavolette è oggi noto come "lettere di Amarna"; purtroppo i bordi, particolarmente fragili ed esposti agli urti, ove venivano normalmente riportate le notizie essenziali quali il destinatario o il mittente, si sono nei millenni sbriciolati ed è perciò impossibile, nella maggior parte dei casi, risalire a tali essenziali informazioni. Altra problematica è data dalla impossibilità di individuare il re sotto cui i singoli atti vennero redatti e ciò perché gli scribi, non avendo un punto comune di partenza, erano soliti datare gli atti, e in genere ogni indicazione cronologica, con l'anno di regno del sovrano in carica.[N 51]

Il corpus delle lettere di Amarna è stato suddiviso in due parti, a seconda dei mittenti o dei destinatari delle missive[N 52]: quelle provenienti, o destinate, a sovrani indipendenti, o comunque di pari livello del faraone, sono note come lettere dei "grandi re"[N 53][86]; rientrano invece tra le lettere dei "piccoli re"[87] quelle provenienti da regnanti vassalli dell'Egitto o comunque in posizione di sudditanza rispetto al faraone.

Ancora aperta è, inoltre, la diatriba su cosa rappresentino effettivamente le tavolette di Amarna: se si tratti, cioè, di documenti dimenticati all'atto dell'abbandono degli archivi, o se siano, invece, vecchie lettere ormai inutili o, ancora, minute di lettere successivamente trascritte. Trattandosi di documenti in cuneiforme, peraltro, giacché la corrispondenza diplomatica avveniva, in quel periodo, in accadico, potrebbe anche trattarsi di documenti originali divenuti inutili perché già tradotti per i fini della Corte. Un'altra corrente di pensiero ipotizza che si tratti, in realtà, di corrispondenza ricevuta durante la permanenza della famiglia reale ad Akhetaton ma, in tal caso, si dovrebbe supporre che Amenhotep III, padre di Akhenaton, fosse ancora vivo e residente ad Akhetaton. Sono, infatti, stati individuati, quali destinatari di alcuni documenti: Amenhotep III, Akhenaton, Tiye, Tutankhamon.

Di certo le lettere di Tell el-Amarna sono sintomatiche di uno sviluppo solido del traffico internazionale nonché dell'importanza delle trattative matrimoniali a fini politici.

In relazione a quest'ultima fattispecie, in particolare, sono accertate le seguenti situazioni:

Anche i rapporti internazionali sono attestati nelle tavolette amarniane: Babilonia, i Cassiti, l'Assiria, Mitanni, gli Ittiti, i regni di Arzawa e Alasiya (quest'ultimo individuato, forse, nell'odierna Cipro).

Si può, così, grazie alla corrispondenza di piccoli re locali o dei funzionari egiziani all'estero, ricostruire l'organizzazione politica estera egizia; fondamentalmente il sistema politico locale, basato su piccoli regni autonomi sotto il protettorato egizio restava intatto.

I piccoli re siro-palestinesi erano legati al sovrano egizio da un semplice giuramento di fedeltà mentre un controllo più diretto avviene attraverso la suddivisione in tre province: Amurru (sulla costa fenicio-libanese); Ube (all'interno della Siria), Canaan (ovvero la Palestina).

In tre città principali di questi territori risiedevano i funzionari egizi, e le relative forze militari, incaricati della sorveglianza sui regnanti locali e della raccolta dei tributi, nonché responsabili dei necessari interventi diretti nelle lotte che potevano insorgere tra le realtà locali.

Una delle tavolette amarniane appare particolarmente interessante: un re palestinese, infatti, chiede aiuto al sovrano egizio contro gli Habiru che stanno invadendo alcune città cananee.

Habiru, o anche Apiru, è un nome già comparso precedentemente nella storia egizia: sotto Thutmose III sono indicati come "vignaioli" e Amenhotep II dichiarò di averne catturati 3 600 durante una battaglia con Mitanni, nel caso della tavoletta amarniana, si tratta di fuoriusciti egizi che tentano di stanzializzarsi o di rientrare in Egitto[89][90].

Alcuni vedono negli Apiru, o Khabiru, gli Ebrei giunti nel territorio egizio come nomadi, poi stanzializzati. Altri ritengono di poter individuare con tale nome non un popolo, bensì una sorta di classe sociale, quella, appunto, degli immigrati o dei rifugiati, privi, cioè, di una connotazione etnica unica e di un proprio territorio[N 54][91].

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Cronologia essenziale della scoperta di Tell el-Amarna

  • 1714: Claude Sicard, per la prima volta, descrive una stele confinaria di Akhetaton;
  • 1798: gli scienziati della spedizione napoleonica in Egitto realizzano la prima planimetria di Tell el-Amarna che sarà pubblicata nella Description de l'Egypte;
  • 1833: una spedizione guidata da Robert Hay visita la località, scoprendo alcune delle tombe della necropoli, e ne ricopiano i rilievi;
  • 1843: la spedizione prussiana capeggiata da Karl Richard Lepsius visita le rovine della città e ne traccia una planimetria;
  • 1883 – 1893: inizia una fase esplorativa di tombe private e della tomba reale;
  • 1887: una contadina, alla ricerca di combustibile, rinviene 300 tavolette coperte di scrittura cuneiforme. Una minima parte viene acquistata dal British Museum mentre la maggior parte viene acquisita dall'Ägyptisches Museum di Berlino;
  • 1891: Flinders Petrie inizia lo scavo del tempio di Aton, del palazzo reale – compresa l'area "privata" del re - e rinviene un consistente numero di tavolette di argilla degli archivi reali;
  • 1904-1914: l'area di Tell el-Amarna viene data in concessione alla Deutsche OrientGesellshaft;
  • 1905: Norman de Garis Davies pubblica disegni e fotografie di tombe private e delle stele confinarie;
  • 1912: il 25 novembre, nel quartiere sud, l'archeologo Ludwig Borchardt, capo del Deutsche OrientGesellshaft, scopre l'atelier di uno scultore; su un frammento di vaso forse il nome dell'artista: Thutmose. Sarà questo l'unico riferimento a tale nome che, però, verrà universalmente riconosciuto come l'autore del busto della regina Nefertiti che verrà rinvenuto tra il 6 e 7 dicembre 1912 nella cosiddetta sala del modellamento;
  • 1914: la prima guerra mondiale interrompe i lavori di scavo;
  • 1921-1936: la Egypt Exploration Society riprende gli scavi ad Amarna sotto la direzione di Leonard Woolley e John Pendelbury, prosegue e completa lo scavo ponendo particolare attenzione alle struttura reali e religiose; viene individuato il "villaggio degli artigiani";
  • anni sessanta: la Egyptian Antiquities Organization intraprende scavi nell'area amarniana;
  • 1977: da tale data l'area è in concessione all'Università di Cambridge sotto la direzione di Barry Kemp.
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Note

Bibliografia

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

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