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Chiesa prepositurale di Sant'Erasmo
chiesa di Castel Goffredo in diocesi di Mantova Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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La chiesa prepositurale di Sant'Erasmo è la parrocchiale di Castel Goffredo, in provincia e diocesi di Mantova; fa parte del vicariato foraneo San Carlo Borromeo.
La struttura occupa il lato est di piazza Mazzini e, costruita nella seconda metà del Quattrocento e sistemata in modo asimmetrico rispetto all'asse della piazza,[2] contiene importanti opere d'arte dal Cinquecento al Settecento, fra cui una tela di Giuseppe Bazzani[3] e l'altare maggiore in marmi policromi progettato da Andrea Gamba.[4][5]
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Storia
Riepilogo
Prospettiva
Dagli statuti della Congregazione della Misericordia risulta che prima del 1288 esisteva a Castel Goffredo una chiesa intitolata a sant'Erasmo,[6] che sorgeva presumibilmente entro il perimetro di Castelvecchio (Castellum vetus),[7] nella zona est, abbattuta nel 1516 per fare spazio al giardino del principe Aloisio Gonzaga.[8] La costruzione della chiesa prepositurale, nell'area attuale, fu iniziata nella seconda metà del Quattrocento,[9][10] all'epoca in cui il borgo iniziava a svilupparsi fuori dalla prima cerchia di mura di Castelvecchio[11]; fu ampliata nel 1516[11] con la costruzione del presbiterio e una nuova cupola.[11]
Durante il marchesato di Aloisio Gonzaga, il tempio fu abbellito ed ampliato con l'aggiunta delle due cappelle laterali (del Battistero e di Sant'Antonio).[12] Nel suo testamento lasciò la somma di cento scudi da impiegare nei lavori alla chiesa.[13] Il cardinale Carlo Borromeo, durante la sua visita nel 1540, diede disposizioni affinché fossero apportate modifiche all'interno e portata a compimento l'opera.[13]

Ricostruita a seguito del crollo della cupola tra il 1588 e il 1590 da Bernardino Facciotto[11], architetto del duca di Mantova Guglielmo Gonzaga, per volontà del marchese Alfonso Gonzaga.[13] Altre fonti farebbero supporre la presenza invece del figlio Girolamo.[14] All'opera contribuì anche il comune.[13]
La facciata verso la piazza, che ricorda molto da vicino quella della chiesa di Santa Maria dell'Orto a Roma attribuita al Vignola[15], fu abbellita dall'aggiunta di cinque piramidi in marmo.[16]
Il pavimento originariamente in cotto, venne rifatto nel 1606 a spese del comune[17] e nel 1638 la cupola venne ricoperta di rame.[18] Tra il 1737 e il 1750, per volontà di don Giacinto Tosani, venne effettuata la pavimentazione a quadri in marmo rossi e bianchi (attualmente esistente) e la costruzione del pulpito in legno intagliato.[19]
Sulla porta principale della chiesa, il 3 gennaio 1593, venne assassinato, per mano di Michele Volpetti, Rodolfo Gonzaga, signore di Castel Goffredo,[20] mentre si recava alla messa accompagnato dalla moglie Elena e dalla figlia Cinzia.
Nella prepositurale vengono officiate le principali funzioni religiose della città.
Gli affreschi del Battistero di Sant'Erasmo sono stati inseriti tra I Luoghi del Cuore, iniziativa promossa dal FAI.[21]
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Esterno

La chiesa, in stile rinascimentale, ha una facciata su due ordini con paraste e timpano ed è decorata da tre grandi portali in marmo bianco.[1] È dotata di cupola a semisfera e fasciata dal tiburio.[22] Ai lati del presbiterio sono inseriti da una parte la sacrestia e dall'altra alcuni locali e il campanile.

Epigrafi aloysiane
Aloisio Gonzaga ha lasciato testimonianza del suo marchesato in alcune epigrafi presenti a Castel Goffredo.[23]
Queste, murate sul fianco esterno della chiesa prepositurale di Sant'Erasmo, appartenevano alla scomparsa chiesa di Santa Maria del Consorzio:
- FVI VT ESTIS ERITIS VT SVM[24]
- EXIVI A PATRE ET VENI IN MVNDVM RELIQVI MVNDVM ET SVM CVM PATRE CETEROS EXPECTANS OMNES[25]
- CONFISVS IN DEI MISERICORDIA SVB PROTECTIONE CAESARIS ET SACRI IMPERII SERENISSIMIQ VENETORVM DOMINII IN VISCERIBVS DILECTI POPVLI SVI ALOYSIUS GONZAGA MARCHIO HIC MORTVVS QVIESCERE VOLVIT VBI VIVVS NVNQ QVIEVIT[26]
- QVIA NOMEN TANTVM IN TERRIS ALOYSIVS[27]
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Interno
Riepilogo
Prospettiva
L'interno, a croce latina, è suddiviso in tre navate, voltate a crociera[22], da colonne in marmo Botticino nelle quali sorgono sette cappelle:[1]
- Cappella del Battistero, con affreschi del Cinquecento[1], inseriti tra I Luoghi del Cuore, iniziativa promossa dal FAI;[28]
- Cappella di San Giacomo, con tela seicentesca Madonna dell'Apocalisse;[1]
- Cappella di San Francesco;[3]
- Cappella del Crocifisso, con affreschi di scuola lombarda del XVII secolo;[1]
- Cappella di San Carlo;[1][29]
- Cappella di Santo Stefano;[1]
- Cappella di Sant'Antonio, del XVII secolo.[1]
La gradinata e la balaustra in marmo dell'altare maggiore sono state costruite nel 1612.[12]

Fanno parte del complesso anche la "Nuova Sagrestia", con arredi originali del XVII secolo e la "Vecchia Sagrestia", restaurata nel 2020, che accoglie il "Tesoro di Sant'Erasmo", composto da preziosi reliquiari.[30]
Opere d'arte
- Mosè salvato dalle acque e Mosè fa scaturire l'acqua dalla roccia.[31] Grandi tele barocche, opere del bresciano Giuseppe Fali, nel presbiterio;
- Crocefisso policromo in legno del XV secolo, venerato dalla collettività, collocato nella Cappella del Crocefisso[32], chiusa da una balaustra in marmi policromi del XVIII secolo opera di Domenico Corbarelli;[33]
- Angeli adoranti. Due sculture in marmo ai lati dell'ancona dell'altare del Santissimo, opere del 1741 dello scultore bresciano Alessandro Calegari;[34]
- Martirio di Sant'Erasmo, pala d'altare opera del 1717 di Gasparino di Volongo[12] (o Francesco Gasapino da Volongo);
- Madonna e Santi. Al primo altare a sinistra, dipinto d’autore seicentesco ignoto;
- San Francesco riceve le stigmate. Al secondo altare a sinistra, dipinto di scuola veronese del primo Seicento, attribuito a Felice Brusasorzi;[35]
- Le anime purganti. Opera di Giuseppe Bazzani, pittore mantovano del Settecento;
- Dodici Apostoli. Dipinti nella navata centrale, sopra le colonne, opera di Giuseppe Fali;[36]
- L'ultima cena. Nel transetto di destra, opera su tela di scuola manierista mantovana;
- Pala d'altare. Al secondo altare a destra, dipinto di autore ignoto milanese del Seicento;
- Vergine con Bambino e i Santi Sebastiano e Carlo Borromeo, pala d'altare;
- Martirio di Santo Stefano. Al primo altare a destra, dipinto di scuola mantovana della fine del Cinquecento;
- Tobiolo e l'Angelo, tondo su tela, opera del XVIII secolo di Bartolomeo Dall'Acqua;[37]
- Santa Barbara. Sopra la porta centrale d’ingresso, tela del XVII secolo.
Altari e balaustre del Settecento decorati a tarsie in marmi e pietre dure; l'altare maggiore è opera di Andrea Gamba di Rezzato.[4] Dietro ad esso, il coro ligneo del 1750, finemente lavorato, opera dell'intagliatore castiglionese Domenico Ceratelli (1708-1776).[38]
Al termine della navata centrale, sul lato sinistro, è collocato un elegante pulpito in legno del XVIII secolo, scolpito dal celebre intagliatore bresciano Rizzardo Carboni.[39]
Una serie di confessionali in legno scolpito della prima metà del Settecento, opera di Rizzardo Carboni, è presente nelle navate laterali.[12]
Fra gli archi del colonnato marmoreo di stile tuscanico, scendono i lampadari in vetro di Murano, della seconda metà del Settecento.
All'interno della chiesa sono conservati dei reliquiari contenenti otto frammenti della Santa Croce (ex ligno crucis).[40][41]
Organo a canne
A sinistra dell'altare maggiore è collocato l'antico organo a canne Costanzo Antegnati[42], fatto costruire nel 1595 da Caterina Gonzaga, figlia di Alfonso.[43] Dell'organo originario sono rimaste solo cinque canne in quanto lo strumento ha subito nel tempo diversi interventi di restauro. Il più importante è stato effettuato negli anni 1887-1888 dall'organaro bresciano Tito Tonoli, figlio del famoso Giovanni (1809-1889) e portato a termine dalla ditta "Porro e Maccarinelli".[44]

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Museo dell'Antica sagrestia
Il 16 ottobre 2021, dopo un lungo restauro, è stata inaugurata e visitabile al pubblico l'antica sagrestia del Seicento, che raccoglie una collezione di reliquie e reliquiari.[45][46]
Note
Bibliografia
Voci correlate
Altri progetti
Collegamenti esterni
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