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Dimetiltriptammina

composto chimico Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Dimetiltriptammina
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La N,N-dimetiltriptammina (N,N-DMT o DMT) è una triptammina psichedelica endogena, presente in molte piante e nel fluido cerebrospinale degli esseri umani, sintetizzata per la prima volta nel 1931 dal chimico Richard Manske.[1][2]

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Cristalli di DMT[3]
Alcuni dei contenuti riportati potrebbero generare situazioni di pericolo o danni. Le informazioni hanno solo fine illustrativo, non esortativo né didattico. L'uso di Wikipedia è a proprio rischio: leggi le avvertenze.
Dati rapidi Nome IUPAC, Nomi alternativi ...

La DMT è presente in alcune varietà di mimosa, acacia, Anadenanthera, Virola, Desmodium, graminacee del genere Phalaris e molte altre piante e funghi. L'estrazione è possibile con alcuni solventi quali alcool, gasolio, esano oppure per distillazione. Nel bacino amazzonico alcuni popoli tribali hanno una tradizione di uso di piante contenenti DMT (utilizzando la linfa degli alberi Virola, parente della noce moscata, o i semi macinati e tostati di Anadenanthera peregrina, un enorme albero della famiglia delle Leguminose).

Strutturalmente la DMT è analoga al neurotrasmettitore serotonina, all'ormone melatonina e ad altre triptammine psicoattive come psilocibina, psilocina, NB-DMT e bufotenina, avendo rispettivamente formula chimica 4-fosforilossi-N,N-dimetil-triptammina (4-PO-DMT), 4-idrossi-N,N-dimetiltriptammina (4-HO-DMT) e 5-idrossi-N,N-dimetiltriptammina (5-HO-DMT) e ha un effetto quasi del tutto simile a queste, anche se differente per intensità.

Neuroni di tipo D vengono accreditati per i ligandi con la molecola del DMT, 5HT-1 e 5HT-2 con precursori simili nel triptofano.[4]

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Storia

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L'uso di piante contenenti dimetiltriptammina, specialmente fra i popoli indigeni del Brasile e alcune tribù del sud America, è una pratica antichissima, spesso riservata agli sciamani che la utilizzavano nei rituali per entrare in contatto con gli "spiriti" o in pratiche di medicina[5][6][7]. La prima testimonianza registrata dell'uso di un preparato a base di DMT si ha da un frate impiegato nella seconda spedizione di Colombo nelle Americhe. Nel 1496, sull'isola di Hispaniola, osservò gli indiani Taino inalare una potente polvere enteogena chiamata 'kohhobba', "così forte che chi la assumeva perdeva coscienza".

Dal 1931 era nota come un prodotto di laboratorio dopo che venne sintetizzata per la prima volta dal chimico canadese Richard Manske. La sua scoperta come prodotto naturale è da attribuirsi al chimico e microbiologo brasiliano Oswaldo Gonçalves de Lima (1908-1989) che, nel 1946, la isolò dalla corteccia della radice di Mimosa tenuiflora. Dal 1955 la DMT è stata trovata in almeno 50 specie di piante appartenenti a 10 famiglie, e in almeno 4 specie di animali, tra cui una gorgonia, e 3 specie di mammiferi[8].

Nel 1957, oltre un quarto di secolo dopo la sua sintesi iniziale, il farmacologo Stephen Szara ha stabilito che la DMT causa effetti enteogeni in soggetti umani quando iniettato per via intramuscolare: "Entro cinque minuti dall'iniezione di 50-60 mg della sostanza, i soggetti sentono l'insorgenza dello stato alterato di percezioni. L'effetto di picco si verifica all'interno di un quarto d'ora. Questa fase è stata caratterizzata da allucinazioni visive, sia con gli occhi aperti o chiusi. Gli effetti tendono a diminuire fino a svanire totalmente entro 30 minuti/un'ora."

In epoca recente, con la riscoperta degli psichedelici in medicina[9], sono ripartiti studi volti a stabilire il potenziale terapeutico del DMT, in particolare nella forma tradizionale nota come ayahuasca, contro la depressione e la dipendenza da droghe pesanti[10].

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Biosintesi

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Biosintesi della N,N-dimetiltriptamina

La dimetiltriptammina è un indolo-alcaloide proveniente dal percorso shikimico. È un derivato del triptofano con due gruppi metili aggiunti all'atomo ammina di azoto (N). La sua biosintesi è relativamente semplice, illustrata nello schema accanto. L'amminoacido triptofano nelle piante è un prodotto endogeno, mentre negli animali proviene dalla dieta e si trova abbondante nel cioccolato, nell'avena, nelle banane, nei datteri, nelle arachidi, nel latte e nei latticini.

La sintesi comincia con la decarbossilazione del triptofano da parte di un enzima amminoacido-aromatico-decarbossilasi (AADC) (fase 1). Il conseguente triptofano decarbossilato è triptammina; questa subisce metilazione dall'enzima indoletilammina-N-metiltransferasi (INMT) che catalizza il trasferimento di un gruppo metilico dal cofattore S-adenosil metionina (SAM), tramite addizione nucleofila, alla triptammina. (fase 2). Questa reazione trasforma SAM in S-adenosilomocisteina (ESA), generando il prodotto intermedio N-metiltriptammina (NMT). NMT è a sua volta rimetilata tramite il medesimo procedimento (fase 3) formando il prodotto finale N,N-dimetiltriptammina.

Endogena

Nel 1961, Julius Axelrod trovò nel polmone di coniglio un enzima N-metiltransferasi in grado di mediare la biotrasformazione della triptammina in DMT. Da allora numerosi studi sono partiti alla ricerca di sottoprodotti della DMT endogena nei fluidi corporei e tessuti in esseri umani e altri mammiferi.[11][4] Successive ricerche (l'ultima nel 2005)[12] da parte di numerosi studiosi hanno permesso di rilevare tracce di NMT, bufotenina e di DMT nelle urine, nel sangue, in alcuni tessuti e nelle feci.[13] Negli esseri umani un gene che codifica l'enzima INMT è stato mappato sul cromosoma 7 in posizione 15.2bp-15.3bp.[14] Tracce di DMT sono state rinvenute in: plasma sanguigno (1.000 e 10.600 ng/L), sangue (50-790 ng/L), feci (50 ng/kg), urine (100 ng/L), rene (15 ng/kg), rachicentesi (2.330-7.210 ng/L).[12]

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Farmacologia

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Facendo parte del metabolismo del 5-HTP la DMT si trova spesso legata a:

Gli effetti psichedelici della DMT si possono probabilmente attribuire in gran parte alla attivazione del recettore serotoninergico 5-HT2A, anche se non si può escludere che recettori come 5-HT2C, sigma-1, e altri, possano giocare un ruolo importante.[17]

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Modello 3D della molecola

Meccanismo d'azione

Il profilo psichedelico e neurobiologico della N,N-dimetiltriptammina (DMT) si sviluppa principalmente attraverso la sua azione come agonista ad alta affinità ed efficacia (agonismo pieno) sui recettori serotoninergici del sottotipo 5-HT2A, ampiamente espressi nella corteccia cerebrale[18][19]. L'attivazione di questo recettore innesca una complessa cascata intracellulare di segnalazione.[18]

La DMT diventa attiva oralmente solo se associata a MAO inibitori delle β-carboline: armina, armalina e tetraidroarmina; questi 3 principi attivi sono presenti nei rami di Banisteriopsis caapi, pianta principale della bevanda chiamata ayahuasca, e in altre piante del globo come la ruta siriana (Peganum harmala). Grazie a queste sostanze la degradazione periferica della DMT nello stomaco viene evitata e il principio attivo riesce ad agire. Fumata, invece, la DMT non ha bisogno di essere associata ad alcuna sostanza, gli effetti si possono riscontrare dopo pochissimi secondi dall'assunzione dei vapori. A seconda del tipo di assunzione è differente la durata dell'effetto: fumata svanisce dopo 15-20-30 minuti (a seconda della dose), ingerita la DMT, può durare anche 2-3 ore.[20]

Cascata di segnalazione del recettore 5-HT2A

Il legame della DMT al recettore 5-HT2A, che è accoppiato a una proteina G della famiglia Gq/11, provoca l'attivazione dell'enzima fosfolipasi C (PLC). Questo enzima scinde un fosfolipide di membrana chiamato fosfatidilinositolo 4,5-bisfosfato (PIP2) in due secondi messaggeri: diacilglicerolo (DAG) e inositolo trifosfato (IP3). L'IP₃ diffonde nel citoplasma e si lega a specifici canali (recettori IP3) sulla membrana del reticolo endoplasmatico, il principale deposito di calcio intracellulare. Questo legame induce il rilascio massiccio di ioni calcio (Ca2+) nel citosol. L'aumento improvviso della concentrazione di Ca2+ provoca una forte depolarizzazione della membrana neuronale, aumentando drasticamente l'eccitabilità del neurone e innescando una cascata di attività elettrica e biochimica che si ritiene essere alla base dell'alterazione della percezione e della coscienza.[21][22]

Ruolo del recettore Sigma-1

Oltre al sistema serotoninergico, la DMT è un potente agonista del recettore sigma-1 (σ1R), un'unica proteina chaperone con funzione di regolazione situata principalmente sulla membrana del reticolo endoplasmatico e considerato un recettore "orfano"[23]. L'attivazione del σ1R da parte della DMT modula ulteriormente la dinamica del calcio intracellulare e inibisce l'attività dei canali del potassio, contribuendo alla stabilizzazione dell'eccitabilità neuronale. Inoltre, il σ1R promuove la neuroplasticità favorendo la sintesi di fattori di crescita come il BDNF (Brain-Derived Neurotrophic Factor)[23]. Questa duplice azione – sull'eccitabilità immediata e sulla plasticità a lungo termine – suggerisce che l'attivazione del σ1R possa svolgere un ruolo neuroprotettivo e di stabilizzazione, mitigando potenziali effetti dannosi dell'iper-attivazione acuta del recettore 5-HT2A e facilitando cambiamenti neurali adattativi[23]. Alcune ricerche indicano che il σ1R, piuttosto che il 5-HT2A, potrebbe essere il principale mediatore di alcuni effetti della DMT[23].

Altri recettori e considerazioni finali

La DMT mostra affinità anche per altri recettori, come i sottotipi serotoninergici 5-HT2C (dove agisce come agonista parziale), i recettori adrenergici α₁ e α₂, e i recettori della dopamina D1[18]. Sebbene l'attivazione del 5-HT2A sia considerata centrale per gli effetti psichedelici, il contributo sinergico o modulatore di questi altri sistemi, in particolare del recettore sigma-1, è oggetto di ricerca attiva e potrebbe essere cruciale per comprendere l'intero spettro degli effetti fisiologici e soggettivi della molecola.[19]

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Neuroscienze della DMT

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La ricerca neuroscientifica contemporanea utilizza tecniche di neuroimaging e elettrofisiologia avanzate per studiare i correlati neurali dello stato di coscienza indotto dalla DMT. I risultati rivelano una profonda riorganizzazione dell'attività e della connettività cerebrale, che fornisce una base oggettiva per comprendere la sua fenomenologia unica.[15]

Effetti sull'attività elettrica cerebrale (EEG/MEG)

Studi di elettroencefalografia (EEG) ad alta densità e magnetoencefalografia (MEG) hanno identificato una firma neurale distintiva dello stato psichedelico indotto dalla DMT. Questo profilo si distingue per un drastico cambiamento nei ritmi oscillatori corticali:

  • Soppressione delle onde alfa (8-12 Hz): Le onde Alfa, dominanti nello stato di veglia rilassata e associate al filtro sensoriale e all'inibizione corticale, mostrano una marcata riduzione di potenza. Questo rilassamento del "freno" inibitorio è ritenuto permettere un afflusso senza precedenti di informazioni alla coscienza.[15]
  • Espansione caotica della potenza Gamma (30-100+ Hz): Si osserva un aumento massiccio e diffuso dell'attività nella banda Gamma, associata all'integrazione cognitiva, alla sincronizzazione neurale su larga scala e alla coscienza fenomenica. Questa "tempesta Gamma" è altamente desincronizzata e complessa, riflettendo uno stato di iper-eccitabilità corticale caotica.[24]
  • Aumento dell'entropia spettrale: Le misure di complessità e imprevedibilità del segnale cerebrale (come l'entropia spettrale) aumentano drasticamente. Questo incremento del caos neurale organizzato correla positivamente con l'intensità e la profondità soggettiva dell'esperienza psichedelica riportata dai soggetti.[25]

Disintegrazione della Rete Neurale di Default (DMN)

La Rete Neurale di Default (DMN) è un network cerebrale chiave, attivo durante il riposo a mente vagante, fondamentale per il senso di sé autobiografico, la ruminazione e la proiezione mentale nel futuro.

Studi di fMRI condotti sotto l'influenza di psichedelici analoghi (LSD, psilocibina) e recentemente anche della DMT, mostrano una acuta disintegrazione dell'attività e della connettività funzionale all'interno della DMN.[26]

Questo collasso funzionale della DMN è considerato il principale correlato neurale della dissoluzione dell'ego (ego-death). La perdita dell'architettura neurale che sostiene il sé narrativo si traduce soggettivamente nella sensazione di trascendenza dei confini individuali e di fusione con un tutto più grande.[27]

Contemporaneamente, si osserva un aumento globale della connettività tra varie altre reti cerebrali normalmente segregate. Questa iper-connessione globale supporta l'esperienza soggettiva di "unità", "interconnessione" e il flusso libero di informazioni e associazioni tra aree cerebrali disparate.

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Ruolo nella ricerca contemporanea

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La DMT, in virtù del suo profilo d'azione ultra-rapido e dei suoi marcati effetti sulla plasticità cerebrale e sulle reti connettive del cervello, è oggetto di un rinnovato interesse nell'ambito della psicofarmacologia e della psichiatria sperimentale. La ricerca si focalizza sulla comprensione dei suoi meccanismi e sulla valutazione del suo potenziale terapeutico in condizioni psichiatriche resistenti ai trattamenti convenzionali.[28]

Potenziale terapeutico

La ricerca preclinica e clinica iniziale suggerisce che la DMT e i suoi precursori (come nell'ayahuasca) possano avere effetti benefici in diverse condizioni, principalmente attraverso un'azione di "reset" delle reti neurali patologicamente consolidate. Gli ambiti di indagine includono:

  • Disturbo depressivo maggiore (MDD) resistente: Studi osservazionali e clinici preliminari sull'ayahuasca e studi controllati con DMT inalata riportano riduzioni rapide e significative dei sintomi depressivi, con effetti che possono durare settimane o mesi dopo una singola sessione. L'ipotesi è che l'esperienza psichedelica faciliti un cambiamento di prospettiva e rompa i cicli di ruminazione negativa.[29]
  • Disturbo d'ansia, in particolare l'ansia esistenziale in pazienti con malattie terminali: L'esperienza di dissoluzione dell'ego e di connessione con qualcosa di più grande del sé può ridurre la paura della morte e migliorare il benessere psicologico.[30][31]

Modelli di somministrazione clinica

La brevità dell'azione della DMT è vista come un vantaggio per la ricerca e la potenziale applicazione clinica, permettendo sessioni terapeutiche intensive ma brevi. La scienza sta esplorando protocolli di somministrazione sempre più precisi e controllati:

Dosaggi

  • Somministrazione per via inalatoria (vaporizzata): È il metodo più comune negli studi contemporanei per la sua rapidità e relativa semplicità. Le dosi studiate per indurre uno stato psichedelico profondo (breakthrough) tipicamente vanno da 20 a 60 mg di DMT in forma base. La durata totale dell'esperienza è di circa 15-30 minuti, seguita da un rapido ritorno alla linea di base, che ne facilita l'integrazione in un setting terapeutico.[36]
  1. Fumando i cristalli tramite una pipa di vetro, bong o chiloom, trattenendo poi i vapori.
  2. Mischiando i cristalli in una comune erba fumabile da assumere tramite pipa, bong, chiloom o comune sigaretta.[37]
  3. Fumando una miscela infusa come la Changa, in cui estratti di piante contenenti DMT sono combinati con una miscela di varie erbe e vite contenenti I-MAO per ottenere una miscela con il 20-50% di DMT.
  4. Disciolto e inalato per vaporizzazione.[38]
  • Infusione endovenosa controllata: Questo modello, utilizzato in ricerca di base, permette un controllo farmacocinetico estremo. Un bolo iniziale rapido (es. 0.2-0.4 mg/kg) induce l'esperienza in pochi secondi. Un'infusione di mantenimento costante (es. 0.03 mg/kg/min) può poi prolungare lo stato per diversi minuti. Studi con infusioni prolungate (>30 min) dimostrano lo sviluppo di una marcata tolleranza acuta (tachifilassi), con effetti soggettivi che diminuiscono nonostante concentrazioni plasmatiche stabili o crescenti, suggerendo un rapido adattamento dei recettori.[39]
  • Iniezione intramuscolare: Viene talvolta utilizzata come via intermedia, offrendo un'esperienza più graduale rispetto al bolo endovenoso ma più controllata rispetto all'inalazione.
  • Somministrazione orale: Analisi sull'ayahuasca hanno stabilito che il dosaggio medio del MAO inibitore armina è di circa 0,1-0,12 grammi associato a 0,03-0,05 grammi di DMT. Altri esperimenti evincevano l'attività del composto con 0,1 grammi di Armalina idrocloridrico associati a 0,1 grammi di DMT.[40]
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Effetti psicologici e fenomenologia

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Gli effetti psicologici della DMT sono tra i più intensi e complessi tra le sostanze psichedeliche conosciute. A dosaggi sufficienti, produce una rapida e profonda alterazione dello stato di coscienza, spesso descritta come una dislocazione completa dalla realtà ordinaria verso una dimensione percettiva alternativa, iper-reale e strutturata.[41]

Stati non ordinari di coscienza

L'esperienza soggettiva, spesso denominata "viaggio" o "breakthrough" (svolto), ha un esordio rapidissimo (15-45 secondi per via inalatoria) e una durata tipica di 5-15 minuti, seguita da un periodo di rapido ritorno alla normalità e di integrazione. I suoi domini fenomenologici principali includono:[42]

  • Alterazioni visive complesse e geometriche: caratterizzate dalla percezione di pattern frattali, mandala, tunnel luminosi in vortice e architetture "alienee" o iper-dimensionali in continua trasformazione. Queste visioni sono spesso descritte come più reali e dettagliate della percezione ordinaria.
  • Dissoluzione dell'ego (Ego-Death o Ego-Dissolution): perdita transitoria ma completa del senso di sé come entità separata dall'ambiente. Questo stato è frequentemente associato a sentimenti di unità cosmica, interconnessione con tutti gli esseri e trascendenza dei confini individuali.
  • Incontro con entità autonome: uno degli aspetti più distintivi è la percezione vivida e interattiva di incontri con esseri intelligenti, spesso descritti come "esseri-macchina", "elfi", "guide", "dèi" o "presenze". I soggetti riferiscono comunicazioni telepatiche, trasmissione di conoscenza e una sensazione di incontro con un'"alterità" cosciente.[43]
  • Alterazione radicale del tempo e dello spazio: senso di eternità, dilatazione o compressione del tempo fino alla sua sospensione, e percezione di spazi multidimensionali o non-euclidei.
  • Senso di significato profondo, rivelazione e ineffabilità: forte convinzione di accedere a verità fondamentali sulla natura della realtà, accompagnata dalla difficoltà a descrivere l'esperienza con il linguaggio ordinario.

Fenomenologia neuropsicologica

Dal punto di vista della neuroscienza cognitiva, questi fenomeni sono interpretati come il risultato di una profonda ristrutturazione dell'elaborazione dell'informazione nel cervello.[44]

La soppressione dei filtri sensoriali e cognitivi ordinari (principalmente mediata dall'attivazione del recettore 5-HT2A) permette a un flusso amplificato di informazioni interocettive e subconsce di accedere alla coscienza.

La disintegrazione temporanea della Rete Neurale di Default (DMN), responsabile del senso di sé narrativo e del pensiero autoriferito, è direttamente correlata all'esperienza di dissoluzione dell'ego.[27]

L'iper-connessione tra regioni cerebrali che normalmente comunicano poco o nulla (ad esempio, aree visive con aree della memoria semantica o emotiva) può spiegare fenomeni come la sinestesia potenziata, l'accesso a contenuti archetipici dell'inconscio collettivo (nel senso junghiano) e il senso di "conoscenza assoluta" o rivelazione.

Le allucinazioni visive complesse sono viste come la percezione diretta dell'attività intrinseca, auto-organizzata e iper-sincrona della corteccia visiva, liberata dal vincolo di elaborare input esterni.

Fenomenologia soggettiva e resoconti esperienziali

Sono stati fatti degli esperimenti e degli studi sulla DMT da parte di un importante esponente della rivoluzione psichedelica: Terence McKenna. In molte interviste da lui rilasciate o in conferenze parla di un viaggio breve di 20-30 minuti che porta la mente in una dimensione di trascendenza quasi totale e sembra che esseri provenienti da altri mondi facciano comparsa nella nostra realtà parlando e interagendo con noi. McKenna parla di un suo viaggio ricorrente in cui delle palle da basket ingioiellate si autodribblano parlando in greco demotico. Pochissimi secondi dopo l'assunzione dei vapori si riscontrano i primi effetti: allucinazioni visive vivide, maggiore nitidezza e brillantezza dei colori, alterazione di ciò che l'utilizzatore vede e in generale di tutti gli organi di senso, presenza di un ronzio/fischio ad alte frequenze, ricorrente in tutte le esperienze. Dopo questo primo stato di "semi-coscienza" si passa a uno stato nel quale il corpo "dorme", caratterizzato dalla percezione / visione di figure geometriche perfette come un caleidoscopio nel quale si muovono dei frattali coloratissimi e fluorescenti. Questa fase potrebbe essere descritta da alcuni come «l'esperienza di divenire uno "spazio obiettivo" di almeno tre dimensioni nel quale oggetti non terrestri ed entità possono verificarsi e interagire con noi. Esperienza in apparenza estremamente energetica, rapida e confusa le prime volte». Nel giro di una decina di minuti le allucinazioni perdono vividezza, si ripassa alla fase di "semi-coscienza" per poi tornare nel giro di altri 10-20 minuti alla normalità.[37][45] Mc Kenna descrive alcune sue esperienze in questo modo:

«Un livello sonoro che diviene più denso e si materializza in piccole creature simili a gnomi fatti di un materiale simile all'ossidiana, emesso dal corpo, dalla bocca e dagli organi sessuali, per tutta la durata del suono. È effervescente, fosforescente e indescrivibile. Le metafore linguistiche diventano inutili, perché questa materia è al di là del linguaggio, non un linguaggio fatto di parole, un linguaggio che diviene le cose che descrive»

Fenomenologia ricorrente e interpretazioni neuroscientifiche

Lo studio delle esperienze psichedeliche indotte dalla DMT rivela una significativa uniformità nei resoconti fenomenologici tra individui di diverse culture e background. Questa ricorrenza di elementi esperienziali distintivi, osservata in contesti sia sperimentali che tradizionali (ad esempio con l'ayahuasca), costituisce un campo d'indagine per le neuroscienze e la psicologia cognitiva, che cercano di distinguere tra soggettività personale e possibili substrati neurali comuni.[41] La ricerca antropologica e storico-religiosa ha a lungo documentato la presenza di motivi ricorrenti e di simboli universali (come i mandala o i frattali) nelle espressioni artistiche e visionarie di culture disparate, fornendo un contesto culturale a queste similitudini.[46]

Elementi fenomenologici ricorrenti

Le ricerche che raccolgono e catalogano sistematicamente i resoconti soggettivi – un metodo simile a quello utilizzato nello studio delle esperienze ai confini della morte (NDE) – hanno identificato un insieme di temi frequenti e ben definiti:[47]

  • Alterazioni visive complesse e geometriche: percezione vivida di pattern frattali, mandala, tunnel luminosi vorticosi e architetture dinamiche "non euclidee". Questi pattern complessi, dalla geometria sacra all'arte islamica, appaiono come un linguaggio visivo universale dell'esperienza visionaria.[46]
  • Senso di dislocazione e incontro con entità: vivida sensazione di essere trasportati in una "dimensione" o "regno" separato e di interagire con presenze autonome, spesso descritte come intelligenti, benevole o didattiche ("entità", "guide", "esseri di luce").[41]
  • Dissoluzione dell'ego (Ego-Death): attenuazione o perdita temporanea del senso di sé come entità distinta, associata a sentimenti di unità cosmica e interconnessione con il tutto.[48]
  • Alterazione della percezione di spazio e tempo: senso di eternità, dilatazione o contrazione del tempo, e percezione di spazi multidimensionali o iperspaziali.
  • Senso di significato trascendente e ineffabilità: profonda convinzione di accedere a una verità fondamentale o a una realtà superiore ("illuminazione", "rivelazione"), accompagnata dalla difficoltà intrinseca di descriverla con il linguaggio ordinario.

Approcci esplicativi nella ricerca scientifica

La scienza adotta un approccio multidisciplinare per investigare queste similarità, considerando ipotesi che spaziano dalla neurobiologia alla psicologia cognitiva.

  1. Ipotesi neurobiologiche e neurochimiche[49]:
    1. L'azione della DMT sui recettori serotoninergici 5-HT2A e sigma-1 induce uno stato cerebrale caratterizzato da un'elevata connettività funzionale globale e da una ridotta attività e integrità della rete neurale di default (DMN).[26] Questo stato "iperconnesso" e "de-focalizzato" potrebbe costituire un terreno neurofisiologico comune.
    2. La marcata aumento della potenza nelle onde cerebrali Gamma, osservata in studi EEG/MEG, potrebbe riflettere un'iper-sincronizzazione dell'attività neuronale che genera pattern di percezione coerenti e complessi.[15]
  2. Ipotesi psicologiche e cognitive:
    1. L'esperienza può essere interpretata come l'accesso, in uno stato di coscienza non ordinario, a contenuti dell'inconscio collettivo (nel senso junqueano degli archetipi) o a strutture innate dell'elaborazione percettiva e simbolica della mente umana.[50]
    2. L'Iperconnettività cerebrale potrebbe permettere un "cross-wiring" tra aree cerebrali normalmente segregate (es. corteccia visiva, centri emotivi, aree del linguaggio), generando il vocabolario simbolico ricorrente delle esperienze.[26]
  3. Ipotesi basate sulla disintegrazione di filtri percettivi:
    1. L'esperienza potrebbe rivelare l'architettura di base dell'elaborazione neurale, normalmente nascosta da efficienti meccanismi di filtraggio sensoriale e cognitivo. In questa visione, le similarità rispecchierebbero strutture comuni dell'hardware biologico umano.[51]
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Stato legale

La DMT è classificata come sostanza controllata nella Tabella I della convenzione internazionale sulle sostanze psicotrope del 1971. Di conseguenza, in Italia è inserita nella Tabella I del Testo Unico sugli stupefacenti (DPR 309/1990), che ne vieta la produzione, il commercio e il possesso non autorizzati, equiparandola a sostanze come eroina e LSD[52]. Una deriva legislativa esiste per le preparazioni tradizionali a base di piante contenenti DMT, come l'ayahuasca, il cui status legale può variare e essere oggetto di interpretazioni giurisprudenziali.

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Altri cristalli di DMT
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Piante e funghi contenenti DMT[53]

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Acanthaceae

Agaricaceae

Aizoaceae

Poaceae

Leguminosae

Malpighiaceae

Myristicaceae

Ochnaceae

Polygonaceae

  • Erigonum sp. [DMT]

Rubiaceae

Rutaceae

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Filmografia

Note

Bibliografia

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

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