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Elezioni europee del 2019

9ª elezione del Parlamento europeo Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Elezioni europee del 2019
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Le elezioni europee del 2019 si sono tenute nei 28 Stati membri dell'Unione europea tra il 23 e il 26 maggio, come deciso unanimemente dal Consiglio dell'Unione europea,[1] con la libertà per ogni Stato membro di organizzarle in uno o più giorni tra questi secondo le consuetudini elettorali nazionali. Nel febbraio 2018 il Parlamento europeo aveva votato per far diminuire il numero degli eurodeputati da 751 a 705, nel caso in cui il Regno Unito avesse lasciato l'Unione europea il 29 marzo 2019.[2]

Fatti in breve Area, Data ...

Avendo la UE ed il Regno Unito concordato uno slittamento al 31 ottobre 2019 della data per l'uscita prevista dall'Articolo 50, il Regno Unito ha partecipato alle elezioni insieme agli altri Stati membri, pertanto il numero dei seggi allocati è stato lo stesso del 2014. Le variazioni nella composizione delle delegazioni nazionali hanno avuto effetto a seguito dell'effettiva uscita del Regno Unito.

Tutti i Paesi hanno iniziato lo spoglio dei voti alle 23:00 del 26 maggio, in modo da rendere lo scrutinio una procedura simultanea in tutta l'Unione. Le elezioni europee del 2019 hanno rappresentato la nona tornata elettorale per il Parlamento europeo, in quanto il primo voto popolare risale al 1979.

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Contesto

Riepilogo
Prospettiva

Data delle elezioni

In accordo con gli articoli 10 e 11 sull'elezione diretta del Parlamento europeo[3], le elezioni devono essere tenute ogni cinque anni nel primo fine settimana disponibile al termine del precedente mandato elettorale. Poiché le elezioni europee del 2014 si sono tenute dal 22 al 25 maggio, le elezioni sono state fissate dal 23 al 26 maggio 2019. Ogni Stato membro dell'Unione europea ha avuto la libertà di definire in quali e per quanti giorni mantenere aperte le urne sul proprio territorio, sempre rispettando la finestra individuata, rendendo possibile a ciascun paese membro di scegliere dei giorni abituali: è stato il caso, ad esempio, della domenica in Germania e in Italia.

Ulteriori informazioni 23 maggio, 24 maggio ...

Presidente della commissione europea

Il trattato di Lisbona prevede che il parlamento europeo debba eleggere il presidente della Commissione europea, capo dell'esecutivo europeo, sulla base di una proposta fatta dal Consiglio europeo, prendendo in considerazione le elezioni europee (art. 17, par. 7 TEU). Queste disposizioni vengono applicate per la prima volta durante le elezioni europee del 2014.[senza fonte]

I maggiori partiti hanno designato un candidato al ruolo di presidente[4]: Manfred Weber per il Partito Popolare Europeo, Frans Timmermans per il Partito del Socialismo Europeo, Ska Keller e Bas Eickhout per il Partito Verde Europeo, Jan Zahradil per l'Alleanza dei Conservatori e dei Riformisti Europei, Violeta Tomič e Nico Cué per la Sinistra Unitaria Europea, mentre il Partito dell'Alleanza dei Liberali e dei Democratici per l'Europa ha designato una rosa di nomi (nota come "TeamEurope") scegliendo Guy Verhofstadt, Emma Bonino, Nicola Beer, Violeta Bulc, Katalina Cseh, Luis Garicano e Margrethe Vestager.

Legge elettorale

Dall'ottobre 2008[6] Andrew Duff si appella al Parlamento europeo per una riforma della legge elettorale in vista delle elezioni del 2014, inclusa la creazione di un collegio di 25 seggi in cui ogni cittadino europeo possa essere autorizzato a votare sulla base di liste pan-europee. Duff è stato nominato relatore, in quanto il Parlamento ha il diritto di iniziativa in questo campo in cui il Consiglio si deve esprimere all'unanimità.

Dopo le elezioni del 2009, Duff ha proposto una nuova versione del suo articolo,[7] che è stato adottato dal Comitato sugli Affari Costituzionali nell'aprile 2011. La sessione plenaria del Parlamento ha respinto tuttavia l'articolo al Comitato nel luglio 2011. Una terza versione dell'articolo[8] fu pubblicata nel settembre 2011 e fu adottata dal Comitato Affari Costituzionali nel gennaio 2012; la proposta fu comunque ritirata prima di essere discussa dal Parlamento in plenaria nel marzo 2012, per timore che potesse essere nuovamente respinta.

Ciascuno Stato membro può stabilire la propria legge elettorale per l'attribuzione dei seggi che gli spettano, purché il metodo utilizzato sia proporzionale e la soglia di sbarramento non sia superiore al 5%.

La maggior parte degli Stati utilizza una circoscrizione unica nazionale per la ripartizione dei propri seggi ma vi è la possibilità per ciascuno Stato membro di suddividere il proprio territorio in più circoscrizioni elettorali.

Ripartizione dei seggi

Lo stesso argomento in dettaglio: Ripartizione dei seggi al Parlamento europeo.
Ulteriori informazioni Paese, Con Regno Unito ...

Sondaggi

Non ci sono sondaggi paneuropei per le elezioni europee in tutti i 27-28 stati membri. Ciononostante, esistono organizzazioni che calcolano la distribuzione teorica dei seggi nel Parlamento Europeo sulla base di sondaggi nazionali condotti in ciascuno stato membro dell’UE. Questi sondaggi sono condotti anche nel Regno Unito, dal momento che il governo britannico ha annunciato il 7 maggio 2019 che, in assenza di un accordo sulla Brexit, il paese avrebbe partecipato alle elezioni europee.[9]

Ulteriori informazioni Sondaggi per numero di seggi, Istituto di ricerca ...
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Affluenza

Ulteriori informazioni Regioni, Europa orientale ...
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Gruppi politici

Ulteriori informazioni Riepilogo dei seggi (+/- ) ...
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Ripartizione dei seggi

Ulteriori informazioni Stato, PPE ...

Seggi assegnati per effetto della Brexit

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Note

Voci correlate

Altri progetti

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