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Inferno (Divina Commedia)
prima cantica della Divina Commedia di Dante Alighieri Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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L'Inferno è la prima delle tre cantiche della Commedia di Dante Alighieri, corrispondente al primo dei Tre Regni dell'Oltretomba dove regna Lucifero e il primo luogo visitato da Dante nel suo pellegrinaggio ultraterreno, viaggio destinato a portarlo alla Salvezza[1]. Il mondo dei dannati, suddiviso secondo una precisa logica morale derivante dall'Etica Nicomachea di Aristotele, è frutto della somma e della sintesi del sapere a lui contemporaneo. L'inferno dantesco è il luogo della miseria morale in cui versa l'umanità decaduta, privata ormai della Grazia divina capace d'illuminare le azioni degli uomini. Le successive cantiche sono il Purgatorio ed il Paradiso.
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Caratteristiche generali dell'Inferno
Riepilogo
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Origini dell'Inferno
Fonti e modelli
Secondo la concezione geografica dantesca, basata su fonti greco-arabe (largamente condivise dal mondo cristiano, ebraico e islamico del tempo), il mondo è diviso in due distinti emisferi, di cui uno interamente formato dalle terre emerse e l'altro completamente coperto dalle acque. In base al sistema tolemaico, la Terra si trova al centro dell'universo e il Sole e gli altri pianeti ruotano intorno ad essa.
La caduta di Lucifero
Quando Lucifero, originariamente uno dei migliori angeli, si ribellò a Dio, venne fatto precipitare dal Paradiso, luogo situato oltre il sistema di rotazione geocentrico. Il demone precipitò in corrispondenza dell’emisfero australe: la terra inorridita dal contatto con l’essere demoniaco, si ritrasse, raccogliendosi completamente nell'emisfero boreale e lasciando l’emisfero australe completamente sommerso dalle acque[2]. In questo sconvolgimento geologico, una porzione di terra, in corrispondenza del punto in cui sarebbe stata fondata Gerusalemme (sebbene nell'Apocalisse di Giovanni venga descritto che la battaglia tra diavoli e angeli e la caduta del Drago dell'Apocalisse alias Lucifero, fossero accadute ad Armageddon, cioè sulle colline di Megiddo, e quindi 90 km da Gerusalemme), venne spinta oltre il centro della Terra, dando origine alla voragine infernale, ed emergendo nell'emisfero australe a formare la montagna del Purgatorio, unico punto non sommerso dalle acque. Lucifero è quindi conficcato nel centro della Terra, nel punto più lontano da Dio, immerso fino al busto nel lago sotterraneo di Cocito, il quale è perennemente congelato a causa del vento gelido prodotto dal continuo movimento delle sue sei ali. Dal centro della Terra, a partire dai piedi di Lucifero, inizia uno stretto passaggio naturale, detto Burella, che conduce all’altro emisfero, direttamente alla Montagna del Purgatorio (Inferno XXXIV, 106-126).
Com'è formato

L'Inferno è una gigantesca voragine a forma d'imbuto che si apre sotto Gerusalemme e raggiunge il centro della Terra. È composta da nove cerchi. Dante e Virgilio infatti percorrono il loro cammino girando lungo i nove cerchi che pian piano si spingono a spirale giù in profondità. Man mano che si scende, i cerchi si restringono; infatti minore è il numero dei peccatori puniti nei cerchi, che via via sono più lontani dalla superficie. I cerchi più grandi si trovano più in alto perché più diffuso è il peccato che in essi è punito e maggiore è il numero dei peccatori condannati. Più si scende, più si è lontani da Dio e maggiore è la gravità del peccato punito.
L'ordinamento delle pene, come dice Virgilio nel canto XI, è riferibile all'Etica Nicomachea di Aristotele rivista dalla teologia tomista medievale, e poggia sull'uso della ragione. La scelta delle pene segue la legge del contrappasso: i peccatori sono colpiti da una punizione che è in opposizione o in analogia alla loro colpa.
La summa divisio del concetto di peccato è rappresentata, come detto, dalla Ragione. Tralasciando l'Antinferno e il Limbo, i cerchi dal secondo al quinto vedono punite le anime dannate di coloro che in vita commisero peccato d'Incontinenza. Vale a dire che la loro Ragione, il senno, ha ceduto di fronte agli istinti primordiali (necessari comunque per ogni essere umano) e alle pulsioni, la Mente non ha saputo dominare il corpo e non ha resistito alle tentazioni. I peccati d'Incontinenza corrispondono ai sette Vizi capitali, anche se la superbia e l'invidia non trovano una collocazione precisa ed autonoma all'interno dei cerchi.
Il quinto cerchio è separato dal sesto dalle mura della città di Dite (abbreviazione latina con cui si indicava il Dio degli Inferi Plutone). Al di là delle Mura si trovano i peccatori che hanno commesso la colpa più grave: i fraudolenti non hanno perso la Ragione, bensì l'hanno sapientemente usata come supporto per commettere del male. È una scelta consapevole e malvagia: il loro intelletto è stato posto al servizio del male per costruire un'azione peccaminosa con la consapevolezza di quello che stavano facendo.
Lucifero è l'origine di ogni male. Egli maciulla con le fauci dei suoi tre volti i corpi di Giuda (traditore di Gesù e della Chiesa), Bruto e Cassio (traditori di Cesare). Secondo la teoria dei Due Soli, vale a dire il Papato e l'Impero, che erano i due Poteri dominanti, i tre peccatori rappresenterebbero i traditori dei fondatori di tali due poteri.
Giuda è il traditore di Cristo, fondatore del potere papale, mentre Bruto e Cassio sono i traditori di Cesare, che nella medievale concezione dantesca veniva indicato come il fondatore del potere imperiale e quindi del potere laico e politico in generale. La pena di Cassio e Bruto, traditori della Maestà Terrena, è quella di essere divorati dal Diavolo nella metà inferiore del corpo nelle fauci (sono quindi stritolati le gambe e la parte bassa del ventre). Giuda, invece, traditore della Maestà Divina, è macellato alla parte superiore (è quindi stritolato l'intero corpo, tranne le gambe). Dopo l'ultima parte dell'Inferno, al di sotto di Lucifero, si estende la burella, un corridoio lungo e stretto che attraversa le viscere dell'emisfero australe e arriva fino al Purgatorio.
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Schema
Riepilogo
Prospettiva
In grassetto i nomi dei personaggi effettivamente presenti in quel cerchio (incontrati da Dante o semplicemente citati da qualcuno come presenti o nominati nelle frasi), esclusi quelli dei quali si profetizza una venuta futura; gli altri sono solo oggetto di varie perifrasi, citazioni e descrizioni. I luoghi citati tra parentesi sono in genere non nominati direttamente ma presentati da perifrasi.
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Tematiche e contenuti: la demonologia
Riepilogo
Prospettiva
La demonologia in Dante ha diverse fonti, principalmente la mitologia greca e romana, la Bibbia e anche le tradizioni medievali. Sono evidentemente di origine classica figure mostruose come Caronte, Minosse, Cerbero, Pluto, Flegias, le Furie, il Minotauro, i Centauri, le Arpie, ecc. Esse vengono reinterpretate e inserite in un poema cristiano, tant'è vero che i teologi cristiani non ne negavano l'esistenza ma la divinità. Dante presenta in vari modi questi mostri, che hanno la funzione di strumenti della giustizia divina: sono giudici (Minosse), guardiani (Pluto, le Furie, il Minotauro, le arpie), nocchieri (Caronte sull'Acheronte, Flegias sulla palude dello Stige) e nel contempo rappresentazione simbolica dei peccati puniti nei cerchi da essi controllati.

Il mostruoso è un modo di rappresentare il peccato che è una degradazione della natura umana secondo le tre disposizioni condannate nell' Etica a Nicomaco di Aristotele: incontinenza (mancanza di misura), malizia e matta bestialitade come Virgilio ricorda a Dante nel VII cerchio (XI, 79-83).[3]
Lo studioso Arturo Graf dedica una vasta analisi alle varie origini della demonologia dantesca nel suo fondamentale saggio Miti, leggende e superstizioni del Medio Evo.[4] Graf individua innanzitutto nella teologia della Scolastica una fonte fondamentale (le elaborazioni dottrinali di Alberto Magno, Tommaso d'Aquino, San Bonaventura). Varie sono poi le fonti medievali, quali per esempio le figure mostruose e i dèmoni presenti nelle chansons de geste, nelle irlandesi Visione di Tundalo e Navigazione di san Brandano, nei testi sull'Inferno di Giacomino da Verona e Bonvesin de la Riva, nella demonologia popolare come narra Jacopo da Varazze nella Legenda aurea (la gatta, il rospo, il cane, ecc.), nelle Visioni come quella di Alberico, in svariati altri testi medievali, nonché nelle figure mostruose e diaboliche di animali presenti nell'Inferno musulmano e indiano, quali serpenti e scorpioni smisurati, lupi, leoni e altre fiere selvagge e voraci. Alcuni dèmoni sono creati dalla fantasia del poeta come le cagne "bramose e correnti" (Inferno, XIII, 125), i serpenti (Inferno XXIV, 82 e sgg.), ecc. Sulla terra essi tentano l'uomo, s'impossessano della sua anima dopo la morte (Inferno XXVII, 113; Purg. V, 104). Possono produrre morbi nel corpo umano da loro invaso (Inferno XXIV, 112-114) e possono animare corpi morti dando loro l'apparenza della vita (Inferno XXXIII, 124-132).
L'immagine di Lucifero conficcato al centro della Terra richiama certamente quella dell'Apocalisse di Giovanni (12) in cui si parla del dragone incatenato per mille anni dall'arcangelo Michele.[5][4] Degli angeli ribelli a Dio fu scritto nella Bibbia dal profeta Ezechiele (Libro di Ezechiele 28, 14-19), dall'apostolo san Paolo (Romani, 8, 38; Efesini 6,12). Come evidenziato da Arturo Graf, nel Medioevo se ne occuparono i teologi della Scolastica: Tommaso d'Aquino nella Summa theologica, Alberto Magno, san Bernardo nel Tractatus de gradibus superbiae, san Bonaventura.
I teologi, specie Alberto Magno, fondandosi su alcune espressioni evangeliche (Matteo 17, 14-20; Luca 9, 39-40; Marco 9, 13-28) dove si parla di demoni più o meno potenti, ammettono che, per meglio svolgere i propri compiti assegnati dalla Provvidenza, i diavoli sono distinti in graduazioni gerarchiche. Questo motivo è sviluppato nell'Inferno dantesco: Chirone e Malacoda (gerarchia "militare"); Lucifero "imperador del doloroso regno" (Inf. XXXIV, 28), Proserpina "regina de l'etterno pianto" (Inf. IX, 44), le Furie sue ancelle, ecc. (gerarchia "feudale"). Questo principio era comunque presente nella mitologia antica, nei testi e nell'iconografia religiosa, nonché nel Nuovo Testamento dove Satana, principe delle potenze dell'aria, ha l'impero della Morte, ecc.[5]
Il drago dell' Apocalisse di Giovanni, immagine diffusa nel Medioevo, si ritrova nel drago alato posto sul dorso del centauro Caco (Inferno, XXV, 22-24), mentre mostro triforme (uomo, serpente e scorpione) è Gerione (Inferno XVI-XVII). Se l'angelo è l'idealizzazione e spiritualizzazione dell'essere umano, il diavolo ne rappresenta la deformazione grottesca e degradazione bestiale. Il Lucifero dantesco è l'antitesi di Cristo ed ha tre facce (Inf. XXXIV, 37-45): vermiglia (odio), "tra bianca e gialla" (impotenza), nera (ignoranza). Queste tre facce si oppongono a potenza, sapienza e amore della Trinità divina (la divina potestade, / la somma sapïenza e 'l primo amore; Inf. III, 5-6).[6]
Il messaggio che Dante vuole trasmettere al lettore è che il mondo classico ha avuto valore non in sé e per sé, ma in quanto fase preparatoria dell'epoca cristiana, l'unica nella quale l'uomo ha davvero la possibilità di una piena realizzazione e di una vera finalizzazione della sua esistenza, tesa al perseguimento del più vasto disegno divino.
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Versioni cinematografiche
- L'inferno è un film diretto da Giuseppe Berardi e Arturo Busnego (1911).
- L'inferno è un film diretto da Francesco Bertolini, Giuseppe de Liguoro e Adolfo Padovan (1911).
- A TV Dante (1990) è una miniserie diretta da Tom Phillips e Peter Greenaway. Copre otto dei 34 canti dell'Inferno.
- Dante's Inferno - Abandon All Hope (2010) è un cortometraggio documentario diretto da Boris Acosta basato sulle litografie di Gustave Doré della Divina Commedia e del film muto del 1911, L'Inferno.
- Dante's Inferno Animated (2010) - è un'animazione diretta da Boris Acosta basata sui dipinti originali dell'Inferno di Dino di Durante.
- Dante's Inferno: An Animated Epic (2010) - diretto da 7 registi tra cui Mike Disa, Shûkô Murase, Yasuomi Umetsu, Victor Cook.
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Versioni videoludiche
Esistono tre videogame ispirati alla cantica dell'Inferno della Divina Commedia di Dante Alighieri:
Note
Bibliografia
Voci correlate
Altri progetti
Collegamenti esterni
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