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L'arcidiocesi di Cesarea è una sede soppressa del patriarcato di Costantinopoli (in greco Ιερά Μητρόπολις Καισαρείας?, Iera Mitropolis Kaisareias) e una sede titolare del medesimo patriarcato e della Chiesa cattolica (in latino Archidioecesis Caesariensis in Cappadocia).
Cesarea di Cappadocia Sede arcivescovile titolare Archidioecesis Caesariensis in Cappadocia Patriarcato di Costantinopoli | |
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Mappa delle sedi metropolitane del patriarcato di Costantinopoli in Anatolia attorno al 1880 | |
Arcivescovo titolare | sede vacante |
Istituita | XV secolo |
Stato | Turchia |
Arcidiocesi soppressa di Cesarea di Cappadocia | |
Diocesi suffraganee | Terme, Nissa, Camuliana, Ciscisso |
Eretta | II secolo |
Soppressa | 1923 |
Dati dall'annuario pontificio | |
Sedi titolari cattoliche | |
Cesarea di Cappadocia, corrispondente alla città di Kayseri nell'odierna Turchia, è l'antica sede metropolitana della provincia romana della Cappadocia Prima nella diocesi civile del Ponto e nel patriarcato di Costantinopoli.
Il Vetus Martyrologium Romanum ricorda molti martiri e santi di Cesarea. Tra questi i vescovi Basilio Magno, Leonzio e Lucio, ed i martiri Dorotea, Giuliano, Sergio, Longino, Eupsichio, Poliucto, Vittore e Donato, Giacinto, Macrina, Giulitta, Teodoto, Ruffina e Ammiano. Molti di questi santi furono l'oggetto delle omelie di san Basilio Magno, il santo più conosciuto e più importante di Cesarea, dottore della Chiesa e padre del monachesimo orientale. Probabilmente il cristianesimo fece la sua apparizione nel territorio fin dai tempi apostolici, poiché san Pietro si rivolge agli abitanti della Cappadocia che hanno abbracciato la nuova fede nella prima lettera a lui attribuita (1 Pt 1,1).
In tutte le Notitiae Episcopatuum del patriarcato Cesarea occupa il secondo posto nella lista delle metropolie del patriarcato, immediatamente dopo la sede di Costantinopoli;[1] questo valse agli arcivescovi il titolo di protothronos, che era il titolo più importante dopo quello del patriarca costantinopolitano. Nella prima Notitia conosciuta, databile alla metà circa del VII secolo, sono attribuite a Cesarea 5 diocesi suffraganee: Basilicae Thermae, Nissa, Teodosiopoli di Armenia[2], Camuliana e Ciscisso.[3] La Notitia attribuita all'imperatore Leone VI e databile all'inizio X secolo, attribuisce a Cesarea 15 suffraganee; oltre alle cinque di tre secoli prima, vi sono le diocesi di Dasmendo[4], Evaissa, Severiade,[5] Ariaratia[6], Aipolia, Aragena, Sobeso, San Procopio, Zamando[7] e Sirica.[8] Molte di queste diocesi furono effimere e sparirono già nel secolo successivo; dopo l'arrivo dei Selgiuchidi il numero delle suffraganee diminuì drasticamente fino a scomparire del tutto nel XIV secolo.[9]
Sono oltre 110 gli arcivescovi noti di questa antica sede, che costituisce una delle più ricche liste episcopali in Oriente fra tutte quelle dell'antichità.
A causa della diminuzione della popolazione cristiana in Anatolia, nel XIV secolo i patriarchi affidarono ai metropoliti di Cesarea la cura delle metropolie di Sebastea, Eucaita, Iconio, Mocisso e Tiana rimaste senza pastore o spesso vacanti. In questo stesso periodo le sedi vicine a quelle di Cesarea furono annesse alla metropolia; è il caso, per esempio, di Nazianzo, annessa a Cesarea nel 1370.[10]
Nel XV e XVI secolo la sede visse un lungo momento di decadenza e probabilmente in questo periodo il titolo di metropolita fu assegnato a prelati non residenti. È il caso per esempio di Metrofane II (ante 1545 - post 1549), futuro patriarca di Costantinopoli, che pur essendo metropolita di Cesarea, visse a lungo a Venezia, dove era responsabile della locale comunità greco-ortodossa.[11]
La metropolia occupava la parte centrale dell'Anatolia e si estendeva su parte dei vilayet di Ankara, Adana, Konya e Sivas. Confinava a nord con le metropolie di Neocesarea e di Amasea, a est ancora con quella di Neocesarea, a sud con la metropolia di Adana del patriarcato di Antiochia, e a ovest con le metropolie di Iconio e Ancira.[11][9] Pur restando Cesarea la sede della metropolia, i metropoliti risiedevano nel monastero di San Giovanni Battista a Zincidere.[10]
All'inizio del XX secolo la metropolia contava all'incirca 40000 fedeli, con 90 preti, ripartiti in modo ineguale in una cinquantina di località, spesso molto distanti fra loro.[10]
L'arcidiocesi sopravvisse fino al 1923 quando, a causa del trattato di Losanna seguito alle guerre greco-turche, i greci dovettero abbandonare l'Anatolia per trasferirsi in Grecia.
Cesarea di Cappadocia è una sede arcivescovile titolare della Chiesa cattolica; la sede è vacante dal 5 marzo 1973. Nella seconda metà dell'Ottocento la sede è conosciuta anche con il nome di Caesariensis (in italiano: Cesarea del Ponto).
I vescovi di Cesarea di Cappadocia appaiono confusi con i vescovi delle altre sedi omonime (Arcidiocesi di Cesarea di Palestina, Diocesi di Cesarea di Bitinia, Diocesi di Cesarea di Mauritania, Diocesi di Cesarea di Numidia, Diocesi di Cesarea di Tessalia, Diocesi di Cesarea di Filippo), perché nelle fonti citate le cronotassi delle diverse sedi non sono distinte.
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