Nel 1908 si reca alla Hochschule di Berlino per seguire alcuni corsi, mentre a Parigi entra in contatto con gli ambienti culturali, incontrando Casella, Ravel e D'Annunzio.
Dal 1921 al 1924 insegna al conservatorio di Parma. I suoi interessi per la musica antica italiana culminano nell'edizione completa delle opere di Claudio Monteverdi (16 voll. Asolo 1926-1942). Si ritira quindi per la prima volta ad Asolo per dedicarsi esclusivamente alla composizione.
Il 24 marzo 1934 ha luogo la prima rappresentazione italiana, al Teatro dell'Opera di Roma, de "La favola del figlio cambiato", su testo di Luigi Pirandello, interpreti Florica Cristoforeanu e Alessio De Paolis, direttore d’orchestra Gino Marinuzzi: vi assiste Benito Mussolini, il quale si infuria per una scena che si svolge in una casa di tolleranza. Dopo questo episodio burrascoso, il regime fascista ne vieta ogni ripresa nei teatri italiani.
Gli anni Trenta e Quaranta vedono Malipiero imporsi come autore di opere liriche, che vengono rappresentate con una certa fortuna sia in Italia che all'estero.
Trascorre a Venezia il periodo dell'occupazione nazista in Italia (1943-1945) e, come direttore del Liceo musicale (poi Conservatorio) Benedetto Marcello, si adopera per trarre in salvo allievi e docenti dal reclutamento e dai campi di concentramento.
Nel 1949 ottiene la nomina a membro del National Institute of Arts and Letters di New York.
Nel 1952 si ritira nuovamente ad Asolo per dedicarsi alla composizione. Negli anni successivi è impegnato in commissioni di concorsi di composizione anche a livello internazionale; ad esempio coadiuva Nadia Boulanger ed altri artisti nella selezione delle partiture per l'inno olimpico, nel contesto di un concorso finanziato dal principe Pierre de Polignac.
Nel 1964 muore Anna Wright, la sua seconda moglie.
Il 12 giugno1965 all'Auditorium di Via della Conciliazione a Roma, assiste ad un concerto insieme con i compositori Darius Milhaud e Igor Stravinskij, su invito di Papa Paolo VI: i tre artisti rappresentano, in tale occasione, le fedi cattolica, ebraica ed ortodossa.[1]
L'8 dicembre dello stesso anno, in occasione della chiusura del Concilio Vaticano II, è tra i destinatari del "messaggio agli artisti" da parte di Paolo VI, congiuntamente a Jacques Maritain, Pierluigi Nervi e Giuseppe Ungaretti.
Si risposa per la terza volta nel 1967, con Giulietta Olivieri.
Chiude la sua ultradecennale attività di compositore nel dicembre 1971, con un breve Agnus Dei per soprano e organo.
Nel marzo del 1972 la SIAE lo omaggia con una targa d'oro per festeggiarne il 90º compleanno e la lunghissima attività artistica.[2]
La morte sopraggiunge il 1º agosto del 1973 all'ospedale Ca' Foncello di Treviso, dove era stato ricoverato per problemi cardiaci. Riposa ad Asolo, in una cripta nel giardino della sua villa, accanto alla terza moglie Giulietta Olivieri (1912-1996).
Opere principali della sua prima fase creativa sono: Sinfonia degli eroi (1905), Sinfonia del mare (1906), Sinfonie del silenzio e della morte (1908) e l'opera Canossa (composta nel 1911, rappresentata a Roma nel 1914).
Le Impressioni dal vero per orchestra (I-III 1910, IV-VI 1915, VII-IX 1922) mostrano un orientamento verso un'espressione più libera, analoga a quella che egli conobbe nelle opere di Debussy e Ravel, durante un suo lungo soggiorno a Parigi.
Malipiero è stato anche un ottimo prosatore, fine polemista, critico musicale, autore di raffinate memorie. Il suo epistolario, conservato con altri materiali d'archivio presso la Fondazione Giorgio Cini di Venezia, testimonia la sorprendente vastità dei suoi contatti nazionali ed internazionali, da Giovanni Comisso a Graham Greene, da Paola Masino ad Aurel Milloss e Luchino Visconti.
La sua produzione abbraccia i più diversi generi musicali, dalle sinfonie (undici numerate, oltre ad altre sei), ai concerti (sei per pianoforte, due per violino, uno per violoncello, uno per flauto, uno per trio con pianoforte), alla musica da camera, nella quale emergono gli stupendi otto quartetti per archi, che sono da annoverare tra le più insigni pagine del Novecento che siano state scritte per tale formazione, assieme a quelli di Béla Bartók e Dmitrij Šostakovič. Nel fittissimo corpus dell'opera di Malipiero spiccano anche gli otto Dialoghi, composti tra il 1955 e il 1957, destinati alle più differenti formazioni, dal semplice duo all'orchestra sinfonica con strumento solista.
Nella sua immensa produzione teatrale spiccano L'Orfeide (1925), che comprende le Sette Canzoni (1920 al Palais Garnier di Parigi come Sept chansons), il Torneo notturno (1931), I Capricci di Callot (1942), Le metamorfosi di Bonaventura (1966). Fu inoltre autore prolifico di musica corale e vocale da camera e di molti pezzi da camera per complessi diversi. In un catalogo così ampio, non mancano pagine di secondaria importanza.
Malipiero curò inoltre la pubblicazione dell'opera omnia di Claudio Monteverdi e contribuì alla valorizzazione dell'opera di Antonio Vivaldi, del quale, dal 1947, diresse l'edizione dell'opera omnia strumentale. Diede alle stampe libri sull'orchestra, sul teatro musicale, su Stravinskij e memorie.
Il linguaggio musicale di Malipiero è caratterizzato da un'estrema libertà formale; egli, infatti, ripudiò sempre la disciplina accademica della variazione a favore dell'espressione più anarchica e fantastica del canto, oltre a evitare fortemente il rischio di cadere nel descrittivismo della musica a programma. Fino alla metà degli anni cinquanta Malipiero rimase legato a una scrittura diatonica e ampia, rifacentesi allo strumentalismo italiano pre-ottocentesco e alla melopea gregoriana, per spostarsi progressivamente verso territori espressivamente più inquieti e tesi, che lo avvicinarono al totale cromatico, senza però che avvenisse in lui la conversione verso la pratica dodecafonica (i suddetti Dialoghi sono una testimonianza di tale sperimentazione). Più che abbandonare del tutto il proprio stile precedente, l'autore fu capace di reinventarlo in maniera personalissima e con grande spirito di aggiornamento. Non è difficile intravedere, in alcune pagine tarde, suggestioni provenienti dagli allievi Luigi Nono o Bruno Maderna.
Venere prigioniera (1955, Firenze1957) - commedia musicale in 2 atti, 1 intermezzo e 5 quadri, libretto del compositore - diretta nel Teatro della Pergola da Bruno Bartoletti con Fernando Corena
Armando Gentilucci, Guida all'ascolto della musica contemporanea, Milano, Feltrinelli, 1992, ISBN88-07-80595-2.
Daniele Di Virgilio, I quartetti per archi di Malipiero. Storia, poetica e percorsi d’analisi, Lucca/Torino, Libreria Musicale Italiana (LIM)/De Sono, 2023, ISBN9788855433365.