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Sovrani d'Italia
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Questa pagina contiene l'elenco cronologico dei sovrani d'Italia a partire dalla caduta dell'Impero romano d'Occidente, avvenuta nel 476.
Sono inclusi nell'elenco i sovrani che hanno regnato sulle seguenti entità statuali:
- il Regno di Odoacre, fondato dal capo germanico sui territori dell'antica Diocesi Italiciana e dissoltosi con la sua morte;
- il Regno degli Ostrogoti, stabilito dal re Teodorico dopo la sua vittoria su Odoacre e annesso all'Impero romano d'oriente in seguito alla guerra greco-gotica;
- il Regno dei Longobardi, tra il VI e l'VIII secolo, comprendente la Langobardia Maior e la Langobardia Minor;
- il Regno d'Italia medievale, nuova entità statale nata dopo la fine del Regno dei Longobardi nell'Italia centro-settentrionale, conquistato per mano dei Franchi di Carlo Magno, e direttamente integrato nel Sacro Romano Impero all'inizio dell'XI secolo;
- il Regno d'Italia napoleonico, istituito nell'Italia settentrionale da Napoleone Bonaparte nel 1805 e soppresso nel 1814;
- il Regno d'Italia sabaudo, nato in seguito alle vicende del Risorgimento e diventato Repubblica dopo il referendum istituzionale del 2 giugno 1946.
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Titoli utilizzati
- Re dei Goti – Rex Gothorum: attribuito dal cronista Marcellino ad Odoacre, che però non lo utilizzò mai ufficialmente;[1] impiegato dai sovrani ostrogoti.
- Re dei Longobardi – Rex Langobardorum o Rex gentis Langobardorum:[2] utilizzato dai sovrani longobardi e mantenuto inizialmente anche da Carlo Magno e dai suoi successori carolingi.[3]
- Re d'Italia – Rex Italiae: attribuito da Vittore di Vita ad Odoacre, che però non lo utilizzò mai ufficialmente;[1] utilizzato da cronisti e annalisti in riferimento ai sovrani del Regnum Italiae a cominciare dall'età carolingia;[4] impiegato negli atti ufficiali di Napoleone e dei Savoia.
- Re degli Italici – Rex Italicorum: attestato nel X secolo, sul finire dell'epoca della cosiddetta Anarchia Feudale, e usato almeno da Ottone I di Sassonia.[5]
- Re dei Romani - Rex Romanorum: titolo dei sovrani del Sacro Romano Impero dopo l'elezione a imperatore ma prima dell'incoronazione da parte del papa. Era generalmente utilizzato in abbinamento al titolo di Re d'Italia ed era connesso all'affermazione del concetto della personalità del diritto: con esso l'imperatore germanico confermava la propria sovranità anche sui sudditi della natione latina, i "Romani", che continuavano ad applicare il diritto romano a differenza degli altri sudditi germanici
- Re (senza ulteriori specificazioni) – Rex: utilizzato da Odoacre nei suoi documenti ufficiali;[1] impiegato dalle cancellerie dei sovrani del Regnum Italiae medievale.[6]
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Regni romano-germanici
Riepilogo
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Patrizio della Diocesi Italiana (476–493)
Dopo aver deposto Romolo Augusto, ultimo imperatore romano d'Occidente, Odoacre fu riconosciuto dall'imperatore d'oriente Zenone e autorizzato a governare la Diocesi d'Italia come suo vicario con il rango di Patrizio.
Non è chiaro con quale titolo Odoacre regnasse: proclamato re dalle sue truppe germaniche, viene definito da Giordane "Re dei Turcilingi" e altrove "Re degli Eruli" e "Sovrano dei Goti e dei Romani" (Gothorum Romanorumque regnator), da Marcellino "Re dei Goti" e da Vittore di Vita "Re d'Italia", una moltitudine di denominazioni che lo stesso Giordane riassume nell'espressione "Re delle Genti" (rex gentium). Le monete da lui coniate riportano soltanto il nome (Flavius Odovacar), mentre il suo unico documento sopravvissuto lo definisce semplicemente Rex, senza alcuna determinazione etnica o geografica.[1]
Re degli Ostrogoti (493–553)
Nel 493, il capo ostrogoto Teodorico sconfisse Odoacre, e diede inizio a una nuova dinastia. Il dominio ostrogoto finì nel 553 con la morte di Teia, quando l'Italia fu portata sotto il diretto controllo dell'Impero romano d'oriente.
Restaurazione imperiale (553–568)
Dopo la morte di Teia, l'Italia divenne parte dell'Impero romano d'oriente sotto Giustiniano I (r. 527-565). Alla sua morte gli successe il nipote Giustino II (r. 565-578): durante il suo regno l'Italia fu in gran parte conquistata dai Longobardi.
Re dei Longobardi (568–774)
Dopo 15 anni di dominio bizantino, nel 568 Alboino condusse i Longobardi in Italia e ricostituì un regno germanico.
Per i successivi due secoli, i Longobardi lottarono con i Bizantini per la supremazia nella penisola stabilendo la loro autorità su parecchie zone, arrivando infine a controllare la quasi totalità dell'Italia continentale (con l'esclusione di Venezia, Roma, Napoli e le estremità meridionali di Puglia e Calabria). Il dominio longobardo durò fino alla discesa in Italia di Carlo Magno (774).
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Regnum Italiae
Riepilogo
Prospettiva
Il Regnum Italiae come parte dell'Impero carolingio
Nel 774 i Longobardi furono sconfitti dai Franchi condotti da Carlo Magno e il loro re Desiderio deposto. Carlo assunse il titolo di re dei Longobardi e il regno sopravvisse come parte del dominio dei Franchi, anche se come entità separata. A partire da Lotario I, la denominazione di Regnum Langobardorum viene affiancata sempre più spesso da quelle di Regnum Italiae (già sporadicamente usata sotto Carlo), Regnum Italicum e Regnum Italicorum, che finirono per sostituirla progressivamente. Con la sola eccezione di Ludovico il Pio (designato imperatore dal padre e incoronato quando il Regno dei Longobardi era ancora sotto Bernardo) riuscirono a ottenere il titolo imperiale e a farsi incoronare tali solo quei sovrani nei cui domini era compresa anche l'Italia, poiché il suo controllo era essenziale per garantire la protezione sulla Chiesa di Roma. L'incoronazione avveniva solitamente a Pavia, l'antica capitale longobarda. L'incoronazione imperiale, invece, avveniva successivamente a Roma.
Carolingi (774–888)
Sovrani post-carolingi (888–962)
Tra l'888 e il 962, per un certo periodo il trono d'Italia continuò a essere collegato al titolo di imperatore dei Romani; vale a dire che diversi sovrani si contendevano in contemporanea il Regnum Italiae, poiché il suo controllo consentiva l'accesso anche il titolo imperiale (cosa che però non riuscì a nessuno in seguito alla morte di Berengario I e fino alla discesa di Ottone I).
Regnum Italiae come parte del Sacro Romano Impero
Dal 963 il Regnum Italiae fu governato (ad eccezione della parentesi di regno dell'anscarico Arduino d'Ivrea) dai re dei Franchi Orientali, ovvero della parte orientale del vecchio impero carolingio, area corrispondente all'attuale Germania, i quali riuscirono anche ad assicurarsi il titolo imperiale romano associato al dominio sull'Italia. Per secoli i sovrani tedeschi organizzarono spedizioni in Italia allo scopo di recarsi a Roma per ricevere dal papa la corona imperiale, e talvolta decisero di cingere anche la corona italiana, perlopiù a Milano. Tuttavia, dal 1508, con l'assenso papale, Massimiliano I d'Asburgo iniziò a fregiarsi del titolo imperiale nonostante non fosse stato ancora incoronato né re d'Italia né imperatore; suo nipote Carlo V fu l'ultimo imperatore ad essere incoronato anche re d'Italia.[7]
Il potere effettivo dei sovrani sul regno cominciò a declinare a partire dal XII secolo, per ridursi sempre più nei secoli successivi a un dominio puramente formale. Con l'età moderna (secoli XVI-XVIII) il Regnum Italicum cessò di esistere anche dal punto di vista formale (anche se non fu mai ufficialmente soppresso). Nel 1806, in seguito alla vittoria di Napoleone Bonaparte contro la Terza coalizione, l'Impero fu sciolto con la pace di Presburgo. Per questo periodo storico i titoli di Re dei Franchi Orientali e Re dei Romani e, anche se tecnicamente errato, Re di Germania sono equivalenti.
Nell'elenco che segue sono considerati re d'Italia solo quegli imperatori (o, se non incoronati tali, re dei Romani) che furono incoronati anche re d'Italia, o che (anche se non incoronati) ebbero un qualche potere effettivo sul regno e che effettuarono una Italienzug (spedizione in Italia) per l'incoronazione imperiale. Per tale motivo gli imperatori successivi a Carlo V non vengono più considerati re d'Italia, anche se il Regnum non fu mai ufficialmente soppresso.
Ottoni di Sassonia (962–1024)
Dinastie successive (1024-1556)
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Regno d'Italia napoleonico
Riepilogo
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Il 17 marzo 1805 la Repubblica Italiana, un'entità statuale costituita in varie forme nell'Italia settentrionale negli anni precedenti, fu elevata a Regno. L'imperatore dei Francesi Napoleone I, suo presidente dal 1802, mantenne la carica di capo di Stato e fu incoronato re con la Corona ferrea nel Duomo di Milano il 26 maggio 1805. Il Regno d'Italia napoleonico fu soppresso ufficialmente dagli austriaci a seguito della convenzione di Mantova del 23 aprile 1814 e il suo territorio, alquanto rimpicciolito, andrà a costituire il 7 aprile 1815 il Regno Lombardo-Veneto, parte dell'Impero austriaco.
Bonaparte (1805–1814)
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Regno d'Italia sabaudo
Riepilogo
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Il 17 marzo 1861 il Regno di Sardegna (notevolmente ingrandito nel biennio 1859-1860) cambiò il proprio nome in Regno d'Italia; i Savoia, titolari del Regno di Sardegna, mantennero la sovranità dello Stato nella sua nuova forma. Nel 1946 la Monarchia venne sostituita dalla Repubblica a seguito del referendum istituzionale.
Savoia (1861–1946)
Oltre al titolo regio italiano avevano tra gli altri anche i titoli di re di Sardegna, re di Cipro, di Gerusalemme e di Armenia, duca di Savoia, duca di Genova, principe di Piemonte, principe di Carignano, re d'Albania (1939-1943) e imperatore d'Etiopia (1936-1943).
Vittorio Emanuele II di Savoia coniò anche monete con il titolo di "Re eletto", ovvero in procinto di diventare re d'Italia, che ebbero corso legale nelle Province Unite del Centro Italia, entità statale di breve esistenza costituita da territori che di lì a poco sarebbero stati annessi al Regno di Sardegna grazie ai plebisciti risorgimentali[8]. Il termine "eletto" ha infatti, tra suoi i sinonimi, "designato", "investito", "prescelto" e "acclamato".
Pretendenti al Trono (dal 1946)


Dopo la nascita della Repubblica Italiana i monarchici hanno continuato a considerare i membri di Casa Savoia come legittimi sovrani d'Italia.
Dal 2006 il titolo è contestato da due rami della Casata:
Ramo discendente da Umberto I
- Vittorio Emanuele (fino a febbraio 2024)
- Emanuele Filiberto di Savoia (da febbraio 2024)
Ramo Savoia-Aosta discendente da Amedeo I d'Aosta
- Amedeo di Savoia-Aosta (fino a giugno 2021)
- Aimone di Savoia-Aosta (da giugno 2021)
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Note
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