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Leonurus

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Leonurus
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Leonurus L., 1753 è un genere di piante angiosperme dicotiledoni appartenenti alla famiglia delle Lamiacee[1], dall'aspetto di piccole erbacee annuali o perenni dai tipici fiori labiati.

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Etimologia

Il nome del genere "Leonurus" deriva da due parole greche: "lewn" (= leone) e "oura" (= coda) che insieme significano "simile alla coda di un leone" (in riferimento alla pubescenza dell'infiorescenza delle specie di questo genere).[2][3][4]

Il nome è stato proposto da Linneo (1707 – 1778), nella pubblicazione Species Plantarum - 2: 584[5] del 1753.[6]

Descrizione

Riepilogo
Prospettiva
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Il portamento
Leonurus cardiaca
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Le foglie
Leonurus sibiricus
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Infiorescenza
Leonurus quinquelobatus
Thumb
I fiori
Leonurus japonicus

Queste piante possono superare di poco il metro di altezza. La forma biologica prevalente è emicriptofita scaposa (H scap), ossia in generale sono piante erbacee, a ciclo biologico perenne, con gemme svernanti al livello del suolo e protette dalla lettiera o dalla neve e sono dotate di un asse fiorale eretto e spesso privo di foglie. Sono presenti anche specie a ciclo biologico annuale. In maggioranza l'indumento di queste piante è peloso-biancastro per peli semplici (più raramente può essere anche glabro) ed hanno un odore sgradevole (specialmente i fiori) per la presenza di oli eterei.[7][8][9][10][11][12]

Radici

Le radici sono secondarie da rizoma. I rizomi sono brevi con portamento obliquo.

Fusto

La parte aerea del fusto è eretta, generalmente molto ramosa con cauli diritti anche duri. Il fusto ha una sezione quadrangolare a causa della presenza di fasci di collenchima posti nei quattro vertici, mentre le quattro facce sono concave.

Foglie

Le foglie lungo il fusto sono disposte in modo opposto e sono picciolate. Normalmente le forme della lamina sono palmato-lobate o profondamente seghettate. Quelle basali sono cuoriformi con bordi irregolarmente dentato-lobati; quelle superiori sono palmatosette; alcune sono più distintamente divise in 3 - 7 lobi con profonde incisioni acute (superano la metà della lamina); quelle della sommità sono quasi intere. La superficie è subglabra con colorazione scura sulla pagina adassiale, grigio-lanosa sulla pagina abassiale e in genere è un po' rugosa e solcata. Alcune sono decidue all'antesi.

Infiorescenza

L'infiorescenza di tipo tirsoide è portata in vari verticilli ascellari sovrapposti lungo il fusto e più o meno distanziati (spiga cimosa interrotta). Ogni verticillo è composto da più fiori sessili disposti circolarmente e poggianti su due grandi brattee fogliose (superanti di gran lunga l'infiorescenza) lievemente staccate dall'infiorescenza vera e propria ma comunque sub-sessili e acute. Le brattee del verticillo seguente sono disposte in modo alternato. Sono presenti anche delle bratteole di tipo setaceo, subulate e spinescenti.

Fiori

I fiori sono ermafroditi, zigomorfi (il calice è più o meno attinomorfo), tetraciclici (con i quattro verticilli fondamentali delle Angiosperme: calice– corollaandroceogineceo) e pentameri (calice e corolla sono formati da cinque elementi). Sono inoltre omogami (autofecondanti).

X, K (5), [C (2+3), A 2+2], G (2), supero, drupa, 4 nucole[8][10]
  • Calice: i cinque sepali del calice sono concresciuti (calice gamosepalo) in una forma tubulare-campanulata e a struttura piuttosto rigida. Il calice termina con cinque lunghi denti triangolari subulati e all'apice aristati, simili a setole spinose, divergenti (quelli superiori sono ripiegati verso l'alto o patenti) e più o meno uguali (la simmetria varia da più o meno attinomorfa a zigomorfa tendente ad un raggruppamento dei denti tipo 3/2). La superficie del calice è percorsa da alcune nervature (5 - 10) longitudinali. Il calice è persistente.
  • Corolla: i cinque petali sono quasi completamente fusi (corolla gamopetala) in un'unica corolla pubescente formata da un tubo obliquo terminante da due evidenti labbra molto sviluppate derivate da 4 lobi (la struttura è: 1/3). Il labbro superiore è a forma di cappuccio ben sviluppato; in questo modo protegge gli organi di riproduzione dalle intemperie e dal sole; inoltre si presenta lanoso. Il labello (il labbro inferiore) è anch'esso ben sviluppato e piegato verso il basso per fare da base di "atterraggio" agli insetti pronubi; è inoltre trilobo. Tutta la corolla supera di poco i denti del calice. Nella maggioranza delle specie le fauci internamente sono circondate da un anello di peli (caratteristica comune a molte "labiate" che ha lo scopo di impedire l'accesso ad insetti più piccoli e non adatti all'impollinazione). Il colore della corolla è rosso, roseo, raramente bianco.
  • Androceo: gli stami dell'Androceo sono quattro (didinami - due corti e due lunghi – quello mediano posteriore, il quinto stame, manca per aborto) e sono tutti fertili. Il paio posteriore è più breve, mentre l'altra copia è aderente al labbro superiore della corolla e in qualche caso sporge; tutti i filamenti sono paralleli tra di loro, sono pubescenti e sono adnati alla base della corolla. Le antere sono a deiscenza longitudinale; sono inoltre conniventi. Le teche sono poco distinte e sono divaricate. I granuli pollinici sono del tipo tricolpato o esacolpato.
  • Gineceo: l'ovario del gineceo è semi-infero (quasi supero) derivato da due carpelli (ovario "sincarpico"). Inoltre ogni carpello è diviso in due parti da una falso setto divisorio, e quindi l'ovario risulta composto da quattro parti (ossia quattro ovuli) con logge a forma ovata. La placentazione è assile. Gli ovuli hanno un tegumento e sono tenuinucellati (con la nocella, stadio primordiale dell'ovulo, ridotta a poche cellule).[13] Lo stilo è semplice ed è inserito tra i carpelli alla base dell'ovario (stilo “ginobasico”). Lo stimma è bifido con lobi subuguali o ineguali. Il nettare è nascosto sotto l'ovario.

Frutti

Il frutto è una nucula acheniforme (schizocarpo); più precisamente è una drupa (ossia una noce) con quattro semi (uno per ovulo derivato dai due carpelli divisi a metà). Questo frutto nel caso delle Lamiacee viene chiamato “clausa”. Le quattro parti in cui si divide il frutto principale, sono ancora dei frutti (parziali) ma monospermici (un solo seme) e privi di endosperma. La forma è trigona, troncata all'apice con superficie ricoperta da peli ghiandolari e di colore marrone. I frutti si trovano all'interno del calice persistente.

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Biologia

Riproduzione

Questa specie si riproduce per impollinazione tramite insetti: ditteri, imenotteri e più raramente lepidotteri (impollinazione entomogama).[14][15]

La dispersione dei semi avviene inizialmente a causa del vento (dispersione anemocora); una volta caduti a terra sono dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (mirmecoria).[16] Per questo scopo i semi hanno una appendice oleosa (elaiosoma), ricca di grassi, proteine e zuccheri, che attrae le formiche durante i loro spostamenti alla ricerca di cibo.[17]

Distribuzione e habitat

La distribuzione di questo genere è eurasiatica (dall'Europa al Giappone). Nell'America Boreale alcune specie si sono naturalizzate. L'habitat tipico sono i luoghi rocciosi, le foreste le aree disturbate (incolti, macerie e ruderi). È assente dalle zone artiche e desertiche.[4][11]

Solamente una specie di questo genere vive spontaneamente sull'arco alpino (versante italiano). La tabella seguente mette in evidenza alcuni dati relativi all'habitat, al substrato e alla distribuzione delle specie alpine.[18]

Ulteriori informazioni Specie, Comunitàvegetali ...
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Tassonomia

Riepilogo
Prospettiva

La famiglia delle Lamiacee comprende circa 220 generi e quasi 7000 specie[8][19].

Il genere Leonurus è il genere tipo della tribù Leonureae (sottofamiglia Lamioideae).[20]

Il numero cromosomico delle specie di questo genere varia da 2n = 18 a 2n = 20.[11]

Specie

Il genere Leonurus comprende le seguenti specie:[1]

  • Leonurus cardiaca L., 1753
  • Leonurus chaituroides C.Y.Wu & H.W.Li, 1985
  • Leonurus deminutus V.I.Krecz., 1949
  • Leonurus glaucescens Bunge, 1830
  • Leonurus incanus V.I.Krecz. & Kuprian., 1949
  • Leonurus japonicus Houtt., 1778
  • Leonurus kuprijanoviae Krestovsk., 1988
  • Leonurus macranthus Maxim., 1859
  • Leonurus mongolicus V.I.Krecz. & Kuprian., 1949
  • Leonurus nuristanicus Murata, 1958
  • Leonurus panzerioides Popov, 1954
  • Leonurus persicus Boiss., 1844
  • Leonurus pseudomacranthus Kitag., 1934
  • Leonurus pseudopanzerioides Krestovsk., 1988
  • Leonurus pubescens Benth., 1830
  • Leonurus quinquelobatus Gilib., 1793
  • Leonurus royleanus Benth., 1830
  • Leonurus sibiricus L., 1753
  • Leonurus tataricus L., 1753
  • Leonurus tibeticus Krestovsk., 1989
  • Leonurus turkestanicus V.I.Krecz. & Kuprian., 1949
  • Leonurus urticifolius C.Y.Wu & H.W.Li, 1977
  • Leonurus villosissimus C.Y.Wu & H.W.Li, 1977
  • Leonurus wutaishanicus C.Y.Wu & H.W.Li, 1965

Generi simili

Queste piante, quando non sono in fase di fioritura, possono facilmente essere scambiate per un'ortica (anche se i due generi appartengono a famiglie diverse: Urticaceae è la famiglia per le "ortiche" vere). Le specie di questo genere si distinguono soprattutto per la sezione del fusto: quadrata nelle piante della famiglia Lamiaceae, circolare nelle “ortiche” vere e proprie. Mentre le foglie sono molto simili: da qui il nome comune ("Falsa ortica"), di alcune specie della famiglia, derivato da credenze antiche (un dizionario del X secolo chiama queste piante "Ortica cieca"[4]) anche se naturalmente queste piante sono totalmente prive di peli urticanti e quindi non pungono (da qui un altro nome popolare per questo gruppo di specie: "Ortica morta", ossia "Urtica mortua" dal testo Ortus Sanitatis del XV secolo[4]).

Al di là di questa apparente somiglianza con le "ortiche vere", nell'ambito della famiglia delle Lamiacee, diversi sono i generi "vicini" (e quindi confondibili) a quello di questa voce. Qui sono elencati alcuni:[7]

  • Ballota L. - Cimiciotta (è una pianta perenne; il calice è allargato nella metà superiore; gli stami sono paralleli; l'ovario e gli acheni sono arrotondati all'apice; lo stilo termina con due lacinie uguali)
  • Galeopsis L. - Canapetta (è una pianta annua; le brattee dell'infiorescenza sono lesiniformi e pungono; la corolla è priva dell'anello interno di peli; il labbro inferiore ha due protuberanze)
  • Glechoma L. - Ellera terrestre (i fusti sono striscianti; la corolla è priva dell'anello interno di peli; il labbro inferiore della corolla è piano; le brattee dell'infiorescenza sono delle normali foglie)
  • Lamiastrum Fabr. - Ortica mora (sinonimo di Lamium)
  • Leonurus L. - Cardiaca (la lamina delle foglie è divisa in tre lobi acuti; i lobi laterali del labbro inferiore sono ben distinti)
  • Moluccella L. - Melissa (il calice è bilabiato con labbra spinescenti; il labbro superiore della corolla è ben sviluppato a forma di cappuccio)
  • Nepeta L. - Gattaia (i fusti sono eretti; la corolla è priva dell'anello interno di peli; il labbro inferiore della corolla è concavo; le brattee dell'infiorescenza sono diverse dalle foglie cauline)
  • Stachys L. - Betonica (le piante sono annue; la corolla è provvista dell'anello interno di peli; il labbro inferiore è privo di protuberanze)

Il genere più simile è Chaiturus (L.) Ehrh. ex Rchb., da poco separato dal genere di questa voce; si distingue soprattutto per l'assenza dell'anello interno di peli, per le foglie appena dentellate e per la corolla più piccola.

Filogenesi

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Cladogramma del genere

All'interno della tribù Leonurus occupa la posizione più interna.[21][22] In precedenza era incluso nella tribù Stachydeae.[4]

Il cladogramma a lato, tratto dallo studio citato[22] e semplificato, dimostra la struttura interna del genere con alcune sue specie.

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Usi

Riepilogo
Prospettiva
Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.

Farmacia

Anticamente la Cardiaca veniva usata come rimedio a palpitazioni, dolori mestruali, disturbi gastrici ed anche come cicatrizzante.[23]

L'analisi chimica delle sostanze contenute in questa pianta rivela la presenza (0,17 %) di un glucoside, di una saponina acida di un olio essenziale, di acido tannico, di resine varie, di grassi e altri acidi organici.

È possibile che il fitocomplesso della Cardiaca eserciti un’azione sedativa sul sistema nervoso centrale e vegetativo oltre che sull’apparato cardio-vascolare.

Un'altra pianta medicinale, usata soprattutto in Cina, è Leonurus sibiricus L., un'erba a ciclo biologico perenne della Siberia e della Manciuria che contiene un olio essenziale e una sostanza chimica chiamata "leonurina".[4]

Industria

Dalla pianta si può ricavare, mediante decotti, un colorante per tessuti di colore scuro verde-oliva.[4]

Cucina

I fiori sia freschi che secchi si usano come spezie aromatizzanti nelle zuppe di lenticchie o di piselli. A volte sono usati anche nella produzione della birra o per fare del tè.[24]

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Note

Bibliografia

Altri progetti

Collegamenti esterni

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