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istituzione culturale finalizzata all'autoeducazione universale e permanente di tutte le singole persone di una collettività Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Una biblioteca è un luogo, fisico o virtuale, finalizzato alla raccolta e alla conservazione di risorse informative fisiche, come libri, riviste, quotidiani, CD, DVD, o digitali, come ebook, basi di dati, riviste elettroniche.
Si considerano biblioteche tanto le raccolte costituite per uso personale quanto quelle costituite da enti privati e pubblici. Queste ultime, in base alla legge italiana, forniscono un servizio pubblico essenziale[1].
La biblioteconomia considera parte del "sistema biblioteca" anche i servizi di informazione al pubblico (tipicamente la ricerca bibliografica e l'istruzione all'uso delle raccolte e dei servizi) e, in quanto funzionali alla conservazione e fruizione del patrimonio documentale, anche le attività di gestione della biblioteca purché specifiche (non considera tali, pertanto, le generiche attività amministrative e gestionali se indistinguibili da quelle dell'ente proprietario della biblioteca).
La parola deriva dal greco βιβλιοθήκη, o βυβλιοθήκη[2], composto di βιβλίον (biblíon, "libro", "opera") e θήκη (thḗkē, "scrigno", "ripostiglio").
Il termine βιβλίον (biblíon) differisce da βίβλος (bíblos). Βίβλος era il nome dato alla corteccia interna del papiro (βύβλος, býblos), e visto che questo materiale era usato come supporto per la scrittura, in epoca attica la parola βίβλος divenne, per estensione, sinonimo di "libro". Anche Βιβλίον nasce come identificativo della "carta" o della "lettera" su cui si scrive, ma presto tende a diventare sinonimo non solo di "libro scritto", bensì di "opera letteraria", di vero e proprio contenuto di cui il libro è mero contenitore.
È attestata la voce βιβλιοφυλάκιον (bibliofylákion) con il significato di "deposito di libri", "archivio di libri". Dione Crisostomo, nel I secolo d.C., associa alla stessa parola βιβλίον il valore di "biblioteca".
In inglese si usa la parola library derivata dal latino liber, libro.
L'esistenza di biblioteche nelle città-stato del Vicino Oriente antico è documentata da numerose testimonianze e reperti archeologici. Si tratta in effetti di collezioni di tavolette d'argilla di contenuto vario: per buona parte queste raccolte sono piuttosto degli archivi dal momento che conservano la contabilità dei magazzini regi, testi di legge, atti amministrativi, sentenze giudiziarie, corrispondenza diplomatica. Solo alcuni testi contenuti in queste raccolte possono essere considerati veri e propri libri.
Le più antiche raccolte di tavolette pervenute sono quelle di Ebla (circa 17 000 tavolette) e Lagash (ca 30 000), risalenti alla seconda metà del III millennio a.C..
Al II millennio a.C. risalgono le collezioni di tavolette scoperte a Nippur (ca 30 000), Mari (più di 25 000 tavolette), Ḫattuša, (oltre 30 000), e Ugarit.
A Ninive gli archeologi hanno rinvenuto in una parte del palazzo reale di Assurbanipal 22 000 tavolette d'argilla, corrispondenti alla biblioteca e agli archivi del palazzo del VII secolo a.C.. In questa biblioteca sono state trovate le versioni integrali dei poemi mesopotamici, su cui si basano le odierne edizioni.
Abbiamo notizia di una biblioteca pubblica nell'Atene classica, fondata intorno al 550 a.C. da Pisistrato. Tale informazione è tuttavia contestata dagli studiosi[5][6]. Più certa è l'esistenza della raccolta privata del Peripato, spesso chiamata "biblioteca di Aristotele", ma anche su di essa le notizie non sono concordanti[5].
La più celebre biblioteca dell'antichità è senza dubbio la Biblioteca di Alessandria, in Egitto, creata nel III secolo a.C.: aveva circa 49 000 volumi al tempo di Callimaco e 700 000 al tempo di Giulio Cesare. Le vicende riguardanti il presunto incendio della biblioteca di Alessandria nel 47 a.C. e quello a opera del califfo Omar rimangono dubbie: probabilmente la Biblioteca decadde già durante l'Impero Romano[5]. L'altra grande biblioteca dell'età ellenistica era quella di Pergamo, fondata da Eumene II con un patrimonio di 200 000 volumi. La biblioteca di Alessandria e quella di Pergamo furono istituzioni rivali per secoli. Oltre a esse vi erano biblioteche di media rilevanza come quelle attestate ad Atene, Rodi e Antiochia.
Anche a Roma esistevano grandi biblioteche, inizialmente private, come quelle famose di Attico e di Lucullo. La prima biblioteca pubblica fu quella istituita sull'Aventino da Asinio Pollione nel 39 a.C. Successivamente, in età augustea, furono fondate quelle presso il Portico di Ottavia vicino al Teatro di Marcello e quella nel Tempio di Apollo Palatino. Traiano fondò la Biblioteca Ulpia presso il foro che portava il suo nome.[7] Altre biblioteche furono fondate e come effetto di ciò, durante il periodo imperiale, il numero delle biblioteche pubbliche a Roma passò dalle 3 del I secolo alle 28 attestate nel 377.
In altre città dell'Impero furono fondate biblioteche provinciali, come la biblioteca di Celso a Efeso; due biblioteche furono fondate ad Atene, una a Cartagine. Inoltre continuavano a esistere le biblioteche di Alessandria e Pergamo.
Con l'affermarsi del Cristianesimo nella Tarda Antichità vennero fondate biblioteche specificamente dedicate alla letteratura cristiana, fra le quali la più importante[5] fu quella del Didaskalaeion di Cesarea, fondata nel III secolo e probabilmente chiusa con la conquista araba della città nel 638.[8]
La crisi che pervase il mondo occidentale dopo la caduta dell'impero romano interessò anche le biblioteche. La prima testimonianza medievale di una nuova biblioteca riguarda quella creata nel 550 da Cassiodoro nel Vivarium di Squillace in Calabria.
Nel Mediterraneo orientale, invece, le biblioteche continuavano a fiorire, innanzitutto la Biblioteca Imperiale o Palatina di Costantinopoli, fondata nel 357 da Costante II[9]. Poi vi erano le biblioteche patriarcali, specializzate in testi cristiani, e anche in questo ambito quella di Costantinopoli era la più importante. Infine c'erano le biblioteche monastiche, le più importanti delle quali sono quelle del monastero di Santa Caterina del Monte Sinai e quelle dei monasteri del Monte Athos. Queste biblioteche monastiche sono sopravvissute fino al ventunesimo secolo e costituiscono un'importante fonte per la conoscenza delle Sacre Scritture.
Nel mondo islamico, il califfo abbaside al-Maʾmūn fondò nel IX secolo a Baghdad la Bayt al-Ḥikma ("Casa della sapienza"), la cui biblioteca raggiunse, al momento della sua massima acme, la cifra sbalorditiva per l'epoca di quasi mezzo milione di volumi.
Nel secolo successivo, i califfi omayyadi di Cordova - e nella fattispecie al-Ḥakam II - raccolsero nel loro palazzo una biblioteca di circa 400 000 volumi: lo stesso numero della biblioteca della biblioteca dal governatore di Almería.[10] Nel 1005 il califfo fatimide al-Ḥākim fondò al Cairo la Dār al-Ḥikma ("Casa della conoscenza"), di ispirazione ismailita, che contava almeno 600 000 volumi.[11]
Ogni città del Maghreb e del Mashreq aveva una sua biblioteca, più o meno fornita, arricchita dalla munificenza dei regnanti e da donazioni eseguite nello spirito che animava e regolamentava le fondazioni pie e che condusse anche all'istituzione di numerosissime scuole finalizzate all'insegnamento della lettura[12] e della scrittura. Assai consistenti erano per esempio le biblioteche istituite a Baghdad dal sovrano buwayhide ʿAḍud al-Dawla e a Tashkent (allora al-Shash) dal Sultano samanide Nūḥ b. Manṣūr. Di minore, ma non per questo trascurabile, rilevanza era la biblioteca yemenita dei Rasulidi che, nel XIII secolo poteva annoverare circa 100 000 volumi manoscritti.[13] mentre in Iraq la biblioteca Ḥaydariyya nella moschea principale di Najaf aveva da 40 000 a 400 000 libri.[14] e ad Amad (Diyarbakir), la cifra raggiungeva nel 1183 lo strabiliante numero di 1 040 000 manoscritti.[15]
La formazione di grandi raccolte librarie riprese in Occidente a partire dalla fine del VI e VII secolo con la fondazione dei monasteri reali e poi imperiali da parte dei monaci di scuola irlandese, che avevano introdotto le biblioteche con i codici di pergamena, presso i Franchi ed in Italia presso i Longobardi grazie alla propulsione evangelizzatrice dell'abate irlandese san Colombano, ed in seguito con la rinascita carolingia (VIII-IX secolo) si diffusero grazie soprattutto all'espansione dei monasteri benedettini.
I monaci impiegavano molto del loro tempo negli scriptoria, laboratori di copiatura dei manoscritti associati alle biblioteche monastiche ed alle scuole monastiche e laiche. Tra le raccolte librarie più importanti per l'epoca sono da menzionare quella dell'Abbazia di San Gallo attiva fin dalla fondazione all'inizio del VII secolo, dell'Abbazia di Montecassino attiva a partire dalla metà dell'VIII secolo e quella dell'Abbazia di Cîteaux dall'XI secolo. Questo lavoro ha permesso la trasmissione di opere antiche che altrimenti si sarebbero irrimediabilmente perse.
Dall'XI secolo la costituzione di scuole collegate ai vescovati diede un forte impulso alla creazione di biblioteche capitolari, come quelle di Lucca e di Verona. Un altro incremento delle biblioteche si ebbe dal XII secolo con l'organizzazione delle prime università, per esempio a Bologna e a Parigi, con la costituzione delle prime biblioteche adibite allo studio.
La diffusione dei libri miniati fu uno stimolo notevole alla creazione di raccolte librarie presso le corti europee, come la biblioteca di Luigi IX.
Il Rinascimento fu l'epoca determinante per la nascita delle biblioteche in senso moderno. Un importante impulso a tale cambiamento fu dato dallo spirito umanistico che, patrocinato dai vari signori rinascimentali, fece nascere le prime biblioteche "laiche", come quella Viscontea-Sforzesca (originariamente conservata nel castello di Pavia e portata in Francia da Luigi XII nel 1500[16]), la Malatestiana di Cesena, la Estense a Ferrara (poi trasferita a Modena), la Gonzaghesca a Mantova, la Laurenziana di Firenze, la Marciana di Venezia. Il fenomeno coinvolge anche alcuni centri, demograficamente più piccoli, ma culturalmente assai vivaci: nel 1468, ad esempio, il comune di Sansepolcro ipotizza la creazione di una biblioteca pubblica, senza però riuscirci forse per problemi economici.
Accanto alle biblioteche "laiche" si svilupparono anche biblioteche ecclesiastiche. La più importante di esse è certamente la Biblioteca Apostolica Vaticana, fondata da papa Sisto IV nel 1475. Anche la Marciana nacque da una raccolta ecclesiastica, quella del Cardinal Bessarione. Infine, il Cardinal Federico Borromeo fondò la Biblioteca Ambrosiana di Milano.
Determinante per la nascita di grandi biblioteche fu l'invenzione della stampa, che verso la fine del XV secolo moltiplicò il numero e la disponibilità dei volumi, in quanto ridusse il costo della produzione libraria.[17] Il maggior pregio delle biblioteche rinascimentali rimane, tuttavia, il numero e l'importanza dei manoscritti di opere greche, latine e paleocristiane, che esse conservano.
Fuori d'Italia le più importanti biblioteche rinascimentali furono la Biblioteca Palatina di Heidelberg e la Biblioteca Corviniana di Budapest, poi smembrate.
Nel XVI secolo la diffusione delle prime case editrici, soprattutto a Venezia, ad Amsterdam, a Lione, a Lipsia, favorì la circolazione degli esemplari delle opere in tutta Europa e quindi la loro raccolta nelle biblioteche.
Nella prima metà del Seicento si assiste alla nascita delle prime grandi biblioteche pubbliche, come la Biblioteca Angelica di Roma, la Biblioteca Ambrosiana di Milano, la Biblioteca Bodleiana di Oxford e quella della Università di Cambridge.
Vi erano poi importanti collezioni private di personaggi famosi, come Mazzarino e Richelieu, alla morte dei quali le raccolte confluivano nelle biblioteche pubbliche.
A partire dal 1660 si svilupparono le grandi biblioteche nazionali delle monarchie europee, come la Staatsbibliothek zu Berlin (1661), la Biblioteca nazionale di Francia di Parigi (1692), la Biblioteca Nazionale Austriaca di Vienna (1722), la British Museum Library di Londra (1753) e la Biblioteca Nazionale Russa di San Pietroburgo (1795).
Lo sviluppo delle biblioteche si intensifica verso la fine del XVIII secolo e per tutto il XIX secolo, anche per il trasferimento delle collezioni private nelle strutture pubbliche.
Nel 1800 viene fondata la Library of Congress di Washington.
Ma è a partire dal XX secolo, con la nascita della scienza biblioteconomica, che le biblioteche conoscono una radicale trasformazione, dovuta da una parte al miglioramento dei cataloghi, alla Classificazione della Library of Congress diffusa in tutti gli Stati Uniti, e all'impulso alla classificazione delle opere, grazie ai contributi di Melvil Dewey (vedi Classificazione decimale Dewey) e di Eugène Morel, e dall'altra alla spinta data alla formazione professionale dei bibliotecari, accompagnata da una più intensa cooperazione tra le biblioteche. In questo periodo si assiste anche alla diversificazione delle attività bibliotecarie, mediante l'organizzazione di mostre, incontri di lettura e conferenze e il miglioramento dei servizi offerti agli utenti.
Lo sviluppo delle biblioteche pubbliche si intensifica in Italia a partire dagli anni 1970, in relazione alla legge n.382/1975 sull'ordinamento delle Regioni che, in attuazione dell'articolo 117 della Costituzione, trasferiva alle Regioni le competenze sulle biblioteche di ente locale e sullo sviluppo della scuola dell'obbligo e della scolarizzazione.
Dagli anni 1980 si assiste a un crescente sviluppo dell'utilizzo del computer per l'informatizzazione dei cataloghi e per la gestione del prestito; oltre ai software gestiti su mainframe la diffusione dei pc favorisce l'automazione di piccole biblioteche[18]. Con lo sviluppo di Internet alla fine degli anni 1990, il servizio si estende anche alla messa a disposizione degli utenti di selezioni tematiche di siti web di qualità e a molte iniziative di alfabetizzazione su Internet per gli utenti. E successivamente all'avvento della biblioteca digitale.
In Italia il Codice dei beni culturali del 2004, all'articolo 101, definisce: "«biblioteca», una struttura permanente che raccoglie e conserva un insieme organizzato di libri, materiali e informazioni, comunque editi o pubblicati su qualunque supporto, e ne assicura la consultazione al fine di promuovere la lettura e lo studio;".
Sui ritardi nell'applicazione della normativa per la promozione e la valorizzazione dei Libro-bene-culturale, e sul conseguente difficile accesso al nostro patrimonio librario "conservato" nelle biblioteche pubbliche antiche o di qualsiasi altro "tipo", vedi la raccolta ragionata di brani "fruizione negata"[19].
Con il termine "letteratura grigia" si intende tutto il materiale ritenuto effimero ed escluso dalla catalogazione OPAC, e dalla presenza stessa in biblioteca: rapporti, tesi, opuscoli divulgativi, giornali cosiddetti house organ di una qualche comunità (scolastici, sindacali, di partito, aziendali, ecclesiali), a volte particolarmente curati nella veste grafica e importanti fonti primarie storiche e informative.
I record bibliografici sono tradizionalmente pubblici e non coperti dal diritto d'autore.
Le biblioteche mobili o itineranti hanno il compito di diffondere la cultura attraverso mezzi di trasporto quali autobus, motocarri, asini e cammelli in zone remote o in comunità estranee alla vita cittadina.
Nel 2001 Ron Hornbaker, prendendo spunto dal sito "Where's George?" - Official Currency Tracking Project[20], che tracciava il percorso delle banconote attraverso il loro numero di serie, crea un sistema simile in grado di segnalare il percorso intrapreso da quei libri lasciati in giro dai lettori dando vita al fenomeno del bookcrossing. Questo fenomeno, che ha preso sempre più piede sia in Italia che nel resto del Mondo, però, implica delle tempistiche di scambio completamente diverse rispetto a quelle di prestito in una biblioteca pubblica dal momento che variano da lettore in lettore[21].
Qualche anno più tardi, in Spagna il sistema bibliotecario ha cercato di avvicinarsi il più possibile ai lettori creando, in alcune città, grazie al Piano Regionale della Promozione sulla Lettura la Bibliomètro. Sviluppata a Madrid nel 2005 la Bibliometro consiste in un grande distributore di libri collocato all'interno di alcune stazioni metropolitane della città spagnola e ha come obiettivo quello di migliorare e consolidare l'abitudine alla lettura continuando a sfruttare i principi dei servizi di libertà e di gratuità per tutti i cittadini di cui la biblioteca pubblica dispone[22]. La collezione dei materiali viene rinnovata ogni anno a seconda delle scelte dei lettori e dal rendimento del catalogo[22]. Il prestito dei libri è di 15 giorni e può essere rinnovato per altri 15 utilizzando le tessere della rete bibliotecaria della Comunità di Madrid[23].
Qualche anno più tardi si è pensato di ricreare le biblioteche negli spazi comuni degli edifici residenziali da parte dei condòmini e, infatti, prendono il nome di biblioteche condominiali. Si tratta di biblioteche che vogliono rimanere legate al loro ambito condominiale, ma preferiscono aprirsi a un pubblico più ampio che coinvolga il vicinato o l'intero quartiere. Nonostante sia un fenomeno poco conosciuto ha avuto modo di diffondersi, oltre che in Italia, anche in Spagna e negli Stati Uniti d'America. In quest'ultimo caso le biblioteche condominiali sono state inserite all'interno di spazio di lusso molto curati, in cui la biblioteca è concepita come un rifugio e le cui collezioni si arricchiscono grazie al contributo dei residenti, al book club mensile e ad altre attività dedicate ai più grandi e ai più piccoli[24]. In Spagna vengono chiamate bibliotecas vecinales o biblioteche di quartiere proprio perché sono accessibili quasi esclusivamente alle persone che abitano nella stessa zona e sono create da Associazioni di quartiere che cercano di migliorare la qualità di vita dei concittadini[24]. In Italia, invece, si sono create quasi per caso a partire dal 2014 sia grazie alla collaborazione dei condòmini che hanno regalato libri doppi, non graditi e già letti come è avvenuto a Roma con la biblioteca "Al cortile" fondata da Loredana Grassi[25] sia in seguito al ritrovamento di alcuni libri nel cassonetto della spazzatura come è accaduto a Milano in Via Rembrandt 12 ideata dal signor Mario Mura e dal signor Roberto Chiappella e sistemata all'interno della portineria ormai in disuso[24]. La biblioteca condominiale di Milano è compresa a tutti gli effetti tra i servizi del Sistema Bibliotecario Milanese insieme a molte altre realtà nate negli anni successivi[26].
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